Capitolo LX

Quel che Rebecca fece per suo figlio 53

Ogni giorno Mrs Orme si recava a Orley Farm e rimaneva due ore con Lady Mason. Si può dire che ormai non esistesse più alcun segreto tra loro e che l’una, dalla vita così innocente, pura e buona, riuscisse a scorgere i recessi del cuore e dell’anima dell’altra, la cui carriera si era basata sui proventi dell’unico, terribile crimine di una vita. Ed ora, poco alla volta, Lady Mason aveva preso a supplicare d’essere scusata, o piuttosto ad avanzare una scusa per quanto aveva fatto, riconoscendo tuttavia di essersi resa, con quel crimine, indegna del perdono. «Non era figlio suo al pari dell’altro? E io non meritavo che facesse questo per me?». E ancora: «Dal giorno in cui mi ha avuta, mai una volta gli ho chiesto un favore, perché era stato buono con i miei genitori. Fino all’ora stessa della sua morte non gli ho mai chiesto di spendere uno scellino per me. Ma gli ho chiesto di fare questo per suo figlio; e alla fine quando rifiutò, gli dissi che io stessa l’avrei messo in atto». 

«Gli avete detto così?». 

«Sì; e penso che mi credette. Sapeva che ero tipo da tenere fede alla mia parola. Gli dissi che Orley Farm doveva appartenere alla nostra creatura». 

«E lui?». 

«Mi ordinò di guardarmi dalla mia anima. La mia risposta fu terribile, non voglio scioccarvi ripetendola. Ah, povera me! È facile parlare di pentimento, ma non basta una parola per pentirsi». 

In quei giorni Mrs Orme si rese conto, poco alla volta, che finora aveva decifrato il carattere dell’amica in minima parte. Lady Mason possedeva una capacità di sopportazione e un coraggio che a quella donna più debole, tenera e migliore apparivano quasi tremendi. Durante il soggiorno a Cleeve, era parsa quasi sprofondare sotto la sua disgrazia; né la sua apparente desolazione era dettata da alcuna ipocrisia o calcolo. Era stata quantomai sventurata - una creatura umana sventurata, potremmo dire, al pari di qualunque altra che al momento si trascinasse sulla terra di Dio. Ma aveva portato il suo peso, e si era posta all’opera, seguitando a sforzarsi con coraggio disperato mentre il terreno sotto i suoi piedi cedeva senza posa, un centimetro dopo l’altro. Sapevano della sua desolazione, ne avevano avuto pietà, per essa l’avevano amata, com’è nella natura di certe persone; ma non sapevano quanto grande ne fosse la causa. Avevano dimostrato comprensione verso la femminile debolezza che soccombeva allorché non occorreva soccombere. Se allora avessero saputo tutto, si sarebbero stupiti della forza che le consentiva di lottare in simili circostanze. 

Nemmeno ora voleva darsi per vinta. Ho detto che in quelle ultime settimane la sua desolazione non era stata affatto dettata dall’ipocrisia; e dicevo davvero. Ma forse qualche calcolo c’era stato, un po’ di commedia, qualche infingimento quasi necessario della sua debolezza. Non era tenuta a dar conto del suo grande dispiacere a coloro che la circondavano? Soprattutto, non era necessario procurarsi la loro comprensione e ottenere la loro assistenza? Era stata obbligata a gridare aiuto, e al tempo stesso a confessare che ce n’era ben poca ragione. «Sono una donna, e sono debole», aveva detto, «perciò non posso camminare da sola, ora che la via è accidentata». Ma per lei, quale era stata la verità ? Come sarebbe suonato quel grido, le fosse stato possibile levarlo acuto dal cuore ? Le acque le si erano richiuse sul capo, e aveva afferrato una mano per salvarsi; ma forse chi gliel’aveva tesa non sapeva quanto imminente e vicino fosse il pericolo. 

Ma in quei giorni, mentre se ne stava nella sua stanza con Mrs Orme, chi le aveva teso quella mano poteva sapere ogni cosa. Il segreto era stato rivelato, non c’era più bisogno di fingere. Ora poteva esibire l’intero peso della sua sventura, e altresì manifestare la forza che ancora le restava per resistere. E quelle due donne, divenute care l’una all’altra in circostanze così terribili, si incontravano da amiche su un piano di parità mai esistito a Cleeve. Forse potrebbe sembrare strano - strano che la falsificatrice confessa del testamento del marito potesse rivendicare un maggior diritto all’amicizia da pari a pari di colei che era ritenuta innocente e sincera! Ma così era. Ora si trovava su un terreno reale; ora, mentre se ne stava lì con Mrs Orme, poteva parlare col cuore, mostrarle il vero lavorio della propria mente. Da Mrs Orme non aveva più da temere alcunché, e neppure da Sir Peregrine. Sapevano ogni cosa, e ora poteva raccontare ogni dettaglio del proprio crimine con una spavalderia di per sé incompatibile con l’umile contegno di un’inferiore al cospetto di qualcuno che le è al di sopra. 

E sperava ancora. Un punto era essenziale: suo figlio, il suo unico figlio, per amore del quale quel crimine era stato commesso, non avrebbe mai dovuto conoscere la sua vergogna, né vivere disonorato dalla colpa materna. Se poteva essere punita, soleva dire, senza che il figlio lo venisse a sapere, non le importava quali e quante umiliazioni le avrebbero inflitto. Aveva sentito parlare dei lavori forzati, di anni, terribilmente lunghi, passati nella desolazione di turpi compagnie; della segregazione, e della sorda pazzia che essa provoca; di tutti i terrori di una vita trascorsa in circostanze sopportabili solo da esseri turpi. Ma tutto questo era niente paragonato alla perdita dell’onore di suo figlio. «Io vivrei», diceva, «ma lui morirebbe. Non potete chiedermi di diventare la sua assassina!». 

Era su questo punto che non erano mai d’accordo. Mrs Orme avrebbe voluto che Lady Mason confessasse tutto a Lucius, e si sforzava di farle capire che in tal caso il colpo sarebbe stato per lui meno pesante che venendone a conoscenza dalla sua condanna al processo. Ma la madre non riusciva a credere che occorresse assolutamente farglielo sapere. C’era la proprietà! Va bene; ma dopo il processo, se fosse stata assolta, si poteva studiare un accomodamento. I legali potevano scoprire una qualche causa per restituirla. Ma Mrs Orme temeva che, finito il processo, se la criminale fosse scampata alla giustizia, la proprietà non sarebbe stata resa. E allora sarebbe stato possibile che volesse pentirsi ? Dopo tutto non era quella l’unica cosa che occorreva ? 

Non dirò che in quei giorni Mrs Orme si fosse mai rammaricata di aver così concesso la propria comprensione e amicizia, ma di frequente riconosceva fra sé di trovarsi in una posizione troppo difficile per lei. Non c’era nessuno a cui rivolgersi, giacché sentiva di non potersi consigliare con Sir Peregrine. Era una donna buona, pura e integerrima, con una semplice visione del bene e del male; ma Lady Mason era più grande per forza di carattere, una donna più forte in ogni senso, dotata di una forza di volontà e di capacità mentali maggiori, di più grande energia, e di eloquio più sciolto. A volte quasi pensava fosse meglio star lontana da Orley Farm; d’altronde aveva promesso d’essere fedele alla sventurata amica, la cui materna sollecitudine per il figlio inteneriva ancora il suo cuore di madre. 

In quei giorni, finché non era sera, Lucius Mason non si affacciava mai nel soggiorno della madre, che in realtà era il salotto della casa, e di regola lui e Mrs Orme non si incontravano quasi mai. Se la vedeva entrare o uscire di casa, levava il cappello e passava senza aprir bocca. Non era ammesso alle riunioni della madre ed era restio a informarsi sul suo stato di salute o sulla sua situazione da un’estranea. Di altro ormai non gli era possibile parlare con la quotidiana nonché unica visitatrice di Orley Farm. Mrs Orme lo capiva e vedeva che il giovane era solo e sconsolato. Passava le ore al piano di sotto, nella sua stanza, e due volte al dì la madre lo raggiungeva in soggiorno, dove consumavano i loro desolati e silenziosi pasti. Poi lo lasciava, sempre con tenere parole d’amore materno, poggiandogli la mano sulla spalla o sul braccio. Quelle volte, pur non essendo mai scortese con lei, non rispondeva alle sue carezze. Lo aveva trattato male, preferendo, in quel brutto momento, rivolgersi a un’estranea anziché a suo figlio. Non gli chiedeva denaro né consigli, e poiché aveva ritenuto di starsene sulle sue, lui avrebbe fatto altrettanto. Non per sempre, soleva ripetersi a più riprese; il suo cuore aveva un presentimento alla vista della fronte materna solcata dagli inconfondibili segni della preoccupazione. Non sarebbe stato così per sempre. Presto sarebbe arrivato il giorno del processo e presto sarebbe finito; allora sarebbero tornati amici. Povero, sfortunato giovane! 

Mrs Orme vedeva tutto questo e le pareva terribile. Cosa sarebbe stato il mondo per lei, se il suo ragazzo l’avesse guardata con cipiglio, lanciandole occhiatacce quando lo accarezzava ? Credeva fosse colpa della madre anziché del figlio; e in effetti tutta quella sventura non era colpa di Lady Mason? D’altronde, restava sempre quella grande difficoltà. Come prendere un provvedimento nella giusta direzione se prima non gli confessavano tutta la verità ? 

Le due donne sedevano insieme nella stanza di sopra; e mancava poco meno di una settimana al giorno del processo, quando Mrs Orme tentò nuovamente di persuaderla a rimettere al figlio il fardello di tutta la sua desolazione. Il giorno prima Mr Solomon Aram era stato a Orley Farm, trattenendosi con la sua assistita per un’ora. 

«Sa la verità!» aveva detto Lady Mason all’amica. «Ne sono certa». 

«Ma ve lo ha chiesto?». 

«Oh, no che non me lo ha chiesto. Mi ha chiesto di piccole cose accadute all’epoca. Ma sono certa dal suo modo di fare che sa tutto. Dice che… che me la caverò». 

«Ha detto proprio così?». 

«No, non ha usato quella parola, ma il senso era lo stesso. Ha parlato con Lucius, li ho visti insieme sul prato». 

«Non sapete cosa gli ha detto?». 

«No, Lucius con me non parla, e non ho potuto chiederglielo». Poi rimasero in silenzio, giacché Mrs Orme stava pensando a come condurre in porto la faccenda che le stava tanto a cuore. Lady Mason era seduta su una grande e antiquata poltrona, dove ormai in pratica passava tutto il suo tempo. Accanto a lei c’era il tavolo, al quale ricorreva di rado. Sedeva sostenendosi il gomito con il braccio e si reggeva il volto con la mano; di fronte a lei, così vicina da poterla guardare scorgendo ogni movimento degli occhi, sedeva Mrs Orme - intenta a pensare che bisognava indurre la donna che le stava di fronte a pentirsi del male fatto. 

«E non avete parlato a Lucius?». 

«No», le rispose. «Non più di quanto vi ho riferito. Cosa potevo dirgli di quell’uomo?». 

«No, non di Mr Aram. Magari non è necessario parlarne. Ha il suo lavoro da svolgere, e immagino debba farlo alla sua maniera». 

«Già, deve farlo alla sua maniera. Lucius non capirebbe». 

«Certo che non capirebbe, a meno che non gli raccontiate tutto». 

«Impossibile». 

«No, Lady Mason, non è impossibile. Cara Lady Mason, non voltatevi dall’altra parte. È per amor vostro, perché vi voglio bene, che insisto così. Se Lucius sapesse tutto…». 

«Ce la fareste a dirlo a vostro figlio?» disse Lady Mason, voltandosi bruscamente, parlando quasi con collera. 

Mrs Orme fece silenzio per un attimo, poiché lì per lì non riusciva a concepire di trovarsi in una simile situazione. Ma alla fine rispose. «Sì», disse, «penso che ce la farei, se…». Poi s’interruppe. 

«Se aveste compiuto un’azione simile! Ah, che ne sapete, per voi sarebbe impossibile compierla. Non potete capire cosa è stata la mia infanzia, e come è passata la mia giovinezza. Non ho mai amato nient’altro che lui - ossia, prima di conoscervi, lui e… e…». Ma invece di finire la frase indicò Cleeve. «Dunque, come posso dirglielo ? Mrs Orme, mi lascerei fare a pezzi, poco alla volta, se così potessi salvarlo». 

«No, non così», disse Mrs Orme, «non così». 

Ma Lady Mason continuò ad abbandonarsi ai propri sentimenti repressi, incurante delle flebili parole dell’altra. «Prima di averlo tra le braccia, non avevo mai amato nulla. Sin da bambina mi avevano insegnato ad amare il denaro, gli averi, la proprietà; ma in me quegli insegnamenti non avevano lasciato il segno. Quando mi ordinarono di sposare quel vecchio perché era ricco, ho obbedito, senza curarmi della sua ricchezza, ma sapendo che era mio dovere sgravare la famiglia dal mio mantenimento. Fu gentile con me più di quanto fossero stati loro, e io per lui ho fatto del mio meglio. Ma il suo denaro e i suoi averi per me contavano ben poco. Mi ripeteva senza posa che alla sua morte avrei avuto di che vivere, e mi bastava. Con lui fingevo di non curarmi dell’alterigia dei suoi figli che mi detestavano. Ma poi è nato il mio bambino, e il mondo per me non è stato più lo stesso. Che potevo fare per l’unica cosa che avessi mai potuto considerare mia ? Mi avevano detto che denaro e ricchezza erano tutto». 

«Ma vi avevano detto una bugia», disse Mrs Orme, asciugandosi le lacrime dagli occhi. 

«Mi avevano mentito. Finché non sono stata giovane ho udito solo falsità», rispose con ferocia. «Per parte mia, non mi ero mai curata di certe cose; ma perché a mio figlio non dovevano toccare denaro, ricchezza, e terre ? Il padre aveva fatto in modo che i suoi figli ricevessero ancor più di quanto li aveva resi ricchi e orgogliosi. Perché questo altro non doveva essere suo erede ? Non era bennato come loro ? Non era bello come loro ? Cosa fece Rebecca, Mrs Orme ? Non fece di peggio ? E non la passò liscia ? Perché il mio ragazzo dovrebbe far la fine di Ismaele ? Perché dovrei essere trattata come una schiava, e vedere il mio piccolo morire di sete nel deserto di questo mondo?». 

«A quel tempo il Salvatore non si era fatto uomo e non era morto per noi», disse Mrs Orme. 

« E nessun Salvatore si è fatto uomo ed è morto per me», disse la sventurata, quasi urlando per la disperazione. Nel mentre il suo volto era solcato da segni terribili a vedersi, e uno spasmo d’angoscia gravava sulla fronte su cui Mrs Orme temeva di posare lo sguardo. Cadde in ginocchio di fronte alla sventurata, e prendendole le mani fece ogni sforzo per consolarla. 

«Ah, non dite così. Non ditelo. Qualunque cosa succeda, quella desolazione - la peggiore delle desolazioni non deve opprimervi. Sempre che sia vera!». 

«Era vera, come poteva essere altrimenti?». 

«Ma ora, ora non occorre che lo sia adesso. Lady Mason, per il bene della vostra anima ditemi che ora è così». 

«Mrs Orme», disse con tono stranamente remissivo dopo la violenza delle sue ultime parole, «direi che mi curo più dell’anima di mio figlio che della mia. Quanto a me, posso sopportare persino questo. Ma se Lucius fosse un reietto… ! ». 

Non tenterò un resoconto di quanto si dissero nella mezz’ora successiva, giacché verteva su un tema che non oserei trattare troppo dettagliatamente in pagine come queste. Mrs Orme seguitava a stare in ginocchio ai piedi di Lady Mason, e le stringeva le mani, le si stringeva alle ginocchia, con tutto l’ardore del vero affetto, cercando di indurla a uno stato d’animo che lasciasse spazio a un po’ di conforto. Ma tutto si riduceva a questo: «Raccontate ogni cosa a Lucius per poter fare il primo passo verso l’onestà e confidate in Colui che nella sua misericordia manda sempre il freddo secondo i panni».54  

Ma, come si era già detta Lady Mason, non basta una parola per pentirsi. «Non posso», disse infine. «È una cosa impossibile. Morirei ai suoi piedi prima di proferire quelle parole». 

«Lo farò io», disse Mrs Orme, offrendosi per mera carità di assumersi il compito forse più pesante che una creatura umana potesse assolvere. «Glielo dirò io». 

«No, no», urlò Lady Mason, prendendo Mrs Orme per le braccia. «Non lo farete: ditemi che non lo farete. Ricordate la vostra promessa. Ricordate come mai sapete tutto». 

«Non lo farò di certo, se non me lo ordinate», disse Mrs Orme. 

«No, no; non vi do ordini. Badate, non vi do ordini. Non voglio che lo facciate. Qualunque cosa è meglio, se si può ancora evitare. Me lo promettete, non è vero?». 

«Oh, sì: naturalmente non lo farò se non me lo dite voi». Poi, dopo essersi trattenuta un altro momento, durante il quale si dissero ben poco, Mrs Orme si alzò per andar via. 

«Verrete da me, domani?» disse Lady Mason. 

«Sì, senz’altro», disse Mrs Orme. 

«Perché temevo di avervi offeso». 

«Oh, no; con voi non mi offendo». 

«Non dovreste. Voi sapete quanto mi tocca sopportare. Voi, e nessun altro. Nemmeno Sir Peregrine. Non può capire. Voi però sapete e capite ogni cosa. E, Mrs Orme, quel che fate verrà stimato come un gran tesoro, un immenso tesoro. Siete migliore del samaritano, poiché egli proseguì per la sua strada. Voi invece resterete fino all’ultimo. Sì, so che resterete». E la povera creatura baciò la sua unica amica, le baciò le mani, la fronte e il petto. Poi Mrs Orme se ne andò senza parlare, giacché il suo cuore traboccava, e le parole non le venivano alle labbra; ma nel mentre disse tra sé che sarebbe restata fino all’ultimo. 

Rimasta da sola sui gradini dell’ingresso principale trovò Lucius Mason da solo, e si sentì spinta ad attaccare discorso con lui mentre passava. «Spero che tutto questo non vi rechi troppo disturbo, Mr Mason», disse, porgendogli la mano. Mentre le pronunciava, quelle parole le parvero ipocrite; ma, date le circostanze, cos’altro poteva dirgli? 

«Beh, Mrs Orme, un episodio tale in famiglia qualche disturbo lo crea. Sono infelice, assai infelice; ma ciò non mi impedisce di ringraziarvi per la vostra eccezionale gentilezza nei confronti di mia madre». Poi, incoraggiato dal fatto che lei gli avesse rivolto la parola, la accompagnò da dietro la casa verso il prato, dove si dipartiva un sentiero che attraverso la boscaglia sbucava sulla strada che dal villaggio di Coldharbour l’avrebbe portata a Cleeve. 

«Mr Mason», disse, mentre facevano quei pochi passi insieme davanti alla casa, «non immaginate che io pretenda di intromettermi fra voi e vostra madre». 

«Ormai ne avete il diritto», le disse. 

«Ma credo che potreste confortarla standole un po’ più vicino. Non sarebbe meglio se voi due parlaste liberamente di quanto succede?». 

«Infatti», disse, «ma temo non sia più possibile. Quando il processo sarà finito, e tutti sapranno che è innocente, quando la gente vedrà che crudele trattamento le è stato riservato…». 

Mrs Orme poteva anche non dirgli la verità, ma sopportò a malapena di udirlo fidare così su speranze che erano false. «Il futuro è nelle mani di Dio, Mr Mason, ma il presente…». 

«Entrambi sono nelle Sue mani, Mrs Orme. So che mia madre è innocente, e per dimostrarlo avrei fatto la mia parte di figlio; ma non me lo ha permesso. Ben presto tutto questo finirà, e allora, mi auguro, noi due torneremo a capirci. Ma prima dubito che sia saggio intromettermi. Buona giornata, Mrs Orme; vi prego di credere che apprezzo pienamente tutto quel che fate per lei». Poi levò di nuovo il cappello e la lasciò. 

Lady Mason li vide dalla finestra che passeggiavano insieme, e per un attimo temette il peggio. La sua amica la stava forse tradendo ? Era possibile che proprio adesso stesse raccontando tutto quanto aveva giurato di tacere? Perché erano insieme, visto che ogni giorno si incrociavano senza scambiarsi una parola ? E così stette a osservarli con ansia finché non si separarono, e poi vide che Lucius dondolando il bastone indugiava sul portico in contemplazione della collina fino al frutteto sottostante. Non sarebbe rimasto così calmo avesse già saputo della vergogna della madre. Lo capì, e avendo messo da parte i suoi timori immediati si ritirò in poltrona. No, non glielo avrebbe detto: perlomeno, fino alla fine del processo. 

Orley Farm
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