Capitolo XXIII

Natale a Groby Park

Il giorno di Natale era sempre un’enorme croce per Mrs Mason di Groby Park. In quella stagione, quale consorte di un vecchio gentiluomo inglese di campagna, doveva preparare la sua tavola con ogni ben di Dio, e in certa misura, invitare gli altri a goderne. Ma non aveva la forza di ricorrere ad ogni ben di Dio, e l’idea di invitare gli altri quasi le spezzava il cuore. Cibo a volontà! Vi era qualcosa nel suono stesso di quelle parole che la atterriva nel profondo. 

E in quel giorno di Natale era destinata a una prova particolarmente severa. Si dava il caso che negli ultimi due o tre anni la cura delle anime nella parrocchia di Groby fosse stata demandata a un giovane ed energico curato che però non nuotava nell’oro. Non occorre qui indagare perché il pastore di Groby dovesse assentarsi del tutto, affidando il lavoro a un curato che retribuiva con l’affitto di una villetta con orto più cinquantacinque sterline l’anno - immaginando quindi di agire con ampia liberalità. Così stavano le cose, e il reverendo Adolphus Green, insieme alla sua signora e ai quattro figli, tirava a campare con qualche difficoltà grazie ai prodotti dell’orto e alla prebenda assegnata; ma probabilmente non avrebbe campato affatto se la moglie del curato non avesse avuto in dono una piccola fortuna. 

Si dava il caso che la moglie del curato si fosse resa assai utile iniziando al canto due delle signorine Mason, e che avesse continuato a insegnare negli ultimi tre anni. Il tutto non era avvenuto secondo un piano prestabilito, ma, per combinazione, le lezioni erano aumentate. E intanto Mrs Mason aveva guardato con occhio soddisfatto a un accordo che le riusciva assai gradito. 

«Sai, le lezioni non sono regolari», aveva detto al marito, quando questi suggerì che forse era il caso di ricompensare tanto lavoro. «Per Mrs Green è comodo usare il mio salotto, inoltre non vedrebbe uno strumento dall’inizio alla fine dell’anno se non potesse venire qui. Dammi retta: riceve molto più di quanto dà». 

Ma dopo due anni di lezioni Mr Mason era tornato sull’argomento. «Cara», disse «non posso permettere alle ragazze di accettare un così gran favore da Mrs Green senza un qualche compenso». 

«Non ne vedo proprio la necessità», aveva risposto sua moglie, «ma se credi, le manderemo un cesto di mele… ossia un paniere». Ora si dà il caso che quell’anno di mele ve ne fossero in abbondanza, e che il curato e sua moglie ne ricevessero in dono tante quante ne potevano giudiziosamente consumare. 

«Mele? Sciocchezze!» disse Mr Mason. 

«Se ti riferisci al denaro, caro, non se ne parla. Non intendo mortificare così una signora per tutto l’oro del mondo». 

« Potresti comprare qualcosa di bello, sotto forma di mobilio. Quella loro stanzetta che chiamano salotto è vuota. Dì a Jones di mandare qualcosa da Leeds che faccia al caso loro». Di qui, dopo tanti dissidi interiori, era nato l’acquisto del salotto componibile da Mr Kantwise, il salotto in metallo in stile «Luì Catòrs» comprendente tre tavoli, otto seggiole, ecc., che come si ricorderà fu indubbiamente un buon affare per Mrs Mason, la quale se l’era aggiudicato a un prezzo inferiore a quello di listino. Che importava se i pezzi erano «deformati», come lo stesso Mr Kantwise ebbe ad ammettere a questo proposito con Mr Dockwrath: sarebbero andati più che bene per la moglie di un curato. 

E ora in quel giorno di Natale il regalo andava consegnato alla lieta signora. I coniugi Green dovevano pranzare a Groby Park - lasciando i più fortunati figli alle più ricche celebrazioni di casa loro; l’intenzione era di consegnare l’intero salotto componibile prima di pranzo. Un’operazione alla quale Mrs Mason guardava con atroci fitte al cuore. La sua casa era stipata di mobili dalle cucine fino ai solai, eppure quanto le sarebbe piaciuto tenere quel ciarpame in metallo dipinto. Sapeva che il tavolo non si avvitava; che il perno dello sgabello per il pianoforte era piegato; che in casa non c’era un buco dove piazzarli; avrebbe dovuto sapere che non le servivano assolutamente a niente, eppure non riusciva a separarsene senza angoscia. Il marito si era incapricciato di questa faccenda del compenso dovuto all’impiego delle ore oziose di Mrs Green, ma non occorreva affatto; poi fece un’altra visita agli arredi in metallo. Nel profondo del cuore sapeva che non sarebbero mai servite a nessuno, eppure si risolse a tenere due delle otto seggiole. Sei seggiole bastavano e avanzavano per la cameretta di Mrs Green. 

Siccome alle cinque era previsto il banchetto: vero arrosto di manzo, plum-pudding e dolci di Natale - «Caro, i dolci di Natale insieme al plum-pudding sono volgari», aveva detto al marito; ma ad onta della volgarità, Mr Mason aveva insistito - la prima colazione fu scarsa, si capisce. Al padrone di casa piaceva mangiare una fetta di carne fredda al mattino o una coscia di pollo, o un paio di uova fresche come chiunque altri; ma non valeva la pena di litigare di continuo. «Dato che oggi pranzeremo un’ora prima credevo che la carne non ti andasse», gli aveva detto la moglie. «Così costerà meno metterla in tavola», le aveva risposto; dopo di che non se ne parlò più. Mr Mason seguitava a rimandare a un imprecisato domani il grande scontro che contava di ingaggiare e di vincere, e grazie al quale sperava di imporre da quel momento in poi la legge dell’abbondanza nella terra di Groby Park. Poi andarono tutti in chiesa. Mrs Mason non avrebbe mai perso la funzione nel giorno di Natale né di domenica. Era un dovere a poco prezzo, che quindi veniva rigorosamente assolto. Avviandosi dalla carrozza verso l’ingresso della chiesa, Mrs Mason si imbatté nella moglie del curato, e sorrise dolcemente facendole gli auguri. 

«Ci vediamo subito dopo la funzione», le disse. 

«Oh sì, senz’altro». 

«Insieme a vostro marito?». 

«Conta di averne il piacere», disse la moglie del curato. 

«Che venga, mi raccomando, perché c’è da sbrigare una piccola cerimonia, prima di accomodarci a pranzo», e Mrs Mason fece un altro sorriso quantomai indulgente. Credeva o no che avrebbe usato una gentilezza alla vicina ? Molte donne si sarebbero fatte piccine piccine all’appressarsi dell’ora in cui si sarebbero macchiate di tanta meschinità. 

Si trattenne per l’eucarestia e a questo punto va forse osservato che nel pomeriggio redarguì il lacchè e la domestica per non averlo fatto. Credeva, c’è da presumere, che fosse il proprio dovere, come c’è da immaginare che non si accorgesse di ingannare il marito e gli amici. Ricevette l’eucarestia con un contegno mirabilmente dignitoso e poi, una volta rincasata, tolse un’altra seggiola dal salotto componibile. Ne restavano ancora sei, compresa quella a dondolo, e sei seggiole bastavano e avanzavano per quel buco di stanza. 

Al piano superiore di Groby Park c’era un camerone che era stato utilizzato per le lezioni delle ragazze, ma che adesso era in genere disabitato. Ospitava un pianoforte vecchio e malconcio - e nonostante le arie di Mrs Mason sull’uso del salotto, era qui che erano state impartite le lezioni di canto. Qui erano stati portati gli arredi in metallo, e fino a quel mattino di Natale erano rimasti imballati nelle loro casse. E qui si era recata Mrs Mason subito dopo la prima colazione, trascorrendo un’ora a sforzarsi di tirarli fuori per rimirarli. Quindi ripose due seggiole in un armadio e, tornata all’opera dopo la funzione, ne aggiunse una terza al suo magazzino privato. 

Ma, ahimè, ahimè! per quanto facesse, non riusciva a poggiare il ripiano del tavolo. «È tutto sfasciato, signora», disse la ragazza chiamata infine in suo soccorso. «Sciocchezze, sempliciona che non sei altro; come può essere sfasciato se è nuovo?» fece la padrona. E così provò e riprovò, nel mentre dichiarando che avrebbe portato in tribunale il furfante che le aveva venduto un articolo danneggiato. Eppure lo sapeva che era danneggiato, e lo aveva comprato a poco prezzo per quel motivo, a furia di insistere che il tavolo non valeva niente perché era malconcio. 

Verso le quattro i coniugi Green raggiunsero la casa a piedi e vennero condotti in salotto, dove trovarono Mrs Mason, assistita da Penelope e Creusa. Diana, che non amava la musica ed era perciò dispensata dall’omaggiare la moglie del curato, si tenne alla larga. Anche Mr Mason era assente. Sapeva che stava per compiersi qualcosa di assai meschino e non avrebbe mostrato la faccia finché non fosse tutto finito. Avrebbe dovuto occuparsene di persona e sarebbe andata così se la sua mente non fosse stata assorbita da altro. Lui stesso aveva subito un torto terribile e una perfida offesa, perciò in quei mesi non era in grado di immischiarsi più di tanto quando si trattava di fare effettivamente delle gentilezze. Trascorreva le sue ore pensando a come meglio ottenere giustizia, a come assicurarsi la sua libbra di carne. Voleva solo quanto era suo, e l’avrebbe avuto, mentre coloro che per tanti anni glielo avevano rubato sarebbero stati puniti come meritavano. Perciò non prese parte alla presentazione del dono. 

«E ora, se non vi spiace saliremo di sopra», disse Mrs Mason, con quel sorriso indulgente per il quale andava tanto famosa. «Dovete venire anche voi, Mr Green. La vostra cara signora è stata gentilissima con le mie figliole; e ora ho preso certi articoli, sono all’ultima moda, spero tanto che piacciano a Mrs Green». Sicché andarono tutti nell’aula. 

«È nata una nuova moda ultimamente», disse Mrs Mason percorrendo il corridoio, «nuovissima: quella degli arredi in metallo. Non so se li avete mai visti». Mrs Green rispose di no, finora. «Li fabbrica la Compagnia Arredi in Acciaio, vanno a ruba per le stanze piccole. Ho pensato che magari mi permetterete di donarvi un salotto componibile per la vostra casa». 

«È senz’altro un pensiero molto gentile da parte vostra», disse la moglie del curato. 

«Altroché», fece Mr Green. Ma i coniugi Green la conoscevano, e le loro speranze non erano alle stelle. 

Poi la porta si aprì ed ecco apparire gli arredi in bella mostra. Tutti, meno le tre sedie sottratte, e il tavolo da gioco. Per la verità c’erano il granchio e la gamba, ma il ripiano era piegato e giaceva lì accanto sul pavimento. «Spero che il modello vi piaccia», attaccò Lady Mason. «Mi dicono che questo sia il più grazioso finora messo in commercio. C’è qualcosa che non va con la vite del tavolo, ma il fabbro del villaggio la riparerà in cinque minuti. Abita così vicino a voi che non mi è parso valesse la pena di farlo venire quassù». 

«Sono molto belli», fece Mrs Green, guardandosi intorno quasi con costernazione. 

«Molto belli, non c’è che dire», disse suo marito, domandandosi a quale scopo avessero fabbricato quella paccottiglia fatta e finita e cercando di decidere cosa mai farne. Sapeva come devono essere i tavoli e le seggiole, e si rendeva ben conto che quella roba, come mobilia, era assolutamente inservibile. 

«Sono quanto di più pratico al mondo», disse Mrs Mason, «perché quando cambierete casa potrete di nuovo imballarli in quei contenitori. Gli arredi in legno occupano così tanto spazio, sono talmente voluminosi». 

«Infatti», fece Mrs Green. 

«Li farò imballare di nuovo e li manderò domani con il carretto». 

«Grazie, molto gentile», disse il curato, poi la cerimonia del dono ebbe fine. Il giorno dopo inviarono i contenitori, e Mrs Mason avrebbe potuto persino sgraffignare un’altra seggiola e farla franca, giacché le casse continuavano a giacere incustodite mese dopo mese nella stanza ancora spoglia del curato. «Il fatto è che non possono permettersi un tappeto», disse in seguito Mrs Mason a una delle figlie, «quindi fanno bene a tenere quella roba da conto finché non possono sfruttarla. Ho sempre creduto che Mrs Green avesse la testa sulle spalle». 

Poi, finito lo spettacolo, ridiscesero in salotto: il curato e Mrs Mason per primi, Creusa in coda. Penelope era rimasta indietro per poter parlare all’amica senza che gli altri la udissero. 

«Conoscete mamma», disse, con una scrollata di spalle e un’occhiata di disprezzo. 

«Quella roba è molto bella». 

«Invece no, e voi lo sapete. Non vale niente, proprio un bel niente». 

«Ma noi non vogliamo nulla». 

«Appunto. Se non avesse voluto farlo passare per un regalo, non ci sarebbe stato nulla di male. Cosa penserà vostro marito?». 

«Direi che le seggiole di ferro gli piacciono»; a quel punto erano arrivate in salotto. 

Mr Mason non apparve fino all’ora di pranzo, entrando giusto in tempo per dare il braccio alla moglie del curato. Aveva delle lettere da scrivere: una a Round e Crook dal tono assai perentorio, un’altra a Mr Dockwrath, giacché l’avvocaticchio si era intrufolato in quella storia al punto di corrispondere con il capo. «Glielo insegno io chi sono, a quei tipi di Bedford Row», si era ripetuto più d’una volta, seduto sul suo alto scanno ad Hamworth. 

Poi ebbe luogo il pranzo di Natale di Groby Park. A dir la verità, Mr Mason era andato di persona dal vicino macellaio a ordinare la lombata di manzo, sapendo che era inutile fidarsi degli ordini trasmessi attraverso la moglie. Si era fatto mettere da parte il pezzo di carne, dopo di che ne aveva seguito le tracce fino alla credenza in cucina. Nondimeno quando apparve sulla tavola, ahimè, era stato mutilato. Ne avevano smembrato una bistecca per quanto era largo: un mostruoso pezzo strappato alle sue armoniose forme. Davanti alla sua gioviale, polposa, abbondante grandezza, la signora non aveva avuto cuore di risparmiare il sontuoso taglio. Aveva fatto uno sforzo e si era allontanata, dicendosi che la responsabilità era tutta del marito. Ma fu inutile. È che dentro di sé non ci riusciva. «Il padrone non sarà mai in grado di tagliare una simile montagna di carne», aveva detto alla cuoca, tornando indietro. «Ma no, signora, lui ce la fa», disse la padrona irlandese dello spiedo; giacché le cuoche irlandesi costano meno di quelle nate e cresciute in Inghilterra. Nondimeno si passò all’azione, e furono le sue mani a impugnare il sordido coltello. «È una parola, signora», aveva detto la cuoca, «io mica ci riesco». 

Mr Mason si fece assai scuro in volto nel vedere che l’incursione era stata eseguita e quando levò lo sguardo verso l’altro lato della tavola gli occhi della moglie erano fissi su di lui. Sapeva cosa aspettarsi, come sapeva che non sarebbe accaduto ora. Il suo sguardo, tremante di paura, non si staccava dal marito; giacché quand’era in collera Mr Mason usciva di sentimento. Cosa ci aveva guadagnato? Tanto varrebbe chiedersi cosa ci guadagna l’avaro a nascondere l’oro in una vecchia pignatta, o quell’altro pazzo che tengono sottochiave da un’eternità perché si crede la nonna della regina d’Inghilterra. 

Ma a tavola di manzo ce n’era quanto bastava per tutti e, dato che Mrs Mason non era addetta allo scalco, i piatti furono riempiti. Nella misura in cui una quantità sufficiente di manzo determina la buona riuscita di un pranzo, i coniugi Green fecero un buon pranzo il giorno di Natale. E qui finirono gli agi, giacché nessuno era in vena di lieti conversari. 

Tra l’altro, oltre al manzo c’erano un plum-pudding e tre dolci di Natale. Inizialmente ve n’erano quattro ad adornare il piatto, ma prima di pranzo uno era stato trafugato e riposto in qualche ricettacolo riservato a tali spoglie. Lo stesso pudding non era grande, né nero e ricco, né colmo di quelle cose buone che dovrebbero colmare un pudding natalizio. Speriamo che gli ospiti avessero recuperato l’indomani le perdite del giorno prima, grazie all’assenza degli effetti nocivi che a volte si accompagnano alla consumazione di ricche cibarie. 

«E adesso, cara, mangeremo un po’ di pane e formaggio insieme a un bicchier di birra», disse il curato quando arrivò a casa. Fu così che trascorse il giorno di Natale a Groby Park. 

Orley Farm
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