Capitolo IV

I pericoli della gioventù

Se, in questo periodo della sua vita, di andare nel Leicestershire non se ne parlava, di andare a Londra invece il giovane Orme era più che desideroso. A Oxford infatti aveva conosciuto un gentiluomo quantornai versato in un particolare stile di vita, che spesso si riscontra nella metropoli; e così grande era stata l’attrazione esercitata dal carattere e dagli interessi del versato gentiluomo, che il nostro eroe, dopo il ritiro dall’università, non aveva trascorso molto tempo a Cleeve prima di far visita all’amico. Cowcross Street, Smithfield, era il luogo ove risiedeva il suddetto professore, la strage dei topi in barile la sua professione, il suo nome Bob Pel di Carota. Non è mia intenzione presentare al lettore Bob Pel di Carota in persona, poiché si dà il caso che all’incirca in quel periodo la sua intima amicizia con Mr Orme pervenisse a brusca conclusione. Sarebbe inutile raccontare come il nostro eroe fu indotto a puntare su un certo terrier, presunto orgoglio di Smithfield; come ne sortì un grande incontro, secondo per importanza soltanto alla gara per il titolo nazionale di pugilato; come fu perso del denaro e sorsero contrasti e come Peregrine Orme le suonò a uno sportivo gentiluomo che a momenti ci rimetteva le penne, per poi filarsela dalla casa di Bob Pel di Carota a mezzanotte. La notizia della rissa fu riportata dai giornali e naturalmente raggiunse anche Cleeve. Sir Peregrine convocò il nipote nello studio e insistette per sapere tutto: quanto denaro c’era da pagare e qual era la probabilità di una causa con risarcimento dei danni. Una causa con risarcimento dei danni sembrava del tutto improbabile e la cifra richiesta non era ingente. I topi hanno questo vantaggio, solitamente costano meno delle corse dei cavalli; sennonché, Sir Peregrine ne era pienamente cosciente, non suonano altrettanto bene. 

«Ma lo sapete, signore, che state spezzando il cuore a vostra madre?» disse Sir Peregrine, sforzandosi di guardare il giovane con cipiglio - per quanto poteva. 

Peregrine il giovane era sicurissimo che le cose non stessero in questi termini. L’aveva lasciata solo da un quarto d’ora; e, malgrado le lacrime sparse durante il colloquio, lo aveva perdonato colmandolo di carezze, sostenendo che la colpa era soprattutto di Bob Pel di Carota e di quegli altri disgraziati che avevano attirato il suo povero figliolo nel loro covo di infami. Sopraffatta dall’orgoglio per quella sua fuga a suon di pugni aveva finito per rifornirgli le tasche mettendo mano alle proprie risorse. «Spero di no, signore», disse Peregrine il giovane, meditando su alcune di queste cose. 

«E invece sì, signore, se seguirete questa carriera spudorata. Non parlo per me. Non mi aspetto che sacrifichiate le vostre inclinazioni per me; però ero convinto che amaste vostra madre!». 

«Infatti; anche lei vi ama, signore». 

«Non sto parlando di me. Quando penso che cos’era vostro padre alla vostra età; quanto nobile…». Poi il baronetto si interruppe, asciugandosi gli occhi con il fazzoletto. «Credete, signore, che vostro padre fosse dedito a tali attività ? Credete che tutto il suo tempo lo dedicasse ai… topi?». 

«Beh, non saprei; credo di no. Ma vi ho sentito dire, signore, che a volte da giovane, frequentavate i combattimenti di galli». 

«I combattimenti di galli! Beh, sì. Ma permettetemi di dire, signore, che ero sempre in compagnia di gentiluomini, quando frequentavo quei combattimenti, il che avveniva assai di rado». Il baronetto, in occasione di chissà quale mezz’ora post-prandiale, si era lasciato imprudentemente sfuggire questo segreto di gioventù. 

«E io mi sono recato presso la casa in Cowcross Street insieme a Lord John Fitzjoly». 

«L’ultimo uomo in tutta Londra con il quale dovreste far comunella! Ma non intendo polemizzare con voi, signore. Se credete, e continuerete a credere, che scannare bestiacce sia un’attività consona…». 

«Ma, signore, anche le volpi sono bestiacce». 

«Tenete a freno la lingua, signore, e prestatemi orecchio. Sapete benissimo a cosa mi riferisco. Se credete che… i topi siano un’attività consona a un gentiluomo della vostra estrazione, e se le mie parole non sortiranno alcun effetto, non ho altro da dire. Mi restano pochi anni di vita e, quando non ci sarò più, dilapidate pure il patrimonio dandovi alle attività spregevoli che più vi aggradano. Ma non finché io sono in vita, signore; né, se posso impedirlo, priverete vostra madre della tranquillità d’animo che ancora le resta a questo mondo. Non mi rimane che un’alternativa per voi, signore…». Sir Peregrine non si soffermò a spiegare in che cosa consistesse. «Mi date la vostra parola d’onore di gentiluomo che non vi lascerete mai più coinvolgere in un’attività tanto disgustosa?». 

«Mai più, nonno!» disse Peregrine, solennemente. 

Prima che il giovane rispondesse il baronetto si rammentò che qualunque pegno che valga una vita è senz’altro sciocco; si rammentò inoltre che qualora fosse riuscito a distogliere il suo erede dai topi per un paio d’anni, l’appetito si sarebbe chetato per mancanza di nutrimento. «Facciamo per due anni», disse Sir Peregrine, conservando la sua espressione austera. 

«Per due anni! » ripetè Peregrine il giovane; «oggi è il quattro di ottobre». 

«Esatto, signore; per due anni», disse il baronetto, sempre più esasperato dalla testardaggine del giovane, eppure quasi divertito dalla decisione già presa dal nipote di tornare alla sua occupazione non appena possibile. 

«Non era meglio a partire dalla fine di agosto, signore ? Gli incontri migliori capitano sempre a settembre». 

«No, signore; a partire da questo momento e nessun altro. Per due anni, mi date la vostra parola d’onore di gentiluomo?». 

Peregrine meditò sulla proposta per un paio di minuti assaporando con tristezza tutto quanto avrebbe perso, poi decise senza fretta di aderire alle condizioni. «Benissimo, signore; per due anni». Poi estrasse un taccuino, scrivendovi sopra senza fretta. 

Ad ogni modo la sua intenzione di tener fede alla parola data era scoperta, e tanto bastava; così Sir Peregrine accettò la promessa, per quel che valeva. «E ora», disse, «se non avete di meglio da fare, ce ne andremo a cavallo fino a Crutchley Wood». 

«Mi piacerebbe moltissimo», disse il nipote. 

«Samson vuole farmi costruire un’altra mulattiera in cima alla collina dei larici fino a Crutchley Bottom; ma non credo che lo farò. Dì a Jacob di prepararci i puledri; io andrò sul pony grigio. E domanda a tua madre se vuole farci compagnia». 

Era tipico di Sir Peregrine perdonare tutto, allorché perdonava davvero; e di disporsi a concedere il suo perdono incondizionato sin dal primo istante. Nulla gli risultava più sgradito dell’essere in urto con chi lo circondava, a maggior ragione con il nipote. Peregrine sapeva bene come ingraziarsi il vecchio e, debitamente incoraggiato, non mancava di farlo. E così la famigliola, attraversando in quest’occasione i boschi di Cleeve, parlava di querce e larici, faggi e betulle, come ignorando l’esistenza di animali quali i topi e di luoghi quali Cowcross Street. 

«Beh, Perry, dal momento che tu e Samson siete della stessa idea, immagino che la mulattiera vada costruita», disse Sir Peregrine, mentre smontava da cavallo all’ingresso delle stalle, accingendosi a sorreggere debolmente Mrs Orme. 

Poco dopo un messaggero proveniente da Orley Farm recapitò a Cleeve il seguente biglietto: 

Caro Sir Peregrine, 

Se domani alle dodici foste libero da impegni, farei una passeggiata fino a Cleeve per quell’ora. Se invece preferite venirci a trovare mentre siete fuori a cavallo, rimarrò in casa fino al vostro arrivo. Mi occorre un vostro gentile consiglio in merito a una certa questione. 

Giovedì Vostra devotissima Mary Mason 

Lady Mason, quando scrisse questo biglietto, sapeva benissimo che non le sarebbe stato necessario recarsi a Cleeve. La cortesia di Sir Peregrine non gli avrebbe permesso di incomodare una signora allorché gli si offriva l’alternativa d’incomodare se stesso. Inoltre, gradiva che la sua gita quotidiana avesse un qualche scopo; gradiva essere consultato su «certe questioni»; e gradiva in special modo che a consultarlo fosse Lady Mason. Perciò mandò a dire che sarebbe passato alla fattoria alle dodici del giorno seguente, e proprio a quell’ora sarebbe stato possibile scorgere il suo pony grigio o il suo cob percorrere bel bello il viale della fattoria. 

A piedi la distanza fra Cleeve e Orley Farm non superava le due miglia, benché con un mezzo non si potesse restare al di sotto delle cinque. In carrozza si era costretti a scendere da Cleeve House fino alla casetta del custode all’incrocio fra la strada per Halston e per Hamworth, per poi attraversare quest’ultima e tornare indietro verso la fattoria. Mentre a piedi si seguiva il sentiero lungo il fiume per quasi un miglio, da lì si risaliva la collina fino alla cima di Crutchley Wood, si riscendeva per il bosco fino a Crutchley Bottom e, fiancheggiando la valle, si sbucava ai piedi della collina di Cleeve, proprio di fronte al cancello di Orley Farm. La distanza a cavallo era un po’ più lunga, visto che Crutchley Wood non era attraversata da una mulattiera. Stando così le cose, il tragitto fra le due case veniva spesso percorso a piedi; e per chi fosse diretto da Cleeve House a Hamworth la via più breve era il cancello di Lady Mason. 

Il salotto di Lady Mason era assai grazioso, pur essendo arredato tutt’altro che all’ultima moda. Per la verità lei rifuggiva da tutte le mode e non fingeva di presentarsi al cospetto del mondo come una gran signora. Non aveva mai posseduto alcun tipo di carrozza, benché i suoi mezzi, insieme alla rendita del figlio, avrebbero senz’altro giustificato un calesse tirato da un pony. Quando Lucius era divenuto il capofamiglia le aveva fatto dono di una vettura siffatta con tanto di pony e finimenti; ma finora non se n’era mai servita, per timore, gli disse con un sorriso, di apparire ambiziosa agli occhi degli sdegnosi cittadini di Hamworth. «Sciocchezze, mamma», le aveva risposto, il volto colmo di dignità giovanile. «Abbiamo diritto a tutte le comodità che possiamo permetterci di pagare senza recare un affronto a chicchessia. Se non lo usi, la prenderò come una scortesia». 

«Oh, Sir Peregrine, com’è gentile da parte vostra», disse Lady Mason, andando incontro all’amico. Era abbigliata semplicemente, senza indossare alcunché di paludato, eppure intorno a lei tutto era lindo e grazioso, tutto era stato oggetto di cure femminili. Un abito semplicissimo comporterà studio al pari di quello più ricercato, e sarà parimenti degno dell’attenzione suscitata. Lady Mason, mi verrebbe fatto di dire, era tutt’altro che indifferente all’argomento, pur essendo depositaria della grande arte di dissimulare il proprio artificio. 

«Per carità, per carità», disse Sir Peregrine, prendendole la mano e stringendola, come faceva sempre. «A che servono i vicini, se poi non ci sono vicini?». Nella fattispecie il baronetto non aveva nulla da obiettare; non era però tipo da ritenere necessario trattare con urbanità tutti quelli che abitavano nei paraggi; era vicino al notabile come al miserabile; ma chissà se avrebbe usato tanto riguardo nei confronti di Lady Mason, fosse stata meno bella o meno intelligente. 

«Ah! Lo so, voi siete sempre così buono con me. Ma ora vi dirò perché vi disturbo. Lucius è andato a Liverpool da due giorni». 

«Mio nipote mi aveva detto della sua partenza». 

«È un giovane esemplare, e certo non ho di che lamentarmi». Sir Peregrine, ricordando la storia di Cowcross Street nonché certe altre storie di analoga natura, era dello stesso avviso; ma nonostante tutto non avrebbe scambiato il suo ragazzo dagli occhi vivaci con Lucius Mason, virtù e cultura comprese. 

«E infatti non mi lamento», continuò la vedova. «La sua condotta e il suo modo di vivere sono impareggiabili; ma…». 

«Voglio sperare che ad attrarlo a Liverpool non sia qualcosa che trovate disdicevole». 

«No, no; nulla del genere. È attratto da… ma forse farei meglio a spiegarvi tutto. Lucius, sapete, si è dato all’agricoltura». 

«Ha preso in mano la terra di cui voi stessa vi occupavate, no?». 

«Sì, più qualcos’altro; ed è persino ansioso di accrescerla. È davvero infaticabile al riguardo, Sir Peregrine». 

«Bene; la vita di un gentiluomo di campagna non è da buttare; per quanto, nel suo caso particolare, avrei senz’altro raccomandato una professione». 

«Dietro vostro consiglio ho insistito con lui affinché diventasse avvocato. Ma vuole fare di testa sua ed ha le idee del tutto chiare in merito al genere di vita a lui più congeniale. Ora il mio timore è che spenda più denaro in esperimenti di quanto non possa permettersi». 

«L’agricoltura sperimentale è un passatempo costoso», disse Sir Peregrine, con una seria scrollata di capo. 

«Temo di sì; e ora se n’è andato a Liverpool a comprare… il guano», disse la vedova, vergognandosi un po’ per essere arrivata a una tanto misera conclusione dopo quel suo prologo alquanto pomposo. 

«A comprare il guano! Perché non lo prende da Walker, come fa il mio Symonds?». 

«Dice che non è buono. Lo ha analizzato, e…». 

«Idiozie! Lo ordini a Londra, se non gli piace quello di Walker. A Liverpool per comprare il guano! State a sentire, Lady Mason: se intende coltivare la sua terra in questo modo, deve avere alle spalle un capitale ragguardevole. Ne passerà di tempo prima che riveda i suoi soldi». Sir Peregrine faceva l’agricoltore da una vita, e aveva le sue idee in proposito. Sapeva benissimo che nessun gentiluomo, per quanto disposto a lavorare la propria terra senza risparmio, sapeva trarne profitto più del fattore costretto a guadagnarsi da vivere con l’agricoltura, oltre che a pagare l’affitto; perché altrimenti non vive; sapeva altresì che operazioni come quella che il suo giovane amico stava per tentare erano un passatempo adatto solo ai ricchi. Sarà che era un po’ all’antica, dunque prevenuto contro i nuovi collegamenti fra agricoltura e chimica. «Deve smetterla al più presto di lavorare in quel modo, poco ma sicuro; altrimenti si ridurrà sul lastrico, e lei anche». 

Il volto di Lady Mason si fece grave e serio. «Ma cosa posso dirgli, Sir Peregrine ? Temo che in una faccenda del genere non mi presterà ascolto. Avreste nulla in contrario a parlargli?». 

Sir Peregrine ebbe la compiacenza di dire che non aveva nulla in contrario. Era un compito sgradevole, disse, quello di dispensar consigli a un giovane che nessun vincolo obbligava a seguire, tantomeno ad accogliere con rispetto. 

«Non vi mancherà di rispetto, vedrete; penso di poterlo promettere», disse la spaventata madre: e la faccenda si concluse con la promessa da parte del baronetto di occuparsi del caso, e di vedere subito Lucius al suo ritorno da Liverpool. «Farebbe meglio a venire a pranzo a Cleeve», disse Sir Peregrine, «dopo di che metteremo tutto in chiaro». Della qual cosa Lady Mason fu oltremodo riconoscente. 

Orley Farm
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