Capitolo XV
Una capatina a Villa Mount Pleasant
Il giorno seguente Lady Mason compì due visite, usando per la prima volta la sua nuova vettura. Avrebbe camminato volentieri, ne avesse avuto il coraggio; ma, in tal caso, suo figlio se la sarebbe presa terribilmente a male. Le aveva spiegato, e in parte era vero, che, siccome il loro reddito congiunto ammontava ormai a mille sterline annue, era autorizzata a certi lussi; poi aveva aggiunto che, siccome l’aveva comprata per lei, gli avrebbe arrecato un gran dolore non usandola. Lady Mason aveva rimandato di giorno in giorno, ma ormai non poteva più rimandare.
La prima visita era un appuntamento con Mrs Orme. Le aveva promesso di passare a Cleeve, in vista di uno scopo particolare; in realtà con l’idea, quantomeno da parte di quest’ultima, che si sarebbero trovate meglio in compagnia che da sole. La passeggiata da Orley Farm a Cleeve era sempre stata molto cara a Lady Mason. Ogni passo andava a imprimersi su una terra magnifica, e la gioia del panorama era uno dei pochi piaceri che la sua sorte le aveva permesso di godere. Ma oggi non potè concedersi la passeggiata. Il suo piacere e la sua gioia andavano subordinati ai voleri del figlio! D’altro canto ci era abituata.
Trovò Mrs Orme da sola, e rimase con lei per un’ora. Non so se si dissero qualcosa in particolare che meriti di esser riportato. Mrs Orme, pur raccontandole diverse cose, tralasciò quanto detto da Sir Peregrine la sera prima mentre saliva in camera sua, né Lady Mason parlò molto dell’attività agricola del figlio. Lucius le aveva fatto intendere che i discorsi del baronetto in proposito non avevano destato in lui una profonda impressione, quindi Lady Mason pensò fosse il caso di tenere la bocca chiusa. Inoltre intuì subito, siccome Mrs Orme non parlò di Lucius, che non ne avevano tratto un’impressione granché favorevole. La cosa accrebbe il suo dispiacere, pur sapendo che andava sopportato. Le sue parole non avrebbero mai indotto Lucius a farsi accettare da Sir Peregrine.
Al termine dell’ora scese a riprendere la carrozzella insieme a Mrs Orme che voleva dargli un’occhiata, e le due incontrarono Sir Peregrine nell’atrio.
«Perché Lady Mason non si ferma a colazione?» disse. «E l’una e mezza. Nulla mi risulta più inospitale del metterla alla porta in questo momento».
«In effetti le ho chiesto di restare», disse Mrs Orme.
«Ma io glielo ordino», disse Sir Peregrine, battendo con il bastone sul pavimento in pietra dell’atrio. «E vediamo chi oserà disobbedirmi. John, lasciate pure la carrozza e il pony nella rimessa finché Lady Mason non sarà pronta». Così Lady Mason tornò indietro e rimase a colazione. Le premeva moltissimo mantenere ottimi rapporti con quella casa, ma ancor più non esser scambiata per invandente. Aveva temuto che Lucius con la sua insolenza le avesse alienato le simpatie del baronetto; ad ogni modo le cose non stavano così.
Dopo colazione guidò fino a Hamworth e compì la sua seconda visita. Stavolta fece una capatina da una certa Mrs Arkwright, una vecchissima conoscenza, che però non poteva definirsi un’amica intima. Il defunto Mr Arkwright - il dottor Arkwright com’era uso chiamarlo in quel di Hamworth - era stato il medico a servizio di Sir Joseph per molti anni, perciò ne era nata una certa intimità. Non era sbocciata un’amicizia vera e propria, ossia un’amicizia basata sulla fiducia; nondimeno la moglie del dottore sin da giovane ne sapeva abbastanza di Lady Mason da potersi permettere di tirar in ballo cose che sarebbero passate sotto silenzio tra due normali conoscenti. «Sono contenta di vedere che siete passata di grado», disse la vecchia signora, dando un’occhiata al piccolo phaéton sull’ampio viale d’accesso in ghiaia che separava la sua casa dalla strada. Si trattava infatti di Villa Mount Pleasant, perciò un ampio viale d’accesso rientrava fra le sue prerogative.
«E un regalo di Lucius», disse l’altra, «e come tale va usato. Ma in una carrozza di mia proprietà mi troverò sempre a disagio».
«Non c’è nulla di male, cara Lady Mason, nulla di male. Con i vostri redditi non mi stupisco dell’insistenza di vostro figlio. Non c’è nulla di male, a maggior ragione in questo preciso momento».
Lady Mason non capì; probabilmente avrebbe lasciato correre senza capire, se non avesse ravvisato sul volto di Mrs Arkwright un’espressione fuori dall’ordinario. «Perché a maggior ragione in questo preciso momento?» disse.
« Perché dimostra che quella stupida voce in circolazione lascia il tempo che trova. La gente non ci crederà neppure per un istante quando vi vedrà in giro tutta vispa e spensierata».
«Di quale diceria si tratta, Mrs Arkwright ?». E nel domandarlo Lady Mason ebbe un tuffo al cuore. Di colpo capì l’allusione, sebbene finora l’idea di una tale diceria non l’avesse proprio sfiorata. Per la verità, nell’arco delle ultime quarantotto ore, dacché aveva lasciato lo studio di Mr Furnival si era quasi messa l’animo in pace rispetto ai primi giorni seguiti all’infausta visita di Miriam Dockwrath. Le era parso che Mr Furnival non prevedesse alcun pericolo, inoltre il suo modo di fare, le sue parole le avevano quasi dato fiducia. Ma ora… ora che era stata tirata in ballo una voce di pubblico dominio, il suo cuore era tornato ad abbattersi.
«Certo, non avete sentito?» disse Mrs Arkwright. «Beh, non verrei a dirvelo per prima, se non sapessi che sono tutte falsità».
«Tanto vale dirmelo ora, altrimenti finirò per credere al peggio, sentendovi parlare così».
E così Mrs Arkwright glielo disse. «La gente va dicendo che Mr Mason sta per riprendere l’azione giudiziaria sulla fattoria; ma, per conto mio, non ci credo».
«La gente!» ripetè Lady Mason, ma non indicava qualcuno in particolare; per lei non contava chi fosse quella gente. Se adesso era uno solo a dirlo, presto sarebbe stato sulla bocca di tutti. Ma pronunciò quelle parole perché si sentì costretta a dire qualcosa, avendo quasi perso la capacità di scegliere le più indicate.
«Proprio non so come sia nata questa voce», disse Mrs Arkwright; «la mia allusione era dettata dal pensiero che fosse giunta senza dubbio anche a voi. Mi dispiace tanto di avervi contrariata».
«Oh, no», disse Lady Mason, abbozzando un sorriso.
«Come ho già detto, sappiamo tutti che non sta in piedi; e il vostro calesse con tanto di pony dimostrerà alla gente che vivete tranquilla e beata».
«Sì, grazie; arrivederci, Mrs Arkwright». Poi compì uno sforzo non da poco, rendendosi conto che si stava tradendo, e che bisognava dire qualcosa per allontanare il sospetto senz’altro creato dalla sua emozione. «Quella causa mi spaventa al punto di non poterla sentir nominare. Ne ho un ricordo così terribile che persino i miei nemici si augurano che non riprenda».
«Naturalmente si tratta di una semplice voce», disse Mrs Arkwright, quasi tremante per quanto aveva fatto.
«E non c’è altro… perlomeno credo. Io stessa avevo sentito di una simile minaccia, ma non pensavo che la notizia si fosse diffusa».
«Me l’ha detto Mrs Whiting. È una gran ficcanaso, sapete». Mrs Whiting era la moglie dell’attuale medico.
«Cara Mrs Arkwright, non ha la benché minima importanza. Certo non mi aspetto che la gente tenga a freno la lingua per il mio bene. Arrivederci, Mrs Arkwright». Poi salì in carrozzella, con l’intento di ritornarsene a Orley Farm.
«Oh povera me, povera me! » si disse Mrs Arkwright una volta rimasta sola. «Vai a sapere che poche parole l’avrebbero ridotta a uno straccio… in un baleno, non c’è che dire». Poi prese a riflettere sulla faccenda. «Chissà cosa c’è sotto! Qualcosa ci dev’essere, altrimenti non sarebbe diventata bianca come un fantasma. Cosa faranno se alla fine gli portano via Orley Farm! ». Poi Mrs Arkwright si spicciò a uscire per la quotidiana passeggiatina in città, per raccontarne delle belle e sentirne di cotte e di crude. Era una donna tutt’altro che malevola, per nulla incline a sminuirsi schizzando contro Lady Mason la benché minima dose di veleno. D’altro canto era una faccenda talmente importante! Gli abitanti di Hamworth avevano sì e no smesso di parlare dell’ultimo processo; e non era forse necessario parlarne ancor di più se davvero se ne prospettava un altro ? Vista la faccenda sotto quella luce, il processo non sarebbe stato una manna per gli abitanti di Hamworth ? Perciò vi prego di non farle una colpa per la sua passeggiatina e la sua smania di pettegolezzo.
Lady Mason riuscì a condurre la carrozza fino a casa; un successo dovuto più alla buona fede e alla qualità del pony, che a una qualche destrezza da parte sua. Desiderava fuggire da Mrs Arkwright a tutti i costi, e ora, compiuto quello sforzo, stentava per una volta a compierne qualunque altro. La situazione stava precipitando. Sir Peregrine aveva un bel dire le sue parole confortanti, come Mr Furnival, tanto fiducioso nel garantirle che era al sicuro. Come non credere invece, come non essere intimamente convinta che le sue paure si sarebbero avverate ? Un nuovo processo era scritto nel libro del suo destino.
E ora, da quel preciso istante, sarebbe ricominciato il tormento. La gente l’avrebbe segnata a dito, parlando di lei. In ogni casa di Hamworth avrebbero disquisito sul suo successo nell’ottenere Orley Farm per il figliolo; e non solo, ma anche sugli strumenti con i quali era stato ottenuto. I vecchi avrebbero ricordato e i giovani indagato; la tranquillità, la calma e la vita ritirata a lei tanto preziose erano scomparse nel nulla.
Sicuramente Dockwrath aveva sparso la voce non appena tornato dallo Yorkshire; e se Lady Mason avesse ben valutato la faccenda ne avrebbe tratto qualche conforto. Certamente Dockwrath avrebbe raccontato la storia, come per l’appunto fece. Eppure la sua fiducia di riuscire a trascinare di nuovo il caso davanti alla corte non dimostrava che gli altri fossero altrettanto convinti. In realtà i nemici ora chiamati in giudizio contro di lei erano gli stessi che già conosceva. Ma non seppe tenere a bada i pensieri quel tanto da trarre conforto da una simile riflessione. Sentiva, mentre la carrozza la riportava a casa, che il mondo le sfuggiva di mano e che morire, potendo, per lei sarebbe stato un bene.
Ma quando raggiunse la porta di casa era più forte di quanto non lo fosse stata da Mrs Arkwright. Era ancora capacissima di difendersi da sola, se solo avesse avuto il tempo di guardarsi attorno per riflettere su come meglio reagire. Molte donne le somigliano a tal riguardo. Usando premeditazione e armandosi di pazienza sanno reggere grandi angosce; ma un colpo improvviso, inaspettato, le annienta. Scese dalla carrozza con il volto placido di sempre e salì in camera sua senza tradire alcun segno di disagio; poi le toccò stabilire come comportarsi di fronte al figlio. Suo principale obiettivo era stato quello di informare prima Sir Peregrine e Mr Furnival, e di farsi promettere aiuto quando avessero udito la storia. C’era riuscita; ora le parve prudente agire allo stesso modo con Lucius. Avrebbe dato chissà cosa pur di tenerlo all’oscuro, fosse stato possibile; ma ormai non lo era. Chiaramente Mr Dockwrath aveva scelto di rendere pubblica la faccenda, agendo senza dubbio con premeditazione; e di certo all’orecchio di Lucius sarebbero giunte parole che ormai a Hamworth erano sulla bocca di tutti.
Meglio prepararlo, malgrado la difficoltà di quel compito. Rimase sola fino all’ora di pranzo a studiarne l’attuazione. Come quando aveva studiato la versione dei fatti da fornire a Sir Peregrine; e di nuovo per fornirne un’altra a Mr Furnival. Coloro che non sono toccati da un’accusa stentano a comprendere la sofferenza d’una poveretta che ogni ora ne subisce il tormento!16
Ma a pranzo gli andò incontro con il volto sorridente. Lui amava vederla sorridere, e glielo diceva spesso, quasi sgridandola allorché sembrava triste. Perché essere triste, visto che aveva tutto quanto una donna può desiderare ? La sua mente non era oppressa da pensieri gravi come sfamare le moltitudini future. Non doveva ingaggiare alcuna gara contro i chimici pressappochisti dell’epoca. Egli si prefiggeva di lavorare sodo durante il giorno, come durante parecchie ore della notte; e sua madre avrebbe dovuto usargli la squisitezza di accoglierlo teneramente durante i pochi intervalli d’ozio. Glielo diceva scegliendo le parole giuste: e lei, madre affettuosa, lottava eroicamente per obbedire.
Non riuscì a parlargli durante il pranzo, né subito dopo. Rimandava il momento funesto di mezz’ora in mezz’ora, sempre con l’aria di esser d’animo sereno mentre gli sedeva accanto con un libro in mano. Lucius tornò al lavoro prima che lei cominciasse con la sua versione dei fatti: quantomeno aveva l’impressione di lavorare, giacché teneva sul tavolo sia il Prichard che il Latham,17 intento a copiare alcuni disegni di teschi che si proponevano di illustrare lo sviluppo cerebrale di certi nostri lontani colleghi d’Asia.
«Non è singolare», disse Lucius, «che la forma delle mandibole di uomini nati e cresciuti come cacciatori sia diversa da quella degli uomini delle tribù agricole?».
«Ma no! ?» disse Lady Mason.
«Eh già; il profilo mandibolare è del tutto diverso. Si vede soprattutto con i mongoli, tra le tribù tartare.
A mio avviso è proprio la stessa differenza che corre tra un uomo e una pecora, un’osservazione che Prichard ha mancato di fare. Guarda questo: sicuramente non mangiava altro che carne; cruda, per giunta, senza coltello né forchetta».
« Immagino che non ne avessero molti di coltelli e forchette».
«Sono certo che grazie a un attento esame si può capire, sulla base di un solo dente, non solo quale cibo di solito mangiasse il proprietario, ma anche quale lingua parlasse. Sai, ho detto attento esame. Non è cosa da un giorno».
«Immagino di no». Poi lo studioso tornò a chinarsi sul suo disegno. «Vedi, per uno con questa mandibola sarebbe stato impossibile frantumare un chicco di grano con i denti o perfino masticare un cavolo».
«Lucius», disse Lady Mason, prendendo d’improvviso coraggio. «Voglio che lasci stare per un momento, io e te dobbiamo parlare».
«Beh», fece lui, posando la matita e voltandosi. «Eccomi qua».
«Sai della causa fra me e tuo fratello quando eri appena nato?».
«Naturalmente; ma vorrei che non chiamassi quell’uomo mio fratello. Non mi riconoscerebbe come tale e neppure io, stai sicura. Per quanto ne so è uno degli esseri umani più odiosi mai esistiti».
«Ne hai sentito parlare sotto un aspetto negativo, Lucius; dovresti tenerlo presente. È un uomo duro, credo; ma non so se farebbe qualcosa che ritenesse ingiusto».
«Allora perché ha cercato di derubarmi della mia proprietà?».
«Perché riteneva che spettasse a lui. Non posso leggergli nel cuore, ma presumo che di questo si trattasse».
«Io non presumo, e mai presumerò, nulla del genere. Ero un neonato e tu una donna, all’epoca una donna con pochi amici, e lui ritenne di poterci derubare con la complicità della legge. Fosse stato soltanto un po’ onesto gli sarebbe bastato conoscere i voleri di mio padre, anche se il testamento non era formalmente ineccepibile. Per quanto mi riguarda è un ladro e un malfattore».
«Me ne dispiace, Lucius, perché non sono d’accordo. Ora volevo informarti di questo: sta pensando di ricorrere di nuovo in giudizio».
«Cosa!… Sta pensando a un altro processo, ora ?» e Lucius scostò i suoi disegni e i suoi libri con veemenza.
«Così mi dicono».
«E chi te l’ha detto? Non ci posso credere. Se si riprometteva qualcosa del genere sarei stato il primo a saperlo. Adesso sarebbe affar mio, e stai pur certa che si sarebbe preso la briga di informarmi delle sue intenzioni».
E poi, poco alla volta, gli spiegò che finora Mr Mason di Groby, non aveva manifestato direttamente tale intenzione. Si era ripromessa di omettere del tutto il nome di Mr Dockwrath a suo figlio, ma non ne era capace senza aver l’aria di farne un mistero. Quando giunse a spiegare come era nata la diceria e perché avesse ritenuto necessario parlargliene, fu obbligata a dire che era nata dall’ira dell’avvocato. «È stato a Groby Park», disse, «e ora che è tornato sta spargendo la voce».
«Domani andrò da lui», disse Lucius, con molta severità.
«No, no; non devi. Devi promettermi che non lo farai».
«Invece sì. Come puoi immaginare che consenta a un uomo del genere d’infangare il mio nome senza muovere un dito! Adesso è affar mio».
«No, Lucius. Attaccheranno me, non te; se verrà compiuto un attacco. Te ne ho parlato solo perché non mi piace tenerti un segreto».
«Naturale che me ne hai parlato. Se vieni attaccata, chi dovrebbe difenderti, se non io?».
«La miglior difesa, l’unica per la verità, finché non prenderanno effettivi provvedimenti, sarà il silenzio. Molto probabilmente non faranno nulla, dunque possiamo benissimo sfatare certe voci con i fatti. Capirai, Lucius, che per me la faccenda è già abbastanza penosa; e sono certa che per amor mio non andrai a peggiorarla litigando personalmente con un uomo del genere».
«Andrò da Mr Furnival», disse, «e gli chiederò consiglio».
«L’ho già fatto io, Lucius. Pensavo sarebbe stato meglio, appena ho saputo dell’iniziativa di Mr Dockwrath. Per questo sono andata in città».
«E perché non me ne hai parlato?».
«Allora credevo di poterti risparmiare il dolore di esserne minimamente informato. Te ne parlo ora perché oggi a Hamworth ho sentito che la gente ne chiacchiera. Potrebbe darti fastidio, come è successo a me poco fa, se le prime notizie ti giungessero da un estraneo».
Lucius rimase in silenzio per un po’, rigirando la matita nella mano, come se intendesse sistemare la faccenda là per là con i suoi pensieri.
«Stai a sentire, mamma; non lascerò che questo fardello ti ricada sulle spalle. Hai condotto la battaglia in passato, ma adesso tocca a me. Se solo scopro che va sparlando lo accuso di diffamazione».
«Oh, Lucius!».
«Lo faccio, stanne certa!».
Cosa avrebbe detto sapendo che la madre aveva decisamente proposto a Mr Furnival di pagare l’animosità di Mr Dockwrath sotto banco, praticamente a qualsiasi prezzo ?