Capitolo XXV

Mr Furnival di nuovo nel suo studio

Il Natale a Cleeve non fu molto allegro. Non vi furono visite, a parte quella di Lady Mason, ed era noto che stava passando un brutto momento. Tuttavia, non bisogna immaginare che si lamentasse senza posa mentre era lì, né che intristisse gli amici con un fiume di lacrime isteriche. Tutt’altro. Si sforzò di stare serena, e ci riuscì, come solitamente succede quando ci si sforza. Il mattino di Natale parteciparono, com’è d’uopo, alla funzione, e tutta Hamworth vide Lady Mason seduta nel recinto degli Orme. Il baronetto non avrebbe potuto dare una dimostrazione più palese di amicizia né un segno più significativo d’intimità, e tutto questo Sir Peregrine lo capiva bene. Se gli abitanti di Hamworth ritenevano di parlar male alle spalle di Lady Mason, lui, se non altro, avrebbe mostrato quanta poca attenzione prestasse alle falsità in circolazione. Sicché la aiutò a entrare nel recinto, con la deferenza che avrebbe riservato a una duchessa; e gli abitanti di Hamworth, contemplando la scena, si domandarono chi avesse ragione: Mr Dockwrath o Sir Peregrine ? 

Dopo pranzo Sir Peregrine fece un brindisi. «Lady 

Mason, berremo alla salute dei ragazzi che non ci sono. Dio li benedica! Spero si stiano divertendo». 

«Dio li benedica!» disse Mrs Orme, portandosi agli occhi il fazzoletto. 

«Dio li benedica tutti e due! » disse Lady Mason, anche lei portando agli occhi il fazzoletto. Poi le signore lasciarono la sala e lì si chiuse il loro speciale giorno di festa. «Robert», disse Sir Peregrine subito dopo al maggiordomo, «fai in modo che la servitù abbia tutto il porto che vuole in refettorio… senza esagerare». 

«Va bene, Sir Peregrine». 

«E, Robert, non ho più bisogno di te». 

«Grazie, Sir Peregrine». 

Di conseguenza immaginiamo che il Natale fosse continuato soprattutto ai piani inferiori. 

«Spero tanto che siano felici», disse Mrs Orme, quando le due signore si ritrovarono in salotto. «A Noningsby si è riunito un bel gruppo». 

«Il vostro ragazzo lo sarà, ne sono certa», disse Lady Mason. 

«E perché Lucius non dovrebbe esserlo?». 

Fu un piacere per Lady Mason udirla chiamare suo figlio col nome di battesimo. Come lo erano tutti quei segni crescenti di interesse e di intimità, specie quelli che denotavano un certo favore nei confronti del figlio. «Questo guaio è un grosso peso per lui», rispose. «È naturale che ne risenta». 

«A papà sembra una cosa da nulla», disse Mrs Orme. «Fossi in voi, farei di tutto per dimenticarmene». 

«Ma lo faccio», disse l’altra; poi prese la mano che Mrs Orme le aveva teso e quest’ultima si alzò e le diede un bacio. 

«Amica carissima», disse Mrs Orme, «se potremo esservi di conforto, lo saremo». Poi singhiozzarono l’una nelle braccia dell’altra. 

Frattanto Sir Peregrine era seduto da solo, a pensare. Stava lì, con accanto il suo bicchiere di chiaretto ancora intero, e con il biscotto che aveva preso ancora intero sul tavolo. Aveva accavallato le gambe e con la mano teneva il collo del piede che aveva poggiato sul ginocchio. Rimase lì immobile per circa un quarto d’ora, cercando di far mente locale sull’argomento che l’assorbiva. Infine si riscosse, quasi con un sussulto, si alzò dalla seggiola, e misurò a grandi passi la sala tre quattro volte. «Perché non dovrei?» disse infine fra sé, arrestandosi di colpo e poggiando la mano sul tavolo. «Perché no, se mi va? Non offenderò né l’uno né l’altra». Poi riprese a camminare. «Ma chiederò a Edith», disse, sempre rivolto a se stesso. «Se lei disapprova, non lo farò». Poi lasciò la sala, mentre il vino rimase sul tavolo senza essere stato assaggiato. 

“Perché non dovrei?”

Il giorno dopo Natale Mr Furnival andò in città, e Mr Round junior - Mat Round come lo chiamavano nell’ambiente - lo raggiunse nel suo studio. Round e Crook avevano promesso all’avvocato di non prendere effettivi provvedimenti contro Lady Mason per conto del figliastro senza avvisarlo. E questa visita per appuntamento era una conseguenza di quella promessa. 

«Vedete», disse Matthew Round, quando la visita volgeva ormai al termine, «ci fanno forti pressioni affinché si vada avanti, altrimenti ci penserà qualcun altro». 

«Ciò malgrado, fossi in voi, rifiuterei», disse Mr Furnival. 

«Voi pensate alla vostra cliente, non ai nostri, signore», disse l’avvocato. «Il fatto è che il caso è assai dubbio. All’ultimo processo è stato provato che la Bolster e Kenneby sottoscrissero un atto datato 14 luglio, tutto qui. Ora possiamo provare che nello stesso giorno ne sottoscrissero un altro. Ne hanno sottoscritti due?». 

«E perché no?». 

«Infatti è da vedere. Abbiamo scritto a entrambi i testimoni di raggiungerci, e per correttezza mi pareva giusto avvertirvi». 

«Sì, vi ringrazio. Di voi non posso lamentarmi. Che genere di iniziative pensate di prendere?». 

«Joseph Mason parla di farla incriminare per… falso», disse l’avvocato, fermandosi un momento prima di osare pronunciare la spaventosa parola. 

«Farla incriminare per falso! » disse Furnival, con un sussulto. Eppure era un’idea che per qualche giorno la sua immaginazione aveva contemplato. 

«Non sono io a dirlo», fece Round. «Finora non ho visto un solo testimone. Se sono disposti a provare di aver firmato due documenti distinti nello stesso giorno, la cosa finirà in una bolla di sapone». Per Mr Furnival era chiaro che persino Mr Round ne sarebbe stato contento. Poi anche lui rimase a pensare: non era forse probabile che, con un piccolo e accorto esercizio di memoria, quei due testimoni si sarebbero ricordati di aver firmato due documenti? O perlomeno, tenuto conto del tempo trascorso, che si potesse indurli a non ricordare affatto se ne avevano firmato uno, due o tre? Quand’anche li avessero confusi al punto di non poter provare nulla, per la sua cliente sarebbe stato ancora un bene. Per la verità nessun magistrato avrebbe rinviato a giudizio una persona come Lady Mason, specie a distanza di tanto tempo, e nessuna giuria speciale avrebbe riconosciuto un documento d’accusa nei suoi confronti, a meno che esso non fosse stato chiaro, circostanziato e pressoché indubitabile. Riuscendo a mettere in dubbio un punto qualunque Lady Mason poteva salvarsi senza un processo, se solo fosse stata fedele a se stessa. 

La prima volta c’era in vigore il codicillo, oltre al fatto che i due presunti testimoni ancora in vita non se la sentivano di disconoscere le proprie firme. Queste - se erano autentiche - erano state apposte con la debita formalità, e la forma utilizzata specificava che il testatore aveva firmato la scrittura davanti a tutti i presenti, intesi come tutti presenti nello stesso momento. Entrambi i testimoni ancora in vita avevano asserito che quando avevano apposto i loro nomi erano presenti in tre, insieme a Sir Joseph; ma anche allora era sorto un tremendo dubbio sull’identità del documento, nonché un dubbio sul fatto che uno dei presunti testimoni avesse effettivamente firmato, vale a dire, colui che all’epoca del processo era morto. Ora, di documento ne saltava fuori un altro, sottoscritto, a quanto risultava, quello stesso giorno, da quei due testimoni! Se era autentico, e se costoro fossero stati sicuri di aver scritto i loro nomi una sola volta quel 14 luglio, era ancora possibile annullare un’altra pubblica inchiesta ? Il procedimento penale magari non era possibile in prima istanza, ma non sarebbe stato inevitabile se il tribunale del diritto comune non avesse confermato la proprietà ? Mr Furnival seguitò a rimuginare. 

Sempre che il documento fosse autentico - quello nuovo che Dockwrath sosteneva di aver trovato - quell’atto di separazione della società, che a quanto risultava era stato perfezionato il 14 luglio! Ecco qual era l’unica questione importante. Già! Perché non mettere in questione l’onestà di questo altro documento ? Mr Furnival sapeva bene che nessun atto fraudolento sarebbe stato falsificato né presentato senza un movente; che andava dimostrato impugnando quell’atto. E il movente c’era, senza dubbio. Poteva averlo falsificato Mason, per prendersi la proprietà, o Dockwrath, per soddisfare la sua vendetta. Ma in tal caso si sarebbe trattato di un falso recente. Quale movente poteva esserci per un falso del genere vent’anni prima ? Il foglio, la calligrafia, la firma autenticata di Martock, l’altra parte in causa, avrebbero provato che non era stato architettato e fabbricato adesso. Dockwrath non avrebbe osato presentare un simile falso. Un esito del genere era insperabile. 

Ma, se la faccenda fosse finita davanti a una giuria, non poteva, lui, Mr Furnival, convincerla che i due documenti avessero lo stesso peso ? Che la rispettabilità di Lady Mason, il lungo possesso, insieme all’ignobile malvagità dei suoi avversari, deponessero a favore dell’onestà del controverso codicillo ? Credeva di poter indurre una giuria ad assolverla; però aveva il terribile timore di non poter indurre il mondo a fare altrettanto. Mentre soppesava il caso, parve chiamarsi fuori dal mondo in generale. Non si interrogò sulle proprie convinzioni, pareva gli bastasse far si che fossero gli altri suoi amici a crederla innocente. Invece non gli bastava affatto assicurare al figlio la proprietà, e a lei la semplice assoluzione. Non è che paventasse l’idea di crederla colpevole, forse è così che ora la credeva, almeno in parte; ma lo spaventava a morte l’idea che gli altri la credessero tale. Magari era un bene comprare Dockwrath sottobanco, se possibile. Già! D’altronde per lui era impossibile farlo direttamente. Poteva pensarci Crabwitz? No, credeva di no. Inoltre, al momento, non era certo di poter far conto su di lui. 

Ma perché doveva preoccuparsi in quel modo ? Mr Furnival era leale con gli amici più cari. Se Lady Mason fosse stata un uomo, un uomo che in passato avesse tratto da gravi difficoltà, sarebbe stato lealmente desideroso di aiutarlo quando si fossero ripresentate, in qualunque periodo futuro. Era sempre pronto a dar battaglia se per quella causa si era già battuto, al di là di qualunque considerazione professionale, di trionfo o di profitto. Gran parte del suo successo nella vita lo doveva a questo senso della lealtà. Che in un caso siffatto, uno s’immagina forte. D’altronde quella lealtà presupponeva un caso con il quale identificarsi, nel quale credere. Sarebbe stato bene provare lo stesso interesse, mantenere al riguardo la stessa ansia personale, qualora avesse smesso di crederci? Si fece questa domanda, e alla fine rispose di sì. Già una volta aveva battuto Joseph Mason in una lotta senza esclusione di colpi; adesso, dopo che si era tanto immedesimato, per sentirsi tranquillo, gli occorreva batterlo di nuovo, se c’era da lottare ancora. Lady Mason era sua cliente, e tutti i sodalizi di una vita lo avevano educato a tale fedeltà nei suoi confronti. 

E giacché penetriamo così nel suo intimo, qualcosa in più va detto. Forse i terribili timori della moglie non erano abbastanza fondati; nondimeno la padrona di Orley Farm appariva molto avvenente agli occhi dell’avvocato. Quelli di Lady Mason, allorché pieni di lacrime, erano luminosissimi, e la mano, posata nella sua, era morbidissima. Non accarezzava idee peccaminose su di lei, e di proposito non coltivava pensieri che sapeva sbagliati; nondimeno sentiva che gradiva averla accanto, consigliarla ed esserle amico, asciugarle le lacrime dagli occhi, non con un fazzoletto materialmente estratto dal taschino, ma con la virile comprensione spiritualmente espressa dal suo cuore. Sua moglie era ormai pesante, rubizza e ben piantata; e pur non essendole da meno - per la verità, era anche più rubizzo in proporzione, giacché, come ho già detto, quel colore aveva assunto una sfumatura violacea - i suoi occhi amavano posarsi sulla bellezza di una donna incantevole, le sue orecchie udirne il tono di voce e la sua mano incontrarne la morbida maturità del tocco. Niente di più sbagliato, ma non si tratta di un caso senza precendenti. 

Perciò si risolse a non abbandonare Lady Mason. No che non l’avrebbe abbandonata; ma come dare corso alla lotta che occorreva combattere in sua vece ? Se ne rendeva ben conto: se decideva di lottare, doveva lottare adesso. Era inutile lasciar correre finché non l’avessero convocata a difendersi. In capo a due o tre mesi i provvedimenti ora accessibili non lo sarebbero più stati, forse, neanche lasciando trascorrere a vuoto due o tre settimane. Per fortuna Mr Round non se la sentiva di procedere a marce forzate; né, da parte sua, vi era l’accanimento del duellante. Ma Mason e Dockwrath erano animati da una gran fretta e da una cattiveria ancor più grande. Dai suoi veri nemici Lady Mason non poteva aspettarsi quartiere. 

Quella sera doveva tornare a Noningsby e il giorno dopo si sarebbe recato a Cleeve. Sapeva che Lady Mason soggiornava lì e con quella visita non si proponeva semplicemente di vedere lei, ma anche di parlare con Sir Peregrine per apprendere fino a che punto il baronetto fosse incline a sostenere la sua vicina nel corso delle imminenti tribolazioni. Presto avrebbe potuto accertarsi di come Sir Peregrine realmente la pensava, se sospettasse una possibile colpevolezza; e anche di quale fosse il sentimento diffuso nella comunità di Hamworth. Che gran cosa sarebbe stata convincere tutti che Lady Mason aveva subito un’offesa, e persino far sapere che gli illustri abitanti della zona erano dello stesso parere. 

I giurati di Alston erano esseri umani; forse era possibile influenzarli favorevolmente in proposito prima che si riunissero nel loro banco per rifletterci sopra. 

Avrebbe voluto sapere la verità, o piuttosto: se era innocente, senza sapere se era colpevole. Con la certezza della sua innocenza avrebbe condotto la lotta in termini ben più gloriosi. D’altronde, se avesse tentato di saperlo, e lei fosse stata colpevole, quell’audace iniziativa avrebbe compromesso tutto. Non poteva rischiare, se non era sicuro del fatto suo. Per un attimo pensò che gliel’avrebbe posta, quella domanda. Era una colpa che poteva perdonare, si disse. Di sicuro era già subentrato il pentimento, e sarebbe stato bello dirle che sì era una bassezza, ma si poteva ancora perdonare. Sarebbe stato bello sentire di averla in mano sua, e di poterle usare clemenza e gentilezza. D’altronde centinaia di altri pensieri gli ingiunsero di toglierselo dalla testa. Se era colpevole - se lo dichiarava davanti a lui - non avrebbe dovuto restituire la proprietà ? In tal caso il figlio doveva saperlo, tutti dovevano saperlo. Tale confessione sarebbe stata incompatibile con quell’innocenza che Lady Mason doveva per forza sostenere davanti a tutti. E poi lui doveva essere in grado di proclamarsene convinto a gran voce; e come poteva, sapendola colpevole, sapendo che lei perdipiù sapeva che ne era a conoscenza ? Era impossibile porle una domanda del genere, o dare adito a una confidenza del genere. 

Qualora il caso fosse sfociato in un processo, Lady Mason avrebbe dovuto assumere un avvocato. La faccenda doveva giungere nelle mani del difensore come di consueto, tramite l’ufficio di un procuratore legale, e sarebbe stato un bene che la persona suddetta nutrisse una fede incrollabile nella cliente. Cosa poteva dire - lui, in quanto difensore - se l’avvocato gli lasciava intendere che forse la signora era colpevole? Al pensiero di tutte queste cose fu quasi spaventato dalle difficoltà che gli si paravano davanti. 

Suonò il campanello per chiamare Crabwitz - il campanello particolare al quale l’impiegato era tenuto a rispondere - non prima di aver sbrigato una piccola cerimonia con il libretto degli assegni. Crabwitz entrò, sempre con fare scontroso, giacché la vecchia rabbia non era ancora placata, ancora in dubbio se non gli convenisse cercarsi un padrone che meglio riconoscesse i suoi meriti. Può darsi fosse difficile trovarsi un posto più redditizio; ma il denaro non è tutto, come Crabwitz si disse più d’una volta. 

«Crabwitz», disse Mr Furnival, guardando l’impiegato col sorriso sulle labbra, «parto stasera e mi assenterò per i prossimi dieci giorni. Potete andare in villeggiatura, se volete». 

«Ormai è piuttosto tardi per questa stagione, signore», disse Crabwitz, cupamente, come fosse determinato a non lasciarsi incantare. 

«Sì, è un po’ tardi, come dite voi; ma proprio non ce l’ho fatta prima. Via, Crabwitz, perché litigare? Il lavoro è stato un pochino duro per voi, ma anche per me, del resto». 

«Mi figuro che vi piaccia, signore». 

«Ah! Ah! Mi piace, come no?! Ma anche a voi piace, per certi versi. Via, Crabwitz, vi siete rivelato un dipendente esemplare; e alla fin fine, non credo di essermi rivelato un pessimo datore di lavoro». 

«Non mi lamento, signore». 

«Però siete irritato perché vi ho fatto restare in città più del previsto. Via, Crabwitz, metteteci una pietra sopra. Avete lavorato molto duramente durante l’anno: ecco un assegno di cinquanta sterline. Andate fuori per una quindicina di giorni, e divertitevi». 

«Caspita, signore, vi sono obbligatissimo», disse Crabwitz, che allungò la mano per prendere l’assegno. Sentiva che il padrone aveva avuto la meglio, ed era ancora un po’ malinconico per questo. Sul momento avrebbe valutato il proprio rancore quasi più di cinquanta sterline, specie se accettandole rinunziava a ogni diritto di lamentarsi per un bel pezzo. 

«A proposito, Crabwitz», disse Mr Furnival, mentre l’impiegato stava per uscire dalla stanza. 

«Sì, signore», fece Crabwitz. 

«Non è che avete mai sentito parlare di un certo Dockwrath, un avvocato?». 

«Come, qui a Londra, Mr Furnival?». 

«No, mi figuro che non abbia un ufficio in città. So che abita a Hamworth». 

«A lui vi riferite, signore, al tipo che si è intromesso nella storia di Lady Mason?». 

«Come! Ne siete al corrente?». 

«Oh sì, signore! Nell’ambiente se ne fa un gran parlare. L’altro giorno qui con me c’era il giovane capo ufficio di Round e Crook e ne ha discusso ampiamente. E un giovanotto ammodo, quello Smart, tenuto conto del posto che occupa». 

«E conosce Dockwrath?». 

«Beh, non posso dire che lo conosca bene; ma ultimamente Dockwrath ha frequentato assiduamente il loro ufficio, e lui e Mr Matthew sembrano anima e cuore». 

«Ah! Senti, senti!». 

«Cosi dice Smart. Personalmente non so come stiano le cose, signore. Immagino che questo Dockwrath non sia molto…». 

«No, no, appunto. Direi di no. Non lo avete mai visto di persona, Crabwitz?». 

«Chi? Io? No, signore, mai posato gli occhi su quel tale. A quanto sento è assai difficile che venga qui; e certamente è altrettanto difficile che io vada da lui». 

Mr Furnival stette a pensare per un momento, mentre l’impiegato attendeva in piedi di fronte a lui, le mani appoggiate sul tavolo. 

«Non è che conoscete qualcuno dalle parti di Hamworth?» disse infine Mr Furnival. 

«Chi? Io? Neppure un’anima, signore. Mai stato là in vita mia». 

« Sapete perché ve lo chiedo ? Ho il forte sospetto che quel Dockwrath stia tramando qualcosa di disonesto». Poi fece al suo impiegato un parziale resoconto su Lady Mason e le sue vicissitudini. «Ovviamente potrebbe procurarle parecchie seccature», disse per finire. 

«Senza dubbio, signore», disse Crabwitz. «E, a dire il vero, credo sia questa la sua intenzione». 

«Non credete si possa fare qualcosa incontrandolo? Lady Mason non scenderà a compromessi, s’intende. La proprietà del figlio è in una botte di ferro, ma… ». 

«Da Round e Crook non ne sono così sicuri, signore». 

«Da Round e Crook non sanno un bel nulla. Ma Lady Mason odia talmente i procedimenti giudiziari che preferirebbe sistemare la faccenda. Ci siamo capiti?». 

«Sì, signore, ho capito. Non sarebbe più adatto un avvocato, signore?». 

«Non adesso, Crabwitz. Lady Mason è una mia carissima amica… ». 

«Sì, signore, lo sappiamo», fece Crabwitz. 

«Se trovaste un pretesto per fare una corsa a Hamworth, che so, un cambiamento d’aria, per una settimana o giù di lì. La campagna è magnifica, proprio come piace a voi. Magari potreste scoprire se si può fare qualcosa, eh?». 

Mr Crabwitz si era reso ben conto, fin dall’inizio, di non aver intascato cinquanta sterline per niente. 

Orley Farm
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