Capitolo XXXIII

L’angelo della luce

Parlando del carattere e dei trascorsi di Felix Graham ho detto che si stava occupando dell’educazione della sua futura moglie. L’idea di una donna plasmata per adeguarsi alla vita di un uomo, e istruita per soddisfare gli scopi matrimoniali secondo le rigorose prospettive del futuro consorte non era nata con lui. Altri uomini hanno plasmato le proprie mogli, ma non so se di norma la prassi sia risultata efficace. In primo luogo dà adito alla seguente obiezione: in genere tale idea non è concepita in gioventù, idea che va necessariamente attuata su un soggetto giovane. Un piano del genere è frutto di riflessione accurata, generalmente maturato dalla lunga osservazione degli infelici matrimoni che non contemplano una simile prassi. Questo stato d’animo coglie uno scapolo intorno ai trentacinque anni, che quindi si mette all’opera con una quattordicenne. L’operazione richiede una decina d’anni, trascorsi i quali la sposa così plasmata considera il signor marito un vecchio. Tutto sommato credo che il solito piano sia il migliore, persino il più sicuro. Ballate tre volte con una fanciulla, e se vi aggrada la luce dei suoi occhi e il tono di voce con il quale, senza fiato, risponde alle vostre domandine sui cavalli e sulla musica - su argomenti maschili e femminili - spiccate il salto nel buio. È pericoloso, non c’è dubbio; ma la moglie plasmata, a mio parere, lo è ancor di più. 

Per Felix Graham la faccenda era alquanto diversa, visto che non aveva ancora trent’anni e che la signorina destinata a essere la madre dei suoi figli era già reduce da tre o quattro anni di noviziato. Felix aveva cominciato a esser prudente molto presto; oppure lo era diventato sotto la spinta del sentimento anziché del pensiero. La sua promessa sposa si chiamava Mary Snow; ed è probabile che, qualora le circostanze non l’avessero posta sulla sua strada, non ne avrebbe imboccata un’altra in cerca di un soggetto per il suo esperimento. Mary Snow era la figlia di un incisore - non di un artista che riceve quattro cinquemila sterline per incidere il capolavoro di un pittore moderno - ma di un tale che eseguiva svolazzi su biglietti decorativi per conto dei commercianti e aiutava a illustrare i cartelloni del circo. Felix lo aveva conosciuto per via di certi suoi affari con la stampa, e aveva scoperto che era vedovo, ubriacone, dissoluto e che generalmente affogava nella miseria. Quel tale aveva un’unica figlia: si trattava di Mary Snow. 

Non occorre adesso raccontare perché mai il giovane avvocato si accollasse il mantenimento e l’istruzione di quella povera figlia. Era in perfetta buona fede, aveva cercato di agire da buon samaritano. L’aveva trovata che era graziosa, mezza morta di fame, sporca, ignorante e modesta; sicché si era preso la responsabilità di nutrirla, pulirla ed educarla, e da ultimo di sposarla. Si sarebbe detto che assumendosi un compito senza dubbio caritatevole come quello inerente alle prime tre responsabilità, non avrebbe incontrato alcuna difficoltà da parte dell’incisore ubriacone, dissoluto e povero in canna. Ma quell’uomo fece i suoi calcoli fin dal principio; e prima che Graham riuscisse a ottenere la custodia della figlia, il padre gli aveva estorto la promessa scritta che l’avrebbe sposata a una determinata età se fino ad allora la condotta di Mary fosse stata appropriata. Una condizione, questa, che non aveva sollevato alcuna obiezione; e in effetti Graham aveva agito verso di lei in modo tale che, qualora Mary si fosse tirata indietro, la colpa sarebbe stata interamente della ragazza. Mancava ormai solo un anno al giorno in cui Felix doveva fare la propria felicità, e finora non aveva mai dubitato di adempiere alla sua promessa. 

Aveva raccontato agli amici - quelli con cui era realmente in confidenza: Augustus Staveley e un paio d’altri - quale sorte matrimoniale lo attendesse e loro lo avevano canzonato per la sua cavalleria donchisciottesca. Specialmente Staveley si era messo in testa che quel matrimonio non dovesse aver luogo, ed era già arrivato al punto di progettare un’altra unione per l’amico. 

«Tu sai che non l’ami», aveva detto a Felix durante il suo soggiorno a Noningsby. 

«Non mi risulta», aveva risposto l’altro, quasi arrabbiato. «Al contrario, so che l’amo». 

« Già, come io amo mia nipote Maria o la vecchia zia Bessy, che tutti i momenti mi riforniva di caramelle quand’ero bambino». 

«Sono stato io ad aver rifornito Mary di caramelle, suscitando in tal modo un amore più forte». 

«Comunque non ne sei innamorato, né lo sarai mai, e se la sposi commetterai un peccato enorme». 

«Ma come ti sei fatto virtuoso!». 

«Macché. Figurati se sono virtuoso. Però capisco benissimo quando uno è innamorato di una ragazza, come capisco benissimo che tu non sei innamorato di Mary Snow. Sai una cosa, amico mio, se la sposi hai chiuso per la vita. Per te sarà la fine». 

«Vuoi dire che sua altezza reale taglierà i ponti con me ?». 

«Non voglio dire un bel niente riguardo al sottoscritto. La tua sorte resterà immutata, a prescindere dal fatto che io tagli o meno i ponti con te. So benissimo cosa occorre per smuovere un poveretto; e a un tipo come te, con certe idee balzane su parecchie cose, serve tutto l’aiuto possibile e immaginabile. Dovresti badare al denaro, ai legami importanti». 

«A Sophia Furnival, per esempio». 

«No, non farebbe al caso tuo. Me ne accorgo adesso». 

«Lo immaginavo anch’io. Beh, carissimo, non arriveremo ai ferri corti per questo. È una splendida ragazza, il mucchio di denaro è tutto tuo, sempre che tu riesca a metterci le mani». 

«Sciocchezze. Non penso a Sophia Furnival più di quanto ci pensi tu. E anche se fosse, sarebbe un matrimonio come si deve. Ebbene… ». Poi seguitò con altri commenti assai sapienti su Miss Snow. 

Questo scambio avvenne mentre Felix Graham era steso con le ossa rotte nella comoda stanza a Noningsby; dopodiché, a dire il vero, non è che il suo cuore fosse tanto in pace riguardo a Mary Snow. Fino a quel momento, essendosi risolto da un pezzo a prenderla in moglie, non aveva mai permesso ai suoi pensieri di deviare dal loro intento. E nemmeno adesso, finché riusciva a impedir loro di vagare. 

Ma, steso lì a Noningsby pensando alle dolci serate natalizie, come era possibile trattenerli ? Gli era stato detto che non amava Mary Snow; rimasto solo, si chiese se l’amava davvero. Si era impegnato a sposarla, e doveva portare a termine quell’impegno. Nondimeno, l’amava? E se non amava lei, amava qualcun’altra? 

Mary Snow sapeva benissimo quale sarebbe stato il suo destino, per la verità lo sapeva già da due anni. Ora aveva la stessa età di Madeline Staveley: diciannove anni, e a venti si sarebbe maritata, in base all’accordo fra Felix Graham e Mr Snow, l’incisore ubriacone. Conoscevano il loro destino - i futuri coniugi - e ognuno faceva completo affidamento sulla buona fede e sull’affetto dell’altro. 

L’Angelo della Luce

Graham, mentre l’amico gli impartiva la suddetta lezione, aveva una lettera di Mary sotto il cuscino. Le scriveva regolarmente, ogni domenica, e lei gli rispondeva ogni martedì. Nulla era più appropriato del modo in cui Mary obbediva a tutte le sue disposizioni; e nella fattispecie pareva davvero che la moglie da plasmare si sarebbe rivelata ben plasmata. Quando Staveley uscì, la rilesse. Le sue missive erano sempre della stessa lunghezza: riempivano da cima a fondo quattro facciate di un foglio di carta da lettere. Erano scritte in maniera impeccabile; e siccome non una parola veniva mai modificata o cancellata, per Felix era lampante che fossero state inizialmente redatte in brutta copia. Mentre rileggeva le quattro facciate del piccolo foglio di carta, non potè impedirsi di far congetture sulle lettere che scriveva Madeline Staveley. Quella di Mary recitava: 

3 Bloomfield Terrace, Peckham, Martedì, 10 gennaio, 18… 

Carissimo Felix (lo chiamava così da un anno a questa parte, per mutuo consenso di Graham e della signora assai discreta sotto la cui custodia al momento viveva. In precedenza gli aveva scritto chiamandolo «Caro Mr Graham»). 

Carissimo Felix, 

Sono contentissima di sapere che il tuo braccio e le tue costole sono migliorati. Ieri ho ricevuto la tua lettera e sono stata contenta di sapere che ti trovi tanto bene in casa delle gentilissime persone che ti ospitano. Conoscendole, invierei loro i miei rispettosi omaggi, ma dato che non le conosco immagino non sia il caso. Ma le ricordo nelle mie preghiere. (Quest’ultima affermazione fu inserita su espressa indicazione di Mrs Thomas, che pur non leggendo le lettere di Mary, ogni tanto le suggeriva, su qualche argomento, quanto doveva dire. Né si trattava di ipocrisia, giacché su indicazione di quella guida esemplare aveva pregato per quelle gentili persone). Spero che tu stia abbastanza bene da venirmi a far visita fra breve, ma ti prego non venire se non stai abbastanza bene da non sentire dolore. Sono contenta di sapere che non intendi andare più a caccia, giacché mi sembra un passatempo pericoloso. 

Qui finiva il primo paragrafo. 

Ieri è venuto a trovarmi papà. Ha detto che se la passava malissimo, e difatti si vedeva. All’inizio non sapevo cosa dire, ma mi ha tanto pregato di dargli un po’ di soldi che alla fine gli ho dato tutto quello che avevo: diciannove scellini e sei pence. Mrs Thomas si è arrabbiata e ha detto che non avevo il diritto di sciupare i tuoi soldi e che non avrei dovuto dargli più di mezza corona. Spero che tu non sia arrabbiato con me. Al momento mi hanno sgridato abbastanza. Ma era davvero conciato male, specialmente le scarpe. 

Non saprei cosa altro dire, tranne che ogni mattina prima di colazione faccio la versione in francese di trenta versi di Télémaque.34 Non mi riesce mai tale e quale, ma Mr Grigaud dice che è ben fatta. Dice che se fosse tale e quale scriverei in francese come Fénelon, il che naturalmente non è pensabile. Ora ti saluto, la tua affezionatissima 

Mary Snow 

Questa lettera non conteneva nulla di oltraggioso per Felix Graham, come lui stesso riconobbe. Lo riconobbe a malincuore, perché a una prima lettura si era quasi un po’ arrabbiato con la mittente. Era chiaro che la lettera non conteneva nulla di riprovevole, nulla che non fosse degno di lode. Si sarebbe arrabbiato qualora Mary si fosse limitata alla filiale elargizione di mezza corona, ritenuta congrua da Mrs Thomas. Le era riconoscente per quella sua attenzione al francese da lui ap- 

positamente prescrittale. Nulla era più appropriato della sua allusione agli Staveley; la lettera era proprio come doveva essere. Nondimeno lo irritò e lo rese infelice. Era bene sposare una fanciulla con un padre «davvero conciato male, soprattutto le scarpe»? Staveley aveva detto che gli occorrevano legami importanti, e questo che sorta di legame sarebbe stato? C’era in tutta la lettera una sola parola che lasciasse balenare una scintilla di vero amore ? E il rumore dei passi di Madeline Staveley lungo il corridoio non era vicino al suo cuore più di tutte le schiette affermazioni della lettera di Mary Snow? 

Nondimeno aveva promesso, e non si sarebbe tirato indietro, per quanto dolce alle sue orecchie fosse il rumore dei passi di Madeline Staveley. Poi, tornando a distendersi nel letto, prese a pensare che magari sarebbe stato meglio rompersi l’osso del collo invece delle costole quando era uscito allo scoperto a Monkton Grange. 

Mrs Thomas dirigeva una scolaresca formata da tre bambine e da Mary Snow. In effetti non aveva avuto successo nell’attività che si era scelta, stentando a conservare la sua modesta targa sulla porta, finché Graham, in cerca di una casa per la sua sposa da plasmare, allora al principio del suo noviziato, non si imbatté in lei. I suoi mezzi erano tutt’altro che abbondanti; ma poiché ancora le si stringevano addosso una media di tre ragazzine e le settanta sterline l’anno di Mary Snow - abiti inclusi - venivano puntualmente versate, la casetta di Peckham rimase in piedi. Stando così le cose Mary Snow era qualcuno agli occhi di Mrs Thomas e Felix Graham un’illustrissima persona davvero. 

Felix aveva ricevuto la lettera di mercoledì e, come al solito, Mary ne ricevette una da lui il lunedì successivo. Queste lettere le giungevano sempre di sera, mentre era seduta a prendere il tè insieme a Mrs Thomas, quando le bambine erano state messe opportunamente a letto. Le lettere di Graham erano brevissime, uno che si è rotto il braccio destro più due costole non se la cava bene con la penna. Tuttavia due parole le arrivavano sempre: «Carissima Mary, sto migliorando a vista d’occhio, spero di vederti tra un paio di settimane. Hai fatto benissimo con i soldi. Non demordere con il francese. Il tuo F.G.». Ma mentre si firmava «suo» la mente gli disse che era una bugia. 

«È molto buono a scriverti in quelle condizioni», disse Mrs Thomas. 

«Davvero», fece Mary «davvero molto buono». Poi seguitò con la storia di Rasselas35 nella sua valle felice, uno studio con il quale Mrs Thomas contava di iniziarla alla lettura dei romanzi che ormai è consueto per una signora inglese. Mrs Thomas però aveva in mente di approfittare della presente occasione. Era suo dovere inculcare nell’alunna l’amore e la gratitudine verso il suo benefattore che tanto si prodigava per lei. Gratitudine per i favori passati e amore per quelli a venire; e ora, mentre quelle due righe giacevano sul tavolo, la colse al volo. 

«Mary, voglio sperare che tu ami Mr Graham con tutto il cuore e con tutte le forze». Le sarebbe sembrato immorale aggiungere altro; ma pensò di potersi spingere fino a quel punto, considerato il sacro vincolo che sarebbe esistito tra la sua alunna e il signore in questione. 

«Oh, sì, certo». Poi gli occhi di Mary ricaddero bramosi sulla copertina del libro che aveva in grembo mentre il dito teneva il segno. Non è che Rasselas sia molto eccitante, ma lo era di gran lunga più di Mrs Thomas. 

«Altrimenti sarebbe immorale da parte tua. Spero inoltre che a volte tu pensi agli inderogabili doveri di una moglie verso il marito. E per te questo vale molto più che per qualunque altra, almeno per quanto ne so». 

La cosa risultò quasi deprimente per lo spirito della povera Mary, che nondimeno cercò di armarsi di coraggio e di compiere il proprio dovere. «Farò tutto quel che posso per compiacerlo, Mrs Thomas; con il francese mi sto impegnando, davvero. Lui dice che ho fatto bene a dare i soldi a papà». 

«Ma ci saranno molte altre cose, quando ti troverai presso l’altare per diventare sua moglie: osso delle sue ossa,36 Mary». E pronunziò queste ultime parole con tono assai solenne, scuotendo il capo, tono che quasi pietrificò il cuore della povera Mary quando lo udì. 

«Sì, lo so. Ma cercherò di scoprire cosa gli aggrada». 

«Non credo sia molto esigente riguardo al bere e al mangiare come certi altri uomini; per quanto vorrà che sia tutto a puntino». 

«So che va matto per il tè forte, non me ne scorderò». 

«Quanto agli abiti: non è molto ricco, sai Mary; ma se la prenderà a male se non sarai sempre in ordine. E le sue camicie: mi figuro che al momento nessuno se ne occupi, poiché ho visto che spesso gli mancano i bottoni. Mai riporle nei cassetti senza assicurarti che siano ben saldi». 

«Me ne ricorderò», disse Mary, poi tentò furtivamente di riaprire il libro. 

« E per le calze, Mary: nulla è più utile a una giovane nella tua situazione del saper rammendare a regola d’arte. A volte temo che non ti vada tanto a genio». 

«Oh, sì, invece». Era una frottola, ma cosa poteva fare, poverina, messa così alle strette ? 

«Perché credevo che avresti dato un’occhiata a quelle di Jane Robinson e Julia Wright lì dentro nel cestino. A quelle di Rebecca ci ho pensato io prima del tè, fino ad aver male agli occhi». 

«Oh, non lo sapevo», disse Mary, in tono leggermente indignato. «Perché non me l’avete chiesto direttamente?». 

«È solo per farti fare esercizio». 

«Esercizio! Praticamente non faccio altro». Nondimeno posò il libro e trascinò il cestino da lavoro mettendolo sul tavolo. «Ma insomma, Mrs Thomas, come faccio ad aggiustarle? Sono tutte un rammendo». 

«Dalle a me», disse Mrs Thomas. Seguì un silenzio di un quarto d’ora durante il quale i pensieri di Mary vagarono in direzione della sua vita futura. Le calze di Felix Graham le avrebbero dato noia come queste ? 

Sotto sotto Mrs Thomas era una donna onesta e, in linea di massima, anche nella vita quotidiana. La coscienza le diceva che probabilmente Mr Graham non avrebbe approvato tale sorta di esercizio inteso come dovere coniugale e, malgrado le cascassero gli occhi, decise di compiere il proprio lavoro. «Non fa nulla, Mary», disse. «Mi sto ricordando che hai pensato alle tue di calze prima di pranzo». 

«E si capisce», disse Mary con il broncio. «Quanto all’esercizio, immagino che lui non vorrà vedermi solo rammendare». 

«Bene, cara, mettile via». E Miss Snow le mise via, mentre riprendeva la lettura di Rasselas. Chi rammendava le calze a Rasselas e controllava che i bottoni delle sue camicie fossero ben saldi? Che valle felice doveva essere se una futura sposa era libera da certe incombenze! 

«Immagino, Mary, che sarà un giorno dell’anno prossimo in primavera». Mrs Thomas non stava leggendo, perciò un po’ di conversazione di tanto in tanto le era di conforto. 

«Cosa, Mrs Thomas?». 

«Beh, il matrimonio». 

«Immagino di sì. Ha detto a mio padre che dovrebbe essere ai primi del 18… allora avrò vent’anni compiuti». 

«Chissà dove andrai ad abitare». 

«Non so. Non ne ha mai parlato». 

«Immagino di no, ma sono certa che sarà molto lontano da Peckham». Mary non rispose, ma non potè impedirsi di desiderare che così fosse. Per lei Peckham non era stato un luogo radioso di felicità, anche se lì era stata baciata dalla fortuna. Perdipiù la sua mente era in preda a un affanno profondo, strettamente legato alle strade, alle case e alle vie di Peckham. Allorché fosse diventata, di fatto, la legittima moglie di Felix Graham, sarebbe stato proprio il caso di andarsene il più lontano possibile di là. 

«Miss Mary», bisbigliò attraverso la fessura la servetta tuttofare dal braccio arrossato, raggiunta di soppiatto la porta della camera di Mary, quando tutti si furono ritirati per la notte. «Miss Mary, debbo dirvi una cosa». E Mary aprì la porta. «Ho una lettera per voi»: e la servetta tuttofare subito le presentò un foglietto chiuso in una busta verde. 

«Sarah, ti avevo detto di no», disse Mary, con l’aria assai severa, non sapendo se prendere o meno la lettera. 

«Ma mi ha tanto pregato e supplicato. E poi, signorina, lui dice che vuole una risposta. Dice che è un diritto che non si nega a nessuno. L’aveste visto, anche voi l’avreste presa, senza dubbio. Era così carino con il fazzoletto azzurro e oro al collo. Ha detto che andava a teatro». 

«E con chi andava, Sarah?». 

«Ah, con nessuno. Solo con la mamma e la sorella, gente così. È a posto, altroché». E così Mary Snow prese la lettera. 

«Cosa faccio, torno per la risposta domattina mentre riordinate la camera dopo colazione?» disse la ragazza. 

«No, non lo so. Io non mando nessuna risposta. Ma, Sarah, per l’amor di Dio, non farti uscire una sola parola!». 

«Chi, io? Accipicchia, signorina: no, per tutto l’oro del mondo». Poi Mary rimase sola a leggere un’altra lettera di un altro corteggiatore. 

«Angelo della luce!» attaccava. «Freddo però, come il tuo bel nome». Alla poverina parve tanto bello e dolce, e benché avesse una gran paura da volere quasi che scomparisse dalla sua vista, lesse la lettera una ventina di volte. I piaceri rubati sono sempre dolci. Non si era curata di leggere le due righe del suo signor fidanzato più d’una volta, due al massimo; eppure le aveva scritte un uomo buono, un uomo infinitamente buono con lei, soffrendo, per giunta le pene dell’inferno. 

Sedette tutta tremante al pensiero di cosa stava facendo; poi, mentre pensava, rilesse la lettera. «Angelo della luce! Freddo però, come il tuo bel nome». Ahimè, ahimè com’era dolce! 

Orley Farm
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