Capitolo XIX

La famiglia Staveley

I due mesi seguenti trascorsero senza alcun avvenimento particolarmente degno di nota, a parte l’incontro fra Mr Joseph Mason e Mr Dockwrath nella stanza di Mr Matthew Round, in Bedford Row. Mr Dockwrath lottò duramente affinché non si svolgesse in presenza dell’avvocato londinese; ma lottò invano. Mr Round non era tipo da consentire a un estraneo di intromettersi fra lui e il suo cliente, e Mr Dockwrath fu costretto a cedere le armi. Fu così che il documento o i documenti scoperti a Hamworth furono portati in Bedford Row; e Dockwrath alla fine si risolse, non potendo soppiantare Matthew Round, ad accettare di combattere in veste di suo luogotenente, ma anche di sergente o caporale, qualora non gli fosse stato concesso un grado più elevato. 

«Senz’altro c’è sotto qualcosa, Mr Mason», disse il giovane Round, «ma ora come ora non posso assicurarvi di essere nella posizione di provarlo». 

«Verrà provato», disse Dockwrath. 

«Confesso che mi sembra chiarissimo», disse Mr Mason, che ormai si era fatto un’idea della portata della questione. «È evidente che ha scelto la data perché quelle due persone erano state chiamate a sottoscrivere l’altro atto». 

«Naturalmente sosterremo proprio questo. Dico soltanto che provarlo non sarà così facile». 

«Quella truffatrice ladra e maneggiona!» esclamò Mr Mason. 

« Se è come pensiamo, si è trattato di un colpo da maestro», disse Mr Round, ridendo; poi, per un po’, non vennero prese altre iniziative, con gran disgusto di Mr Dockwrath e di Mr Mason. Il vecchio Mr Round aveva mantenuto la promessa fatta a Mr Furnival; o, quantomeno, aveva cercato di mantenerla. Non aveva preso in mano la faccenda, ma aveva pregato suo figlio di andarci piano. «Sono storie che non ci stanno a cuore, Matthew», disse; «quanto a quel tipo dello Yorkshire, non mi è mai piaciuto». Al che Matthew aveva risposto che neppure a lui era mai piaciuto Mr Mason; ma, siccome il caso presentava dei punti assai significativi, andava esaminato a fondo; dopo di che la faccenda fu rinviata a dopo Natale. 

Ora la scena si sposterà a Noningsby, dimora di campagna del giudice nei dintorni di Alston, dove si riunì una comitiva per le vacanze natalizie. C’era anche il giudice, naturalmente, senza parrucca; mi vien fatto di pensare che i giudici trascorrano le ore più comode della loro esistenza facendo a meno della parrucca. E c’era anche Lady Staveley, una presenza scontata, poiché non aveva altra casa al di fuori di Noningsby. Molti anni addietro, sin dal lieto giorno che segnò 

l’acquisto di Noningsby, aveva ripudiato Londra; e il povero giudice, quando i suoi doveri lo chiamavano a risiedervi, viveva giocoforza come uno scapolo, in un appartamento ammobiliato. Lady Staveley era una donna buona, materna e affettuosa, entusiasta dei suoi fiori e della sua frutta, convinta che nessuno ne avesse di così eccellenti, nonché del suo burro e delle sue uova, che in genere nelle altre case non erano, secondo lei, adatti a essere mangiati; entusiasta dei figli, che erano tutti dei cigni, mentre, come spesso osservava con un sospiro di felicità, quelli dei vicini sembravano tanto dei brutti anatroccoli. Ma soprattutto era entusiasta del marito, che ai suoi occhi era l’esemplare perfetto di tutte le virtù maschili. Si era messa in testa che in Inghilterra la posizione di giudice aggiunto fosse la più elevata mai toccata in sorte a un semplice mortale. Per diventare Lord Cancelliere, capo della magistratura o barone uno doveva impegnarsi a tempo perso in Parlamento, in politica e in affari sporchi; mentre i magistrati passati alla politica venivano scelti per la saggezza, la condotta irreprensibile e la discrezione. Fra tante scelte, quella che fece maggiormente onore all’Inghilterra, rivelandosi in tutto e per tutto la più vantaggiosa per gli inglesi, fu compiuta dal defunto sovrano quando optò per il marito. Tale era il suo credo in merito alle vicende domestiche. 

Al momento i giovani Staveley erano soltanto due, vale a dire: Augustus e sua sorella Madeline. La figlia maggiore era sposata, perciò, pur trascorrendo quelle vacanze di Natale a Noningsby, non va considerata come una di famiglia. Di Augustus abbiamo detto abbastanza; ma poiché vorrei che Madeline Staveley diventasse per molti miei lettori il personaggio più interessante di questa storia, debbo fermarmi a dire due parole su di lei. Due parole. E giacché, quando si tratta di donne, sono i segni esteriori ed evidenti di grazia e di bellezza22 a suscitare i maggiori entusiasmi, o quantomeno ricorrenti conversazioni, comincerò dagli attributi esteriori. E ora, affinché le muse mi assistano nell’impresa, insegnando alle mie rozze mani a tracciare con mano ferma le linee delicate della bellezza femminile, rivolgo a loro la mia preghiera umile ma sincera.

Al momento Madeline Staveley aveva circa diciannove anni. Non posso chiedere alle muse di dire che la sua bellezza era perfetta, ma chissà ch’io non possa esortare le dee a profetizzare che un giorno sarà tale. Adesso era esilissima, e appariva quasi troppo alta per la sua figura. In effetti la sua statura superava la media per le donne, e suo fratello la usava a pretesto per canzonarla un po’; ciò nonostante ogni sua movenza era soave, leggiadra, da cerbiatto, come si conviene a una giovane fanciulla. Al momento era ancora una bambina nel cuore e nello spirito, e come una bambina avrebbe potuto giocare se l’istinto femminile non le avesse insegnato la convenienza di un contegno sobrio. Tra le meraviglie della femminilità nessuna ci meraviglia più di questa: una giovane mente e un giovane cuore - giovani come sa renderli la giovinezza, e per natura altrettanto felici - sanno ostentare una gravità e una discrezione da sessantenni, mantenendole con successo davanti a chicchessia. Il tutto si compie non perché si è imparata una lezione, ma in conseguenza di un istinto innato dalla nascita. Ricordiamo la letizia delle nostre sorelle nelle nostre case, e il mutar del loro contegno allorché quelle case venivano aperte agli estranei; e ricordiamo altresì che tale cambiamento era frutto del lavorìo interiore della loro natura di donne! 

Ma io sto tralasciando del tutto le grazie esteriori di Madeline Staveley. Era quasi un peccato che fosse di indole così seria, perché nel suo caso era il sorriso a renderla incantevole. Sorrideva con l’intero volto. In quei momenti una luce ridente le rischiarava gli occhi grigi, ispirando il sincero desiderio di godere della sua fiducia; sorrideva con le morbide gote, le cui tenui sfumature, rese poco più rosee dall’eccitazione, s’increspavano in graziose fossette; sorrideva con la fronte che catturava la luce dai suoi occhi inarcandosi gloriosa; ma soprattutto sorrideva con la bocca, scoprendo appena, non di più, la bellezza delle perle al suo interno. Mai vista su un volto di donna una bocca che, quanto a pura bellezza, bellezza che esprime sentimento, eguagliasse quella di Madeline Staveley. Ne ho viste tante dal labbro più pieno, dalla curva più sontuosa, esche assai più allettanti per l’infamia e la rudezza maschile; ma mai una che rivelasse a tal punto, in virtù della sua muta eloquenza, la felicità del cuore e della bellezza di una donna. Come ho detto era incantevole nella letizia, ma se possibile lo era di più nel dolore; perché allora le labbra si schiudevano, affluiva il respiro, e nell’emozione della sofferenza la vitalità della sua bellezza era incontenibile. 

Il suo volto era ovale, e forse qualcuno direbbe che era troppo magro; lo direbbe prima di conoscerlo bene, ma mai conoscendolo a fondo. Non era di carnagione chiara, anche se sarebbe sbagliato definirla bruna. Il volto e la fronte non erano scuri, d’altro canto non poteva vantare il rosa puro e il bianco perlaceo all’origine di una carnagione chiara. Per parte mia, non sono certo di amare simile carnagione. Da soli il rosa e il bianco non doneranno quell’incarnato che appare il miglior indizio di luce e di vita, espressione di una mente che pensa e di un cuore che sente. Non so quale colore descriva le morbide cangianti sfumature del volto di Madeline Staveley, ma mi permetto di dire che mai nessuno lo trovò insipido o inespressivo. 

E ora cos’altro mi resta da dire? Il naso era alla greca, forse dalle narici un po’ troppo ampie per esser ritenuto perfettamente cesellato. La chioma era morbida e castana, quel castano scuro che una certa luce tramuta quasi in nero; ma non era questa a renderla incantevole. La chioma è il grande fascino di certe donne - Neere che amano sedere all’ombra mezzo addormentate - ma è un fascino scevro di potente eloquenza. Tutta la bellezza d’ordine superiore dovrebbe parlare, e quella di Madeline non faceva altro. Detto questo, suppongo di avere raccontato quanto vale a porre la sua figura esteriore sotto gli occhi interiori dei miei lettori. 

Al principio di questa descrizione ho detto che avrei cominciato dagli attributi esteriori; ma ora, parlandone, mi pare di avere indicato a sufficienza anche quelli interiori. Narrare i suoi pensieri e le sue azioni prima del periodo di cui ci stiamo occupando non giova ai nostri scopi; eventualmente i suoi pensieri e le sue azioni si possono indovinare, spero, da quanto è stato già scritto. 

Questa era la famiglia Staveley. Fra gli ospiti, quelli che occorre ora nominare già ci sono stati presentati. C’era Miss Furnival, e anche suo padre, il quale non contava di trattenersi a lungo a Noningsby, se non altro così aveva detto nel salotto di casa sua; nondimeno era lì da una settimana, e probabilmente si sarebbe trattenuto fin dopo il giorno di Natale. E c’era Felix Graham. Come già abbiamo sentito, era stato l’amico Augustus a invitarlo, con uno scopo particolare; vale a dire: affinché si innamorasse di Sophia Furnival, scongiurando, grazie al presunto mucchio di denaro della ragazza, i probabili mali altrimenti ingenerati dal suo temperamento del tutto privo di senso pratico. Felix Graham non era antipatico al giudice; ma giacché questi era essenzialmente un uomo pratico, capitava spesso che con il suo fare mite e benevolo canzonasse il giovane avvocato. E c’era Sir Peregrine Orme, assente da casa in una rarissima occasione; naturalmente assieme alla nuora e al nipote. Il giovane Perry si sarebbe trattenuto, o contava di trattenersi a Noningsby per un bel po’. Si era portato un cavallo per andare a caccia, che ogni tanto veniva cambiato; sicché lo stalliere faceva la spola fra Noningsby e Cleeve. Tuttavia Sir Peregrine aveva intenzione di tornare prima di Natale, insieme a Mrs Orme. Era venuto per quattro giorni, che per lui equivalevano a una lunga assenza da casa, trascorsi i quali sarebbe partito. 

Seduti tutti intorno al tavolo della colazione in sala da pranzo in una mattina disperatamente piovosa, ascoltavano una lezione del giudice sull’abominevole abitudine di mangiare carne a metà giornata, quando un domestico, giunto alle spalle del giovane Orme, gli disse che Mr Mason era nella saletta della colazione e desiderava vederlo. 

«Chi è che desidera vederti?» disse il baronetto con tono sorpreso. Aveva afferrato il nome, e sul momento pensò che si trattasse del proprietario di Groby Park. 

«Lucius Mason», disse Peregrine, alzandosi. «Chissà cosa vuole da me». 

«Ah, Lucius Mason», fece il nonno. Personalmente, dopo la conferenza sull’agricoltura, neppure Lucius gli era più tanto simpatico; ma per amore di sua madre lo si poteva perdonare. 

«Prego, invitatelo a colazione», disse Lady Staveley. Da quando gli Orme si trovavano a Noningsby l’argomento Lady Mason era stato sfiorato, e la famiglia Staveley era pronta a offrirle la sua comprensione, e se necessario tutta la sua amicizia. 

«Sarebbe il grande agricoltore, giusto ?» disse Augustus. «Fatelo entrare senza indugio; vai a sapere le cose che s’imparano in una giornata così». 

«È un mio ammiratore; non dovreste prenderlo in giro», disse Miss Furnival, seduta accanto ad Augustus. 

Ma Lucius Mason non entrò. Il giovane Orme rimase con lui per un quarto d’ora circa, poi tornò nella stanza dichiarando, piuttosto serio in volto, che doveva andare a Hamworth e tornare prima di pranzo. 

«Andrai con il giovane Mason?» chiese il nonno. 

«Sì, signore; vuole che faccia una cosa per lui a Hamworth, e non mi posso proprio rifiutare». 

«Non vi batterete mica in un duello! » disse Lady Staveley, levando in alto le mani orripilata all’idea che le era balenata nella testa. 

«Un duello!» proruppe Mrs Orme. «Oh, Peregrine!». 

«Non può essere niente del genere», disse il giudice. «Direi che il giovane Mason non è tanto stupido; e di certo neppure Peregrine Orme». 

«La cosa mi giungerebbe nuova, infatti», disse Peregrine, ridendo. 

«Promettimelo, Peregrine», disse sua madre. «Dì che me lo prometti». 

«Madre adorata, la cosa è impensabile per te come per me… per la verità non così tanto». 

«Tornerete per pranzo?» gli domandò Lady Staveley. 

«Oh sì, senza dubbio». 

«E dite a Mr Mason», disse il giudice, «che se tornerà con voi saremo lietissimi di vederlo». 

La commissione che portò Peregrine Orme a Hamworth sarà spiegata nel prossimo capitolo, ma dopo pranzo la sua partenza sollevò una discussione fra i signori uomini in merito all’attuale posizione di Lady Mason. Non vi era più alcuna possibilità di tenere segreta la faccenda, visto che Mr Dockwrath si era premurato di informarne tutta Hamworth. Aveva dichiarato apertamente che ora sarebbero state fornite le prove della falsificazione del testamento ad opera della vedova di Sir Joseph Mason, e aveva detto a molte persone che Mr Mason di Groby aveva deciso di accusarla di falso. A questo punto Lucius aveva dichiarato altrettanto apertamente che avrebbe fatto causa all’avvocato per diffamazione, e Dockwrath gli aveva fatto sapere che era liberissimo, se voleva. 

«È uno stato di cose scandaloso», disse Sir Peregrine, esprimendosi in proposito con molta foga e non poca stizza. «Si tratta di una questione risolta vent’anni fa con soddisfazione di tutti gli interessati, e ora viene rivangata affinché due individui possano compiere la loro vendetta contro una povera vedova. Non sono uomini, sono bruti». 

«Ma perché non fa causa all’avvocato ?» disse il giovane Staveley. 

«Certe cause non sono sempre ammissibili», disse suo padre. «Dockwrath può benissimo averne dette di cotte e di crude sulla signora, ciò nonostante provare la diffamazione può essere molto difficile. A quanto ne so, pare che se la auguri lui stesso». 

«Pensate allo stato in cui si trova Lady Mason! » disse Mr Furnival. «Figuratevi che tormento per lei esser trascinata a provare una faccenda del genere!». 

«Sono convinto che la ucciderebbe», disse Sir Peregrine. 

« Il miglior modo di aiutarla sarebbe quello di fornirle un po’ di appoggio», disse il giudice; «e, a quanto ne so, se lo merita». 

«Altroché se lo merita», disse Sir Peregrine, «e lo avrà. Se non altro gli abitanti di Hamworth vedranno che mia figlia la reputa una compagnia raccomandabile. Sono felice di dire che al mio ritorno verrà a Cleeve e vi rimarrà fin dopo Natale». 

«Un caso assai strano», disse Felix Graham, che fino ad allora aveva meditato in silenzio sulla situazione di Lady Mason. 

«Eccome», disse il giudice; «ed è la dimostrazione che quando ci sono di mezzo i testamenti bisogna procedere con i piedi di piombo. Il testamento e il codicillo, a quanto pare, recano la calligrafia della vedova, che fungeva da amanuense non solo per il marito ma anche per l’avvocato. Un fatto che in me non desta sospetto; ma senza dubbio lo desta in chi fa ricorso. L’avvocato che consigliò Sir Joseph avrebbe dovuto usare più giudizio». 

«È uno di quei casi», continuò Graham, «ove colei che soffre dovrebbe essere protetta dalla sua stessa innocenza. Un legale dovrebbe rifiutare di scagliarsi contro di lei». 

«Temo che non sfuggirà alla persecuzione di simili cavalieri», disse il giudice. 

«Sono discorsi campati in aria», disse Mr Furnival. 

«Sarebbe una bella cosa, l’aria, se non fosse che uno è troppo raffreddato per uscire a prenderne una boccata. Se la faccenda è in questi termini, penso proprio che un gentiluomo si coprirebbe d’infamia a infierire su Lady Mason». 

«Parola mia, signore, sono pienamente d’accordo con voi», disse Sir Peregrine, con un inchino a Felix Graham mentre beveva. 

«Con il vostro permesso, Sir Peregrine», disse Mr Furnival, «credo che non sareste d’accordo con Mr Graham se aveste riflettuto più a fondo». 

«Non sono preparato dal punto di vista professionale», disse Sir Peregrine, con un altro inchino, stavolta rivolgendosi all’avvocato; «ma non vedo come la dottrina possa modificare il mio punto di vista in proposito». 

«Nessun accomodamento professionale può modificare la verità e l’onore», disse Graham; poi la conversazione passò da Lady Mason ai grandi emendamenti della riforma giudiziaria dibattuti l’autunno precedente. 

Il caso Orley Farm veniva discusso, sebbene in altre forme e con linguaggio diverso, anche in salotto. «L’ho vista ben poco», disse Sophia Furnival, che con una certa arte aveva usurpato il ruolo di primo piano nella conversazione, «però mi è piaciuta molto. Ricordate, Mrs Orme, è venuta da voi quando mi trovavo a Cleeve». Mrs Orme disse di ricordarsene. 

«Inoltre siamo stati a Orley Farm. Povera signora! Visto che le cose stanno così, tutti dovrebbero usarle gentilezza. So che papà smuoverebbe mari e monti per lei». 

«Io non posso smuovere nulla», disse Lady Staveley, «ma qualora gradisse una mia visita… ». 

«Come no, Lady Staveley», disse Mrs Orme. «La gradirebbe molto. Non so dirvi l’affetto che porto a Lady Mason, né quanto la stimi Sir Peregrine». 

«Ci andremo la prossima settimana, Madeline». 

«Oh, sì, mamma. Dicono tutti che sia molto simpatica». 

«Sarà molto gentile da parte vostra, Lady Staveley», disse Sophia Furnival. 

«La settimana prossima sarà da noi», disse Mrs Orme. «Sono tre miglia in meno, sapete, inoltre saremmo così contenti di vedervi». 

Lady Staveley dichiarò che avrebbe fatto entrambe le cose. Sarebbe andata a Cleeve, e poi passata a Orley Farm, al rientro di Lady Mason. Capiva bene, benché allora non potesse dirlo, che la sua gentilezza aveva tra l’altro il vantaggio di informare tutta Hamworth che la carrozza degli Staveley era giunta fino all’uscio di Lady Mason. 

«Il figlio è intelligentissimo, vero?» disse Madeline, rivolgendosi a Miss Furnival. 

Sophia si strinse nelle spalle e reclinò il capo da una parte con grazia. «Già, credo di sì. Così pare. Ma chi può dire se un giovanotto è intelligente o meno?». 

«Ma certi sono molto più intelligenti di altri. Non credete?». 

«Eh già, come certe ragazze sono molto più graziose di altre. Ma se Mr Mason vi parlasse in greco, non vi sembrerebbe intelligente». 

«Beh, non lo capirei». 

« Naturalmente; però capireste che è stato un tonto a far sfoggio di cultura in quel modo. Quindi, non volete che sia intelligente, ma soltanto simpatico». 

«Non saprei cosa scegliere». 

«Ah, no? Io invece sì. Secondo me i giovanotti sono tenuti a essere simpatici in società, a non figurare se non sanno discorrere piacevolmente, e a offrirci qualcosa in cambio di tutto il disturbo che ci prendiamo per loro». 

«Io non mi prendo alcun disturbo per loro», disse Madeline ridendo. 

«Dovreste, provate a pensarci. Tutte le signore lo fanno, ecco perché dovrebbero offrirci qualcosa in cambio. Ma se invece un uomo si limita a parlarmi in greco, per parte mia, non credo che l’affare sia andato a buon fine». 

«Mamma mia, mi sa che per colpa vostra avrò una gran paura di Mr Mason». 

«Oh, lui non parla mai in greco: perlomeno non con me. Direi che mi piace. Ma io intendevo dire che, a mio avviso, un uomo non sarà più simpatico perché ha fama di essere intelligentissimo. Per parte mia, quasi quasi preferisco i giovanotti stupidi». 

«Oh, davvero? Quindi ora vediamo cosa pensate di Augustus. Secondo noi è intelligentissimo; ma non conosco uomo più popolare con le signorine». 

«Ah, allora è un maestro della seduzione». 

«Sarà anche un maestro, ma certo non è un seduttore. Un uomo può essere amabile con le signorine senza sedurle. O no?». 

«Non dovete prendermi au pied de la lettre, Miss Staveley, altrimenti sarò perduta. Naturale che può. Ma quando i giovanotti sono troppo amabili, le signorine tendono a…». 

«A cosa?». 

«Non proprio a innamorarsi di loro, ma a dare adito all’innamoramento; quindi se un uomo si comporta così è un seduttore. Dico che li priviamo della possibilità di seguire la giusta rotta, a mio parere». 

« Secondo me Augustus riesce a navigare in acque difficili con molta intelligenza». 

«Veleggia in mare aperto, lambisce appena i più incantevoli capi e promontori, e mai che venga sospinto a riva dal fortunale! Un marinaio felice, non c’è che dire!». 

«Io penso di sì, e penso che renda felici anche gli altri». 

«Dovrebbero subito promuoverlo ad ammiraglio. Ma uno di questi giorni verremo a sapere del suo tremendo naufragio». 

«Oh, spero di no!». 

«Rientrerà in uno stato pietoso, con solo due tavole in croce, tutta la sua gloria e la sua bellezza infrante e polverizzate da uno scoglio che per ostinazione aveva disprezzato». 

«Perché mai ve ne uscite con certe tremende profezie su mio fratello?». 

«Intendo dire che si sposerà». 

«Si sposerà! Ma naturalmente. È proprio quello che vogliamo tutti. Non lo chiamerete mica un naufragio?». 

«Certi brigantini finiscono per andare incontro a questa sorta di naufragio». 

«Non vorrete dire che sposerà una donna antipatica! ». 

«Oh, no; neanche per idea. Intendevo solo dire che, né più né meno degli altri discendenti di Adamo, gli toccherà abbassare le insegne. Oserei dire, se si sapesse la verità, che l’abbia già fatto». 

«Sono certa di no». 

«Lungi da me conoscere i suoi segreti, e vi riterrei una pessima sorella se andaste a raccontarli». 

«Ma sono certa che non ne abbia, di quel genere». 

«Sennò ve li racconterebbe?». 

«Oh, lo spero; qualunque segreto di un certo peso. Dovrebbe senz’altro, perché lui è sempre nei miei pensieri». 

«E voi gli raccontereste i vostri segreti?». 

«Non ne ho». 

«Ma avendoli, li raccontereste?». 

«Io? Beh, sì. Credo di sì. Ma una fanciulla non ha di questi segreti», proseguì, dopo un istante di pausa. «Almeno, non di quelli che in genere finisce per raccontare, persino a se stessa e a tutti quelli che le sono davvero cari». Seguì un altro istante di pausa. 

«Non ne sono così certa», disse Miss Furnival. Dopo di che i signori uomini fecero ingresso in salotto. 

Augustus Staveley si era messo al lavoro in maniera, a suo modo di vedere, molto sistematica, prospettandosi il lodevole obiettivo di un’unione fra Felix Graham e Sophia Furnival. «Perbacco, Graham», aveva detto, «la più bella fanciulla di tutta Londra verrà a Noningsby; parola mia, è proprio bella». 

«Recapitata appositamente per il tuo diletto, immagino». 

«Oh, niente affatto. Per la verità, non è esattamente il mio tipo; è troppo… troppo…, davvero, per me sarebbe troppo. Ha un sacco di quattrini, è intelligentissima e chi più ne ha più ne metta». 

«Non ti facevo così umile». 

«Non sto mica scherzando. E figlia del vecchio Furnival, che per inciso detesto con tutta l’anima. Non capisco perché il mio vecchio lo ospiti qui a Noningsby. Ma sai una cosa, amico mio, può fornire sua figlia di venticinquemila sterline. Pensi a tutto questo, Mastro Brook».23 Ma Felix Graham non riusciva a concentrarsi su certe cose su due piedi e, quando Sophia gli venne presentata, non parve granché rapito dalla fanciulla. 

Augutus aveva chiesto aiuto a sua madre, ma lei lo aveva preso in giro. «Sarebbe una splendida coppia», le aveva detto con energia. «Sciocchezze, Gus», gli aveva risposto. «Dovresti sempre lasciare che queste cose seguano il loro corso. Ti chiedo solo di non essere tu a innamorarti di Miss Furnival; non credo che la sua famiglia ti andrebbe molto a genio». 

Ma Felix Graham rispondeva senz’altro da ingrato a quell’attestazione d’amicizia, e l’amico se ne risentì. Ad Augustus venne in mente di sussurrare all’orecchio della signorina che Mr Graham era il più intelligente dei giovani avvocati in ascesa, cosa che, per quanto la riguardava, poteva perlomeno ispirare una certa intimità; ma lui, Graham, non voleva saperne di farsi avanti. «Gliene farò venire la voglia», si disse Augustus; perciò stavolta, facendo ingresso in salotto, Staveley occupò alla svelta il posto vuoto accanto a Miss Furnival, con l’assai amichevole obiettivo che si era proposto. 

Mossa quantomai pericolosa, giacché Miss Furnival era senz’altro avvenente e Augustus Staveley assai sensibile. Ma cosa non si farebbe per un amico? 

«Spero che avremo l’onore della vostra compagnia fino a Monkton Grange quando c’incontreremo là», disse. I cani da caccia dovevano confluire a Monkton Grange, a circa sette miglia da Noningsby, e tutti i cacciatori della casa sarebbero intervenuti. 

«Ne sarei lieta», disse Sophia, «ossia, se mi riservate un posto in carrozza». 

«Ma vi procureremo un cavallo. So che siete una cavallerizza». Al che Miss Furnival ammise di esserlo, aggiungendo inoltre di essersi portata il cappello e il costume da amazzone. 

«Sarà delizioso. Anche Madeline avrà un cavallo e potrete conoscere le signorine Tristram. Si tratta delle famose cavallerizze di questa regione». 

« Non mi direte che si lanciano dietro ai cani, e saltano le siepi». 

«Per l’appunto». 

«E lo fa anche Miss Staveley?». 

«Oh, no… Mia sorella non se la cava bene davanti a una barriera da cinque, e farebbe solo una brutta figura davanti a un doppio fossato. Se siete propensa a rimanere nelle schiere dei mansueti, Madeline non si staccherà mai da voi». 

«Farò senz’altro parte dei mansueti, Mr Staveley». 

«Quasi quasi ne farò parte anch’io; ho solo un cavallo in grado di saltare come si deve e lo cavalcherà Graham. A proposito, Miss Furnival, che idea vi siete fatta del mio amico?». 

«Che idea mi sono fatta! ? Sono già tenuta a essermene formata una?». 

«Certo che siete tenuta; quantomeno un’idea ve la sarete fatta. Senza dubbio avrete composto mentalmente un saggio sul carattere di tutti i presenti. Come sempre fanno coloro che pensano». 

«Ah, sì? Il mio saggio su di lui è brevissimo». 

«Ma forse non meno corretto a tal riguardo. Consentitemi di leggerlo». 

«Come tutti gli altri miei saggi in materia, Mr Staveley, è stato composto esclusivamente per mio uso personale, e rimarrà strettamente riservato». 

«Me ne dispiace, perché contavo di proporvi un buon affare. Se mi aveste mostrato qualche vostro saggio, io sarei stato altrettanto munifico con qualcuno dei miei». E fu così che, prima che la serata giungesse a termine, Augustus Staveley e Miss Furnival divennero ottimi amici. 

«Parola mia è una fanciulla intelligentissima», disse Augustus in seguito, mentre era seduto assieme al giovane Orme e a Graham in una stanza esterna riservata ai fumatori. 

«Anche tanto avvenente», disse Peregrine. 

«E dicono che le toccheranno un sacco di quattrini», disse Graham. «Insomma, Staveley, forse non potevi fare di meglio». 

«Non è affatto il mio tipo», disse. «Ma naturalmente un uomo in casa sua è obbligato a trattare le fanciulle con gentilezza». Poi se ne andarono tutti a dormire. 

Orley Farm
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