Capitolo XLV

Che mostra come Mrs Orme sapesse essere assai debole

Oso pensare, direi quasi sperare, che la confessione di Lady Mason al termine dello scorso capitolo non abbia colto di sorpresa nessuno. Altrimenti il mio sarà stato un pessimo racconto. Per quanto attiene i miei personaggi non gradisco gli sbalzi emotivi dettati a volte da sorprese di tale natura. Il fatto che Lady Mason avesse commesso la terribile azione per la quale sarebbe andata sotto processo di lì a poco, che il sospetto di Mr Furnival fosse quantomai fondato, che Mr Dockwrath, con la sua perfida sagacia, avesse scoperto nient’altro che la verità, esposto in piena luce, non avrà per nulla sorpreso il lettore; ma sorprese terribilmente Sir Peregrine Orme. 

E ora occorre tornare un po’ indietro per cercare di spiegare come mai Lady Mason ammise la propria colpa. Che non ne avesse alcuna intenzione, quando entrò nella biblioteca di Sir Peregrine, è poco ma sicuro. Fosse stato diversamente, non avrebbe chiesto a Mrs Orme di andarla a trovare a Orley Farm. Fosse stato questo il corso degli eventi da lei auspicato non avrebbe espresso dubbi sulla propria partenza da Cleeve. Per l’appunto. Contava di serbare ancora il suo terribile segreto; di appoggiarsi ancora al braccio di Sir Peregrine come a quello di un amico fidato. Ma egli l’aveva sopraffatta con la sua generosità; e decisa a tutti i costi a non trascinarlo in quell’abisso di desolazione, di colpo si era risolta a dire la verità almeno a lui. Gli raccontò tutto; e poi, non appena le parole le furono uscite di bocca, la forza che le aveva consentito di proferirle l’abbandonò, e cadde ai suoi piedi, sopraffatta dalla debolezza nel corpo e nello spirito. 

Dapprincipio, però, la mente del baronetto non riuscì ad afferrare in pieno il significato di quelle parole. Benché lei avesse due volte asserito di essere colpevole, non arrivò a comprendere questo fatto al punto di dargli credito. Qualcosa c’era, senza dubbio, di sorprendente, di increscioso - che una volta rivelato e posto in chiaro poteva, chissà, rimettere in discussione i suoi progetti matrimoniali - qualcosa che costei aveva l’obbligo di riferire prima di poter diventare sua moglie onestamente, qualcosa che gli avrebbe senza dubbio inflitto un colpo al cuore. Ma era ancora ben lungi dal comprendere tutta la verità. Pensiamo a coloro che amiamo di più al mondo, e chiediamoci quanto impiegheremmo a convincerci della loro colpevolezza. Ricacciare in gola a Joseph Mason la sua bugia era divenuto un dovere talmente irrinunciabile che faticava a credere che il bugiardo fosse un altro. Il colpo che avrebbe subito era crudele. Lady Mason, tuttavia, fu clemente, giacché avrebbe potuto rincarare la dose dieci volte tanto. 

Rimase così interdetto e smarrito per qualche minuto, mentre lei, il volto nascosto, si stringeva ancora alle sue ginocchia. «Di che si tratta?» disse infine. «Non capisco». Ma Lady Mason non aveva una risposta da elargii. La sua decisione era stata presa e attuata alla svelta, ma ora la reazione la lasciò impotente. Il baronetto si chinò per farla alzare; ma quando si mosse lei cadde a terra bocconi; Sir Peregrine udiva i suoi singhiozzi come se il petto avesse a scoppiarle. 

Poi, poco alla volta, prese a distinguere il significato di quelle parole. «Sono colpevole di tutto quanto mi si accusa». Possibile? Possibile che avesse falsificato il testamento; che avesse rubato la proprietà con un espediente vile e premeditato; che l’avesse rubata e conservata fino ad allora, per tutti quegli anni ? Poi pensò alla sua esistenza senza macchia, alla sua femminile e dignitosa compostezza, alla sua devozione per il figlio - e che devozione! - al suo dolce pallido volto e alla sua voce melodiosa! A tutto questo pensò, e all’amore e all’amicizia che le portava - all’amore che Edith le portava! Ci pensò e non potè credere che fosse colpevole. Si trattava di un’altra colpa, una colpa assai più piccola di quella che s’imputava. Ma eccola lì ai suoi piedi: occorreva fare in modo di sollevarla affinché si sedesse. 

Si chinò e la prese per mano, ma le sue povere forze non bastarono a farla alzare. «Lady Mason», disse, «ditemi qualcosa. Non vi capisco. Perché non lasciate che vi aiuti a sedere sul divano?». 

Lei, perlomeno, aveva inteso quella rivelazione in tutta la sua forza, e giaceva lì, coperta di vergogna, il cuore in pezzi, incapace di alzare gli occhi da terra. Nessuno poteva sapere quanto le fosse costato recitare la sua parte negli ultimi mesi! Se lo era tenuto per sé. Il mondo, il suo mondo, il mondo che le era caro, nel quale viveva, le aveva usato onore e rispetto, reputandola una donna innocente e maltrattata. Ma ormai era la fine. Ormai tutti dovevano sapere chi era. Poi, mentre giaceva lì, pensò: dovevano saperlo tutti ? Non c’era più speranza per lei ? Dovevano raccontarlo a Lucius ? Poteva sopportare il resto, se solo il figlio avesse ignorato il suo disonore; suo figlio, la ragione di tutto questo! Ma no. Doveva saperlo, lui come gli altri. Oh! Se il Dio che vede e ha pietà di ogni cosa le avesse fatto la carità di toglierla dal mondo in quel momento! 

Quando Sir Peregrine le chiese se voleva sedere sul divano, si tirò su lentamente, e ancora a testa bassa, si accomodò al posto di prima. Egli temeva che svenisse, ma non era una di quelle donne la cui natura indulge a un tale sollievo. Malgrado il colorito immancabilmente pallido e dall’aspetto fragile, disponeva di grandi risorse interiori. Era una donna che avrebbe osato qualsiasi cosa per una buona causa. Nella peggior causa mai capitata a una donna, aveva osato e tollerato fin troppo. Non svenne, né rantolò come se stesse soffocando, né dette in isterismi per l’angoscia; giaceva lì rannicchiata in un angolo del divano, il volto nascosto, dimentica delle grazie femminili che nella verità l’avevano splendidamente sorretta. Eccola finalmente la donna segreta, vera, reale: quella e nient’altro. 

Ma lui, cosa doveva fare? Non aveva cuore di infastidirla in quel momento; d’altronde era essenziale conoscere la verità. La verità, o un sospetto sulla verità che ormai stava affiorando in lui; e se quel sospetto avesse trovato conferma, cosa doveva fare ? A ogni modo, occorreva fugare ogni dubbio. 

«Lady Mason», disse, «se ve la sentite di parlarmi… ». 

«Sì», gli disse, raddrizzandosi poco alla volta, e alzando la testa senza però guardarlo. «Sì, me la sento». Ma vi era un che di terribile nel suono della sua voce. Un suono talmente angoscioso da indurlo a desistere. 

«Se volete vi lascio sola, tornerò… diciamo fra un’ora». 

«No, no; non lasciatemi». E il suo intero corpo fu scosso da un tremito, come percorso da un brivido. «Non andate via, vi dirò ogni cosa. Sono stata io». 

«A fare cosa?». 

«Ho… falsificato il testamento. Sono stata io. Sono colpevole». 

Eccola, tutta la verità, dichiarata apertamente e con le parole più semplici, non c’era più alcuna possibilità di dubbio. Era davvero terribile, una terribile tragedia. Lì per lì a spaventarlo più di tutto fu l’attuale posizione di entrambi. Cosa doveva fare per lei? Quali consigli doveva darle? Come poteva aiutarla al meglio senza compromettere il profondo senso del bene e del male che era in lui una seconda natura ? In quel momento capì che avrebbe speso il suo ultimo scellino per trarla in salvo - solo che c’era la proprietà! Cascasse il cielo, giustizia andava fatta. Anche uno sciagurato come Joseph Mason doveva avere ciò che indubbiamente gli spettava. 

Dicendo quelle ultime parole, si era alzata dal divano, e ora si trovava in piedi di fronte a lui, le mani poggiate sul tavolo, come sul banco degli imputati. 

«Ma come!» disse. «Con le vostre mani?». 

«Sì, con queste mani. Dal momento che non voleva rendere giustizia al mio bambino, che parlava di quell’altro come del capofamiglia, l’ho fatto, con queste mani, di notte». 

«E i nomi, li avete scritti voi, proprio voi?». 

«Sì, li ho scritti tutti io». Poi nella stanza calò di nuovo il silenzio; ma Lady Mason era ancora in piedi, appoggiata al tavolo, in attesa che il baronetto pronunziasse la sua condanna. 

Egli si allontanò da dove si erano trovati faccia a faccia e raggiunse la finestra. Cosa doveva fare? Come doveva aiutarla? Come se ne sarebbe sbarazzato? Come avrebbe sottratto la nuora a un ulteriore contatto con una donna di quella risma ? E come avrebbe fatto a ordinarle di comportarsi con lei come ci si comporta con una sventurata? Per giunta lui stesso aveva imparato ad amarla, aveva agognato che fosse sua; e in effetti quel dispiacere, pur essendo di poco conto, accrebbe sul momento la sua amarezza. Ma Lady Mason era ancora in piedi, in attesa della condanna: e occorreva pronunziarla, quella condanna. 

« Se è proprio questa la verità… ». 

«È la verità. Non crederete che una donna si accuserebbe falsamente!». 

«Allora temo… che fra noi due sia tutto finito». 

Provò sollievo, una sorta di sollievo, a quelle parole. Finora la condanna pronunziata era talmente ovvia da non comportare alcuna pena. Aveva riferito la sua storia per conseguire quel risultato a colpo sicuro. La sua voce aveva quasi un tono sprezzante allorché disse: «Ah, già: per forza». 

«Cos’altro volete che faccia?» le chiese. 

«Non ho alcuna richiesta», rispose. «Se dovete raccontarlo a tutti, fate pure». 

«Raccontarlo? No. Il compito di informare non mi compete». 

«Ma dovete raccontarlo. A Mrs Orme». «Già. A Edith!». 

«Inoltre, devo lasciare questa casa. Oh, dove andrò quando lo saprà? E lui, dove andrà?». Miserabile sciagurata, eppure così degna di pietà! Che terribile castigo le toccava ora a causa dell’opera di quella notte! 

Egli tornò verso la finestra per pensare a come rispondere a quelle domande. Doveva dirlo alla nuora? Doveva bandire senza indugio quella criminale dalla propria casa ? Ormai tutti sapevano del suo futuro matrimonio; lo avevano saputo da Lord Alston, da Mr Furnival e quanti altri. A ogni modo questo ora doveva passare sotto silenzio. Era possibile farla rimanere con loro a Cleeve, malgrado ciò che accadeva ? Non sapeva proprio cosa dire. 

Il suo cuore non era abbastanza duro da condannarla. 

«Lascerò questa casa, naturalmente», disse Lady 

Mason, con una punta di orgoglio nella voce. «Anche se le uniche porte che si schiuderanno saranno quelle della prigione. Forse è meglio che vada e faccia sgombrare le mie cose. Portatele i miei affettuosi - i miei rispettosi saluti». E fece per andare verso la porta. 

Ma non le avrebbe permesso di lasciarlo così. Non poteva lasciare che quella povera creatura annientata e distrutta vagasse in preda all’angoscia, ferendosi a ogni piè sospinto, sola nella sua disperazione. Era pur sempre la donna che aveva amato; e, oltretutto, non era la donna che l’aveva salvato da una terribile caduta, precipitando se stessa nella totale rovina per amor suo ? Bisognava prendere qualche provvedimento nel suo interesse - se solo fosse riuscito a decidere quale. Lady Mason fece per andare verso la porta ma, fermandola, la prese per mano. «Siete stata voi», disse, «e vostro marito, lui, non ne sapeva nulla?». Il fatto in sé era stupefacente al punto che stentava ancora ad accettarlo. 

«Esatto, non ne sapeva niente. Ora vado, Sir Peregrine; mi sono ripresa». 

«Ma dove andrete?». 

«Ah, povera me, dove andrò ?». E si portò la mano libera alla tempia, ravviandosi i capelli all’indietro, come se così potesse raccogliere le idee. « Dove andrò ? Ma lui ancora non lo sa. Andrò a Orley Farm. Quando bisognerà informarlo? Ditemelo. Quando dovrà saperlo?». 

«No, Lady Mason; oggi non potete andarci. Non è facile dire cosa è meglio per voi». 

«Per niente facile», gli fece eco, scuotendo la testa. 

«Per il momento dovete rimanere qui, a Cleeve, intendo; almeno per oggi. Ci penserò sopra. Cercherò di pensare a una soluzione». 

«Ma… ora non possiamo incontrarci. Io e lei - Mrs Orme?». Egli tornò silenzioso. Per lui in effetti le difficoltà erano fin troppe. Non era meglio che si fingesse malata rinchiudendosi nella propria stanza? D’altronde non se la sentiva di raccomandarle di fingere; e poi se Mrs Orme non fosse andata a trovarla, nessuno in famiglia ci sarebbe cascato. Allora, doveva dirlo a sua nuora ? Non avrebbe retto al peso di quella notizia, se non lo condivideva con qualcuno. Così si risolse a dirlo a Mrs Orme - e a nessun altro. 

«Bisogna che glielo dica», disse. 

«Oh, sì», replicò lei; il baronetto sentì che la mano le tremava e la lasciò andare. Si era dimenticato di averla tenuta mentre il suo cervello era assediato da tutti quei pensieri. 

«Lo dirò a lei, e a nessun altro. Se permettete un consiglio, direi che fareste bene a riposarvi un po’. Siete agitata, e…». 

«Agitata! Sì. Ma avete ragione, Sir Peregrine. Vado subito nella mia stanza. Poi…». 

«Poi, forse, in mattinata ci rivedremo». 

«Dove? Verrete da me?». 

«Vi vedrò nella stanza di mia nuora, nello spogliatoio. Tanto lei si troverà al piano di sotto». Con queste ultime parole le fu notificato che non doveva più rivedere Mrs Orme. 

Poi andò, e mentre attraversava l’atrio lentamente, sentì che ogni male, ogni punizione da lei prevista, si era ormai abbattuta sul suo capo. Vi sono periodi nella vita di alcuni di noi - pochi, mi auguro - in cui, con l’intima e silenziosa voce della sofferenza, si invocano le montagne affinché crollino e ci schiaccino, e la terra, affinché spalanchi le sue fauci e ci inghiotta. Periodi in cui, con intensità straziante, vorremmo che le nostre madri non ci avessero mai concepito. In quei momenti, i più poveri e derelitti suscitano la nostra invidia, perché le loro sofferenze sono nulla a paragone delle nostre. Lady Mason, mentre attraversava l’atrio di soppiatto, vide una servetta imboccare l’ingresso della cucina, e avrebbe dato tutto, tutto quanto aveva al mondo, per scambiarsi con lei. Ma era impossibile. La montagna non l’avrebbe schiacciata né la terra inghiottita. Come la pecora, aveva la sua lana e doveva portarla fino alla fine. Così come si era fatta il letto, così avrebbe dormito. Non aveva via di scampo. Lei stessa aveva mescolato il calice, ora doveva berlo fino alla feccia. 

Salì lentamente in camera sua senza far rumore, poi, chiusa la porta alle proprie spalle, si mise a sedere sul letto. Era ancora presto, la domestica non era passata. Il fuoco era spento benché fosse inverno inoltrato. Certi dettagli erano sfuggiti a Sir Peregrine quando le aveva raccomandato di andarsene nella sua stanza. Né vennero in mente a lei, allorché si accomodò sulla sponda del letto. Ma di lì a poco l’aria pungente prese a farsi sentire e lei, seduta lì, rabbrividì di freddo. Dopo un po’ prese uno scialle, se lo strinse addosso, e si rimise a sedere. Si sovvenne che forse avrebbe dovuto rimanere così per ore, sicché si rialzò e chiuse la porta a chiave. Se nel frattempo fosse sopraggiunta la servitù, vedendola in quello stato, non avrebbe fatto che accrescere la sua immediata desolazione. Poco dopo arrivarono le cameriere, e siccome non riuscivano a entrare, Lady 

Mason disse loro che per il momento la camera le sarebbe servita. Al che si offrirono di accendere il fuoco, ma lei dichiarò di non aver freddo. Il battere dei denti le risuonava nella testa, ma qualunque sofferenza era preferibile a quella di esser vista. 

Lady Mason dopo la sua confessione

Per un’ora e passa non si coricò, né si coprì con altro che lo scialle, né si mosse dal suo posto. Poco alla volta si abituò al freddo. Era intirizzita e le sue membra, diciamo così, quasi non le sentiva più, ma aveva smesso di tremare, e con la mente era tornata alla sua sventurata condizione. Vi era in serbo di molto peggio! Cosa avrebbe fatto quando nemmeno l’isolamento le fosse stato concesso ? Invece di anelare all’ora dell’incontro con Sir Peregrine, il suo approssimarsi la spaventava. Sarebbe valsa ad avvicinarla all’altro incontro, quando avrebbe dovuto chinare il capo e prosternarsi davanti al figlio. 

Era lì da oltre un’ora e in effetti stava male per il freddo quando udì - a malapena - dei passi lievi e frettolosi procedere in corridoio verso la sua porta. Subito l’orecchio femminile le suggerì di chi fossero, e il suo cuore tornò a gonfiarsi di speranza. Veniva a confortarla, per portare alla povera peccatrice ferita una parola di femminile comprensione ? I passi lievi e frettolosi si arrestarono davanti alla porta, seguì una pausa, poi si udì un bussare sommesso. Lady Mason non fece domande, ma lasciandosi cadere dal letto, si precipitò alla porta e girò la chiave. La girò, e apertala per metà si nascose dietro di essa; poi Mrs Orme entrò nella stanza. 

«Come! Il fuoco è spento?» disse, colta dall’improvvisa sferzata d’aria gelida. «Oh, ma è spaventoso! Mia povera cara! ». Poi afferrò le mani di Lady Mason. Nemmeno possedendo la saggezza del serpente e l’innocenza della colomba si sarebbe rivolta con maggior prudenza alla sofferente. Infatti sapeva tutto. Durante quell’ora spaventosa Sir Peregrine le aveva raccontato l’intera storia; un’ora che per lei era stata altrettanto spaventosa. Il baronetto, tentando di fornire consigli, non era approdato a nulla. Non era stato capace di offrire un suggerimento, né sua nuora era riuscita a dire quale fosse la via più prudente da seguire per tutti; ma su un punto si era decisa all’istante. Non avrebbe lasciato andar via colei che un tempo era stata sua amica, che aveva appreso ad amare, senza un po’ di comprensione e di femminile attenzione. La colpa era atroce: sì, terribile; riconosceva che a pensarci c’era solo da rabbrividire. Ma una colpa vecchia di vent’anni non la toccava nel vivo come l’abietta sventura del presente. In cuor suo, udita che ebbe la storia, non provò alcuna pietà per Mr Joseph Mason, provandone invece, e molta, per chi aveva commesso quel crimine. Erano passati vent’anni, la peccatrice non era pentita ? Inoltre, toccava a lei giudicare? «Non giudicare, e non sarai giudicato», disse, ripensando ai commenti alquanto aspri di Sir Peregrine. Lo disse, male interpretando le Scritture,46 desiderosa di dire una parola in favore della poverina. 

Ma quando le venne lasciato intendere che forse Lady Mason sarebbe tornata a Orley Farm senza che potesse rivederla, il suo cuore di donna subito insorse. «Se ha agito male…» disse Mrs Orme. 

«Ha agito malissimo, in modo orrendo», disse Sir Peregrine. 

«Che può farmi vederla, anche se ha agito male? Non dovrei vederla mentre è qui da noi! Se fosse in prigione, non andrei a trovarla?». Sir Peregrine non aveva aggiunto altro, ma volle ancor più bene alla nuora per l’inusitata veemenza. 

«Farai ciò che è giusto», disse, «come sempre». Poi la lasciò; e lei, dopo aver riordinato le idee per qualche minuto, andò dritta da Lady Mason. 

Le prese le mani e scoprì che erano gelide. «Oh, è spaventoso», disse. «Venite con me, cara». Ma Lady Mason non si mosse dal capezzale del letto, dove si era ritirata dopo aver aperto la porta. Con gli occhi sempre rivolti al pavimento, si sporse all’indietro sorretta dall’amica, come a impedirle con il proprio peso di condurla fuori dalla stanza. 

«Siete fredda da far paura», disse Mrs Orme. 

«Ve l’ha detto ?» domandò Lady Mason, con un impercettibile sussurro, seguitando a opporre resistenza. 

«Sì, me l’ha detto; a me sola, però, a me sola». Poi per qualche istante non scambiarono altre parole. 

«Oh, potessi morire!» disse quella povera sciagurata, esternando il terribile desiderio che le montagne le crollassero addosso e la schiacciassero. 

«Non dovete dirlo. Sarebbe immorale. Il Signore saprà confortarvi. Non sapete che vi conforterà se riconoscete i vostri peccati e vi rivolgete a Lui?». 

Ma la donna, straziata dalla sofferenza, respingeva qualunque idea di conforto. «Ah, povera me! » esclamò, e proruppe in un profondo singhiozzo che andò dritto al cuore di Mrs Orme. Poi fu assalita da un tremito convulso così forte che Mrs Orme riuscì a stento a tenerle le mani. 

«Il freddo vi ha fatta ammalare», disse. «Venite con me, Lady Mason, dovete uscire di qui». 

Allora Lady Mason si lasciò condurre fuori dalla stanza, e le due percorsero alla svelta il corridoio che sbucava in cima alle scale principali e di lì andarono in quella di Mrs Orme. Attraversando la casa non avevano visto nessuno e nessuno le aveva viste; e Lady Mason, arrivata sulla soglia, si affrettò ad entrare, onde rifugiarsi per il momento in un nascondiglio sicuro. Non appena chiusa la porta, Mrs Orme la fece accomodare su una poltrona a rotelle che spinse davanti al fuoco, e sedutasi su uno sgabello ai piedi della povera peccatrice, le riscaldò le mani con le sue. Le sfilò lo scialle e le fece allungare i piedi verso il fuoco, e seduta così vicino a lei, nella mezz’ora successiva non parlò del terribile fatto del quale era venuta a conoscenza. Poi, d’un tratto, come se la calda gentilezza dell’altra avesse liquefatto il gelo del suo cuore, Lady Mason si sciolse in un mare di lacrime, e gettandosi al collo e al petto dell’amica la supplicò, nella maniera più toccante, di perdonarla. 

E Mrs Orme la perdonò. Molti penseranno che fece male, e bisogna riconoscere, temo, che non si dimostrò tanto forte. La perdonò, ma non significa che le rimettesse il peccato commesso anni addietro, né che cercasse di minimizzarlo agli occhi della peccatrice. Mrs Orme era una brava donna di chiesa, ma la dottrina non era il suo forte. Certe cose le lasciò soprattutto alla coscienza della peccatrice e ai suoi rapporti con il Redentore, limitandosi a un salutare consiglio in merito a un certo pastore spirituale che poteva aiutarla. Ma - per quanto la riguardava - la perdonò. Già aveva preso a cuore quella donna, quando ancora ignorava tutto, stimandola pura e buona. Adesso saltava fuori che non era stata pura, né tantomeno buona! E la riprese a cuore! Malgrado costei fosse una malfattrice, disonorata e abietta, passibile, secondo la legge e la giustizia oltraggiate, delle pene più pesanti, una criminale, che ben presto sarebbe finita in balìa degli sgherri della legge, una creatura condannata a essere spregiata dal più infimo dei suoi simili - malgrado tutto, quest’altra donna, pura ed elevata, immune dall’empietà al punto che nulla di ignobile poteva toccarla, la prese di nuovo a cuore e le sussurrò all’orecchio, con dolci parole di consolazione, la promessa che sarebbero rimaste amiche. Non posso dire che Mrs Orme facesse bene. Del fatto che fosse stata debole sono pressoché sicuro. Ma, forse, quella debolezza non potrà mai esserle imputata a suo danno, né in questo, né nell’altro mondo. 

Non pretendo di riportare le parole che si scambiarono durante quel colloquio. Dopo un po’ Lady Mason si lasciò completamente guidare dai consigli dell’amica, alla stregua di una bambina. Stabilirono che per il momento - ossia per un paio di giorni - avrebbe tenuto la stanza a Cleeve perché inferma. Non si sarebbe certo trattato di una finzione, giacché Lady Mason sarebbe stata male ovunque meno che nel proprio letto. Qualora avesse avuto voglia e fosse stata in grado di uscire dalla propria stanza, era liberissima di utilizzare lo spogliatoio di Mrs Orme. Occorreva soltanto avvisare Peregrine di astenersi dalle sue visite. La servitù, disse Mrs Orme, aveva saputo che il padrone era intenzionato a sposarsi. Ora avrebbe saputo che quell’intenzione era stata abbandonata. Avrebbe dato la propria interpretazione, spiegando alla propria maniera il fatto che Sir Peregrine e la sua ospite avevano troncato i rapporti. Ma non sarebbe trapelato alcun sospetto sulla verità, visto che Lady Mason seguitava a essere trattata come un’ospite a Cleeve. Quanto ai futuri provvedimenti che forse occorreva prendere, Mrs Orme avrebbe consultato il baronetto, riferendo a Lady Mason di tanto in tanto. La triste terribile verità non sarebbe giunta all’orecchio di nessun altro, almeno per il momento. Così trascorse l’intera mattinata, e Mrs Orme non vide Sir Peregrine, né suo figlio finché non scese in biblioteca sul far di quella sera d’inverno. 

Orley Farm
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