Capitolo XI

Mrs Furnival a casa

Sulla via di Liverpool Lucius Mason era passato da Londra e aveva trovato un momento per fare una capatina in Harley Street. Da quando era tornato dalla Germania aveva incontrato Miss Furnival sia in casa di sua madre, o piuttosto in casa propria, che a Cleeve. Miss Furnival si era recata dalle sue parti, trascorrendo due giorni con gli illustri abitanti di Cleeve e uno con i modesti abitanti di Orley Farm. Lucius Mason aveva scoperto che era una fanciulla ragionevole, in grado di discutere con lui di grandi temi; e può darsi avesse scoperto in lei un altro genere di grazie. Perciò aveva fatto una capatina in Harley Street. 

Quella volta si trattò soltanto di una capatina dato che era di passaggio a Londra senza potersi trattenere; ma lo incoraggiarono talmente che al ritorno fu indotto a trascorrere una sera in città, per poter accettare un invito a prendere il tè dai Furnival. «Saremo felicissime di vedervi», aveva detto Mrs Furnival, abbracciando la proposta della figlia senza troppo fervore; «ma temo che mio marito non sarà in casa. Di questi tempi non c’è quasi mai». Al giovane Mason non importava un granché del suo fervore, perciò aveva accettato, pur essendo obbligato, a causa dell’invito, ad abbreviare di qualche ora il suo soggiorno fra i depositi di guano in quel di Liverpool. 

Era un periodo dell’anno nel quale pochi restano a casa in città, trattandosi della metà di ottobre; ma, in momenti come questi, una signora come Mrs Furnival non si sapeva proprio dove metterla. Sarebbe riuscita a essere felice come una pasqua persino a Margate, fosse piaciuto a suo marito e a Sophia di esservi felici insieme a lei. Ma la cosa non piaceva né all’uno né all’altra. Quanto al denaro, poteva accedere a tutti, o quasi, i luoghi di villeggiatura autunnali, ma era scontenta ovunque perché Mr Furnival a sua discolpa adduceva gli impegni - legali o politici - che lo portavano altrove. Ebbene, Mrs Furnival era una donna che non amava essere abbandonata, né poteva, in assenza delle gioie sociali accordatele dalla Provvidenza come suo diritto, esser felice in compagnia di altre donne della sua specie. Furnival era suo marito, e lei voleva che le servisse la sua porzione di arrosto, che le sedesse di fronte a colazione, che le raccontasse le notizie del giorno e che di domenica l’accompagnasse in chiesa. Li avevano resi una persona sola, nel bene e nel male, trent’anni prima; e ormai negli ultimi tempi il distacco e la lontananza le riuscivano insopportabili. 

In agosto era andata a Brighton, subito dopo il termine dei lavori della Camera, scoprendo che le avevano preso in affitto un appartamento assai elegante, le stanze avrebbero allietato più d’una moglie di avvocato. Aveva inoltre a disposizione una vettura a nolo, sistemata in modo da sembrare un brum di sua proprietà, un domestico in livrea, il libero accesso alle sale concerto, un posto riservato al centro della chiesa più in voga di Brighton, tutto quanto un cuore femminile può desiderare. Tutto meno una cosa; e, proprio in mancanza di quella, Mrs Furnival rientrò a Londra alla fine di settembre di umor nero. Sarebbe stata ben lieta di scambiare tutto con una sistemazione senza pretese a Margate, avesse potuto contemplare mattino e sera il naso livido di Mr Furnival all’altro capo del tavolo mentre lei era alle prese con tè e gamberetti. 

A volte gli uomini arrivati come Mr Furnival non sanno effettivamente dove mettere le mogli. Non che siano di per sé meno adatte a farsi strada dei loro signori mariti, né, qualora se ne presentasse l’occasione, sarebbero incapaci di adattarsi prontamente alla nuova cerchia sociale. Ma non fanno strada, né se ne presenta l’occasione. Una donna viene elevata al rango del marito e quando Mr Brown, divenuto procuratore generale, diventa Sir Jacob, Mrs Brown diventa altresì milady. Ma Mr Brown viene più o meno catapultato in un ambiente che della gran dama non sa cosa farsene. Non era prevista nell’accordo, alla promozione del marito. D’ora innanzi dovrà condurre una doppia vita: una pubblica e una privata; e sarà bene che Lady Brown, come Sir Jacob, eviti che la seconda si riduca al lumicino. 

Se anche lei saprà migliorarsi, se saprà cogliere la sua occasione, se saprà essere avvenente e civettuola, sfacciata e arrivista, ardita e spendacciona, intelligente e creativa, se saprà in un modo o nell’altro splendere di luce propria, Sir Jacob col suo naso livido, potrà davvero andarsene per la sua strada e tutto filerà a gonfie vele. Averlo seduto di fronte col suo naso livido non rappresenterà per lei il sommo bene. 

Ma la degna Mrs Furnival - poiché degna era - non splendeva di luce propria, né se lo sognava; perciò non le restava, per cosi dire, alcun appiglio. Stavolta era andata a Brighton per poi tornarsene sconsolata e di malumore, riportando la figlia a Londra nel periodo di massima desolazione. Sophia era tornata senza lamentarsi, al pensiero delle belle cose che erano in serbo per lei. Gli Staveley l’avevano invitata a trascorrere il Natale con loro a Noningsby: la famiglia del giudice Staveley, che abita nei dintorni di Alston in una graziosissima villetta di campagna così chiamata. Mr Furnival conosceva il giudice da molti anni, da quando era capo del collegio degli avvocati; e ora che si era fatto strada e che aveva una graziosa figliola era ovvio che Sophia facesse conoscenza con i giovani Staveley. Ma essendo la povera Mrs Furnival troppo ingombrante per questa scalata in tarda età, non era stata invitata a Noningsby. Era una madre fin troppo buona per dolersi dei divertimenti riservati alla figlia. Sophia era libera di andare; ma com’è vero Iddio bisognava che il suo signor marito il suo dolce di Natale se lo mangiasse a casa. 

«Mr Furnival sarebbe dovuto rientrare questa sera», disse la signora, come per scusarsi dell’assenza del marito con Lucius Mason, quando il giovane fece ingresso in salotto, «ma non è venuto, e mi sa tanto che non verrà». 

A Mason non importava un accidente di Mr Furnival. «Oh! Davvero?» disse. «Immagino sia a causa dei suoi impegni». 

«Al momento papà è molto preso dalla politica», disse Sophia, ansiosa di spianare la strada della comprensione a sua madre. «Doveva per forza trovarsi a Romford all’inizio della settimana e poi è andato a Birmingham. Non c’è un congresso da quelle parti?». 

«Certo che gli porterà via una quantità di tempo», disse Lucius. 

«Già, che noia tremenda», disse Sophia. «So che papà è dello stesso parere». 

«Io sono convinta che gli piaccia», disse Mrs Furnival, che neppure i suoi rancori avrebbe messo sotto il moggio. 

«Non credo gli piaccia trovarsi così spesso lontano da casa, mamma. Naturalmente gli piacciono l’animazione, il successo. Come a tutti gli uomini. Giusto, Mr Mason?». 

«Dovrebbero piacere a chiunque, anche alle donne». 

«Ah! Ma le donne non hanno interessi, Mr Mason». 

«La loro mente è pari a quella dell’uomo», disse Lucius con galanteria, «e dovrebbero avere l’opportunità di costruirsi carriere altrettanto brillanti». 

«Le donne non dovrebbero avere alcun interesse», disse Mrs Furnival. 

«Non credo di essere del tutto d’accordo con te, mamma». 

«Il mondo sta esagerando con la passione per quello che chiami animazione e successo. Naturalmente è un bene che un uomo guadagni con la sua professione, e un male quando non può farlo», soggiunse Mrs Furnival, pensando ai vecchi tempi. «Ma se aver successo nella vita significa avere il diavolo in corpo, senza sapere cosa significhi starsene tranquilli accanto al focolare, preferirei farne a meno». 

«Ma, mamma, non vedo cosa c’entri il successo con il diavolo in corpo». 

«Le donne che si sono affermate in campo letterario sopportano questi onori con tranquillità», disse Lucius. 

«Non saprei», fece Mrs Furnival. «Mi dicono che alcune sono delle appassionate girovaghe come gli uomini. Quanto alle vecchie zitelle, non me ne importa un granché; chi non è sposato può comportarsi come gli pare e nessuno troverà da ridire. Ma per le persone sposate è molto diverso. Nessun impegno deve allontanarle da casa con la scusa del successo». 

«Mamma anela una vita alla Darby e Joan»,10 disse Sophia, ridendo. 

«Invece no, mia cara; e tu non dovresti dirlo. I miei non sono ragionamenti assurdi. Comunque sia ripeto che la vita andrebbe vissuta in casa. È questa la sua parte migliore. Altrimenti che senso avrebbe la parola casa?». 

Povera Mrs Furnival! Non si era accorta che si stava lamentando del marito con un estraneo. Se qualcuno fosse andato a dirglielo avrebbe dichiarato che stava discutendo di argomenti universali; ma Lucius Mason, giovane com’era, sapeva che il punto dolente della signora erano i rapporti coniugali, e si affrettò a cambiare discorso. 

«Conoscete mia madre, signora?». 

Mrs Furnival rispose di avere il piacere di conoscere Lady Mason; ma anche stavolta dimostrò ben poco fervore. 

«La incontrerò domani in città», disse Lucius. «Viene a fare un po’ di spese». 

«Oh! Ma davvero?» disse Mrs Furnival. 

«Poi ripartiremo insieme. Debbo vederla dal chimico all’inizio di Chancery Lane». 

Ebbene si trattò di una comunicazione del tutto superflua da parte del giovane Mason, oltre che fuori luogo. «Oh! Ma davvero?» ripetè Mrs Furnival, gettando il capo un po’ all’indietro. Poveretta! Non riusciva a nascondere i suoi pensieri e la figlia capì tutto al volo. Ecco qual era la verità. Suo marito era in giro da qualche giorno, a Birmingham e altrove, e ora di punto in bianco aveva avvisato che probabilmente sarebbe rincasato quella sera stessa. In tal caso però sarebbe dovuto tornare dagli amici di Birmingham il pomeriggio seguente. Ebbene se il suo arrivo a Londra al semplice scopo di incontrare Lady Mason era un dato di fatto, la sua diletta moglie non riteneva necessario fornirgli la più calda delle accoglienze. Questo, s’intende, non era un dato di fatto; ma non si trattava di sospetti terribilmente fondati? Lo studio di Mr Furnival si trovava in Old Square, Lincoln’s Inn, dalle parti di Chanchery Lane, e Lady Mason aveva preso appuntamento con il figlio a cinque minuti di distanza dal luogo suddetto. E non era già una strana coincidenza che Lady Mason, la quale veniva in città assai di rado, dovesse farlo proprio il giorno dell’improvviso rientro di Mr Furnival ? Era sicura che si sarebbero incontrati al mattino, d’altro canto che si trattasse di un dato di fatto non riusciva a dichiararlo neppure a se stessa. 

«Oh! Ma davvero?» disse; e Sophia capì tutto, a differenza di Lucius. 

Poi Mrs Furnival sprofondò nel silenzio; e non occorre seguire, parola per parola, la conversazione fra il giovanotto e la signorina. Lucius Mason pensava che Sophia Furnival fosse una fanciulla assai simpatica e fu tutt’altro che dispiaciuto di poter passare una serata in sua compagnia; e Miss Furnival pensava che… Quel che pensava, o quel che in genere le signorine possono pensare dei giovanotti non va detto apertamente; ma anche Sophia pareva come soddisfatta dalla sua occupazione, mentre sua madre sedeva in poltrona con il broncio. Durante la serata il domestico in livrea portò il tè, servendolo su un gran vassoio d’argento, cosa che accrebbe l’infelicità di Mrs Furnival. Le sarebbe piaciuto accomodarsi davanti al suo vassoio come ai bei tempi andati di duro lavoro con una piccola catasta di crostini imburrati, poggiati sulla coppetta del tè, tenuti al caldo dall’acqua bollente. In quei cari tempi andati suo marito andava matto per quella leccornia. E lei, santa donna, mai s’era risparmiata la vista, mentre glieli preparava sul fuoco del salottino. Neppure adesso se la sarebbe risparmiata, né avrebbe risparmiato il lavoro delle sue mani e neppure ogni attenzione del suo cuore, se si fosse rassegnato ad accettare ciò che era opera sua; ma ormai Mr Furnival aveva fatto la bocca a ben altre leccornie. 

Piacevano anche a lei i crostini imburrati, ma prendeva sempre quelli bruciacchiati, affinché i bocconi più succulenti restassero a lui; e le piaceva preparare il suo tè in tutta calma, mettendo pian piano zucchero e crema di latte, allora latte scremato, che versava per sé col contagocce, affinché la grossa tazza che il marito usava a colazione s’imbiancasse come piaceva a lui; allora però, anche con quel poco latte scremato, e con il tè versato anch’esso col contagocce, era lei a farla da padrona. Faceva a modo suo, e togliendosi il pane di bocca aveva trovato la sua ricompensa. Ora invece… il tè sapeva di nulla ora che a prepararlo in cucina e a portarglielo, freddo e insipido, era un tale in livrea che quasi temeva di far attendere mentre provvedeva ai propri bisogni. 

E così sedeva in poltrona con il broncio, irritata e di malumore, come intuì sua figlia. Eppure il suo cuore era pervaso di poesia, mentre sedeva lì, con l’aria di una piccola sibilla. Cari tempi andati, quando le sue cure e la sua sollecitudine erano apprezzate; quando poteva portare il proprio contributo alla ditta della quale era diventata socia! Quanta felicità nel lottare, quan- 

ta pietà nel suo cuore che si struggeva al pensiero che troppo feroce fosse la lotta del marito, e quanto coraggio, quanta costanza da parte sua; quanto lo aveva amato mentre, saldo come una roccia, si ammazzava di lavoro! Eccolo il successo che avevano sognato insieme, del quale avevano parlato mentre sottobraccio percorrevano veloci Russel Square, Bloomsbury Square e Bedford Square per fare un po’ di moto, di cui lui aveva tanto bisogno, prima di tornare ad ammazzarsi di lavoro in Kappel Street. Eccolo, tutto quanto avevano sognato, e più di quanto avevano osato sperare. Ma a che pro? Era felice lui? No: era irritabile, bilioso e sfinito dalla fatica, dura, perché mangiava e beveva troppo; in pubblico si trovava a disagio e capiva solo in parte la vita politica che la sua nuova ambizione lo obbligava a condurre; e gli rimordeva la coscienza, ne era sicura: non poteva trascurarla in quel modo, la sua amata e fedele moglie, senza essere perseguitato dal rimorso. E lei, era felice? Avrebbe potuto trastullarsi con rasi e sete, fosse servito al suo cuore. Ma invece era inutile. Quanta gioia nell’abito nuovo quando era stato tanto duro procurarselo, tanto lento ad arrivare e quando lui la accompagnava a sceglierlo! Ma ormai i vestiti la interessavano poco più dei tagli di carne che il macellaio recapitava con la massima regolarità. Era compito del macellaio mandare del buon manzo e della modista bella seta, punto e basta. 

Certo sarebbe andata in estasi per un’ampia gonna su un bel personalino, se solo lui si fosse curato di guardarla. A onor del vero dentro era ancora te nera e giovane, per quanto robusta e ben piantata, e alquanto attempata, fuori. Anche se quella sera appariva irritata e scontrosa, il suo cuore era pervaso di tenera poesia. Se la Provvidenza, già tanto generosa, fosse stata tanto misericordiosa da riprendersi quei doni, non avrebbe perdonato tutto, tornando a faticare per lui con la stessa felicità di un tempo ? Oh! sì, poteva perdonare tutto, qualunque cosa, se solo fosse tornato contentandosi di sedere di fronte a lei ancora una volta. «O mortale Dellio, signor marito carissimo!» esclamò dentro di sé, in una lingua alquanto diversa da quella del poeta latino, «perché non ricordasti di serbar l’animo sereno come sempre fu sereno ed equilibrato nelle avversità? Oh! Mio Dellio, poiché la prosperità ti ha sopraffatto, voglia il Signore concederti una volta ancora la grazia delle avversità che sai sopportare - che sai sopportare insieme a me! ». Questo era il triste canto che custodiva in seno, triste, ma dalla cadenza veramente poetica; mentre Sophia e Lucius Mason, seduti accanto, quando per un istante si voltarono a guardarla, le riconobbero solo l’irritata solennità che s’immagina frutto del declino e dell’obesità. 

Poi si udì squillare il campanello, bussare alla porta e un trambusto lungo i corridoi dabbasso e la signora capì che l’oggetto dei suoi pensieri era arrivato. Ai vecchi tempi gli andava incontro sempre nello stretto corridoio, e, incurante della cameriera, gli gettava le braccia al collo e lo baciava nel vestibolo. Ma ora non si mosse dalla poltrona. Poteva perdonargli tutto e correre di nuovo al suono dei suoi passi, ma prima doveva sapere se il perdono e la corsa sarebbero stati graditi. 

«Ecco papà», disse Sophia. 

«Non dimenticate che non lo vedo dal mio rientro dalla Germania», disse Lucius. «Occorre fare le presentazioni». 

Un paio di minuti dopo Mr Furnival aprì la porta ed entrò nella stanza. Al giorno d’oggi gli uomini reduci da un viaggio non si tolgono i soprabiti, né debbono posare sciarponi e doppi guanti e neppure cambiarsi a tutti i costi d’indumento. Come quando Mr Furnival rientrava stanco e infreddolito dalle trasferte; ma ora, partito da Birmingham dopo pranzo con l’ultimo direttissimo, aveva schiacciato un pisolino di un paio d’ore sul treno ed era entrato nel salotto di casa sua come se avesse mangiato in sala da pranzo. 

«Come stai, Kitty ?» disse alla moglie, porgendole l’indice della mano destra a mo’ di saluto. «Allora, Sophy, tesoro», e baciò la figlia. «Oh! Lucius Mason. Sono molto contento di vedervi. Non posso dire che mi sarei ricordato di voi se non m’avessero avvertito. Siete il benvenuto in Harley Street, spero che verrete a trovarci spesso». 

Benvenuti a casa del signor Furnival

«Non è che vi si trovi molto spesso in casa, Mr Furnival», disse la moglie addolorata. 

«Non spesso quanto vorrei in questo momento; ma le cose si aggiusteranno, spero, fra pochissimo. Come sta vostra madre, Lucius?». 

«Abbastanza bene, grazie, signore. Debbo vederla domani in città, poi ripartiamo insieme». 

Per qualche secondo calò un silenzio, durante il quale Mrs Furnival rivolse al marito uno sguardo assai pungente. «Ah! Quindi sarà in città?» disse Mr Furnival, dopo un istante di riflessione. In quel momento era arrabbiato con Lady Mason per averlo messo in quella situazione. Perché aveva detto al figlio del suo arrivo a Londra, suscitando così la conversazione e le chiacchiere che gli imponevano il sotterfugio ? L’impegno di Lady Mason a Londra era di natura riservata. Lei stessa, nella lettera pressante che convocava Mr Furnival da Birmingham, lo aveva implorato di non far parola della sua visita presso il suo studio. Forse le sarebbero capitati altri guai, forse no; e le premeva molto che nessuno venisse a sapere che aveva sollecitato un parere legale sulla faccenda. Mr Furnival l’aveva accontentata in tutto e per tutto; eppure Lady Mason aveva permesso al figlio di presentarsi nel salotto di casa sua per chiacchierare beatamente dei suoi spostamenti. Rimase incerto per un paio d’istanti; allo scadere dei quali vide che s’imponeva il sotterfugio. «Quindi sarà in città?» disse. Naturalmente il lettore osserverà che il sotterfugio veniva posto in atto, non fra marito e moglie in merito a un convegno galante con una signora, ma tra il legale e il resto del mondo in merito a un incontro riservato con un cliente. D’altronde a volte è talmente difficile persuadere le mogli a vedere certe faccende nella giusta luce. 

«Viene a fare un po’ di spese», disse Lucius. 

«Oh! Ma davvero?» disse Mrs Furnival. Non avrebbe aperto bocca, fosse riuscita a farne a meno, ma non ci riuscì; allora nella stanza seguirono un paio di minuti di silenzio che Lucius si sforzò invano di rompere con qualche futile osservazione all’indirizzo di Miss Furnival. Tuttavia le sue parole giungevano all’orecchio monotone e solenni a un tempo, come pronunciate al solo scopo di produrre un suono. 

«Spero vi siate divertito a Birmingham», disse Mrs Furnival. 

«Divertito! Non ci sono andato esattamente per divertirmi». 

«O a Romford, dov’è che siete stato prima?». 

«A quanto pare le donne credono che gli uomini, andando a lavorare tutti i santi giorni, pensino soltanto a divertirsi», disse Mr Furnival; poi si buttò a sedere in poltrona e prese l’ultimo numero della Quarterly Review. 

Lucius Mason si avvide subito che il ritorno del padrone di casa aveva in qualche modo guastato tutta l’armonia della serata e che forse la sua presenza avrebbe creato imbarazzo; perciò prese congedo. 

«Domattina voglio la colazione alle otto e mezza in punto», disse Mr Furnival, non appena l’estraneo si fu ritirato. «Debbo trovarmi allo studio prima delle dieci»; poi prese la candela e si ritirò in camera sua. 

Sophia suonò il campanello e impartì l’ordine al domestico; ma Mrs Furnival non si dette alcuna pena in proposito. Ai vecchi tempi lei stessa si sarebbe affaccendata al piano di sotto prima di coricarsi, assicurandosi che tutto fosse pronto, per non far attendere il padrone di casa. Ma ormai tutto questo non contava più. 

Orley Farm
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