Capitolo XXXI
Passi in corridoio
«Parola mia, mi spiace moltissimo», disse il giudice. «Ma, come mai è partito così all’improvviso ? Spero che nessuno si sia ammalato a Cleeve!». Poi il giudice prese la sua prima cucchiaiata di minestra.
«No, no, nulla del genere», disse Augustus. «Lo vuole suo nonno e Orme ha pensato che tanto valeva avviarsi subito. È sempre stato un tipo precipitoso».
«È un giovanotto assai piacevole e simpatico», disse Lady Staveley, «non si dà mai arie. Mi piace moltissimo».
La povera Madeline non osava guardare la madre né il fratello, ma avrebbe dato non so cosa per sapere se uno dei due conosceva la causa della partenza così improvvisa di Peregrine Orme. Dapprima pensò che Augustus ne fosse senz’altro al corrente, e si sentì morire al pensiero che probabilmente gliene avrebbe parlato. Ma il fratello seguitò a discorrere di Orme e del suo brusco commiato e lei si convinse che non sapeva né sospettava nulla dell’accaduto.
Sua madre però non aggiunse altro all’elogio che aveva pronunziato, e Madeline lo interpretò esattamente. Le sue orecchie dovevano intendere che qualora il giovane Orme fosse tornato a farsi avanti come pretendente, sua madre era disposta ad accoglierlo come tale; inoltre, se quel pretendente era già stato congedato con un’aspra risposta, non avrebbe condiviso quell’asprezza.
Il pranzò proseguì più o meno come al solito, ma Madeline non riuscì a dire una parola. Era seduta fra il cognato, Mr Arbuthnot, da un lato, e un vecchio amico del padre con trent’anni di servizio, dall’altro. Costui parlava esclusivamente a Lady Staveley, e Mr Arbuthnot, benché pronunziasse di tanto in tanto una o due parole, era più che altro preso dal suo pranzo. Negli ultimi tre o quattro giorni aveva pranzato accanto a Peregrine Orme, e ora le parve di non aver mai avuto problemi a parlargli. Anche a lei piaceva tanto! Peccato che avesse frainteso in quel modo! Poi dopo pranzo, mentre se ne stava lì, a mangiare cinque o sei chicchi d’uva, si sentì incapace di ritrovare il suo buon umore, di atteggiarsi e parlare come era necessario: era accaduto qualcosa che le aveva fatto mancare la terra da sotto i piedi, le aveva fatto perdere l’equilibrio, e ora le mancava la forza di riprendersi e di mascherare la sua costernazione.
Dopo, mentre i signori uomini si trattenevano in sala da pranzo, prese un libro e nessuno la disturbò mentre sedeva da sola facendo finta di leggere. Lei e Miss Furnival non erano mai state amiche intime, inoltre la signorina era impegnata a tener banco in una generica conversazione sulla lana. Lady Staveley aveva dato fondo a una discreta quantità di lana durante l’anno, al pari della moglie del vecchio amico con trent’anni di servizio; ma Miss Furnival, per breve che fosse la sua esperienza, poteva dispensare qualche suggerimento a entrambe, e non sprecò l’occasione. Mrs Arbuthnot si dedicava a un’altra signora, piuttosto dura d’orecchio, perciò Madeline potè starsene per conto proprio.
Poi entrarono i signori uomini e Madeline fu obbligata a farsi avanti per svolgere le sue mansioni al tavolo del tè. Il giudice insisteva per avere la teiera e il bollitore in salotto, e gradiva molto ricevere la sua tazza da una delle figlie. Così Madeline si mise all’opera e preparò il tè, pur sentendo di non farcela ad assolvere il proprio compito. Cosa le era accaduto da essere così fuori di sé, quasi incapace di trattenere un fiume di lacrime ? Sapeva che sua madre la stava osservando e che ogni tanto cercava di tranquillizzarla un poco, ammesso che fosse possibile.
«La mia Madeline ha qualcosa che non va?» disse suo padre, scrutandola in volto e trattenendo la mano che gli aveva pòrto la tazza.
«No, papà. È solo che ho mal di testa».
«Mal di testa, cara? Non ti succede mai».
«Mi sono accorta che non è stata bene per tutta la sera», disse Lady Staveley, «ma credevo che magari le sarebbe passato. Vai pure, cara, se stai male. Sono certa che il tè potrà versarcelo Isabella».
E così andò via, e salì di sopra a rintanarsi nella sua stanza. Sì, proprio a rintanarsi. Perché era stata tanto debole da fuggire in quel modo ? Non aveva mal di testa, né era stato il mal di cuore a scombussolarla. Ma un uomo le aveva parlato apertamente d’amore, e prima d’ora nessun altro le aveva parlato così.
Non andò direttamente in camera sua, ma percorse il corridoio verso lo spogliatoio di Lady Staveley. Aveva sempre avuto l’abitudine di rimanerci per una mezz’ora prima di andare a letto, a sbrigare qualche lavoretto per la madre e a chiacchierare con qualunque ragazza abbastanza intima da esservi ammessa. Ora poteva rimanerci da sola per un’ora senza pericolo di esser disturbata; poi pensò di rimanere fino all’arrivo di sua madre, così si sarebbe sfogata con lei.
Attraversando il corridoio sarebbe dovuta passare davanti alla stanza assegnata a Felix Graham. Vide che la porta era socchiusa, e quando fu in prossimità della stanza, trovò l’infermiera che ne stava giusto uscendo. Mrs Baker era una decana delle domestiche della famiglia del giudice e conosceva Madeline da quando era venuta al mondo. Da alcuni anni la sua principale mansione consisteva nel fare da infermiera a chi ne avesse bisogno, e nel prendersi cura e tenere sotto controllo la salute della famiglia quando non c’era qualcuno in particolare da assistere. Dall’incidente di Graham era stata impiegata a tempo pieno, trovando con piacere pane per i suoi denti.
Mrs Baker era sulla soglia mentre Madeline tentava di passare in punta di piedi. «Oh, adesso sta molto meglio, Miss Madeline, non lo disturbate mica, state tranquilla. Vero, Mr Graham?». E così fu rimessa direttamente in contatto con l’amico, per la prima volta da quando si era fatto male.
«Ma sicuro», disse Felix, «vorrei solo che mi facessero alzare per scendere di sotto. F Miss Staveley, Mrs Baker?».
«Eh, già. Venite, cara, Mr Graham porta la vestaglia, perciò potete affacciarvi per chiedergli come si sente».
«Sono contentissima di sentire che state molto meglio, Mr Graham», disse Madeline, in piedi sulla soglia, distogliendo gli occhi e parlando a voce così bassa che Felix la udì a malapena.
«Grazie, Miss Staveley; non saprò mai esprimere quel che provo per voi tutti».
«E nessuno è stato più in ansia di lei, lasciatemelo dire; nessuno è stato più gentile», disse Mrs Baker.
«Spero potrete alzarvi presto per scendere in salotto», disse Madeline. Poi sbirciò in giro, scorgendo per un attimo la luce dei suoi occhi mentre sedeva diritto sul letto. Era ancora pallido e magro, perlomeno così le parve, e il cuore di Madeline ebbe un tremito al pensiero del rischio che aveva corso.
«È da tanto che sogno di parlarvi di nuovo; tutti gli altri vengono a trovarmi, ma ho solo sentito il rumore dei vostri passi che procedono oltre».
«Eppure è più silenziosa di un topolino», disse Mrs Baker.
«Ma io li ho sempre sentiti», disse Felix. «Spero che Marian vi abbia ringraziata per i libri. Mi ha raccontato come ve li siete procurati».
«Non ne avrebbe dovuto parlare; è stato Augustus a pensarci», disse Madeline.
«Marian viene da me quattro cinque volte al giorno», seguitò Felix, «non so cosa farei senza di lei».
«Spero non faccia chiasso», disse Madeline.
«Accipicchia, signorina, cosa volete gliene importi del chiasso, il fatto è che non può ancora muoversi, e neppure potrà per un bel pezzo».
«Vi prego, Mr Graham, cercate di star bene», disse Madeline; «inutile dirvi che la vostra guarigione preme a noi tutti. Buona notte, Mr Graham». Poi s’infilò nello spogliatoio della madre, e accomodatasi su una poltrona di fronte al focolare cominciò, anzi, cercò di pensare.
A cosa avrebbe dovuto pensare ? Riguardo a Peregrine restava ben poco spazio per i pensieri. Le aveva chiesto di sposarlo e ovviamente lo aveva respinto, visto che non lo amava. Non aveva dubbi in merito e si rendeva ben conto che non avrebbe mai potuto dirgli di sì. Allora, a cosa occorreva pensare ?
Strano che la porta di Mr Graham fosse aperta in quella serata particolare, e che l’infermiera si trovasse lì in piedi, pronta a favorire quella conversazione! Questa fu l’idea che per prima prese piede nel suo cervello. Poi ripassò le poche parole che si erano scambiati, come fossero dotate di un valore particolare - come se ognuna fosse carica d’interesse. Quasi si vergognò di quanto aveva fatto: starsene lì in piedi sulla soglia della sua camera da letto a parlare; eppure quell’occasione non se la sarebbe lasciata sfuggire per tutto l’oro del mondo. Non era successo nulla tra lei e Graham. Le medesime parole, dette altrove o in presenza della madre e della sorella, sarebbero suonate insulse e prive di valore; eppure rimaneva lì a nutrirsene come se il loro gusto fosse così ricco da non volerne lasciar sfumare la dolcezza. L’idea che il povero Peregrine l’amasse l’aveva lasciata di stucco, eppure non si chiese mai cosa fosse questo nuovo sentimento. Non si domandò - perlomeno non ancora - se certi sentimenti fossero pericolosi.
Rimase lì, con gli occhi fissi sui carboni ardenti, finché sua madre non salì. «Ma come, Madeline», disse Lady Staveley, «sei ancora qui? Speravo che saresti stata a letto».
«Il mal di testa mi è passato, mamma; ho atteso perché…».
«Allora, perché cara?» sua madre le si avvicinò e rimase in piedi ad accarezzarle i capelli. « So benissimo che qualcosa non va. E successo qualcosa, eh, Madeline?».
«Sì, mamma».
«Così sei rimasta alzata per potermene parlare. Non è vero, tesoro?».
«Non proprio, ma forse sarà meglio. Non c’è nulla di male a raccontartelo, mamma».
«Beh, giudica tu», e Lady Staveley si accomodò sul divano per poter star vicina alla poltrona che Madeline ancora occupava. «In linea di massima, immagino non ci sia nulla di male; ma la decisione spetta a te. Se hai qualche dubbio, attendi fino a domani».
«No, mamma; te lo racconterò adesso. Mr Orme… ».
«Beh, cara. Ti ha detto qualcosa in particolare prima di partire?».
«Mi ha… mi ha…».
«Vieni, Madeline, siediti qui. Parleremo meglio». E la madre le fece posto accanto a lei sul divano, mentre Madeline, precipitandosi, le poggiò la testa sulla spalla. «Beh, tesoro, cosa ti ha detto ? Ha detto che ti amava ?».
«Sì, mamma».
«E tu gli hai risposto…».
«Ho potuto solo dirgli…».
«Sì. Lo so. Poverino! Ma, Madeline, non è un giovane esemplare - amabile, se non altro ? Naturalmente in questi casi la risposta deve venire dal cuore. Ma a me, che valuto la sua proposta in quanto madre… avrebbe fatto un enorme piacere…».
«Ma, mamma, non potevo…».
«Beh, amore: finiamola qui; almeno per il momento. Quando ho saputo della sua improvvisa partenza ho pensato che fosse successo qualcosa».
«Mi spiace tanto che sia infelice, perché so quanto è buono».
«Già, è buono; e piace anche a tuo padre, oltre che ad Augustus. In questo caso, Madeline, non dirò una sola parola per persuaderti. Credo che farei male. Ma, tesoro, può essere che ti abbia angustiato con la sua dichiarazione così improvvisa; e che tu non ci abbia ancora ragionato».
«Ma, mamma, io so che non lo amo».
«Si capisce. È naturale. Sarebbe stata una gran disgrazia se lo avessi amato prima di essere sicura che fosse lui ad amarti, una gran disgrazia. Ma ora, ora che pensi solo a lui, ora che sai cosa vuole, magari puoi imparare a…».
«Ma io l’ho respinto, è partito».
«A volte, in certe situazioni, i giovanotti tornano sui loro passi».
«Lui non tornerà, mamma, perché… perché gliel’ho detto chiaro e tondo… Sicuramente avrà capito che la mia risposta era definitiva».
«Ma mettiamo che tornasse e tu cambiassi idea nei suoi confronti… ».
«Oh, no!».
«Ma mettiamo che tu cambiassi idea, sarebbe meglio che sapessi quanto lo stimano tutti i tuoi amici. Dal punto di vista sociale sarebbe un matrimonio assolutamente raccomandabile: quanto all’indole e al temperamento, di gran lunga più importanti, lo ammetto, credo proprio che possieda tutte le migliori qualità per rendere felice una moglie. Ma, torno a dire, deve essere il cuore a parlare».
«Sì, infatti. E io so che non lo amerò mai, non in quel modo».
«Stai pur certa, tesoro, che nessuno ti spingerà ad agire controvoglia. Io o tuo padre potremmo anche proibire a una figlia di sposarsi, se si ripromettesse un’unione sconsiderata; ma né lui né io useremmo mai la nostra influenza per farla sposare perché riteniamo quel matrimonio socialmente consigliabile». Poi Lady Staveley baciò sua figlia.
«Cara mamma, so quanto sei buona con me». E rispose all’abbraccio della madre stringendola a sua volta. Nondimeno si sentiva tutt’altro che tranquilla. Qualcosa, nelle parole della madre, contrastava con i suoi sentimenti più reconditi, anche se non sapeva affatto cosa.
Perché l’aveva messa in guardia dicendole che poteva anche negare il suo benestare? Il matrimonio di Isabella era stato concluso nel pieno accordo di tutta la famiglia; e finora lei, Madeline, non aveva senz’altro dato motivo ai genitori di immaginare che sarebbe stata testarda o sconsiderata. Non avrebbe potuto evitare di metterla in guardia ? Oppure intendeva riferirsi in qualche modo all’attuale situazione?
«Ora è meglio che tu vada, tesoro», disse Lady Staveley, «per il momento togliamoci dalla testa questo giovane e galante cavaliere». Poi Madeline, dopo averle augurato la buona notte, se ne andò nella sua stanza piuttosto scoraggiata. Così facendo, dovette di nuovo passare davanti alla porta di Graham, e mentre camminava, non proprio in punta di piedi, non potè far a meno di chiedersi se avrebbe davvero riconosciuto il rumore dei suoi passi.
Quasi non vale la pena di spiegare che Lady Staveley perseguiva un vero e proprio scopo quando aveva messo in guardia la figlia; perdipiù le avrebbe fatto un gran piacere se le circostanze avessero allontanato da casa sua Felix Graham anziché Peregrine Orme. Ma costui doveva per forza rimanere per le prossime due settimane, sicché il ritorno di Orme non sarebbe servito a molto, perlomeno fin quando Graham non avesse tolto il disturbo.