Capitolo LXXIV

Il giovin Lochinvar

Il giudice Staveley, presiedendo una corte che non era stata trattenuta fino a tarda ora dall’eloquenza di un Mr Furnival, era rincasato prima che i lavori dell’altra fossero terminati. Augustus, che gli fungeva da cerimoniere, rimase per l’amico, e si fece largo tra la folla per udire la fine dell’arringa. 

«Non attenderci per il pranzo», aveva detto al padre. «Altrimenti ci odierai in eterno; non arriveremo che fra le otto e le nove». 

«Mi spiacerebbe odiarvi», disse il giudice, «dunque non vi attenderò». Quando perciò Felix Graham scappò dal tribunale intorno alle sette e mezza, i due giovani ebbero modo di prendersela comoda e di pranzare insieme in santa pace, godendosi pienamente la loro bottiglia di champagne più che se l’avessero divisa con il giudice e sua moglie. 

Ma, oltre allo champagne, Felix aveva da pensare a qualcos’altro, qualcosa che gli stava a cuore più del processo nel quale era impegnato. Madeline aveva promesso di incontrarlo quella sera, o meglio: non è che l’avesse promesso. Pur non rifiutandogli l’incontro, gli aveva al contempo rammentato che sarebbe stata presente anche sua madre. Era stata fredda, pensò, benché non scortese. A conti fatti, non gli riusciva di rassegnarsi a un probabile successo. «Allora era proprio uno stupido!» direbbe il lettore avvertito in materia. Secondo me, il lettore avvertito in materia ha ragione. A tal riguardo era proprio uno stupido. 

«Immagino che al vecchio vada concesso il beneficio della nostra compagnia per il vino», disse Augustus, non appena ebbero finito di pranzare. 

«Immagino sia il caso». 

«E perché no? Qualcosa in contrario?». 

«A esser sincero», disse Graham, «ho un appuntamento che mi preme molto rispettare». 

«Un appuntamento? Dove? Qui a Noningsby, vuoi dire?». 

«In questa casa. Eppure non posso definirlo un vero e proprio appuntamento. Chiederò a tua sorella quale sorte mi attende». 

«E sarebbe questo l’appuntamento! Benissimo, caro mio; e che Dio te la mandi buona. Se convinci il vecchio che tutto procede bene, non ho nulla in contrario. Avrei voluto, per amore di Madeline, che non ti fosse presa questa fissazione». 

«E andrai dal giudice senza di me?». 

«Oh, certo. Gli dirò… Cosa debbo dirgli?». 

«La verità, se vuoi. Arrivederci, vecchio mio. Stasera non mi rivedrai in questa casa, e neppure domani, a meno che io non sia più fortunato di quanto abbia diritto a sperare». 

«Debole di cuore, sfortunato in amore», disse Augustus. 

«Ebbene, sarò anche debole di cuore, ma dirò quanto ho da dire». Poi sì alzò da tavola. 

«Se non ci raggiungerai», disse Augustus, «salirò io da te. Ma che Dio ti assista. Ora andrò dal vecchio». 

Felix uscì dalla saletta per la colazione dove avevano pranzato e, attraversato l’atrio, entrò in salotto dove trovò Lady Staveley da sola. «Sicché il processo non è ancora finito, Mr Graham?» disse. 

«No, ne avremo ancora per un altro giorno». 

«E quale sarà il verdetto? Possibile che abbia realmente falsificato il testamento?». 

«Ah! Non posso dirlo. Non sapete, Lady Staveley, che faccio parte del suo collegio di difesa?». 

«Sì. Avrei dovuto ricordarmene, e usare più discrezione. Se cercate Madeline, Mr Graham, credo sia in biblioteca». 

«Oh! Grazie… in biblioteca». Poi Felix riapprodò nell’atrio dopo aver abbandonato il salotto in maniera non proprio garbata. Avrebbe potuto andare in biblioteca direttamente dal salotto, ma non se ne ricordò. Davvero curioso, pensò, che Lady Staveley, alla quale di certo era stato antipatico, lo avesse mandato direttamente dalla figlia rendendosi complice, per così dire, di un loro appuntamento. Ma prima di avere il tempo di pensarci si ritrovò nella stanza. Dove infatti c’era Madeline in attesa di ascoltarlo. Quando entrò la trovò seduta di spalle; ma come lo udì si levò in piedi, e, dopo un attimo di incertezza, gli andò incontro. 

«Oggi voi e Augustus avete tardato molto», disse. 

«Già. Sono stato trattenuto, e lui ha avuto la bontà di attendermi». 

«Avete detto che volevate… parlarmi», disse Madeline, con un po’ di esitazione, ma soltanto una punta, «parlarmi da sola; perciò la mamma ha detto che facevo meglio a venire qui. Spero non siate contrariato perché gliel’ho riferito». 

«Neanche per sogno, Miss Staveley». 

«Perché non ho segreti con la mamma». 

«Né io voglio che qualcosa resti segreto. Odio ogni genere di segretezza. Vostro padre, Miss Staveley, conosce le mie intenzioni». 

Madeline da parte sua non reputò necessario toccare questo tasto. Naturale che suo padre le conosceva. Senza il suo benestare, non avrebbe potuto star sola in biblioteca ad ascoltare Graham. Forse sarebbe giunta l’ora in cui lo avrebbe spiegato al suo innamorato, tuttavia non era adesso. Sicché quando le parlò del padre rimase in silenzio, e abbassando lo sguardo si mise davanti a lui, in attesa della sua domanda. 

«Miss Staveley», disse, conscio della propria goffaggine. Per la verità lo era più del necessario, ma Madeline non se ne rendeva conto. Ai suoi occhi appariva del tutto padrone della situazione, e sembrava ottenere tutto ciò che voleva. Aveva già appianato ogni difficoltà, e senza alcuna goffaggine. Era già padrone del suo cuore, ora non gli restava che entrare a prenderne possesso. Il frutto maturo era caduto, se vogliamo metterla come Miss Furnival, ed ecco che veniva a raccoglierlo - non foss’altro perché pensava che ne valesse la pena. Che lo raccogliesse in quella maniera non era importante, pensava Madeline. Contava più di tutto che desiderasse riporlo nel suo granaio per goderne nella vita, non come sceglieva di esprimersi ora. Era il suo signore e padrone. L’uomo che aveva conquistato e preso possesso del suo spirito; quanto alla sua goffaggine, non contava poi tanto. Né io dico che fosse goffo. Si dichiarò in termini onesti, semplici, e non credo che avrebbe potuto fare di meglio. 

«Miss Staveley», disse, «chiedendovi di vedermi da solo, ho compiuto un grosso azzardo. Per la verità sto rischiando ciò che mi è più prezioso». Poi si fermò, come aspettandosi che lei parlasse. Ma Madeline seguitava a tenere gli occhi bassi, e a stargli di fronte in silenzio. «Non posso fare a meno di pensare che sappiate cosa mi propongo», disse, «pur ammettendo che nulla mi può garantire la speranza di una risposta favorevole. Ecco la mia mano; se la prenderete non dovete dubitare di avere anche il mio cuore». Poi le tese la sua grossa mano destra. 

Madeline seguitò a stargli di fronte in silenzio con gli occhi fissi a terra, ma sollevò pian piano la manina, lasciando che le sue morbide dita sottili si posassero sul palmo aperto. Fu come se avesse apposto la propria firma e il proprio sigillo a un atto di donazione. Non gli aveva detto una parola, né di amore né di assenso; ma ormai non occorreva. 

«Madeline, mia adorata Madeline», disse Felix; poi approfittando delle dita che gli aveva teso la attirò a sé stringendola fra le braccia. 

Tornò in salotto dopo quasi un’ora. «Vai dentro adesso», gli disse Madeline. «Basta attendere; davvero, devi andare». 

«E tu… tu entrerai subito dopo». 

«Sono già quasi le undici. No, stasera non mi riaffaccerò. Mamma salirà subito da me, lo so. Buona notte, Felix. Vai adesso, uscirò dopo di te». Poi, dopo qualche altra piccola cerimonia, la lasciò. 

Entrato in salotto trovò Lady Staveley, il giudice con accanto la sua tazza di tè, e Augustus in piedi di spalle al caminetto. Felix andò ad unirsi alla cerchia, e presa una seggiola si accomodò, ma sul momento non aprì bocca. 

«Non avete preso nemmeno un po’ di vino dopo la vostra giornata di fatiche, signorino Graham», disse il giudice. 

«Per la verità sì, signore. Abbiamo bevuto un po’ di champagne». 

«Champagne, sul serio? Allora avrei dovuto attendere il mio ospite, dal momento che a me non è toccato. E stata una lunga giornata, la vostra in tribunale». 

«Proprio così, signore». 

«E non molto soddisfacente, temo». Lì per lì Graham non replicò, ma non potè esimersi dal pensare che la giornata, nel complesso, lo aveva soddisfatto. 

Poi nella stanza entrò Baker, che si avvicinò a Lady Staveley, e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. «Oh, ah, già», fece Lady Staveley. «Mr Graham, debbo augurarvi la buona notte». E gli prese la mano, stringendola con molto calore. Ma pur avendogli augurato la buona notte, lo rivide prima che egli andasse a letto. La loro era una famiglia che, tenendo moltissimo agli affari di casa, non poteva accogliere un nuovo figlio senza abbondanti espressioni di affetto. 

«Bene, signore! Vi è andata bene dopo pranzo?» chiese il giudice non appena la porta si fu chiusa alle spalle della moglie. 

«Ho proposto a vostra figlia di sposarmi e lei ha accettato». E nel mentre si levò dalla seggiola sulla quale si era appena messo a sedere. 

«Allora, ragazzo mio, spero che sarete un buon marito per lei», e il giudice gli diede la mano. 

«Ci proverò. Sento tuttavia che avevo ben poco diritto a chiederglielo, visto che probabilmente sarò molto povero». 

«Via, via, via, ne parleremo un’altra volta. Adesso canteremo solo i vostri trionfi: Sì fedele in amore e sì intrepido in guerra, / Mai vi fu cavaliere come il giovin Lochinvar».63  

«Felix, amico mio, mi congratulo con te, di tutto cuore», disse Augustus. «Però ignoravo che te la sapessi cavare in guerra». 

«Ah, e invece sì», fece il giudice. «Che mi dici delle sue ferite ? E se è vero tutto quello che ho saputo, è alle prese con altre battaglie. Ma non bisogna parlarne finché il processo a quella povera signora non sarà finito». 

«Quasi non occorre dirvi, signore», disse Graham, con quell’aria vereconda che un uomo prende sempre 

in certe occasioni, «che mi reputo l’uomo più fortunato del mondo». 

«È del tutto superfluo», disse il giudice. «In certe occasioni va da sé». Poi nei dieci minuti a seguire la conversazione fu piuttosto piatta e noiosa. 

La stessa cosa succedeva, con un tantino di vivacità in più, di sopra tra madre e figlia. In certe occasioni le signore sanno essere più vivaci degli uomini. 

«Oh, mamma, devi volergli bene», disse Madeline. 

«Sì, cara; certo che ora gli vorrò bene. Papà dice che è assai brillante». 

«So che gli piace. Lo sapevo fin dal principio. Credo sia per questo che…». 

« E immagino che le persone brillanti siano le migliori - ossia, se sono brave persone». 

«E lui non è una brava persona?». 

«Beh… lo spero. Anzi, ne sono certa. Anche Mr Orme era un gran bravo giovane; ma a che serve parlarne adesso». 

«Mamma, non se ne sarebbe mai fatto nulla». 

«Benissimo, cara. È finita adesso, miravo solo a renderti felice, naturalmente». 

«Lo so, mamma; e in effetti sono felicissima. Di certo non mi sarebbe piaciuto nessun altro da quando l’ho visto la prima volta». 

Lady Staveley se ne meravigliava ancora, ma non aggiunse altro. Quanto alle considerazioni finanziarie del caso, le lasciava tutte al marito, sentendo in tal modo di poter deporre i timori che al contrario l’avrebbero resa infelice. «In fondo non credo che la sua bruttezza abbia peso», si disse. Sicché si risolse a trattarlo con tenerezza e affetto, e, per parlargli e mettergli a disposizione i privilegi di un genero, rimase alzata finché non ne udì i passi in corridoio. 

«Mr Graham», disse, aprendo la porta mentre il giovane passava. 

«Naturalmente vi avrà detto», disse Felix. 

«Oh sì, me l’ha detto. Non abbiamo molti segreti in questa casa. E vi faccio di cuore le mie congratulazioni; credo vi sia toccata la fanciulla migliore del mondo. Certo io sono la madre; ma sappiate che, se dovessi parlare di lei per una settimana, non potrei dire che bene». 

«So quanto sono fortunato». 

«Sì, siete fortunato. Poiché al mondo nulla è pari a una moglie devota che fa il suo dovere. Sono certa che sarete buono con lei». 

«Cercherò». 

«Un uomo dovrebbe essere di una perfidia unica per essere cattivo con lei, e non credo sia il vostro caso. Ed è una gran cosa, Mr Graham, che Madeline si sia innamorata di un uomo per il quale suo padre stravede. Eh già, non so cosa abbiate fatto al giudice». Lo disse, ricordando nell’innocenza del suo cuore che a scegliere Mr Arbuthnot come genero era stata piuttosto lei, mentre il giudice aveva sempre dichiarato che il marito della figlia maggiore, di suo, raramente aveva granché da dire. 

«E spero che la madre di Madeline mi riceverà con altrettanta gentilezza del padre», disse Felix, prendendo la mano di Lady Staveley e stringendola. 

«Senza dubbio. Vi vorrò un bene dell’anima, se me ne darete modo. I mariti delle mie figliole sono per me come figli». Poi protese il volto e Felix lo baciò, e così si scambiarono la buona notte. 

Nella sua stanza trovò Augustus, e i due non fecero in tempo ad accomodarsi davanti al fuoco, con l’intenzione di rievocare le scene svoltesi lì dentro tempo addietro, che udirono bussare alla porta, e Mrs Baker entrò. 

«Sicché è tutto sistemato, Mr Felix», disse. 

«Già», fece lui, «tutto sistemato». 

«Ebbene! Non si sapeva fin dall’inizio?». 

«Allora perché non l’avete detto, vecchia birbante che non siete altro?», disse Augustus. 

«Si fa presto a parlare, signorino Augustus. E se andassi a dirlo di voi - perché potrei, non vi pare?». 

« Non vedo come, vecchia birbante che non siete altro». 

«Ah no? Sfido tutti a dire una parola su Miss Madeline che non sia buona, solo che ho sempre saputo che aria tirava. Che Dio vi benedica, Mr Graham, quando entraste qui dentro in mille pezzi sapevo che c’era sotto qualcosa». 

«Dunque pensate che l’abbia fatto apposta», disse Staveley. 

«Apposta? Cosa, correre dietro a Miss Madeline? Ma certo che lo ha fatto apposta. Non ha pensato ad altro dalla notte di Natale, la stessa in cui ho visto voi, signorino Augustus, e una certa signorina, infilarvi in un corridoio buio». 

«Si tratta di una menzogna bella e buona, Mrs Baker». 

«Oh, benissimo. Mi sarò sbagliata. Ma ora, Mr Graham, se non tratterete bene la nostra Miss Madeline…». 

«Giusto quello che gli stavo dicendo», disse il fratello. «Se le farà del male, come alla prima moglie - o le spezza il cuore come a quell’altra… ». 

«La prima moglie!» esclamò Mrs Baker. 

«Non lo sapevate? Ma come, ne ha avute già due». 

«Già due mogli! Oh insomma, signorino Augustus, ma che vecchia stupida che sono a credere a ogni parola che vi esce di bocca». Poi dopo che ebbe pronunziato la sua benedizione, e ricevuto una cordiale stretta di mano dal nuovo rampollo della famiglia Staveley, la vecchia lasciò da soli i due giovanotti, e se ne andò a letto. 

«Ora che è fatto…» disse Felix. 

«Vorresti disfare tutto». 

«No, santi numi! Posso ben dire, credo, che non mi capiterà mai di volerlo. Ma ora che è fatto, mi meraviglio della mia sfacciataggine non meno che del mio successo. Perché tuo padre mi avrebbe accolto in casa sua come genero, viste le mie scarse prospettive?». 

«Proprio per questa ragione; e perché è tanto diverso dagli altri uomini. Sono convinto che sia orgoglioso di Madeline perché le è piaciuto un uomo brutto di faccia e senza il becco d’un quattrino». 

«Fossi stato un adone come te, non mi avrebbe dato alcuna possibilità». 

«No, se per giunta fossi stato ricco sfondato. Ebbene, quanto a me, confesso di non essere magnanimo come mio padre e, per amore di Mad, voglio sperare che la pianti con i tuoi capricci. Un reddito, si sa, ha un che di prosaico; ma quando c’è la famiglia, ha i suoi lati positivi». 

«A ogni modo quando c’è da lavorare non mi tiro indietro», disse Graham alquanto imbronciato. 

«Sì, ma sempre se puoi farlo esattamente a modo tuo. Ma chi sta al mondo non può. Un uomo, per conto mio, durante la vita deve lasciarsi governare dalla comune saggezza di coloro che lo circondano. Non può incaricarsi di giudicare ogni passo secondo i propri lumi. Altrimenti sarà morto prima di aver deciso da dove partire». E fu così che Augustus Staveley, dalla sua profonda esperienza di vita, donò queste perle di terrena saggezza al futuro cognato. 

L’indomani mattina prima di mettersi in viaggio per Alston e per il lavoro che ormai detestava, Graham riuscì ad avere Madeline tutta per sé il tempo di cinque minuti. «Ho visto sia tuo padre che tua madre ieri sera», disse, «non dimenticherò mai la loro bontà nei miei confronti». 

«Sì, sono buoni». 

«Mi pare un sogno che mi abbiano accettato come genero». 

«Ma per me non è un sogno, Felix; altrimenti non voglio svegliarmi più. Una volta pensavo che non avrei più voluto bene a nessuno al di fuori della mia famiglia, ma ora… ». Poi gli strinse il braccio con la sua piccola mano. 

«E Felix», disse, mentre si preparava a lasciarla, «non devi andartene da Noningsby alla fine del processo. Volevo che fosse la mamma a informarti, ma lei ha detto che avrei fatto meglio a dirtelo io». 

Orley Farm
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