Capitolo XIV
Pranzo a Cleeve
Al ritorno da Londra Lady Mason trovò un biglietto di Mrs Orme che invitava lei e suo figlio a pranzo il giorno seguente. Siccome aveva già stabilito con Sir Peregrine che Lucius dovesse pranzare a Cleeve affinché il baronetto gli facesse una ramanzina a proposito della sua mania per il guano, l’invito non si poteva rifiutare; ma, per parte sua, Lady Mason avrebbe di gran lunga preferito restarsene a casa.
A dire il vero, la sua inquietudine per la faccenda del guano aveva ceduto a una inquietudine peggiore di altra origine, tanto da lasciarla se non indifferente, perlomeno tranquilla in proposito. Forse era un bene che Sir Peregrine facesse la sua predica e un bene che Lucius dovesse sorbirsela; quanto a lei, pensò, sarebbe stato più comodo pranzare da sola. Tuttavia sentiva che non era possibile. Meglio morire di noia che rischiare un affronto a Sir Peregrine, perciò scrisse un bel bigliettino per dire che entrambi sarebbero stati a Cleeve alle sette.
«Lucius, caro, mi devi fare un gran favore», disse mentre era seduta accanto al figlio nella vettura a nolo di Hamworth.
«Un gran favore, mamma? Naturalmente, farò tutto il possibile per te».
«Cerca di sopportare Sir Peregrine stasera».
«Sopportarlo! Proprio non capisco cosa intendi. Mi ricorderò che è vecchio, naturalmente, e non gli risponderò come farei con uno della mia età».
«Ne sono sicura, Lucius, perché sei un gentiluomo. Lo sopporterai come un giovane, se è un gentiluomo, sempre sopporta un vecchio. Ma io ti sto chiedendo qualcosa di più. Sir Peregrine si dedica all’agricoltura da una vita».
«Già, e con quali risultati? Possiede tre o quattrocento acri di terra incolta nella sua proprietà, tutti buoni per il grano».
«Non ne so niente», disse Lady Mason.
«Ah, ma questo è il problema. Di mestiere farò l’agricoltore e tu mi mandi a scuola. Sorge un problema: che tipo è il docente?».
«Ora non sto parlando di agricoltura, Lucius».
«Ma lui ne parlerà».
«E non puoi starlo ad ascoltare senza contraddirlo, per amor mio ? Per me è fondamentale, più che fondamentale, Lucius, poter contare sull’amicizia di Sir Peregrine».
«Se finisse col lamentarsi con te perché mi sono azzardato a criticargli la gestione della terra, la sua amicizia varrebbe ben poco».
«Non dico che lo farà; ma sicuramente capirai che un vecchio può essere permaloso su certi punti. A ogni modo, te lo chiedo per favore. Neanche immagini quanto sia importante per me essere in buoni rapporti con un tal vicino».
«Sempre così in Inghilterra», disse Lucius, dopo un istante di pausa. «Sir Peregrine è di nobili natali, è un baronetto; naturale che il mondo intero, ossia Hamworth, debba inchinarsi ai suoi piedi. E io pure debbo adorare il simulacro d’oro eretto da Nabucodònosor, il Re dell’Eleganza!».
«Lucius, sei cattivo».
«No, mamma, non sono cattivo; ma come tutti, quando si tratta di certe faccende, mi lascerei volentieri guidare dal mio giudizio».
«La mia amicizia con Sir Peregrine non ha nulla a che vedere con il suo ceto; ciò non toglie che per noi due sia importante godere della sua stima e del suo rispetto». La faccenda non venne ulteriormente discussa; scesero davanti all’ingresso principale e vennero introdotti in salotto attraverso l’ampio e basso atrio.
Le tre nobili generazioni erano lì: Sir Peregrine, sua nuora e l’erede. Lucius Mason era stato a Cleeve due o tre volte dal suo ritorno dalla Germania e aveva sempre dichiarato a se stesso che per lui era come andare a casa di Mrs Arkwright, la vedova del medico di Hamworth, o perfino nella cucina di Greenwood il fattore. Lieto di professarsi un democratico, si vantava di non patire l’influsso del ceto. In realtà si trattava di millanteria, non di vanto, giacché a Cleeve la sua condotta era diversa da quella che avrebbe tenuto e che teneva nel minuscolo salotto di Mrs Arkwright. Sir Peregrine, con il suo fare maestoso, gli incuteva soggezione; mentre il tratto aristocratico, la leggiadria di Mrs Orme soffocavano la sua presunzione; persino col giovane Peregrine scoprì che, pur non essendogli da meno, non gli era certo superiore. Era assai più colto di lui, il suo cervello conteneva dieci volte più nozioni, aveva letto libri che Peregrine neppure conosceva di nome e che probabilmente non avrebbe mai conosciuto; ma, dal canto suo, anche il giovane Orme possedeva qualcosa che mancava all’altro. Cosa fosse mai Lucius Mason non lo capiva proprio.
Mrs Orme lasciò il suo angolo sul sofà per andare a salutare l’amica e con un soave sorriso e due o tre parole quasi sussurrate la condusse verso il caminetto. Non era portata per i grandi discorsi né dotata di maniere visibilmente cordiali, ma con poche parole sapeva andare assai lontano; e poi, quando dava la mano, la sua stretta era più eloquente dell’abbraccio di qualcun’altra. Certe signore baciano sempre le amiche, e sempre le chiamano «cara». In questi casi è inevitabile compatire colei che riceve quel bacio. Mrs Orme non baciò Lady Mason, né la chiamò cara; ma sorrise dolcemente nel pronunziare il suo saluto sprizzando benevolenza dai magnifici occhi azzurri; e Lucius Mason, contemplando la scena da sopra le spalle di sua madre, pensò che gli sarebbe piaciuto averla per amica ad onta del suo ceto. Se Mrs Orme voleva impartirgli una lezione sull’agricoltura, forse l’avrebbe ascoltata senza contraddirla; ma al riguardo non c’era pericolo. Mrs Orme non impartiva mai lezioni a nessuno su nessun argomento.
«Allora, signorino Lucius, mi dicono che siete stato a Liverpool», disse Sir Peregrine.
«Sì, signore, sono tornato ieri».
«E che succede di bello a Liverpool?».
«A Liverpool sono tutti svegli, signore».
«Ah, senza dubbio; quando bisogna far quattrini non si dorme mai. A volte però uno sta sveglio ma i quattrini non li fa; e poi chissà se è sveglio, magari è solo un’impressione».
«Sempre meglio che dormirci sopra a bella posta quando c’è tanto lavoro da fare, Sir Peregrine».
«Chi dorme non fa danni», disse Sir Peregrine.
«Comoda come teoria quando il domestico si presenta alle otto di mattina con l’acqua calda!» disse suo nipote.
«Proprio quella cui ti dedichi senza risparmio, temo», disse il vecchio, che al momento era in eccellenti rapporti con il suo erede. A quanto pare la smania per i topi era scomparsa dopo la conclusione dell’ultimo patto e Peregrine aveva mietuto allori nella caccia alla volpe di Hamworth; riscuotendo entusiastiche opinioni da ogni sorta di sportivi e guadagnandosi un’illustre reputazione per via di una giumenta allevata dal nonno. Le volpi sono bestiacce, come Perry ebbe a commentare con perfidia; ma se un giovane che predilige la caccia ai topi spezza il cuore a un vecchio, riesce a cattivarselo una volta per tutte braccando eroicamente una volpe. Sir Peregrine aveva raccontato a quattro diversi vicini di come, dopo dodici miglia senza speranza, si fossero imbattuti in una volpe in aperta campagna, dalle parti di Alston, e come in quell’occasione Peregrine fosse l’unico presente al momento dell’uccisione dell’animale insieme al capocaccia e a un’altra persona. «E la giumenta, sapete, ha solo quattro anni ed è ben poco scozzonata», disse Sir Peregrine, tutto esultante. «Che birbante ad averla cavalcata in quel modo!». Dubito che sarebbe stato più fiero del nipote o più loquace al riguardo se questi si fosse laureato con lode.
Poi suonò il gong e Sir Peregrine scortò Lady Mason in sala da pranzo. Lucius, che come sappiamo poneva gli Orme sullo stesso piano dei Jones e degli Smith, per la soggezione esitò prima di dare il braccio a Mrs Orme; poi la scortò in perfetto silenzio, sebbene avrebbe dato qualunque cosa per riuscire a parlarle strada facendo. Ma si rammentò che purtroppo non sapeva che dire. Le cose non migliorarono quando prese posto. Non aveva mai pranzato a Cleeve e può darsi che il maggiordomo in borghese e i due tipi in livrea contribuissero ulteriormente al suo imbarazzo, malgrado le sue inveterate idee democratiche.
Durante il pranzo la conversazione non fu molto brillante. Sir Peregrine rivolgeva di quando in quando due parole a Lady Mason e lei rispondeva con altrettante parole. Su argomenti che esulavano dal pranzo era forse una grandissima oratrice; ma neppure lei disse molto. Di regola Mrs Orme apriva bocca solo se interpellata quando la compagnia comprendeva, oltre a lei e al suo interlocutore, altre persone; e a quanto pare il giovane Peregrine immaginava che servire le porzioni a capotavola, chiedere se gradivano lo stufato di manzo e mangiare il proprio pranzo, fossero occupazioni del tutto adeguate alle sue energie. «Suvvia, Mason, assaggia un altro po’ di manzo. Se lo prendi tu, lo prendo anch’io». La sua conversazione finiva qui, finché era all’opera non andava oltre.
Quando la servitù se ne andò le cose migliorarono un poco, ma non troppo. «Mason, pensi di partecipare alla prossima stagione di caccia?» chiese Peregrine.
«No», rispose l’altro.
«Beh, al posto tuo lo farei. Altrimenti non conoscerai mai nessuno qui intorno».
«Prima di tutto non ho tempo da perdere», disse Lucius, «secondo non ho quattrini da buttare». Ne ebbe di fegato, e fu così che la pensarono i presenti; ma forse, fosse stato veramente sincero, avrebbe confessato di non essere un provetto cavallerizzo.
«A uno come te, con un posto tutto suo, non costa nulla», disse Peregrine.
«Ah, no?» disse il baronetto. «E io che la pensavo diversamente».
«Beh, insomma, non tanto come se dovessi comprare tutto. Inoltre, per me Mason è una sorta di Creso. Che diamine deve farci coi quattrini ? Quanto al tempo, parola mia non capisco che significa quando dice di non aver tempo per andare a caccia».
«Lucius ha intenzione di fare l’agricoltore», disse sua madre.
«Io pure», disse Peregrine. «Per Giove, e vorrei vedere. Se avessi per le mani duecento acri di terra non vorrei altro al mondo, né chiederei mai uno scellino a chicchessia».
«Quand’è così, potrei concludere in quattro e quattr’otto il miglior affare che sia mai capitato», disse il baronetto. «Posso prendervi in parola, signorino Perry…».
«Vi prego, signore, non ne parliamo», disse Mrs Orme.
«Stai pur certa, cara… in futuro mi limiterò solo a parlarne». Poi Sir Peregrine chiese a Lady Mason se gradiva un altro po’ di vino; dopo di che le dame si ritirarono ed ebbe inizio la lezione.
Prima però seguiremo le dame in salotto per qualche minuto. Nei capitoli iniziali si è accennato al fatto che, volendo, Lady Mason avrebbe potuto diventare più intima di Mrs Orme; pertanto è presumibile che non volesse. Nulla di più vero. Mrs Orme aveva vissuto perlopiù a Cleeve e durante la sua permanenza non aveva mai allacciato una reale fraterna amicizia. Una sua sorella e i vecchi amici d’infanzia abitavano lontano nelle contee più a nord. Li vedeva ogni tanto e in quei casi era assai felice; ma le accadeva di rado. Sua sorella, sposata con un lord, poteva trattenersi a Cleeve per una quindicina di giorni, sì e no una volta l’anno; mentre Mrs Orme non partiva spesso. Credeva, e di certo ne aveva motivo, che Sir Peregrine non fosse felice in sua assenza, perciò non lo lasciava mai. Quindi, vivendo così sola, cosa c’era di strano se in cuor suo desiderava un’amica ?
Ma Lady Mason era vissuta ben più sola. Di sorelle che andassero a trovarla, sia pure una volta l’anno, non ne aveva. Né amiche intime, nessuna cui parlare nella piena libertà dell’amicizia, e sarebbe stata lietissima di stringere un affettuoso vincolo con una creatura sì dolce come Mrs Orme, vedova come lei, e come lei vedova con un solo figlio. Ma procedendo sempre coi piedi di piombo nella sua vita, aveva appreso l’indispensabile cautela in tutte le cose. L’appoggio di Sir Peregrine era stato per lei inestimabile, e non era forse possibile perderlo, quell’appoggio ? Due parole ripetute di tanto in tanto, uno sguardo che mirava a passare inosservato, un tono diverso o magari un cambiamento nella stretta di mano del vecchio, l’avevano abituata a pensare che egli non vedesse di buon occhio siffatta intimità. E probabile che al momento non si sbagliasse, perché certi piccoli segni era svelta a interpretarli. Bisognava far molta attenzione, senza indulgere a piaceri che costassero cari; perciò se ne era privata, di questo come di altri.
Ma ora le venne in mente che forse era bene mutar condotta. Sentiva che l’amicizia di Sir Peregrine era troppo salda per venir meno o magari si figurava di poterla rafforzare per mezzo di sua nuora. A ogni modo, decise di accettare la tacita offerta che una volta le venne fatta, se ancora le era concesso.
«Il vostro ragazzo è sempre lo stesso!» disse, quando furono sedute vicine, con le tazzine da caffè a separarle.
« Infatti, non cambia alla svelta; e, come dite voi, per molti versi è ancora un ragazzo. Chissà, forse è meglio così».
«Non intendevo un ragazzo in quel senso», disse Lady Mason.
«Ma ditelo pure; ormai vostro figlio è un uomo fatto».
«Povero Lucius! Sì, è necessario nella sua situazione. Già dispone del suo briciolo di proprietà; eppure gli manca un Sir Peregrine che si prenda cura di lui. La necessità lo ha reso adulto».
«Mi sa che un giorno di questi troverà moglie», suggerì Mrs Orme.
«Oh, spero di no. Credete che i giovanotti facciano bene a sposarsi presto?».
«Sì, certo. Perché no?» disse Mrs Orme, pensando al suo anno di felicità coniugale. «Non desiderate vederlo sposato?».
«Credo di no. Avrei timore di non contare più nulla per lui. Però non credetemi un’egoista».
«Sono certa che non lo siete e che lo amate più d’ogni altra cosa al mondo. Anch’io provo la stessa cosa».
«Ma non siete sola con il vostro ragazzo come me. Se mi mandasse via, non mi resterebbe più nulla a questo mondo».
«Mandarvi via! Ah, perché Orley Farm gli appartiene. Ma non lo farebbe; certo che no».
«Non farebbe niente di cattivo; ma come evitarlo se fosse un desiderio di sua moglie? Nondimeno, non vorrei che per questa ragione rimanesse scapolo; per nessuna ragione, se sapessi che desidera sposarsi. Ma per me sarebbe un colpo».
«Mi auguro sinceramente che Peregrine si sposi presto», disse Mrs Orme, forse al pensiero che le ragazze erano preferibili ai topi e alle volpi.
«Certo, sarebbe un bene, poiché disponete di ampi mezzi, e la casa è grande; e avreste sua moglie a cui voler bene».
«Se fosse simpatica sarebbe un piacere averla come figlia. Anch’io sono tanto sola, Lady Mason, sebbene mai quanto voi».
«Lo spero… perché a volte lo sono moltissimo».
«Ci ho pensato spesso».
«Ma sarei perfida oltre ogni dire a lamentarmi, visto che la Provvidenza mi ha elargito doni che non era mio diritto aspettarmi. Come avrei fatto, così sola, se Sir Peregrine non mi avesse aperto le sue braccia e la sua porta ?». E così per la mezz’ora seguente le due dame tennero dolce conversario, durante il quale noi torneremo ai gentiluomini alle prese con il vino.
«Vi va un po’ di chiaretto ?» disse Sir Peregrine, apprestando se stesso e le sue bottiglie come di consueto. Da parte sua aveva sempre evitato gli eccessi, nondimeno si metteva al lavoro con molto zelo dopo pranzo, come ci fosse un bel po’ da fare prima di affacciarsi in salotto.
«Per me niente più vino, signore», disse Lucius.
«Niente vino!» disse Peregrine il Vecchio.
«Insomma, Mason, non te la caverai mai se vai avanti così», disse Peregrine il Giovane.
«Vedrò di farcela lo stesso», disse l’altro.
«Buon vino fa buon sangue», e Peregrine canticchiò una vecchia canzone conviviale.
«Non ne sono così sicuro. Noi inglesi siamo i primi a farci il sangue cattivo eppure siamo dediti al vino molto più dei nostri allegri vicini oltremanica».
Sir Peregrine non aggiunse altro in proposito, ma probabilmente pensò che il suo giovane amico non sarebbe stato un vicino di tutto riposo. Tuttavia, il suo attuale compito non consisteva affatto nell’insegnargli a bere, sicché passò subito a sbrigare l’impegno che si era assunto. «Allora, a quanto dice vostra madre, tutte le vostre energie saranno consacrate all’agricoltura».
«Non proprio, spero. La terra c’è, e ho tutta l’intenzione di utilizzarla. Non è granché, quindi vorrei unirla a qualche altra occupazione».
«Vi accorgerete che duecento acri di terra danno un gran da fare; sempre se intendete farci dei quattrini».
«Lo spero senz’altro, alla lunga».
«A me pare la cosa più facile del mondo», disse Peregrine.
«Un giorno ti accorgerai del tuo sbaglio; ma per Lucius è importantissimo non commetterne, all’inizio. Non conosco passatempo più simpatico dell’agricoltura sperimentale per un gentiluomo di campagna; d’altro canto, bisogna abbandonare l’idea di ricavare la propria rendita dalla terra».
«Non me lo posso permettere», disse Lucius.
« Infatti; ecco perché mi prendo la libertà di parlarvi. Spero che la grande amicizia che nutro per vostra madre varrà a giustificarmi».
«Vi sono molto obbligato per la vostra benevolenza, signore, davvero».
«La verità è che, secondo me, state cominciando con il piede sbagliato. Ebbene, siete stato a Liverpool, a comprare guano, se non sbaglio».
«Sì, quello insieme a poche altre cose. Laggiù c’è uno che ha preso un brevetto… ».
«Caro mio, sborsando i vostri quattrini in quel modo, non li rivedrete mai più. Tanto per cominciare, avete considerato quanto vi è venuto a costare il viaggio a Liverpool?».
«Per l’esattezza il nove e sei per cento dei quattrini sborsati sul posto. Ebbene equivale sì e no a un penny per sterlina sulla spesa totale e neppure per un istante va preso in considerazione a fronte del vantaggio di un mercato in rialzo».
Questo andava ben oltre le previsioni di Sir Peregrine. Neppure per un istante dubitò della verità della propria esperienza né della condotta folle e pericolosa del giovane; ma dubitò della sua capacità di provare entrambe le cose a uno che calcolava le proprie spese con tanta precisione in base alle percentuali sugli esborsi. Peregrine spalancò gli occhi e si mise a sedere lì accanto, domandandosi in silenzio: «Che diamine intende Mason con mercato in rialzo?».
«Allora temo», disse il baronetto, «che abbiate finito per sborsare una grossa somma di denaro».
«Sir Peregrine, è del tutto inutile accumulare un capitale. Io stesso non ho una grande opinione del capitale… ». «Ah: no?».
«Non della teoria capitalistica, a differenza di certa gente; se il capitale c’è, naturalmente andrebbe speso nell’attività che ne richiede l’impiego».
«Ma un pochino di competenza, un po’ di esperienza è forse auspicabile prima di effettuare un grosso esborso».
« Sì, un pochino di competenza è necessaria, anzi, ne sarebbe auspicabile un bel po’ se fosse alla portata di tutti; ma non lo è, mi risulta».
«Lunghi anni, forse, dedicati a tali interessi…».
«Già, Sir Peregrine; so cosa state per dire. L’esperienza senza dubbio sarà d’insegnamento. Uno che percorre trenta miglia al giorno per trent’anni probabilmente sa quale tipo di scarpe sarà più adatto ai suoi piedi, e magari anche il genere di cibo che meglio lo sosterrà durante una simile faticata; ma è assai improbabile che inventi un modo di viaggiare più spedito».
«Ma si sarà guadagnato la paga onestamente», disse Sir Peregrine, quasi in collera. In cuor suo lo era davvero, giacché non amava essere interrotto.
«Oh, sì; e se questo bastasse potremmo tutti percorrere le nostre trenta miglia al giorno. Ma alcuni di noi debbono guadagnare la paga per altre persone, o il mondo non farà progressi. La civiltà, mi risulta, consiste negli sforzi compiuti non per se stessi ma per gli altri».
«Se non vi va altro vino, andremo a raggiungere le signore», disse il baronetto.
«Però che testa dura», disse Peregrine, riempiendosi il bicchiere e vuotandolo per l’ultima volta.
«Quel giovane è il pivello più presuntuoso che abbia mai avuto la sfortuna d’incontrare», disse Sir Peregrine a Mrs Orme, quando, come sempre, andò a baciarlo e a prendere la sua benedizione prima di lasciarlo per la notte.
«Che peccato», disse, «perché sua madre mi piace tanto».
«Piace anche a me», disse Sir Peregrine, «ma non posso dire che avrò mai una passione per suo figlio».
«La sai una cosa, mamma», disse il giovane Peregrine, quella stessa sera nello spogliatoio della madre. «Stasera Lucius Mason ha esagerato con il vecchio».
«Spero non abbia punzecchiato tuo nonno».
«Non faceva che zittirlo, e si vedeva lontano un miglio che al vecchio non andava giù».
E qui finì la giornata.