Un bilione di trilioni di formiche in una gamba
Voi e io siamo miraggi che percepiscono sé stessi, e l’unico macchinario magico dietro le quinte è la percezione - l’attivazione, da parte di enormi flussi di dati grezzi, di un minuscolo insieme di simboli che arrivano a rappresentare regolarità astratte riscontrabili nel mondo. Quando nel mondo della fisica interviene una percezione a livelli arbitrariamente alti di astrazione, e quando entrano in azione anelli a feedback in gran numero, allora il «cosa» si trasforma in «chi». Ciò che prima sarebbe stato etichettato senza tante storie come «meccanico», e automaticamente bocciato come candidato per la coscienza, dovrà essere riconsiderato.
Noi esseri umani siamo strutture macroscopiche in un universo le cui leggi risiedono a un livello microscopico. In quanto esseri che cercano di sopravvivere, siamo indotti a cercare spiegazioni efficaci che si riferiscono soltanto a entità del nostro stesso livello. Perciò tracciamo confini concettuali attorno alle entità che percepiamo con maggiore facilità, e nel far questo ci ritagliamo su misura quella che ci sembra essere la realtà. L’io che ciascuno di noi crea per sé stesso è un esempio per eccellenza di una tale realtà percepita o inventata, e riesce così bene a spiegare il nostro comportamento che diventa il fulcro attorno a cui il resto del mondo sembra ruotare. Ma questa nozione di «io» è soltanto una formula abbreviata per indicare una gran quantità di fermento e agitazione di cui siamo necessariamente inconsapevoli.
A volte, quando mi si addormenta la gamba (come si dice in alcune lingue) e la sento come se migliaia di punture di spillo la pizzicassero, dico a me stesso: «Aha! È questo ciò che significa veramente essere vivi! Sto avendo una rara opportunità di percepire quanto sono effettivamente complesso!». (In francese, per esempio, si dice «avere le formiche nella gamba», e un personaggio dei cartoni animati Dennis la Minaccia una volta osservò che aveva del «ginger ale nella gamba» - due metafore indimenticabili per questa sensazione inconsueta ma universale.) Ovviamente, non potremo mai arrivare vicini a sperimentare la piena formicolante complessità di quello che davvero siamo - tanto per fare un solo esempio tipico, in ogni istante delle nostre vite sei bilioni di trilioni (cioè, seimila milioni di milioni di milioni) di copie della molecola di emoglobina sfrecciano ovunque nelle nostre vene, e in ogni secondo ne vengono distrutte quattrocento trilioni mentre ne vengono create altre quattrocento trilioni. Numeri come questi sono decisamente al di là della comprensione umana.
Ma la nostra stessa insondabilità è per noi una fortuna! Proprio come potremmo raggrinzirci fino a morire se potessimo veramente renderci conto di quanto siamo minuscoli rispetto all’immenso universo in cui viviamo, così potremmo anche esplodere per lo spavento se fossimo al corrente di tutta l’attività inimmaginabilmente frenetica che ha luogo all’interno dei nostri corpi. Viviamo in uno stato di beata ignoranza, che però è anche uno stato di meravigliosa illuminazione perché implica l’essere sospesi in un universo di categorie di medio livello di nostra creazione - categorie che, come strumenti per potenziare la nostra sopravvivenza, funzionano incredibilmente bene.