L’inversione dello spettro sonoro
Esaminiamo ancora un po’ lo spettro invertito ruotando qualche altra manopola. Che cosa accadrebbe se tutte le allegre e «cinguettanti» note alte del pianoforte (siamo d’accordo vero, cari lettori, che sono allegre e «cinguettanti»?) suonassero molto gravi e basse per, diciamo, Diana Krall (anche se lei le ha sempre chiamate «alte»), e tutte le note gravi e basse le suonassero allegre e alte (anche se lei le ha sempre chiamate «basse»)? Anche questo sarebbe il problema dello «spettro invertito», solo che riguarderebbe uno spettro sonoro invece di quello visivo. Ora, questo scenario mi pare decisamente meno plausibile di quello originale con i colori, e spero sia così anche per voi. Ma perché dovrebbe esserci una differenza fondamentale tra uno spettro invertito uditivo e uno visivo?
Be’, è piuttosto chiaro che, man mano che le note musicali scendono verso il basso, le singole vibrazioni che le costituiscono diventano sempre più percepibili. Se premete il tasto più a sinistra di un pianoforte, sentirete pulsazioni molto rapide nello stesso momento in cui ne avvertite (grosso modo) il tono. Questa nota è così bassa che raggiungiamo la linea di confine tra l’udirla come una tonalità continua e l’udirla - o piuttosto, sentirla a livello tattile - come una rapida successione di oscillazioni discrete. La «nota» bassa è sospesa tra singolarità e pluralità, e tra udito e tatto. E se avessimo un pianoforte con altri quindici o venti tasti oltre l’ultimo sulla sinistra (alcuni Bòsendorfer ne hanno qualcuno, ma il nostro ne avrebbe molti di più), le note superbasse si sentirebbero sempre più come vibrazioni sulla nostra pelle e nelle nostre ossa piuttosto che come vere e proprie tonalità sonore. Suonando due tasti vicini, non si produrrebbero toni distinguibili l’uno dall’altro, ma soltanto rimbombi bassi e rochi che, più che una successione cantabile di note, sembrerebbero lunghi e sordi rombi di tuono o di esplosioni lontane, o magari di auto che passano con gli altoparlanti a bassa frequenza che sparano a tutto volume le loro incredibili vibrazioni primordiali.
In generale, scendendo sempre più verso il fondo della scala, le note basse si trasformano impercettibilmente da tonalità in uno spettro in vibrazioni corporee, cosa che non vale per le note alte quando diventano più alte. Questo stabilisce una semplice ed evidente differenza oggettiva tra i due estremi dello spettro uditivo. Per tale ragione è inconcepibile che Diana Krall possa provare un’esperienza di spettro invertito - vale a dire che possa sperimentare ciò che voi o io chiameremmo un suono molto alto quando viene suonata la nota più bassa. Dopotutto, una nota alta non produce alcuna vibrazione corporea oggettiva!