Io non posso vivere senza sé
Dato che noi percepiamo non particelle interagenti l’una con l’altra, ma pattern macroscopici nei quali alcune cose ne comandano altre con una causalità non ben definita, e dato che Colui Che Spinge nei e i nostri corpi è il nostro io, e dato che i nostri corpi comandano il resto del mondo, non ci rimane altra scelta che concludere che l’ultimo anello della catena delle causalità è questo io. A ognuno di noi l’io sembra trovarsi alla radice di tutte le nostre azioni, di tutte le nostre decisioni.
Questa interpretazione è solo una faccia della medaglia, è chiaro, dato che non tiene nel minimo conto il punto di vista secondo cui a fare girare il mondo è un’impersonale fisica di microentità, ma è una distorsione sorprendentemente affidabile e assolutamente indispensabile. In tutto il periodo che va dalla nostra prima infanzia alla fanciullezza e all’età adulta, queste due caratteristiche - affidabilità e indispensabilità - del punto di vista ingenuo, ignaro della fisica, lo agganciano in modo sempre più stretto al nostro sistema di convinzioni.
Aggiungerei che l’io di un fisico delle particelle non è meno radicato dell’io di un romanziere o di un commesso di merceria. Una conoscenza perfetta di tutta la fisica non riuscirà neppure a scalfire i decenni di lavaggio del cervello praticato dalla cultura e dal linguaggio, per non parlare dei milioni di anni di evoluzione umana che hanno spianato la strada a tutto questo. La nozione di «io», in quanto formula abbreviata di straordinaria efficacia, è un espediente esplicativo essenziale di cui non possiamo fare a meno, e non solo una stampella facoltativa di cui ci possiamo sbarazzare serenamente una volta acquisito un sapere scientifico sufficientemente sofisticato.