Metamorfosi di Parfit in Bonaparte
Nell’ultimo capoverso del passo sopra riportato, Parfit allude a un esperimento mentale escogitato in parte dal filosofo Bernard Williams e in parte da lui stesso (in altre parole, escogitato da un ibrido Williams- Parfit che potremmo chiamare «Bernek Willfits»), in cui lui sta per essere sottoposto a un particolare intervento neurochirurgico la cui esatta natura è determinata da un parametro numerico - vale a dire dal numero di interruttori che saranno premuti. Cosa fanno i singoli interruttori? Ognuno di loro converte uno dei tratti della personalità di Parfit in un differente tratto di personalità appartenente a non altri che Napoleone Bonaparte (e intendo «non altri che» letteralmente, come spiegherò tra poco). Per esempio, un interruttore rende Parfit in buona parte più irascibile, un altro interruttore elimina la sua ripugnanza all’idea di vedere persone uccise, e così via. Notate che nel periodo precedente ho usato il nome proprio «Parfit» e il pronome «suo», che presumibilmente è un riferimento non ambiguo a Parfit. Tuttavia, il punto qui è se l’uso di tali termini sia legittimo o meno. Se venisse premuto un interruttore dopo l’altro, convertendo Parfit sempre di più in Napoleone, a quale stadio lui - o piuttosto, a quale stadio questa persona in lenta metamorfosi - sarebbe di fatto Napoleone?
Come ho già chiarito, chiedere in che punto esatto della linea la conversione avrebbe luogo non ha alcun senso dal punto di vista di Parfit, perché ciò che conta è la continuità psicologica (cioè la prossimità in quello spazio quasi-matematico di personalità o cervelli che ho indicato poco fa), e questa è una caratteristica che si presenta in tutte le sfumature di grigio. Non è una questione 0/1, e nemmeno tutto-o- niente. Una persona può essere in parte Derek Parfit e in parte Napoleone Bonaparte, e vagare dall’uno all’altro a seconda di come gli interruttori vengano premuti. E ciò non significa semplicemente che questa persona sta diventando sempre di più come Napoleone Bonaparte - significa che questa persona sta davvero lentamente diventando Bonaparte stesso.
Nella concezione di Parfit, l’Ego Cartesiano di Napoleone non è indivisibile, né lo è quello di Derek Parfit. Piuttosto, è come se ci fosse un cursore su una guida, e i due individui (che non sono realmente «individui» nel significato etimologico del termine, che significa «indivisibile») possano essere amalgamati o metamorfizzati a piacere spostando il cursore sulla guida in qualunque posizione desiderata. Il risultato è una persona ibrida, a un decimo o a un terzo o a metà o a tre quarti della strada fra i due estremi - qualunque proporzione si voglia, variando da Derek Parfit a Derene Partite a Dereone Parpite a Deleone Parapite a Doleone Paraparte a Daoleone Panaparte a Dapoleone Ponaparte a Napoleone Bonaparte.
La maggior parte delle persone, a differenza di Parfit, vuole che ci sia ed è convinta che ci debba essere, in ogni punto lungo lo spettro dei casi, una netta risposta sì/no alla domanda: «Questa persona è Derek Parfit?». Questa è la visione classica, naturalmente - la visione che dà per scontata la nozione di un Ego Cartesiano appartenente a Parfit. E quindi la maggior parte delle persone sono messe nella scomoda posizione di dover dire che dovrebbe esserci un punto specifico lungo la guida dove di colpo, senza preavviso, nell’istante in cui il cursore lo oltrepassa, l’Ego Cartesiano di Parfit scomparirebbe dalla faccia della terra, per essere rimpiazzato da quello di Napoleone Bonaparte. Dove soltanto un momento fa avevamo a che fare con un Derek Parfit dalla personalità un po’ modificata, ma ancora in tutto e per tutto un Derek Parfit che provava autenticamente le sensazioni di Derek Parfit, ora all’improvviso abbiamo un Napoleone Bonaparte modificato, e questi prova le sensazioni di Napoleone, e non più quelle di Parfit!