Replica: un semplice poema
Confesserò, lettori cari, non dispero che vediate tutto ciò con occhi nuovi. Ricordate quanti casi v’ho mostrato di strutture circolari, ogni volta più complesse, dalla macchia malandrina dello stand di San Francisco alle camere di feedback che si mangiano lo schermo, alle formule che parlano di sé, fin all’incontro con l’anello più che strano contenuto nella testa di ciascun esser umano, dove simboli su simboli s’espandono nel tempo rivolgendosi sul sé. (E non ci serve, va da sé, élan mental.)
Se mai ci fu nel nostro mondo qualche sorta di magia, sta di certo nelle forme che riflettono sé stesse. Son anelli più che strani, ispirati da Kurt Godel, che portò l’auto-coscienza proprio dentro quel baluardo fabbricato per fermarla, ed insieme con la torre delle forze nelle forze (che per Sperry si nascondono nei bulbi di ciascuno), danno l’unica ragione di com’è che i desideri fanno muover la materia, e perché fra tanti loop che sono sparsi sul pianeta ce n’è uno solamente che si possa dire «me».101