Uno specchio per allocchi
L’enigma dello spettro invertito si basa sull’idea che tutti noi nasciamo con una gamma di determinate «esperienze pure» che non hanno una base fisica ma che possono arrivare ad associarsi, durante la crescita, a certi stimoli esterni, cosicché determinate esperienze e determinati stimoli si uniscono in matrimonio e da allora in poi sono strettamente legati per tutta la vita. Ma queste «esperienze pure» presumibilmente non sono stati fisici del cervello. Sarebbero, invece, sensazioni soggettive che uno semplicemente «ha», senza che abbiano alcuna giustificazione fisica. Il vostro stato cerebrale e il mio potrebbero sembrare quanto più identici si possa immaginare (come potrebbe risultare da una scansione cerebrale fatta con strumenti a grana ultrafine), ma mentre io proverei la sensazione del blu, voi provereste la sensazione del rosso.
La tavoletta dello spettro invertito è un poco convincente miscuglio di spavalderia e timidezza. Mentre da un lato nega sfacciatamente ogni connessione tra il mondo fisico e ciò che sentiamo dentro di noi, dall’altro si limita docilmente a considerare uno spettro monodimensionale, e per giunta soltanto quello elettromagnetico. Lo spettro sonoro è troppo legato a eventi fisici oggettivi come tremori e vibrazioni perché possiamo immaginarlo invertito, e se si prova a trasportare l’idea oltre il regno degli spettri monodimensionali, diventa di gran lunga troppo assurda per poterle concedere un qualunque credito.