XXXVI
Lei legge per me tutte le sere.
Mi parla in tutte le lingue che padroneggia. Lascia che i musicisti riempiano le giornate di canti e melodie. Mai una volta che mi parli come se io fossi un bambino. Dice che sa che io capisco, così come tante altre madri, ma a lei riesco a credere. Della paura non m’importa più. Voglio che lei sappia tutto, che capisca. Non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui potrò pronunciare parole mie. Ogni notte bisbiglio fra me e me, aspetto che arrivi la mia voce. Lei mi parla delle sue ansie, di quelle di lui, intesse una storia che mi dimostra che questa donna vede molte più cose di chiunque altro.
Una notte sento me stesso pronunciare la parola che da tanto tempo attendevo di pronunciare.
Scendo dal mio letto ed entro nel suo. Quando dorme è più bella che mai. Le afferro le dita. Lei apre gli occhi, mi guarda e sorride. Io ricambio il sorriso. C’è solo una parola che io possa dirle.
«Grazie».