XXVI

Lei mi guarda, e credo che mi legga nel pensiero.

Non so perché usa le parole così di rado. Non perché non ne sia capace. Non conosce il mondo come lo conosco io, eppure sembra che capisca tutto, veda tutto, come se la sua testa reggesse tutti i misteri del mondo.

Sentiamo il pianto della mamma.

La voce di lui parla come se non ci fosse nessun altro, nemmeno la mamma. Lei dice che è posseduto da un demone, che non sta parlando sul serio. In tal caso dev’essere un demone ben furbo, perché non si mostra mai agli altri. Vorrei chiedere: perché un demone e non un dio? Ma vedo soltanto un uomo. Un uomo che sfrutta quel poco potere che ha in casa. La mamma non ne vuole parlare, ma noi sappiamo: quando si spoglia la sera, vediamo i lividi. Lo sanno anche gli altri, che però non dicono niente.

Credo che al mondo ci siano tante urla silenziose che, se erompessero tutte in una volta, la Terra si spaccherebbe come un uovo contro un sasso.

Ma mia sorella mi dà speranza.