XXIV
Io non lo capisco, quest’uomo.
È da molto tempo che viaggia assieme a me, ma senza mai fare domande. Non prende parte alle conversazioni. È un asceta, ma credo che nemmeno lui sappia il perché. Si comporta come uno che sta fuggendo da qualcosa. Dedica gran parte del suo tempo alla meditazione e dice che è disposto a insegnarmela.
Poco per volta mi racconta la sua storia.
Era un principe. Uno che aveva tutto, ma d’un tratto si è accorto di non avere niente. Continuo ad ascoltare, ma alla fine non gli resta più niente da dire. La sua bocca si chiude, ma il suo corpo urla le domande che lui non osa pronunciare. Non ha il coraggio di sperare, ma non può fare altrimenti.
Così gli regalo la mia ricerca, la mia meta.
Un luogo al di là della vita e della morte, un luogo senza dolore né gioia, al di fuori del cerchio. Un luogo di eterno, roboante silenzio.