VI

E d’un tratto eccolo, il linguaggio. Un fiume di parole, canzoni che mi salgono alle labbra come se le avessi imparate tanto tempo fa. Non riesco a trattenermi dal cantare.

Mia sorella si gira e mi fissa. «Cos’è questa scemenza che stai cantando?» mi chiede, prendendomi per mano.

«È la mia canzone» rispondo.

Lei incespica, per poco non cade. Io rido e subito ride anche lei. «Cantala di nuovo» mi dice. La mia voce è chiara e flebile, ma le note e le antiche parole sono ancora lì. Vedo gli sguardi confusi e spaventati degli altri, ma non riesco a fermarmi.

Canto fino a liberarmi, liberarmi da un mondo di silenzio e ringraziare il mio dio.