XVII
«Tu non puoi venire».
Elam sorride agli altri, dopo aver detto questa cosa.
«Tu non sei uno di noi».
Io non dico niente. Cos’è stato, a dare inizio a tutto questo? Qualcosa che ho detto o fatto?
Lui ha due anni più di me, è il più grosso di tutti. Uguale a suo padre: non conoscono altra lingua che la forza fisica. Ma non vedono mai che cosa accade alle loro spalle. Quant’è debole, con tutte queste occhiate malcelate, per assicurarsi che gli altri sorridano assieme a lui. Mi minaccia, mi sfida, come se fossimo già guerrieri. Lo lascio vivere nel suo delirio.
So che non vede paura in me, e la cosa lo spaventa.
Quant’è ingenuo.