IV

Finalmente i loro suoni significano qualcosa.

È una lingua tanto strana. Non hanno la parola ‘mano’, né ‘dita’. Solo ‘braccio’. Esiste un pronome per ‘quelli che non siamo noi’, ma non capisco chi siano costoro. Cerco di parlare con loro, ma la mia voce non mi obbedisce. Riprovo ancora e ancora, ma loro ridono di me. Mio padre mi getta in aria e mi chiama con un nome che non capisco. Ma io non rido.

Credevo di vedere lo stesso mondo che vedono loro, ma ogni tanto ne scorgo un pezzetto e non mi sembra la stessa cosa.

Come mai gli dei ci hanno creati tanto diversi?

Alcuni prescelti si sono fatti dipingere il corpo in onore di un dio, poi hanno fatto un duello all’ultimo sangue, non capisco perché. Nessuno ha pianto, nessuno ha gridato, c’era soltanto un silenzio che non capivo. Parlano di onore, di qualcosa che continua a vivere dentro di loro. Di qualcosa che verrà da loro quando saranno adulti.

Non so se ho voglia di conoscere quest’essere.