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Lei mi trova sulla riva del fiume, come tante altre volte.

Per poco non sobbalzo nel vederla arrivare, e cerco di nascondere il mio sorriso. Ma non è lei a voler parlare con me. Glielo leggo negli occhi, lo sento dalla voce. È come se lei non fosse lì, come se fosse stata trasportata altrove. Parla in una lingua che non conosco, eppure la capisco.

«Siamo i loro strumenti» dice.

Lei è la loro voce, io sono i loro occhi e orecchie.

La mia nuova vita non è un dono, ma una missione.

Lei si china lentamente su di me. Io l’accolgo con un abbraccio. So che quando si sveglierà non ricorderà nulla di ciò che mi ha detto. Non vuole sapere che cosa viene detto tramite lei, ma soltanto che accada. Il mio dio mi ha parlato.

E allora perché penso soltanto a lei?