Prima mossa: Cadillac
Al tramonto, la Cadillac nera bloccò l’ingresso di Aburrùs. L’assistente sociale doveva condurre una ricerca sulle condizioni di vita di alcune famiglie del vicolo. Aburrùs si sforzò di catturare l’attenzione di quella donna con il desolante spettacolo delle sue case fatiscenti, ma non ottenne alcun risultato.
L’autista etiope era sceso dalla Cadillac e si era già incamminato, seguito dalla donna vestita di nero dalla testa ai piedi: aveva il velo davanti al viso, guanti lunghi fino al gomito e calze pesanti! Lei e l’autista attraversarono il vicolo, spiati da una miriade di occhi celati dalle persiane, e andarono a fermarsi davanti al negozio dello sheikh Muzàhim. L’autista si rivolse all’uomo.
«La signora è un funzionario dell’assessorato alla famiglia e alle politiche sociali; deve verificare le condizioni di vita di alcuni nuclei familiari del vicolo, per questo avrebbe piacere di incontrare la sua famiglia.»
Il viso dello sheikh si illuminò, assumendo un’espressione avida. Indicando la porta di casa, disse: «Benvenuta... Lei è la benvenuta, si accomodi, può parlare con mia figlia!»
La donna con l’abaya nera bussò leggermente e, quando la porta si aprì, si infilò dentro, tappando con un gesto fulmineo la bocca ad Azza. Nel compiere quel gesto, il velo le scivolò dalla testa e apparve il viso di un uomo. Azza lo riconobbe, l’aveva importunata più volte per strada, ma la sorpresa la paralizzò, e comunque l’uomo non le diede neanche un secondo per pensare e indietreggiare: la attirò a sé, strappandole la collana, e la avvolse nella sua abaya nera. Un aroma di olio di aloe si sprigionò da Azza, infiammandogli i sensi, ma lei non sentiva e non vedeva, e non si rese conto del fatto che lui, a un certo punto, se n’era andato.
Azza si appoggiò alla parete, puntando lo sguardo sbigottito verso il padre, ma incontrò solo il vuoto dei suoi occhi avidi. Come in trance, gli infilò nella mano la busta con i soldi, e poi corse in bagno a lavarsi. Sotto la doccia, cercò con tutte le sue forze di rimuovere dalla pelle l’odore di quell’uomo, e dalla testa le parole che vi riecheggiavano: «Kh. S. è una potenza, uno che riesce a fare cose di fronte alle quali perfino i miracoli di Mosè e di Giuseppe alla corte del faraone impallidiscono. Per capire quanto quell’uomo sia importante basta guardare il suo smagliante sorriso sulle copertine delle riviste nazionali e straniere. Presto scriverà una biografia e la intitolerà Kh. S. il plurimiliardario. E dei suoi strabilianti successi conseguiti ovunque, da un continente all’altro, sono piene le pagine dei giornali finanziari di tutto il mondo. Ha sfidato teorie economiche consolidate, ed è un fine tessitore di rapporti internazionali. Il suo impero economico è al di sopra degli stati nazionali e dei confini politici, dei visti di ingresso e delle impronte digitali e dell’iride. Detto in breve, quest’uomo può spazzare via le montagne e ricostruirle. Sono quelli come lui che vivranno in eterno, quelli che controllano l’universo con i loro satelliti; sono una razza superiore rispetto ai miseri umani, una razza pronta a scendere a patti con il diavolo, se necessario, per ereditare la terra e le sue ricchezze.»
All’esterno, un terremoto stava squassando Aburrùs. Tutti correvano e gridavano. «Aburrùs, il Vicolo delle Teste, è su al-Giazìra!» «Ci siamo tutti! Halìma, Aisha e Giamìla, Mushabbab, l’imàm Daùd, Maatùqa e suo figlio Yàbis lo Svuotafogne! Tutti! Tutti!» «Siamo tutti in onda!» «Aburrùs è la notizia, ieri era gratis e oggi si paga!»
Aburrùs era inchiodato davanti alle immagini del vicolo che passavano sul teleschermo, trasmesse dal canale satellitare al-Giazìra. «Ha suscitato scalpore un video di una decina di minuti trasmesso su YouTube, che testimonia le allarmanti condizioni di degrado in cui versa un vicolo chiamato Aburrùs, il Vicolo delle Teste, uno dei più poveri della Mecca. Il video, oltre che contro i drammatici livelli di povertà, punta il dito anche contro la grottesca situazione in cui vivono le donne. Si stima che circa sessanta milioni di persone abbiano già visto le immagini, che hanno suscitato dure proteste da parte delle autorità. Tra l’altro, ci si chiede se sia giusto trasmettere senza alcuna limitazione e senza alcun vincolo informazioni di questo genere, che arrecano danno alle persone coinvolte, protagoniste involontarie di un video girato a loro insaputa.»
«Ci hanno umiliati.»
«Chi è l’autore?»
«Uno di noi, uno del vicolo.»
«Sì, ma chi?»
«Che Dio ci salvi da internet, siamo diventati personaggi internazionali» disse Halìma con un sorriso.
Aburrùs era combattuto da sentimenti contrastanti: era orgoglioso, ma pensava anche di essere stato tradito.