Il poema di Busìri
Nasser era ossessionato da un poema. Quella mattina si svegliò avvertendo in gola il sapore dell’acqua di Zamzàm. Si mise a camminare declamando versi che aveva imparato alla scuola superiore, senza però comprenderne l’esatto significato. Erano versi di Al-burda, Il mantello, del poeta Busìri, vissuto nel tredicesimo secolo.
Tornò al diario di Yusuf, seguendo le tracce di quell’odore di parole diluito nell’acqua santa e nell’incenso.
Lascia che ti conduca, Azza, a cercare la presenza del Profeta Muhammad nella riunione che Mushabbab ha tenuto, come fa ogni anno, il 12 di muharram, terzo mese del calendario musulmano.
Il luogo: il giardino di Mushabbab. Il tempo: ieri.
Azza, se il mantello di Busìri è un indumento io ti vorrei vestire con i suoi ricami più preziosi, se è un mondo vorrei rapirti e condurti nel suo angolo più selvaggio e remoto...
Dicono che Busìri fosse paralizzato, ma sognò il Profeta, e compose e declamò per lui questo poema. Il Profeta in segno di gratitudine gli lanciò il suo mantello, e lui, Busìri, si svegliò guarito. Io do a te, Azza, questo poema, perché possa essere per te un indumento di guarigione, una goccia di miele sulla tua lingua, una tenda nella tua stanza senza ombre.
Quei giochi di parole di Yusuf stancavano enormemente Nasser, che si era ormai quasi convinto che a Yusuf non importasse niente di Azza: la considerava semplicemente un pretesto per poter parlare, parlare soprattutto della storia della Mecca. La costringeva ad accettare le sue ossessioni, e quando lei si ribellava lui, per vendicarsi, con un tratto di penna ne cancellava l’esistenza dal vicolo.
Nasser passò a leggere le e-mail di Aisha.
E-mail n. 11
Questo magnifico romanzo, che Lawrence stesso considerava il migliore che avesse scritto, è la storia delle vite e delle complicazioni sentimentali di due sorelle, Gudrun e Ursula. Ursula si innamora di Birkin (in cui Lawrence ha ritratto se stesso), mentre Gudrun vive un’esperienza demoniaca, tragica, con Gerald. I quattro hanno idee divergenti praticamente su tutto, ma il lettore non può fare a meno di trovarle avvincenti perché riassumono i diversi punti di vista della società moderna sull’amore.
Oddio, quanto sono diventata spudorata! Ho il coraggio di leggere Donne innamorate di Lawrence in casa, perfino sulle scale di fronte alla porta d’ingresso, come se non temessi ma anzi aspettassi il rientro di mio padre.
Gudrun mi sconvolge, mi comunica sentimenti sconcertanti. Comunque, sono arrivata alla conclusione che è più sicuro essere come l’ordinaria Ursula, piuttosto che come la ribelle Gudrun.
L’amore di quelle donne supera la mia capacità di comprendere, e anche di amare!
Supera di sicuro tutto ciò che ho conosciuto, come moglie prima, e come divorziata poi.
Sono rimasta sorpresa da ciò che Gudrun dice nelle prime pagine del romanzo: «Se si salta al di là di uno steccato, da qualche parte si andrà a cadere!»
E se noi adesso saltassimo per avviare un cambiamento? Per smontare Aburrùs e poi ricostruirlo, così da mutare il corso del nostro destino assurdo, in questa nostra terra?
Ma a che servono questi pensieri? Anche se volessi saltare da qui fino a Bonn, sarei costretta a fermarmi all’aeroporto di Gedda, poiché non sono in possesso dei documenti necessari. A suo tempo mi fu rilasciato un passaporto valido per un unico viaggio. Tra l’altro, non ho nemmeno un tutore disposto a dichiarare: la autorizzo a viaggiare da sola, e mi faccio garante del fatto che tornerà indietro.
Questo tipo di autorizzazione risveglia il tiranno che dorme in ogni uomo. Prova a parlarne a un padre, un marito, un fratello e saprai cosa significa vedere il cielo chiudersi su di te! A quel punto, non potrai più nemmeno sperare di saltare da qualche parte.
Le parole sono fatte per essere usate e gettate? Cosa accade a una parola dopo che è stata letta?
Ci sono parole tossiche e altre non tossiche? Dopo averne lette alcune, il gusto della mia saliva cambia, il colore della mia pelle cambia, diventa violaceo per la rabbia e i desideri demoniaci. Mi avveleno ogni volta che mastico queste parole.
Halliday si affrettò a leggere la lettera in cui Birkin parla della fusione della luce e delle tenebre e del flusso della corruzione: «C’è un periodo in cui la brama di distruzione è, in ultima analisi, nient’altro che un desiderio di autodistruzione. Un bisogno di ridurre il proprio io, di tornare alle origini, un ritorno lungo il flusso della corruzione sino alle rudimentali condizioni originarie dell’essere!»
Cosa accadrebbe se gli spiriti dei morti si unissero ai nostri, e svelassero i nostri pensieri? Questo mio desiderio di distruzione avvelenerà anche mio padre che è morto?
P.S.
Ho spento il computer e anche la luce nella mia stanza rubata. Nel buio ho chiuso gli occhi e dopo qualche istante li ho riaperti: ho scoperto fasci e sprazzi di luci. Mi balena nella mente il pensiero che lo stesso avvenga nella tomba: dopo che vieni chiuso lì dentro, quando ormai tutti i tuoi sensi si sono abituati all’idea di non rivedere mai più la luce, ecco che dal cuore delle tenebre scaturisce un punto luminoso... e i tuoi occhi vedranno ciò che sta oltre.
Aisha
Quella notte, Nasser cercò di ignorare i discorsi di Aisha sulla distruzione, e ripensò invece a quelli sull’unione con le anime dei morti. Aveva sempre la sensazione che il giocatore invisibile lo manovrasse a piacimento, costringendolo, attraverso le e-mail di Aisha, a svelare quel che aveva nel cuore. Gli sembrava che Aisha lo deridesse per la frase con cui aveva messo fine alla conversazione con Yàbis lo Svuotafogne. Del resto, lui stesso non riusciva a capacitarsi di essere stato così ingenuo da fare quella confidenza a un perfetto sconosciuto come Yàbis. A bruciapelo gli aveva chiesto: «Sua moglie, Umm Ahmad, la madre di Ahmad...» Come era abitudine, Nasser non si era permesso di pronunciare il nome della moglie di Yàbis, Kawthar. «Yusuf ha scritto che sa leggere le anime dei morti!»
Il viso di Yàbis era rimasto impassibile, e lui aveva continuato senza sperarci più di tanto: «Da un quarto di secolo ho a che fare con moribondi e cadaveri, so cosa intende una donna quando dice di saper leggere un’anima nell’istante in cui viene strappata dal corpo... si avverte il calore dell’anima del morto nell’aria...» Lo sguardo di Yàbis era vacuo. Lo Svuotafogne sembrava aspettare che l’ispettore tirasse fuori quel che aveva dentro. Nasser non aveva mai parlato con nessuno di quelle cose. Eppure, aveva continuato: «Nella maggior parte dei casi, noi della polizia arriviamo sulla scena del crimine quando la persona è morta da ore, ma in rare occasioni capita che qualcuno ci muoia tra le braccia, e magari, prima di spirare, ci tiri a sé per sussurrarci una parola all’orecchio... L’anima fugge via nell’istante in cui il suo respiro si mescola al tuo... Cosa si prova in quel momento? Un calore lancinante ti attraversa il cervello. Senti che un’altra esistenza sta scorrendo dentro di te... che tu in quell’istante vivi non una ma due vite, e hai due anime. È solo un istante, prima che quell’altra vita ti lasci e l’altra anima salga in cielo...»