66

 

Il viaggio andò bene, anche se furono continuamente obbligati a inversioni e giri più lunghi per evitare ponti distrutti e strade bloccate da macerie, o ad aspettare il passaggio delle colonne di truppe americane e inglesi. Questo diede loro il tempo di aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti. Philippe era stato trovato vivo, da poco, in un campo partigiano a nord di Parigi. Anche Marshall era miracolosamente riuscito a sopravvivere, aveva lasciato il rifugio con tre ferite d’arma da fuoco strisciando lungo le soffitte dei vicini. Garrow non indugiò sulle perdite.

Raggiunsero finalmente i sobborghi e la periferia della città, e prima che Nancy avesse il tempo di prepararsi, si ritrovò nella sua strada.

Garrow si fermò davanti alla villa. Fece scendere lei e Denden dicendo che aveva delle pratiche da sbrigare e che sarebbe tornato a prenderli entro un’ora, quindi si allontanò. Dopo un rapido scambio di saluti con il pescivendolo e sua moglie, e un paio di altri vicini curiosi, Nancy si avvicinò all’ingresso della sua casa. Il giardino era invaso dalla vegetazione e la porta chiusa a chiave.

«Vuoi che la forzi?» chiese Denden, guardandola.

Lei scosse il capo e scavò con le dita nella terra secca di un vaso in cima ai gradini che conteneva un alloro appassito. Inserì la chiave nella serratura. Girò. Spalancò la porta ed entrò seguita da Denden.

L’aria era viziata.

Denden rimase a bocca aperta. «Mi dispiace, Nancy.»

Era un guscio vuoto. Chiunque vi avesse abitato dopo la sua partenza, andandosene l’aveva spogliata di tutto: i quadri e i libri che Henri aveva scelto con tanta cura, persino il raffinato tavolino di Nancy. Lo immaginò legato sul tetto dell’auto di qualche ufficiale tedesco, abbandonato sulla strada in un punto tra lì e la frontiera svizzera. Le cose che non erano riusciti a portare via erano state distrutte. Negli angoli erano impilati rifiuti di ogni genere, la cucina puzzava di cibo andato a male. Di sopra trovarono solo stanze vuote, tende strappate, e in cima alle scale qualcuno aveva cercato persino di appiccare il fuoco.

«Che bastardi» disse Denden.

Nancy non provava niente. Con Henri morto, per lei la casa era soltanto una serie di pareti.

Qualcuno bussò alla porta; scesero insieme a vedere chi era. Forse Garrow si era reso conto che lei non voleva restare a lungo in mezzo a tanta desolazione dove un tempo era stata così felice. Aprì la porta. Non era Garrow.

«Claudette!»

«Madame!» La ragazza era paonazza e ansimava. «Ho saputo dai suoi vicini che era tornata a casa.»

Appena Denden capì che si trattava di una persona conosciuta, andò a sedersi sulle scale, scuro in viso e silenzioso come Nancy non lo aveva mai visto.

In meno di diciotto mesi Claudette era invecchiata di dieci anni. Con una fitta di dolore lei vide che teneva la testa coperta da un foulard. Qualcuno doveva averla accusata di avere una relazione con un tedesco, o di essere una collaborazionista, e per questo l’avevano punita. Anche in uno dei paesi attraversati durante il viaggio in auto avevano visto donne lasciate in piazza con indosso soltanto la biancheria intima, con le teste rasate, e schernite dalla folla. Aveva visto miliziani appesi ai pali dei lampioni con cartelli intorno al collo con scritto TRADITORE, e si era chiesta quanti degli uomini e delle donne che passavano di lì avessero offerto a loro volta piccole collaborazioni senza importanza. Basta. I tedeschi se ne erano andati. E in guerra accadono molte cose brutte.

«Entra, Claudette.» La ragazza esitò sul gradino. «Claudette, lo so che Henri è morto, perciò se ti preoccupa l’idea di dovermelo dire, non è il caso.»

Claudette curvò leggermente le spalle. «Non sapevo se l’avesse saputo... io... non voglio entrare. Però dovevo dirle una cosa. Prima che lo sappia da qualcun altro. Due o tre giorni dopo la sua partenza, è venuto a casa mia un uomo della Gestapo.»

Nancy si appoggiò allo stipite della porta, le braccia conserte. «Un uomo alto? Sulla quarantina e con i capelli biondi? Uno a cui piaceva raccontare di aver studiato in Inghilterra?»

Claudette annuì.

«Si chiama Böhm, lo conosco. Che cosa è successo?»

Claudette non aveva il coraggio di guardarla. Si fissò le scarpe consunte e parlò alla svelta. «Voleva informazioni su di lei. Voleva sapere tutto. Non potevo dirgli niente degli amici che frequentavate, però non mi sembrava che volesse sapere questo. Voleva sapere proprio di lei, così... gli ho detto tutto quello che sono riuscita a ricordare, quello che le avevo sentito dire. Di suo padre che l’aveva abbandonata, che detestava sua madre e che era scappata, e dei suoi libri preferiti e dei bar e tutto quello che mi veniva in mente.» Tirò su col naso e si asciugò le lacrime con il dorso della mano. «Ero spaventatissima anche per mia madre e il mio fratellino.»

Nancy prese un lungo e lento respiro. Così Böhm aveva saputo tutto dalla sua astuta cameriera. Non da Henri.

«Mi dispiace tanto, signora.»

Nancy provò una sensazione di calore dietro gli occhi. Quella scena che l’aveva fatta tanto soffrire, di Henri che raccontava i suoi segreti a Böhm, non era mai avvenuta. Suo marito aveva resistito alla tortura, non aveva parlato, Böhm aveva ottenuto il suo scopo spaventando questa ragazza. Provò un moto di profondo orgoglio per il suo amato Henri.

«Capisco, Claudette.»

In quel momento non poteva dire altro, e fece per chiudere la porta, ma Claudette glielo impedì appoggiando la mano sul riquadro di vetro colorato.

«Ho una cosa per lei.»

Nancy aspettò, impaziente, mentre la ragazza rovistava nella borsetta.

«Monsieur Fiocca l’ha spedita all’indirizzo di mia madre a Saint-Julien. L’abbiamo conservata, nella speranza che un giorno lei tornasse sana e salva.»

Una busta, indirizzata a Nancy Fiocca, nella calligrafia di Henri.

La fissò, tra le dita tremanti di Claudette, poi la prese con un grazie sussurrato e finalmente chiuse la porta. Andò a sedersi sulle scale vicino a Denden, che notando la sua esitazione le prese la busta dalle mani, ruppe il sigillo, tirò fuori l’unico foglio piegato e glielo consegnò in silenzio.

 

Cara Nancy,

mi hanno concesso una lettera, spero che ti arrivi e che tu stia bene, quando la riceverai. Non mi rimane molto tempo prima che vengano a prendermi, perciò sarò breve. Come riassumere la nostra vita insieme? Potrei dirti che ti amo. Ed è vero. Potrei dirti che ogni istante passato con te valeva mille anni in questa prigione. Ed è vero. Sei sempre stata una donna d’azione, perciò ti dirò solo quello che ho fatto. Nan, mi hanno offerto un ultimo pasto, e ho chiesto un bicchiere di Krug 1928. Böhm me lo ha appena portato personalmente. Ho brindato alla tua salute, tesoro mio. Non ho paura. La tua felicità è ciò che più desidero al mondo, il tuo nome sarà l’ultima parola che dirò.

Con tutto il mio amore, per sempre, Henri

 

Per la seconda volta dal suo arrivo in Francia Nancy pianse, singhiozzò disperatamente fino a quando sentì male alle costole, ma questa volta Denden la cingeva con un braccio e la tenne stretta aspettando che passasse.

 

 

Quando Garrow fu di ritorno, loro due erano ancora seduti sulle scale come bambini in attesa del ritorno di un genitore. Nancy si alzò, infilò con cura la lettera in tasca e gli aprì la porta.

Garrow gettò un’occhiata all’interno e fece una smorfia. «Mi dispiace che tu non abbia avuto un ritorno a casa migliore, ragazza mia.»

Si alzò anche Denden e andò a prendere gli zaini che avevano lasciato nell’atrio.

«È soltanto una casa, Garrow» disse Nancy. «La venderò. Tornerò a Parigi. Per un po’ farò il giro dei bar con Denden e René. Non credo che potrei tornare a vivere qui.»

«Ci penseremo noi a farti divertire» disse Denden sorpassandola.

Garrow affondò le mani in tasca e curvò le spalle. «Non è messa bene, Nancy, ma non ti andrebbe di fare un giro in città? Visto che ho la macchina? Domattina potrò riaccompagnarvi indietro. Lo sai che ogni villaggio dell’Alvernia vorrà dare una festa per te? Vogliono vederti in carne e ossa.»

Lei gettò un’occhiata a Denden e lui annuì.

Nancy guardò la porta della villa. Perché no? Perché non concedersi un lungo addio, e vedere i suoi uomini tornati alla vita civile?

«E dopo potrei trovare un lavoro a Parigi a tutti e due, sempre che siate d’accordo» proseguì Garrow. «Qualcosa di noioso all’ambasciata, incartamenti da sistemare, ma chissà quante cose ci saranno da fare, quanti problemi da risolvere...»

«Sarà un bel cambiamento rispetto al circo» rispose Denden in tono ironico. «Conta pure su di me, Garrow, sempre che la paga sia sufficiente a tenermi rifornito di brandy.»

Si avviarono alla macchina. Denden salì dietro e Garrow aprì la portiera per Nancy in un ritorno alla galanteria prebellica, e iniziarono una lenta ricognizione della città deturpata.

La cattedrale sembrava essere scampata al peggio, forse perché situata in alto rispetto al porto distrutto dai bombardamenti, e vegliava, risuonando delle preghiere dei pescatori e delle loro mogli. Sull’acqua un paio di barchette procedevano con cautela in mezzo ai relitti di imbarcazioni più grandi, dirette a raccogliere le reti mentre la luce del giorno defluiva dalla grande distesa del cielo.

Per rimettere tutto a posto ci sarebbe voluta una generazione, pensò Nancy appoggiata al finestrino con il mento sulla mano, mentre Garrow guidava. Adesso cominciava il lento e doloroso lavoro della ricostruzione, per creare una base solida, per ricordare, e per dimenticare. Il compito infernale di riscrivere le leggi, di ristabilire le norme, di stimolare la buona volontà, il rispetto e la carità che sono le fondamenta della pace. Sarebbe stato un lavoro tedioso, che avrebbe richiesto non pochi compromessi, niente a che vedere con l’orrore e la frenesia della sua vita nell’Alvernia.

Ronzando sommessamente al cambio di marcia, l’auto imboccò la strada ai margini del quartiere vecchio. Un’anziana signora e una bambina stavano mettendo su una carriola arrugginita i mattoni rimasti intatti presi da un cumulo di detriti. Ne avevano già fatto delle belle pile ordinate.

«Garrow, ti dispiace fermarti?»

Lui si fermò e lei scese dall’auto.

«Che cosa vuoi fare, Nancy?»

Lei si riparò gli occhi dal sole al tramonto e indicò le due figure al lavoro.

«Voglio aiutarle.»

Iniziò ad arrampicarsi sul cumulo di macerie.

Garrow si voltò verso Denden seduto sul sedile posteriore. «E adesso che si fa?»

Denden la osservò: una figura stagliata contro il cielo azzurro, mentre salutava la vecchia e la bambina, e poi si chinava a raccogliere i mattoni.

Scese dall’auto con un sospiro, Garrow spense il motore e lo imitò. Denden strizzò gli occhi al sole, poi si tolse dalla tasca superiore un paio di occhiali scuri. Se li mise e disse: «Lo sai benissimo che si fa. La seguiamo».

E si arrampicarono entrambi per raggiungerla.

Liberazione
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