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A circa metà del giro di distribuzione dei soldi alle famiglie Nancy era raggiante. Innanzitutto pedalare in bicicletta lungo i sentieri tra i boschi le aveva dato modo di pensare, e soprattutto aveva avuto l’opportunità di trascorrere un po’ di tempo in compagnia di altre donne. Manna dal cielo.
In ogni borgo e villaggio fino a Chaudes-Aigues e ritorno era stata accolta come un’amica. A ogni donna aveva detto quanto era prezioso il figlio o il marito, lo aveva dipinto come un combattente coraggioso e indispensabile per la Resistenza, ed era stata ricambiata ovunque con sorrisi e abbracci; qualcuna si limitava a sfiorarle un braccio, o ad accompagnarla alla porta tenendola per mano. Era per via della guerra – nessuna contadina francese sarebbe stata altrettanto affettuosa con una straniera in tempo di pace – e Nancy era un tramite con i loro uomini lontani, un legame con i ragazzi nascosti in montagna. Ma le aveva fatto piacere lo stesso.
E grazie alle donne aveva ricavato informazioni utili sui ragazzi del gruppo. Uno era debole di polmoni, l’altro era innamorato di una ragazza del villaggio vicino che non voleva diventare la moglie di un contadino. Un altro era appassionato di volatili, e un altro ancora era un bravo pescatore. Jean-Clair amava arrampicare, e prima della guerra spendeva tutta la sua paga di meccanico per andare sulle Alpi. Nancy contava le banconote e le metteva nelle mani di quella gente affamata, giocava con i bambini e scherzava con i vecchi e i ragazzini che erano rimasti soli a mandare avanti il lavoro nei campi.
Prima di arrivare a Chaudes-Aigues aveva già scoperto qualcosa su ognuno degli uomini di Fournier. Doveva visitare ancora due case, e la seconda era quella della madre del ragazzo che il giorno prima l’aveva insultata a mezza voce. L’anziana signora si presentò come Madame Hubert, e la precedette in cucina con passo incerto, ma dopo qualche minuto di conversazione a Nancy parve che fosse ringiovanita di almeno dieci anni.
«Stia molto attenta in città, signora Wake» le disse mentre beveva il tè. «I tedeschi cominciano a interessarsi un po’ troppo a noi.»
«Come mai lo dice?»
«Il sindaco non si dà più tante arie e il gendarme locale beve troppo. Sono ogni giorno più agitati. In paese arrivano macchine piene di gente in uniformi che non riconosco. E creano un grande scompiglio... quelli del posto e gli stranieri... sarà la Gestapo, cosa ne dice?»
«È la prima volta che ne sento parlare.»
Madame Hubert agitò una mano. «Certo, nessuno sta seduto come me davanti alla finestra tutto il santo giorno con il lavoro a maglia sulle ginocchia.»
«Grazie per avermelo detto.» Nancy osservò il volto calmo e solcato dalle rughe di Madame Hubert. «La maggior parte della gente ha paura persino a nominarla, la Gestapo.»
«Io sono troppo vecchia per avere paura, e mio figlio è troppo giovane. Sono gli uomini rimasti – troppo anziani per andare sotto le armi e abbastanza ricchi da preoccuparsi di perdere tutto – che hanno paura. Al caffè in piazza fanno i bulli, quando parlano dei crucchi, poi vanno a Montluçon e magari sussurrano qualcosa all’orecchio di un nazista, per fare un piacere a un amico, diciamo. Come Pierre Frangrod. Sua madre, che riposi in pace, si vergognerebbe di lui. Ha regalato ai tedeschi un campo che lei gli ha lasciato in eredità, e loro ci hanno costruito i loro trasmettitori, così possono farci entrare in casa le loro porcherie dalla radio. E è anche un bel terreno. Si è venduto l’anima.»
Nancy aveva visto il trasmettitore prima di entrare in paese. E le si era accesa una lampadina.
«Madame Hubert, è stato il Cielo a farci incontrare. Mi piacerebbe fare qualcosa, per quel trasmettitore. Lei conosce bene la zona?»
Quando Madame Hubert si alzò per andare a prendere carta e matita, nel suo passo non c’era più alcuna incertezza. E mentre disegnava una semplice cartina del territorio con i sentieri e le strade che partivano dalla stazione, era contenta.
«Ci passo davanti tutti i giorni. È proprio all’entrata del paese. Ci sono sempre sei uomini di guardia come minimo. Recinzione di filo spinato, riflettori dappertutto. Il segnale è forte, devono avere un generatore autonomo.»
Nancy studiò la cartina sul lucido ripiano del tavolo. «Madame Hubert, lei è un dono del cielo.»
La vecchia signora sembrò compiaciuta e raddrizzò il centrino fatto all’uncinetto in mezzo al tavolo. «Vuole conoscere mio cugino Georges? Ha collaborato a costruire la struttura e odia i tedeschi. È molto fidato.»
Se la Gestapo stava rastrellando la zona, non era il momento giusto per fare nuove amicizie, però a Nancy quella donna piaceva molto, anzi, moltissimo.
«Sì, grazie.»
«Allora venga domani pomeriggio. Lui sarà qui. È triste perché è troppo vecchio per raggiungere il mio Georges sull’altopiano con voi. Lo tirerà su di morale poter dare una mano.»
Nancy si guardò intorno nella modesta e ordinata casetta. «È sicura di non avere paura per suo figlio?»
Madame Hubert smise di sorridere. «Preferisco temere per la sua vita ma esserne fiera, che saperlo al sicuro e disprezzarlo. Per questo sono contenta che la mia amica...» batté un dito sulla cartina che aveva disegnato «sia morta nel Trentasette, prima di doversi rendere conto di che razza di vigliacco è diventato suo figlio.»
Nancy perlustrò la zona, e l’indomani il cugino Georges si rivelò un aiuto davvero prezioso. Mentre pedalava per tornare alla base, Nancy elaborò il piano. Ci sarebbero andati di notte, di lì a poche ore. Portò la bicicletta nel fienile malridotto e si diresse da Fournier e i suoi riuniti per la cena. Avevano l’aria annoiata.
«Mi servono cinque di voi.»
«Per cosa?» chiese qualcuno.
«Non è un menu dal quale puoi scegliere, Jean-Clair. Se ti offri volontario te lo spiego.»
Il silenzio si dilatò fino a diventare quasi tangibile.
«Io ci sto» disse Tardivat, benedetta la sua anima di ladro di paracadute.
«Noi pure.» Era stato Mateo a parlare, anche a nome dei fratelli. «Le dobbiamo delle scuse.» Nancy ne fu stupita: dopo l’episodio del bagno si erano tenuti alla larga, e lei non era certo andata in Spagna a consegnare soldi alle loro famiglie. Tese la mano e Mateo gliela strinse. Rodrigo e Juan lo imitarono.
Inarcò un sopracciglio. «Nessun altro francese vuole combattere i nazisti?»
La frase si rivelò azzeccata. Ci fu un momento di agitazione, e il più svelto a decidere fu Fournier.
«Io. Vediamo di cosa sei capace, capitano.» Nancy lo guardò dall’alto in basso. «Speri di perdermi nel bosco, eh?»
«Ovviamente.» Tese la mano e Fournier gliela strinse, ma in fretta, come se temesse un qualche contagio. Lei gli appoggiò una mano sulla spalla. «La tua sorellina ieri mi ha detto che riesci a sparare a una rondine altissima nel cielo. Sarai il nostro cecchino.»
Si appartò con i cinque per illustrare il piano, poi mostrò la cartina disegnata dalla signora Hubert e i progetti del cugino Georges. «Dovete essere in grado di disegnare a memoria la pianta della zona. Chi non ci riesce non viene. Starà a casa con i ragazzini. Avete un’ora.»
Lasciò cadere il foglio a terra e Mateo si chinò a raccoglierlo, mentre lei andava a preparare le armi.
Denden la raggiunse. «Non mi vuoi, Nancy?»
Lei scosse la testa. «Sei troppo prezioso qui.»
«Bene, perché io detesto tutto quel correre in giro e sparare.» Rabbrividì in maniera teatrale.
«Se l’impresa dovesse andare a rotoli» continuò Nancy, «fai arrivare la notizia a Londra e torna da Gaspard. Magari con te va più d’accordo.»
«Non credo proprio. Ma proverò.» Si mise le mani in tasca e si dondolò sui piedi, sempre più vicino a lei. «Comunque preferirei che tu non morissi, stanotte.»
«Sono commossa.»
Nancy guardò l’ora. C’era tempo per mangiare un boccone e magari dormire una ventina di minuti, prima di verificare se i suoi avevano imparato qualcosa.
«Nancy, come facevi a sapere che gli spagnoli si sarebbero offerti volontari?» chiese Denden guardandola di sottecchi. «Tardivat era prevedibile, sembra averci adottati, quel buffo tipo. Fournier non poteva rimanere qui perché avrebbe perso la faccia. Ma gli spagnoli?»
«Erano in debito con me. Dove vuoi arrivare, Denden?»
«Voglio arrivare a dire che tu sei proprio una manipolatrice. Ti porti in missione gli unici cinque di questo gruppo che hanno una vera esperienza militare, e sei riuscita a farla sembrare una cosa capitata per caso.»