3
Sarebbe passata un’altra ora prima che Nancy avesse l’occasione di parlare con Philippe e Antoine di quanto aveva visto durante la distruzione del quartiere vecchio.
Antoine, capelli scuri e una magrezza atletica, era uno dei più abili muli, come venivano chiamati gli uomini che trasportavano esseri umani, del Sud del Paese. Lui e Nancy, insieme a uno scozzese che si chiamava Gary e che lei aveva conosciuto soltanto in occasione della prima missione, e a O’Leary, un partigiano belga, avevano già condotto una decina di gruppi di fuggiaschi nei nascondigli; da lì le loro guide li avrebbero accompagnati in Spagna, Paese relativamente sicuro, passando dai Pirenei. Philippe, più basso di Antoine e con un viso squadrato e sempre abbronzato come un contadino anche quando era in abito da sera, era un eccellente falsario. Dal suo laboratorio sotterraneo uscivano ogni giorno lasciapassare, permessi di soggiorno e di viaggio praticamente perfetti, che portavano i più fortunati lungo serpeggianti linee ferroviarie e di fattoria in fattoria fino a un impenetrabile anonimato, oppure, di rifugio in rifugio per la Francia, fino a una nave pronta a salpare per l’Inghilterra.
«Lo hanno freddato lì» disse Nancy, «in mezzo alla strada. Non fingono neanche più di rispettare la legge.» Quando l’immagine di quel momento le baluginò ancora davanti agli occhi, il colpo, poi il cervello e il sangue che schizzavano ovunque, finì d’un fiato il contenuto del suo bicchiere. Poco distante da dove sedevano loro tre, un tappo saltò fragorosamente da una bottiglia di champagne e Antoine prima si irrigidì, poi scrollò le spalle.
Erano troppo esausti per arrabbiarsi ancora, pensò Nancy, e tese il bicchiere affinché glielo riempissero di nuovo. Devo tenermi stretta la mia rabbia, si disse.
Un cameriere notò il suo gesto e si avvicinò; lei sentì lo champagne spumeggiare. Sembrava il sibilo del sangue che sentiva quando pensava a quel ragazzo ammazzato per strada. Grigio. Rosso. Giallo. L’azzurro del cielo. Non avrebbe dimenticato niente.
«Mi preoccupa» disse Antoine, «il fatto che nell’ultimo mese le mie guide siano state costrette a tornare indietro... hanno incrementato i pattugliamenti proprio nei momenti in cui dovevamo spostare gente. Forse dovremmo smettere. Sospendere le operazioni per un po’, rallentarle. O qualcuno sta parlando, oppure non usa tutte le precauzioni.»
Nancy si accorse che lui la stava fissando. «Non guardare me! Io non ti racconto nemmeno da dove vengono le bistecche che mangi da noi. Sono la discrezione fatta persona.» E così dicendo gli strizzò l’occhio.
«Però Antoine non ha torto» disse Philippe in tono burbero. Teneva la delicata coppa di cristallo fra le manone, come se temesse che potesse esplodere da un momento all’altro. «Nancy, a Marsiglia è arrivato un nuovo segugio della Gestapo, tale Böhm, un maggiore. A Parigi è riuscito a smantellare nel giro di poche settimane la migliore rete che avevamo. Praticamente non è scampato nessuno. L’hanno mandato per qualche tempo nell’Est dell’Europa, e adesso è qui. È venuto a cercare il Topo Bianco. È venuto per te. Devi stare attenta.»
Attenta. Tutti volevano che fosse attenta, educata, sempre seduta sulla punta della sedia con le ginocchia unite e le mani incrociate sopra la borsetta, senza mai e poi mai guardare l’interlocutore negli occhi. Al diavolo.
«Ehi, ragazzi, calmatevi. Non mi troverà. Tutti mi vedono come la ragazza dai gusti costosi e dal marito ricco. Chi potrebbe immaginare che la signora Fiocca, sempre in giro per negozi a fare compere, sia il Topo Bianco?»
«Nancy, qui si fa sul serio» disse Antoine. «Non stiamo scherzando. Magari la Gestapo non ha nessun sospetto su di te, però... sui tuoi uomini? Credi davvero che Henri possa continuare a spendere per la nostra causa senza attirare l’attenzione?»
La domanda aveva colpito nel segno. Ma Henri era un uomo adulto, in grado di decidere da solo. E le raccomandava sempre di fare estrema attenzione mentre lei osava, rischiava ogni giorno di più...
«L’unico modo per abbattere un toro è colpirlo sul naso» disse. «Chiunque abbia mai fatto a botte nel cortile di una scuola lo sa» aggiunse, con un improvviso bagliore negli occhi. Sentendosi toccare su una spalla si girò. Suo marito. Come faceva a essere così calmo, così lucido, dopo tutto lo champagne che aveva bevuto? Gli altri invitati erano tutti paonazzi e sgraziati. Un moto di orgoglio scacciò l’ira che aveva provato fino a un attimo prima.
«Nancy! Me l’avevi promesso! Oggi non si parla di lavoro.» Guardò Philippe e Antoine che si agitarono come scolari insofferenti.
«Le stavamo raccomandando di essere più cauta, Monsieur Fiocca» disse Antoine.
Henri sorrise. «Buona fortuna, allora, vi auguro di avere più successo di me. Mi concedi un ballo, mia cara?»
Nancy gli diede la mano e si voltò a salutare con un cenno i due amici. Al diavolo la cautela. Henri era un eroe e sapeva badare a se stesso, e lei non aveva alcuna intenzione di smettere finché le restava la forza di sferrare anche un solo pugno sul naso a un nazista.
Gli ospiti si spostarono per lasciare spazio al valzer dei due novelli sposi. Henri era un ballerino meraviglioso e a lei bastava abbandonarsi tra le sue braccia e seguirlo sul lucido legno del pavimento. Ballare abbracciata a lui era come volare. Quando aprì gli occhi vide che la fissava con un’espressione che la mise sulla difensiva.
«Stai per sgridarmi?»
La stretta della mano intorno alla sua vita sottile si intensificò. «Credo di sì. Passi la tua festa di nozze a parlare con due partigiani. Rischi la vita per una bottiglia di Krug.»
Lei spalancò gli occhi. Il tono era ancora scherzoso, come se trovassero tutto terribilmente divertente: la guerra, il pericolo, il saggio marito che tollerava con pazienza gli eccessi della moglie. «Loro sono miei amici, e il Krug lo volevo per te, amore.»
«Nancy, non ho voglia di champagne in questo momento.» Il tono non era più scherzoso. «Ho voglia di te.»
La strinse a sé. Da fuori giunse un forte sibilo, come le prime raffiche del mistral estivo, poi si sentì un’esplosione sorda. I lampadari oscillarono, e dal soffitto cadde una sottile striscia di intonaco.
Henri smise di ballare e alzò la mano destra di Nancy. «Bernard, mes amies, ancora champagne per tutti e Vive la France!»
Gli ospiti lo acclamarono. L’orchestrina si lanciò in un motivetto leggero e velocissimo e i ballerini volteggiarono a tempo sulla pista. Nancy rise, la testa abbandonata all’indietro, e si lasciò trascinare lontano dalle luci, dal vino, dal tocco delle mani del marito.
Henri non voleva rinunciare alla sua idea neppure dopo quattro ore di danze. Portò la moglie in braccio fino alla camera da letto, e la posò delicatamente sul folto tappeto.
«Henri» disse lei mettendogli una mano sul petto. «Ti devo chiedere una cosa importantissima. Mi serve il tuo aiuto.»
Lui la guardò torvo. Era tipico di Nancy scegliere il momento giusto per chiedergli qualcosa di audace o di pericoloso. Altri soldi. La possibilità di usare la loro casa sulle Alpi come rifugio per i prigionieri. Usare le sue società per attività di contrabbando. Fondi per la salvezza dell’ennesima famiglia di ebrei scappati in Inghilterra. Nancy sentì che lui era pronto per l’assalto e prima di voltarsi sorrise.
«Non riesco ad abbassare la cerniera...» disse lui sorridendo, mentre trafficava col gancetto della chiusura, poi abbassò la cerniera sfiorandole la pelle nuda con le nocche. Le si avvicinò, la baciò sulla nuca.
«Henri, non voglio scusarmi per essere la persona che sono. Sapevi chi andavi a sposare» gli disse stringendosi a lui.
«Io non desidero le tue scuse, amore mio.» Le sue parole risuonarono soffocate tanto il tono era basso e impastato di desiderio. Fece scorrere la mano sul ventre di lei.
Sotto le sue mani la passione che si risvegliò in Nancy era quasi dolorosa.
«Mi dispiace. Mi dispiace di non poter essere come le altre mogli. Il pensiero di farti del male mi spaventa, eppure mi spaventa anche l’idea di lasciare che quei bastardi vincano. Non possono vincere. Quindi non ti mentirò promettendoti che smetterò di lavorare per la Resistenza. Non posso.»
Henri sospirò e la costrinse a voltarsi per poterla guardare negli occhi. «Promettimi almeno che cercherai di stare attenta. Puoi almeno promettermi questo?» La sua voce era tornata calma, e indulgente.
Lei fece di sì con la testa.
Henri la condusse al divanetto davanti al tavolino in un angolo fra due finestre e la invitò con un gesto a sedere accanto a lui.
Nancy sollevò la gonna e gli si sedette a cavalcioni. Si liberò dei fermagli di brillanti che le tenevano i capelli raccolti e poi abbassò le spalline dell’abito da sposa: la seta azzurra formò una corolla intorno alla sua vita.
«Henri Fiocca, ti amo da impazzire.»
Lui le passò le mani tra i capelli, l’attirò a sé e la baciò. Con ardore.