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Qualunque cosa fosse accaduta prima sembrava dimenticata. La nuova luna permise altri lanci in risposta alle continue richieste che Denden trasmetteva a Londra dai punti più alti. Buckmaster mandava sempre ogni ben di Dio, benché Nancy stesse attenta a calcolare le sue richieste in base alla capacità effettiva di raccogliere i rifornimenti e farli sparire in tempo prima di essere intercettati dalle pattuglie tedesche. Le armi andavano sgrassate, e bisognava insegnare ai partigiani di Gaspard a montarle e smontarle. Denden la aiutava a insegnare come andavano maneggiati gli esplosivi, e Tardivat verificava le micce criticandole per la loro scarsa affidabilità. La lista degli obiettivi da attaccare dal D-Day in poi veniva regolarmente aggiornata da Londra, e grazie alle abili dita di Denden Nancy rispondeva suggerendo qualche aggiustamento e ulteriori obiettivi.
Però gli uomini non erano contenti di aspettare. Quelli di Gaspard in particolare volevano vendicare gli amici uccisi dalle SS nel raid alla loro base, e Nancy si rendeva conto che se non gli avesse sciolto le briglie, si sarebbe trovata a sprecare energie per contenerne l’impeto.
Quindi continuò ad autorizzare azioni o imboscate ai danni di pattuglie tedesche isolate, fatte da piccoli gruppi che si muovevano sui camion alimentati a carbonella che tenevano nascosti in fienili e stalle sparsi nella regione. Tardivat insegnava a minare le strade, tirando i fili tra gli alberi. Si aspettava che l’esplosione facesse saltare il primo mezzo, e poi si sparava sul resto del convoglio con i mitragliatori inglesi nuovi di zecca, prima di dissolversi nella sconfinata campagna boschiva.
Tornavano da ogni missione eccitati dal successo, e i nazisti preferivano tenersi lontani dalle strade secondarie.
Nancy dormiva quando aveva tempo, e sentiva la temperatura dell’aria cambiare.
Il primo di giugno Denden andò a svegliarla dopo venti minuti di un sonno profondo durante il quale aveva sognato il suo letto di Marsiglia. Gli lanciò addosso il cuscino rosso, lui lo prese e lo tirò a lei.
«Stai buona, strega! Hanno chiamato!»
«Non mi interessa. Di’ ai tedeschi di tornare domani, oggi devo dormire.»
Si mise il cuscino sotto la testa e chiuse gli occhi. Denden le si accovacciò accanto per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
«Les sanglots longs des violons de l’automne.»
Nancy aprì gli occhi di colpo e si mise seduta. «Sul serio?»
Lui annuì.
«Finalmente, Denden! Arrivano! Nel giro di due settimane?»
Il sonno le era passato completamente. La prima parte della poesia di Verlaine, che annunciava l’imminenza del D-Day e l’ordine ai nuclei di Resistenza in terra francese di dare il via a tutte le azioni di sabotaggio stabilite, le fece l’effetto di otto ore di riposo seguite da una bella doccia fredda.
Denden rise. «Dovevano usare la tua, di poesia, per avvisarci che lo sbarco è imminente. Un po’ più divertente del tetro Verlaine. Come faceva?»
Nancy si stava liberando della camicia da notte per vestirsi.
«Non lo devi sapere. Sennò che scopo avrebbe un codice?»
«Davvero, tesoro, non penserai che mentre gli altri agenti sceglievano Keats, o qualche robaccia scolastica sulla nobiltà del sacrificio, qualcuno non si sarebbe accorto della scelta di un’agente donna... fammi pensare... ’Era in piedi al chiaro di luna nella sottoveste trasparente, e vederle le tette era meglio di niente...’»
«’Ossignore Onnipotente!’» concluse Nancy spazzolandosi i capelli. Poi indossò la giacca di pelle nuova. Una settimana prima Fournier aveva guidato un blitz in una fabbrica che le produceva e gliene aveva portata una della sua misura. Nancy trovava che le stesse alla perfezione. Denden rideva.
«Smettila. È soltanto uno stupido limerick!»
«Lo so, ma immagina l’annunciatore di Ici Londres che lo legge a tutti i francesi.»
In effetti l’idea faceva ridere. Faceva ridere al punto che Nancy si ritrovò le guance rigate di lacrime. Due settimane! Entro due settimane gli eserciti inglese, francese e americano sarebbero stati sul suolo francese. Doveva fare un giro di ricognizione di tutti gli obiettivi, controllare che i nascondigli contenessero ancora ciò di cui avevano bisogno, confermare gli accordi con medici e infermieri per l’assistenza ai feriti, e trovare un’altra decina di fienili abbandonati da trasformare in ospedali.
Si strofinò gli occhi e si diede un’occhiata allo specchio. «Su, Denden, andiamo a fare un po’ di casino.»
Nessuno ovviamente sapeva dove sarebbe avvenuto lo sbarco, ma l’idea era proprio quella: sorprendere le truppe tedesche nel posto sbagliato. Toccava ai maquisard e agli altri nuclei sparsi nel Paese impedire che riuscissero a muoverle: piccoli gruppi di combattenti, svariati obiettivi, azioni coordinate. Ora Nancy viaggiava ventiquattro ore al giorno per istruire i sabotatori su dove e quando precisamente far saltare alcuni snodi e tratti ferroviari, e rifornirli delle granate e dell’esplosivo al plastico necessari. I pali del telegrafo e i cavi dell’alta tensione saltavano come in una tormenta, le fabbriche di macchinari pesanti venivano bloccate e ogni stazione radio della regione del Cantal si riduceva a poche scintille.
Non dovettero aspettare nemmeno una settimana. La seconda parte della poesia di Verlaine venne trasmessa il 5 giugno, e all’alba Nancy, Gaspard, Fournier e Tardivat radunarono gli uomini.
Lì sull’altopiano avevano un centinaio dei loro migliori combattenti, più una cinquantina di ragazzi pronti a correre a trasmettere gli ordini agli altri nuclei sparsi in diverse basi. Metà di loro portavano le giacche rubate da Fournier, gli altri una strana mescolanza di indumenti contadini, scarponi e berretti dell’esercito inglese. Nancy salì sopra un grande tronco tagliato fra gli alberi e dall’alto li guardò. Erano una banda di giovinastri malvestiti e sporchi, però ognuno di loro aveva una pistola infilata nella cintola, un mitra Bren sulla spalla e del plastico nello zaino o nel tascapane. E non vedevano l’ora di agire.
«Francesi!» li apostrofò. «Oggi è il giorno che abbiamo tanto atteso. La liberazione della Francia è cominciata. Sapete cosa fare, quindi fatelo bene. Riprendetevi la vostra nazione, e diamo ai crucchi quel calcio nelle palle che si meritano.»
Le risposero con grida di approvazione, poi ogni comandante si allontanò con la sua squadra, e l’eco delle voci si spense. Denden offrì a Nancy una mano per saltare giù dal tronco.
«Discorsetto alla Churchill ma in senso buono!»
«Mon colonel?» Era Mateo, già pronto, che le stava porgendo il suo zaino. Nancy se lo caricò sulle spalle.
«Sei sicuro di non voler venire, Denden?»
«No, grazie!» Lui alzò le mani. «Troppe armi. La mamma resta a casa a preparare un benvenuto per il vostro ritorno.»
Si diede un gran daffare a controllare lo zaino di Nancy. «Hai preso granate e bombe a mano? La pistola? Il plastico? Le corde? I compagni sanguinari?» Il suo sguardo si posò su Tardivat, sui tre spagnoli e gli altri che formavano la squadra. «Sì, vedo che hai tutto.» Poi sorrise, e disse: «Stai attenta, e torna a casa».
Lei gli mandò un bacio e scomparve nel bosco alla testa dei suoi uomini.