35

 

C’erano momenti in cui Nancy riusciva a dimenticare la guerra. Brevi attimi, eppure c’erano: strani bagliori luminosi in cui per la stanchezza il cervello sembrava smettere di funzionare e lei correva come adesso in bicicletta lungo la discesa di una solitaria stradina, con il profumo della tarda primavera nell’aria e i giochi di luce fra gli alberi che la ipnotizzavano.

I lanci avvenivano ogni sera di luna piena, e ogni giorno altri uomini si univano ai nuclei che avevano come base fattorie abbandonate e radure nei boschi. Lei li addestrava, insegnava loro a addestrare i nuovi arrivati, distribuiva armi e rifornimenti, studiava le vie di fuga in caso di attacco e i punti di convegno, e quando le presentavano i piani per piccole imboscate, furti e azioni di sabotaggio, li autorizzava con un breve cenno.

Non si arrischiava ancora a tentare azioni impegnative, sebbene i risultati dell’addestramento iniziassero a vedersi, bastava che Londra potesse contare sul fatto che prima del D-Day lei non commettesse errori. E c’era tutto il lavoro porta a porta da svolgere: i soldi da consegnare alle famiglie, gli scambi di notizie. Tutti continuavano a chiederle quando sarebbero arrivati gli Alleati, e lei rispondeva sempre: «Presto» augurandosi che fosse vero, sapendo che lo sbarco sarebbe stato solamente l’inizio, il momento in cui per loro cominciava il lavoro duro. Fino ad allora erano soltanto preparativi.

La pista curvava e lei rallentò, abbandonando a malincuore le fantasticherie. Tardivat aveva detto che i campi a sud del fiume Maleval potevano andar bene per i lanci di rifornimenti con i paracadute e aveva voluto vederli di persona. Nascose la bicicletta dietro una siepe vicino a un campo che le sembrava particolarmente adatto, e cominciò a ispezionarlo. Promettente. Sì, lì sarebbe andato bene, se il proprietario del terreno fosse stato disposto a chiudere un occhio. Lo percorse per misurarlo. All’incirca settecento metri quadri. Perfetto. E niente cavi del telefono o della luce. Abbastanza protetto ma non tanto da rendere invisibili i fuochi di segnalazione. Fin qui tutto bene. Ma a occidente, in direzione di Chaudes-Aigues, il terreno diventava di colpo collinare. Non così scosceso da rappresentare un problema per gli aerei, però lei si sarebbe dovuta arrampicare fino in cima. Se quel punto era collegato al villaggio da un sentiero e i tedeschi avessero scorto gli aerei avvicinarsi, avrebbero potuto arrivare non visti e attaccarli mentre raccoglievano i contenitori paracadutati. Se invece fra lì e il villaggio c’era soltanto una fitta foresta, valeva la pena tentare. Bastava mettere delle sentinelle di guardia per segnalare eventuali movimenti di torce o altre attivita nel villaggio a fondovalle.

Cominciò la salita e il sudore prese subito a scorrerle giù per la schiena. Doveva cercare nuovi nascondigli per le provviste? Alcuni dei nascondigli attuali erano diventati delle specie di grotte di Aladino colme di armi e munizioni. Bisognava mandare gli spagnoli a cercare posti nuovi nei boschi, magari lungo le vie di fuga che avevano stabilito. Oppure, ancora meglio, qualche luogo lontano noto soltanto a pochi, così che, nel caso i tedeschi fossero riusciti a sferrare un attacco devastante alla base, i sopravvissuti potessero trovare un fucile e le pallottole.

Quando finì la pendenza Nancy si avviò verso sud senza trovare alcun facile accesso per i nemici, poi tornò indietro e continuò fino a quando il terreno scendeva a picco sul villaggio. Non sarebbe stato semplice nemmeno salire da quella parte, il che andava benissimo, e da quel punto si vedeva fin nella piazza centrale. Da lì una sentinella poteva segnalare al campo che qualcosa si stava muovendo.

Un movimento diverso dal solito andirivieni della gente la colpì.

Avvicinò il binocolo e mise a fuoco un gruppo di uniformi radunate in cima alla fila di bancarelle del mercato. Quando i tedeschi si separarono vide che a terra c’erano un uomo e una donna in abiti civili. Nancy strinse la presa sul binocolo. Alcuni soldati trascinavano i due civili per i piedi. La donna si dibatteva e dalla pancia prominente Nancy capì che era incinta. L’uomo lottava per liberarsi. Dov’era lei si sentiva soltanto lo stormire delle foglie nel bosco tutt’intorno, ma Nancy sapeva perfettamente che l’uomo stava urlando disperatamente. Deglutì a fatica. Li conosceva.

Lui era uno degli uomini di Gaspard. Era nel fienile quando le avevano levato il sacco dalla testa, al suo arrivo in Francia. Riconosceva anche la donna. La settimana precedente, mentre era nel villaggio, una ragazza incinta l’aveva avvicinata. Le aveva detto che si rendeva conto che non le era dovuto niente, visto che il suo uomo non stava con Fournier, ma forse Madame voleva aiutarla lo stesso per il piccolo che doveva nascere. Nancy si era commossa e le aveva dato cinquanta franchi e un paio di tavolette di cioccolato, pur sapendo che Gaspard non voleva facesse la carità alle famiglie dei suoi uomini. Si chiamava Élisabeth. Il marito Luc.

I soldati avevano issato la ragazza sul basamento della croce, e adesso le stavano legando le mani intorno alla scultura. Erano SS. Luc si era inginocchiato, e stava implorando un ufficiale con gli stivali lucidi e i gradi di maggiore sul berretto. Il tedesco alzò una mano e un soldato impugnò il fucile per innestare la baionetta. Nancy sentì in bocca un sapore acre.

«No. No. Non possono...»

Il maggiore abbassò la mano e il soldato colpì, ma invece di trafiggerle il petto le passò la lama sotto la curva della pancia. Nancy lasciò cadere il binocolo e vomitò.

Non voleva vedere altro. Si pulì la bocca con il dorso della mano. Eppure doveva. Qualcuno doveva esserne testimone. Riprese il binocolo. Élisabeth era coperta di sangue, e ai suoi piedi c’era un ammasso rossastro. Le avevano abbassato il vestito sulle spalle, e anche a quella distanza Nancy riuscì a vedere il suo collo candido. Era ancora viva, e devastata dal dolore inarcava la schiena muovendo la testa convulsamente.

«Muori» sussurrò Nancy. «Per favore, muori subito.»

Ai piedi del maggiore, Luc implorava disperato. Il maggiore teneva la pistola puntata in direzione della testa di Élisabeth. Stava dicendo qualcosa.

Luc abbandonò le braccia lungo i fianchi. L’ufficiale lo ascoltò.

La mano del maggiore si mosse e Nancy sentì l’eco dello sparo con un secondo di ritardo, sordo come il rumore di un ramoscello che si spezza sotto i piedi. La ragazza si piegò su se stessa. Luc, ancora in ginocchio, la fissava. Non reagì, e rimase perfettamente immobile anche quando il maggiore gli si avvicinò per sparargli alla nuca.

Poi il tedesco girò sui tacchi e guardò verso le montagne, e Nancy lo vide in faccia per la prima volta.

Böhm.

Stava guardando lei, e sorrideva con quell’aria di cortese sufficienza con cui l’aveva accompagnata alla porta nel quartier generale della Gestapo a Marsiglia, il giorno dell’arresto di Henri.

Nancy abbassò il binocolo e si avviò giù per il pendio in direzione del punto dove aveva nascosto la bicicletta, ma all’improvviso le gambe le cedettero e si trovò seduta sotto un frassino, il fiato corto, una morsa al petto e la testa che girava.

Basta. Basta. Calmati. Non pensare a quella scena, pensa alle conseguenze. Cosa voleva sapere Böhm da Luc? Con che cosa ha barattato il colpo di grazia per la sua donna?

Saltò in piedi, e mossa da un sentimento di pura rabbia corse per il campo fino alla bici. La pura rabbia la spinse a pedalare furiosamente in salita, percorrendo i trenta chilometri che la separavano dalla prima postazione di guardia di Gaspard. I suoi la fermarono all’imboccatura del sentiero per il Mont Mouchet.

«Madame Wake, che piacere» disse il maquisard.

«Non rompere, coglione, e portami da Gaspard. Immediatamente!»

 

 

Se avesse avuto tempo per riflettere, si sarebbe resa conto che non era una grande idea. Gaspard ormai doveva sapere che Fournier disponeva di Bren, TNT e esplosivo al plastico, e che i suoi se la spassavano esercitandosi a usarli da Clermont-Ferrand a Aurillac. Anche la distruzione del trasmettitore tedesco non doveva essergli piaciuta, e certo non era dell’umore di dare retta proprio a lei. Tuttavia non c’era tempo per usare la diplomazia.

Gli spiattellò il resoconto della scena a cui aveva assistito.

«Dovete andare via» disse nel silenzio angosciato che seguì il suo racconto.

Gaspard era seduto sopra una cassa di legno accanto al fuoco. Avevano steso un telone in alto in modo che un aereo in missione di pattugliamento non vedesse il fumo; oltre a questo accorgimento c’era qualche sentinella lungo la strada, ma le misure di sicurezza non andavano oltre. In quel momento una settantina di uomini si godeva il sole all’aperto intorno a loro, e poco più in là dovevano essercene altri due o trecento.

Gaspard la guardò come se gli avesse suggerito di fare un salto nel villaggio a bere qualcosa con il maggiore Böhm.

«No.»

Stupido idiota. Nancy prese un respiro profondo. Spiegaglielo con parole che possa capire persino lui.

«Luc è stato qui. Ha detto alla Gestapo come trovarvi. Cos’altro volevano sapere da lui, altrimenti? Gaspard, avete quattro o cinque ore al massimo.» Nancy usò un tono di fermezza. «Böhm ordinerà un bombardamento aereo a cui farà seguito l’arrivo delle truppe di terra. Si sono già messi in moto. Non puoi aspettare. Se tu avessi pensato a delle vie di fuga...»

«Ho detto NO!» Gaspard picchiò le mani sulle ginocchia, producendo un suono forte. «Non ho portato questi uomini sui monti per scappare dai nazisti a ogni allarme. E conoscevo Luc da dieci anni. Non ci avrebbe mai traditi. Mai. Qui siamo al sicuro, oggi come ieri.»

Nancy strinse i pugni. «Ma tu non hai visto! Non hai visto cosa le hanno fatto! Avrebbe detto qualsiasi cosa pur di evitarle di soffrire ancora... e lo avrei fatto anch’io. Le hanno squarciato la pancia.»

Gaspard si alzò. Erano entrambi in piedi a fissarsi con occhi infuocati.

«Allora avrà mentito!» le urlò lui. «I crucchi andranno a sprecare bombe e uomini in qualche zona lontanissima da qui.»

«Non puoi esserne certo! Böhm sa come far parlare i prigionieri.»

Gaspard fece un gesto con la mano. «Stronzate. Non rinuncio a questo posto, questa base solo perché tu pensi che Luc ha spifferato le coordinate.»

Lei gli afferrò un braccio ma si sforzò di controllare la voce. «Ma che cosa ti costa? Basta che ve ne andate e vi disperdete un po’ per due o tre giorni, e se si capisce che Luc gli ha rifilato una palla, o non ha parlato, potrete sempre tornare.»

Gaspard le gettò un’occhiata di totale disprezzo. «Io non capisco come fanno gli uomini di Fournier a darti retta. Come faccio a guidare i miei, se ogni volta che c’è puzza di tedeschi gli devo ordinare di andarsi a nascondere? Siamo uomini o conigli? Siamo venuti qui per combattere.» 

L’impulso di urlargli in faccia fu incontrollabile. «Sì, quando sarà il momento! Quando gli Alleati sbarcheranno e noi avremo bisogno di tutti i nostri uomini per colpire i tedeschi. Adesso ci dobbiamo armare e preparare, esercitarci e sopravvivere fino a quando ci sarà bisogno di noi.»

Quest’ultima frase fu uno sbaglio.

«Io non sono una pedina nelle mani degli imperialisti inglesi, sappilo! Lo decido io come combattere per la mia patria, e lo decido qui, non tocca a quelli di Londra!» Chi aveva sentito le sue parole le accolse con cenni di consenso. «Tu non farai di me un bravo soldatino inglese comprandomi con una manciata di pallottole e una tavoletta di cioccolato. Adesso levati dalle palle e torna dalla tua banda di conigli.»

E con questo Gaspard se ne andò.

«Luc gliel’ha detto!» gridò Nancy. «Arriveranno! Per carità, fai qualcosa!»

Gaspard non si voltò nemmeno.

Liberazione
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