10

 

La cameriera l’aspettava nell’atrio, quando Nancy entrò dal portone della villa. Aveva già indosso il cappotto buono, e la piccola valigia di cartone era per terra, vicino ai suoi piedi.

«Madame...»

Nancy si sfilò i guanti. Non riusciva a guardarla in faccia.

«Lo so, te ne devi andare, Claudette. Vai da tua madre a Saint-Julien?» Nancy sfilò dalla borsetta un’altra chiave e aprì un piccolo scrittoio dove Henri teneva un portafogli di pelle. Prese duemila franchi e li diede alla ragazza.

Claudette fissava le banconote scuotendo la testa. «Non posso accettarli, Madame. Adesso che la sto abbandonando.»

«Sì che puoi, per la miseria» ribatté Nancy. «Prendili e non discutere.»

Claudette accettò timidamente il dono e ringraziando sommessamente infilò i soldi in una tasca interna del cappotto.

«Passa dal giardino, Claudette. E cerca di non dare nell’occhio.»

«Buona fortuna, signora. Sono stata molto felice di lavorare per lei.»

Nancy riuscì finalmente a guardarla. No, non era stata quella ragazza a tradire Henri. Avrebbe dovuto darle qualche consiglio, o dire qualcosa di intelligente che potesse ricordare tutta la vita, qualcosa che facesse di lei una persona migliore, da raccontare ai figli e ai nipoti. Una frase motivazionale. Ma non le veniva in mente niente. Aveva soltanto bisogno di bere qualcosa di forte. Del resto nessuno le aveva detto niente di utile, quand’era scappata di casa. Gentaglia incapace.

«Mi fa piacere. Adesso va’, cara.»

Claudette prese la valigia. «In cucina c’è il suo amico Philippe.»

«Grazie.»

La cameriera uscì dalla porta sul retro, lasciando Nancy nell’atrio ancora con indosso il cappotto cammello e la borsetta al braccio. Sul tavolo c’erano fiori freschi, il corrimano della scala era lucidato a specchio, e sulle pareti erano ordinatamente appesi numerosi quadri che raffiguravano la città di Marsiglia e navi al largo. Nancy non vi aveva mai badato troppo. Era Henri che amava la pittura. Andò in salotto, prese dalla credenza la bottiglia di brandy e ne versò una dose generosa in uno dei pesanti bicchieri di cristallo. La trangugiò d’un fiato, poi afferrò la bottiglia e un altro bicchiere e si diresse verso la cucina.

Al suo arrivo Philippe si alzò in piedi. Nancy posò bottiglia e bicchieri sul tavolone, versò da bere, e dopo essersi tolta il cappotto accavallò le gambe. Buttò giù anche il secondo brandy. Philippe era ancora in piedi.

«Siediti, porca puttana» disse lei allungando di nuovo una mano verso la bottiglia. Lui trasalì. «Cosa c’è? Non avevi mai visto una donna bere?»

Philippe sedette con cautela, ma i piedini della sedia sulle piastrelle del pavimento produssero uno stridio che sembrava un grido.

«Mi dispiace tanto, Nancy.»

Lei si mise a tremare. Per la rabbia? Per il senso di colpa? Non sapeva cosa stava provando, ma qualunque cosa fosse le faceva vibrare i muscoli e battere i denti contro il bicchiere. «È colpa mia. Lui continuava a ripetermi di stare attenta, invece io niente, sempre a chiedergli soldi, soldi, sempre più soldi.» Dunque tremava per il senso di colpa.

Philippe, con il bicchiere tra le mani, scosse il capo. «Henri ha fatto le sue scelte. Non togliergli questo diritto, Nancy.»

«Però...»

«Adesso tocca a te fare le tue.» Nancy sapeva che cosa stava per dirle, e non voleva sentirlo. Sta’ zitto! Zitto. Taci, pensò. La mano le tremava così forte che non riusciva più ad avvicinare il bicchiere alla bocca. «Ti dobbiamo far uscire, Nancy. Subito.»

«Non posso lasciarlo nelle loro mani!» Appoggiò il bicchiere con tanta forza che le posate nei cassetti tintinnarono. «Mi posso dare fuoco davanti al loro quartier generale. Posso ficcargli in bocca delle granate. Entro sparando e faccio fuori tutti. Henri non mi può obbligare a partire!»

Anche Philippe posò il bicchiere sul tavolo, e il suono che produsse fu come il clic del proiettile quando entra nel tamburo di un revolver.

«Lo so che tu non hai paura di morire. Però devi andare lo stesso. Fallo per lui, se non vuoi farlo per te. Lo costringeranno a guardare mentre ti torturano, e ti faranno soffrire tanto. Ti arresteranno e poi tortureranno tutti e due, prima o poi parlerete, e la nostra rete verrà smantellata. So che lui non parlerà se è da solo, ma so anche che per salvare te è pronto a qualsiasi cosa. Quindi, per il bene di tutti, devi sparire.»

Nancy chiuse gli occhi per non vedere la verità. «Ha dei bravi avvocati. I migliori. Magari riescono a farlo rilasciare...»

Philippe abbassò gli occhi e parlò con un tono fermo. «E quando lo rilasceranno lo faremo uscire dal Paese. Ti raggiungerà. Ma tu te ne devi andare adesso.»

Lei trattenne a stento le lacrime. «Me lo giuri?»

«Ti giuro che farò tutto quanto in mio potere, Nancy. Ti basta?»

Finalmente lei rispose con un cenno affermativo. «Qui ho trovato la mia prima vera casa.»

Philippe buttò giù il suo brandy. «Fatti trovare pronta per quando si fa buio. Hanno già messo sentinelle di guardia dietro e davanti alla casa, ma li distrarremo. Esci dalla porta principale e vai a prendere l’ultima corriera per Tolosa. L’indirizzo del rifugio lo sai?»

Nancy si limitò ad annuire, perché se avesse parlato sarebbe scoppiata a piangere.

Liberazione
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