23
Per prima cosa scoprì di essere viva. Perché i morti non soffrono, mentre lei sentiva un male terribile. Socchiudendo gli occhi intravide una lucina e sentì odore di fieno. Qualcuno le aveva messo un sacco di juta sulla testa. Cercò di muoversi. Orrore. Aprì gli occhi. Era seduta su una specie di sedia, con le mani legate dietro lo schienale. Era stato il dolore nelle braccia a svegliarla. Anche le caviglie erano legate, e le avevano portato via gli scarponcini; sentiva il duro pavimento sotto i piedi. Sollevò la testa e inspirò cautamente. L’aria era fresca. Il vento soffiava fra gli alberi. Quindi era ancora in montagna, e il posto dov’era seduta sembrava più un fienile che il quartier generale della Gestapo di Montluçon.
Da fuori provenivano delle voci, che poi si avvicinarono ed entrarono. Erano voci di uomini, ovviamente, e parecchi.
«Guarda un po’, la nostra piccola ospite si è svegliata.» La voce bassa e roca di un francese.
Ecco, Nancy. È arrivato il momento.
Quando le strapparono via il sacco dalla testa, si ritrovò davanti un uomo dal viso tondo e ben sbarbato. Portava una benda su un occhio.
«Ma che bella troietta ci hanno mandato dal cielo! Molto più carina di quello stronzo che i tedeschi stanno pestando.» Sa forse di Henri? No, datti una calmata, Nancy, sta parlando di Southgate. «Sperano forse che le tette ti salvino la pelle? Perché secondo loro noi francesi ubbidiamo agli ordini degli inglesi, vero, puttana?»
Lei lo squadrò da cima a fondo e alcuni degli uomini dietro di lui si mossero a disagio.
«Esatto, Gaspard.» Era riuscita a usare un tono distaccato. «Mi hanno detto persino di scoparti, se mi tornava utile. Ma adesso che ho visto il tuo brutto muso meglio la capsula di cianuro.»
Alcuni ridacchiarono. Non si aspettavano certo che dalla bella bocca dell’agente inglese uscissero quelle parole. Gaspard – in effetti era lui – strinse le labbra. Bisognava approfittare del vantaggio.
«Sono stata mandata qui per offrirvi il sostegno di Londra. Un aiuto senza secondi fini. Armi, soldi. Tutto quello che vi serve per riprendervi il Paese.»
«Stronzate. Lo volete per voi, il nostro Paese. Volete abbindolarci.»
«Vi potete fidare di me.»
«Certo, come fare un patto col diavolo. Siete peggio dei tedeschi e tu sei una puttana bugiarda.»
Quando si protese verso di lei, Nancy sentì la puzza di sudore e quella persino più acre di indumenti non lavati da tempo. Nel tono si insinuò una nota di derisione.
«È la tua parola preferita, ’puttana’? Ti ecciti, forse, a dire ’puttana’? Da quant’è che non vedi una donna?» Gli uomini alle spalle di Gaspard sorridevano. «Se riesci a dimenticare per un attimo i miei organi genitali e mi ascolti, ti ripeto che sono venuta qui a proporre un’alleanza. Posso farvi avere armi. Soldi. Aiuti per le vostre famiglie e informazioni dall’intelligence di Londra. Hai davanti il Topo Bianco di Marsiglia, una patriota fedele quanto voi... voi bastardi.»
I ragazzi erano pronti ad applaudirla. Sapeva come manipolare gente come loro. Ne spiò la reazione con la coda dell’occhio mentre un angolo della bocca le si contrasse. Grosso errore.
Nel preciso istante in cui distolse gli occhi da Gaspard lui sferrò un calcio alla sedia facendola cadere di botto. Il dolore che le esplose in una spalla e nel fianco la lasciò senza fiato.
«Ma quante palle racconti, brutta bastarda! So tutto del Topo Bianco di Marsiglia. I suoi compagni morivano come topi mentre lei andava in giro a scialacquare i soldi del vecchio marito. Nessuno nell’Alvernia ti paga per farti la messa in piega e giocare a guardie e ladri.»
Nancy si sforzò di respirare. «Mio marito è un eroe, pezzo di merda.» Ma non aveva abbastanza fiato per dirlo a voce alta.
Gaspard osservò qualcosa che teneva nella mano. Si accovacciò e glielo mostrò. La sua fede.
«Allora perché questo non ce l’hai al dito?»
«Ridammelo!» gridò come la bambina maltrattata dai compagni al parco giochi. «L’ho tolto perché mi dovevo lanciare col paracadute, coglione.»
Il calcio che Gaspard sferrò era violento, ma Nancy lo aveva visto arrivare e si era spostata, riuscendo a liberarsi della sedia. Era sdraiata a terra con le mani ancora legate dietro la schiena. Raccolse le gambe per mettersi in ginocchio, però lui le si mise cavalcioni con tutto il suo peso. Batté le palpebre e sentì qualcosa di caldo sulla faccia. Sangue dal colpo che le avevano dato in testa. Le entrava negli occhi, le annebbiava la vista, bruciava.
Gaspard le si avvicinò tenendo l’anello fra pollice e indice. «Che cosa ci vieta di farti fuori adesso? Ci possiamo prendere tutti i franchi nascosti nella tua borsa, seppellirti da qualche parte e dire che non sei mai arrivata viva. Sei ben fornita, a quanto pare. Possiamo anche rispedire l’anello a Marsiglia. Se quel disgraziato di tuo marito è ancora vivo magari se ne può sposare una più bella di te e darlo a lei.»
Nancy sentì le sue cosce che la stringevano ai fianchi. Inspirò e cercò di farsi sentire da tutti.
«Sono gli ultimi soldi che vedete da Londra, se mi ammazzate. Sanno benissimo che sono arrivata sana e salva, perché l’ho segnalato. Se volete armi, e soldi veri, non quei quattro franchi che avevo nella borsa, dovete trattare con me. Quindi perché non la pianti di rompere i coglioni e mi lasci fare il mio lavoro? Se i tuoi uomini non vogliono mitragliatrici, scarponi militari e sigarette a volontà, di sicuro ci sono altri che sarebbero ben felici di averli.»
Gaspard alzò lo sguardo verso qualcuno che lei non poteva vedere.
«È vero? Ha mandato un segnale all’aereo?»
Maledizione. C’era Tardivat, da qualche parte, che sapeva la verità perché dopo l’atterraggio su quell’albero maledetto erano stati sempre insieme.
«Quando l’ho trovata stava segnalando» rispose Tardivat in tono neutro e indifferente.
«Stronza» disse Gaspard. Nancy vide il pugno arrivare, ma non poté difendersi. Un’altra esplosione di dolore, poi il silenzio.
Tardivat era lì anche quando si riprese. Erano ancora dentro il fienile, e in quel momento la luce del giorno stava morendo. Nancy si guardò intorno e vide accatastati contro i muri vecchie valigie e mobili rotti. Dunque si trovava nel posto dove andavano a morire gli oggetti che non servivano più. Qualcuno, forse Tardivat, le aveva slegato i polsi e le caviglie, e le aveva messo addosso una coperta. Accortosi che si era svegliata, le porse una borraccia dalla quale lei bevve avidamente. Lo ringraziò e gliela restituì. Lui le fece un breve cenno con la testa, poi dal taschino della giacca tirò fuori la sua fede.
Nancy tese la mano e Tardivat ve la lasciò cadere sopra. C’era voluta una lite con un tenente inesperto e una segretaria segaligna per portarsela dietro. Grazie al Cielo Henri non aveva fatto incidere nessuna scritta e non aveva scelto un oggetto vistoso. L’anello di fidanzamento tempestato di smeraldi lo aveva perso durante la fuga dal treno per Perpignan. Quella semplice fascia d’oro l’aveva sempre indossata. Ricordava ancora il tocco delle lunghe dita fredde mentre lui gliela infilava all’anulare nel municipio di Marsiglia, e il suo sguardo amorevole e divertito.
La indossò. Forse sposarsi era stato un errore. Lei per domestici e conoscenti era stata Madame Fiocca fin dall’inizio della convivenza. Avevano pensato di aspettare la fine della guerra, poi l’impazienza era cresciuta fino a fissare la data e organizzare la festa. Perché? Ascoltando i notiziari della BBC erano venuti a conoscenza dei combattimenti in Russia, e lei aveva rischiato di essere presa mentre trasportava dei documenti da Tolosa. Non si poteva aspettare.
«La posso accompagnare in una fattoria dove le daranno un letto per stanotte» disse Tardivat. «E so che a Clermont-Ferrand c’è un marconista che potrebbe mandare un messaggio a Londra e organizzarle la fuga.»
Nancy scosse il capo. «Io non vado da nessuna parte, Tardi.»
«Capitano Wake, se non oggi, la faranno fuori un altro giorno. Si inventeranno una scusa diversa... sì, è arrivata, però è stata sorpresa da una pattuglia tedesca... o qualcosa del genere.»
«Senti, Tardi, chiamami Nancy e dammi del tu. Dov’è il mio zaino?»
Lui glielo indicò con un cenno e lei si alzò per andare a prenderlo. Qualcuno aveva rovistato e poi rimesso dentro le sue cose in modo sommario. C’erano ancora la borsetta e i soldi. Strano. Ipotizzò che Gaspard prima di agire volesse escogitare un nuovo piano. Nancy svuotò lo zaino e risistemò tutto ordinatamente: due camicie da notte ricamate, un piccolo cuscino di seta rossa, i cambi di biancheria, un abito semplice adatto a una casalinga dell’Alvernia senza molti mezzi, le scarpe col tacco nel caso dovesse prendere un treno o andare in una delle cittadine della zona; infine la spazzola e il nécessaire del trucco. Cercò di darsi una sistemata per tornare presentabile. Grazie all’acqua della borraccia di Tardivat il fazzoletto lavò via il sangue secco dalla fronte. Il taglio all’attaccatura dei capelli era lungo ma superficiale, e non c’era bisogno di punti di sutura.
Si stava mettendo il rossetto V come Vittoria davanti allo specchietto nel portacipria che le aveva regalato Buckmaster, quando notò che Tardivat cuciva la seta del paracadute.
«Prepari una cosa per tua moglie?»
Lui annuì.
«Ti senti in colpa a lasciarla sola mentre tu sei in montagna?»
Lui non alzò gli occhi dal lavoro. «Questa è la seconda guerra nel giro di vent’anni. Siamo tutti colpevoli.»
Nancy alzò il mento e verificò di non essersi sporcata i denti con il rossetto. A posto. «Secondo te come pensano di farmi fuori?»
«Hanno capito che sei addestrata, quindi probabilmente fingeranno di esserti amici e ti faranno fuori nel sonno.»
«Ci sono altri gruppi di maquisard, in zona? Qualche altro capo della Resistenza con cui potrei parlare?»
«C’è Fournier, sull’altopiano vicino a Chaudes-Aigues. Dall’altra parte della valle. Lui e Gaspard non vanno d’accordo. Però ha soltanto una trentina di uomini e vivono allo stato brado.»
Nancy alzò le spalle. Aveva ancora male ai muscoli delle braccia e un fianco tutto coperto di ecchimosi. Anche la testa non stava bene, i pensieri erano vaghi e confusi. Maledizione.
«Mi porteresti da lui?»
«Adesso?» chiese Tardivat, e smise di cucire.
«Tra pochissimo. Prima voglio cenare con i miei ospiti.»
Intorno a un grande fuoco erano seduti un centinaio di partigiani; si servivano da un calderone improvvisato uno stufato maleodorante e lo mangiavano dalle gavette. Illuminato dalla luce delle fiamme, Gaspard era seduto sopra una cassa da imballaggio con i suoi uomini più fidati stretti intorno come discepoli. Quando si accorsero che Nancy si stava avvicinando, gli occhi di tutti si spostarono su di lei.
Un uomo accovacciato a terra ai piedi di Gaspard si alzò, si fece riempire una scodella dal cuoco e le portò lo stufato. Era un ragazzo di circa venticinque anni, con grandi occhi scuri e una corporatura atletica. Le servì la scodella accennando un inchino.
«Madame, ci scusi per i nostri brutti modi. Viviamo in clandestinità da così tanto tempo che non sappiamo più come ci si comporta con una signora.»
Nancy si accorse che Gaspard li teneva d’occhio e sogghignava.
Il bel giovane proseguì. «Questa sbobba non è degna della sua bocca, e il linguaggio di questa brigata non è adatto alle sue orecchie.»
Nancy non aveva ancora preso la scodella ma sorrise: un sorriso caloroso e grato col rossetto V come Vittoria di Elizabeth Arden, e guardò il giovane di sottecchi.
«Grazie. Ti chiami...?»
«Franc, signora.»
«Franc! Sei molto gentile.» Gli toccò un braccio.
«Sono riuscito a trovare una bottiglia di vino decente che forse potrà aiutarla a mandare giù questa carne. Se vuole possiamo andare a bercela in privato, nella mia tenda.»
«Ma proprio gentilissimo!» sussurrò lei, e poi, a voce più alta: «Il vostro nuovo piano sarebbe quello di farmi piacevolmente sbronzare, quindi strangolarmi nel sonno e prendervi i miei soldi?»
Franc batté le palpebre.
«Signora... io...»
«E poi raccontare a Londra, nel caso venissero a chiedervelo, che sono andata nel bosco e il lupo mi ha mangiata come Cappuccetto Rosso? Quanto siete stupidi!» Afferrò la scodella di latta che l’altro le tendeva, gliene rovesciò il contenuto in testa e poi la scagliò ai suoi piedi.
Il ragazzo rimase senza fiato. «Maledetta bastarda» disse, cercando di asciugarsi gli occhi.
«Forse hai ragione, ma quando ti rivolgi a me chiamami capitano, perché questo è il grado che mi sono guadagnata mentre voi stavate qui a giocare nel bosco.»
Poi Nancy si voltò verso Gaspard. «Dove sono le tue vie di fuga alternative? Dove sono le tue sentinelle? Ho visto ragazzine gestire un campo meglio di te. Hai un sacco di uomini e non sai cosa fargli fare a parte rubare pecore? Sei qui per combattere i tedeschi o cosa?»
Il gruppo la fissava in un silenzio ostile.
Lei si avvicinò a Gaspard appollaiato sulla cassa. Anche lui la fissava, senza smettere di masticare.
«Vado sull’altopiano. Nel giro di un mese i partigiani di Fournier saranno la squadra di sabotatori meglio armata e meglio addestrata nell’arco di cento chilometri. Voi siete e sarete sempre un branco di dilettanti.» Alzò di nuovo la voce. «Quando sarete stufi di mangiare questa merda e buttare via il tempo qui, raggiungetemi. Fino ad allora andate pure affanculo.»
Sputò una soddisfacente massa solida striata di sangue nello stufato di Gaspard e se ne tornò nel fienile. Caricato lo zaino in spalla partì nel buio senza voltarsi indietro, seguendo la strada che saliva. Al limitare del bosco si fermò e appoggiò la testa ancora dolente al tronco di una giovane betulla. Sentì le foglie fremere alle sue spalle. I passi di un uomo. Alla luce di un fiammifero vide che Tardivat si stava accendendo una sigaretta.
«Questa non è la strada giusta, capitano» disse a bassa voce.
«Chiedere indicazioni avrebbe rovinato la mia uscita di scena» rispose lei cercando di non lasciar trapelare quanto fosse sollevata di rivederlo.
«Forse hai ragione.» Nancy ebbe l’impressione che lui stesse sorridendo. «Tant pis, avremo allungato di un paio di chilometri. Sei pronta?»
«Sono pronta.»