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Fournier aveva organizzato due ospedali da campo sull’altopiano, e una mezza dozzina di rifugi dove un medico o un infermiere, e un prete, avrebbero potuto fare tutto ciò che era possibile per aiutare i feriti.

Uno dei ragazzi di Rodrigo si era beccato un proiettile nello stinco e Tardivat insisteva perché Nancy lo portasse in uno degli ospedali cogliendo l’occasione per farsi visitare anche lei. Si era resa conto di essere ferita, un proiettile le aveva trafitto l’avambraccio, soltanto quando aveva notato il sangue misto ad acqua che gocciolava dai vestiti fradici. Tardi avrebbe raccolto i rapporti delle altre squadre che erano operative quel giorno, poi sarebbe tornato da lei. Lo giurò mentre le stava bendando il braccio.

Il ragazzo era pallido perché aveva perso molto sangue e, mentre Nancy guidava, sonnecchiava a intermittenza contro il finestrino. I mezzi alimentati a gas povero ottenuto dal gasogeno erano penosamente lenti, però riuscivano ad affrontare le salite. A quattro chilometri e mezzo dalla base un partigiano con il Bren sul petto e una sigaretta che gli penzolava dall’angolo della bocca li fermò. Si avvicinò al finestrino con l’arma alzata, ma appena riconobbe Nancy l’abbassò e schiacciò il mozzicone sulla ghiaia.

«Colonnello! Abbiamo due feriti. Potete portarli con voi?»

«Saltate su.»

Lui agitò il braccio e un gruppetto di uomini emerse dai boschi trasportando due ragazzi, uno aveva perso conoscenza, l’altro era sveglio e farfugliava per il dolore. Quando lo fecero sedere sul retro urlò.

«Stavate rimuovendo i binari a ovest, giusto? Cos’è successo?»

L’uomo che l’aveva fermata scrollò le spalle. «Niente. Solo sfortuna. Togliere i binari è stato facile. Poi siamo andati a sbattere contro una pattuglia.»

Probabilmente troppo compiaciuti per prestare attenzione, pensò lei.

Ma non lo disse. «Mettiti dietro e cerca di tenerlo vivo fino a quando troviamo aiuto.»

A giudicare dalla sua espressione il partigiano avrebbe probabilmente preferito affrontare di nuovo la pattuglia, piuttosto che salire a bordo, comunque obbedì e ripiegò la giacca per metterla sotto la testa del compagno che urlava. Gli altri furono lasciati a cavarsela da soli per rientrare alla base.

 

 

L’ospedale da campo straripava. Due medici, tre infermieri e chiunque fosse in grado di sopportare la situazione prestavano il loro aiuto dove potevano. All’esterno i ragazzi si radunarono intorno a Nancy, avanzando a spintoni, impazienti di raccontare i loro successi... ponti distrutti dal fuoco, linee telefoniche e telegrafiche interrotte. All’interno, invece, nessuno aveva tempo per parlare.

Nancy restò lì per ore, prima per farsi pulire e medicare la ferita, poi per aiutare. Tenne fermo un ragazzo che piangeva mentre il medico gli estraeva una pallottola dalla spalla. La morfina veniva somministrata soltanto nei casi di ferite all’addome e di ustioni gravi. Un partigiano più vecchio della media, un agricoltore sulla quarantina, la scambiò per sua moglie. Le parlò con calma del raccolto, poi le strinse la mano e disse: «Adesso devo andare», e morì.

Quando Nancy riuscì finalmente a lasciare l’ospedale, erano scese le tenebre. In lontananza il suono di un campanile saliva dal fondo valle. Gaspard, Denden e Tardi erano in piedi, a testa china, vicino a una fila di fosse appena scavate. Il prete di Chaudes-Aigues pregava con voce stanca.

Nancy aspettò in disparte che finisse di pregare, poi li raggiunse. Gaspard aveva una gamba fasciata e si appoggiava a un bastone chiaro da pastore... senza dubbio rubacchiato in una delle fattorie abbandonate. Il bastone e la benda sull’occhio lo facevano assomigliare più che mai a un pirata. Non era divertente.

«Le campane suonano per le nostre vittorie, mon colonel» disse mentre lei si avvicinava. «La Francia è insorta.»

«Vittorie?» disse lei fissando le tombe. Il ragazzo colpito all’addome che avevano trasportato non ce l’aveva fatta. Aveva smesso di gridare a poco più di un chilometro dall’altopiano. Quando alla fine si erano fermati, il suo amico stava piangendo. Era saltato giù, a testa bassa, e si era avviato in direzione dei boschi senza guardarla.

«Conoscevano i rischi che correvano, Nancy» disse Denden.

«Parole coraggiose dette da un frocio che non ha mai sparato un colpo» disse con sprezzo Gaspard.

«La mia arma è la radio» ribatté Denden in tono altezzoso.

Oh, no, di nuovo. Più lavorava con Gaspard, più Denden sembrava fare di tutto per provocarlo. Fournier era palesemente divertito dai loro battibecchi, e Tardi se ne fregava.

Nancy si liberò il viso dai capelli con una mano tremante.

«Non oggi, ragazzi. Non qui.» Poi si allontanò.

Liberazione
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