25

 

Tardivat camminava in silenzio, e Nancy gliene era grata. La salita era ripida e l’adrenalina che l’aveva sostenuta durante le prime ore sul suolo francese si stava esaurendo. Il male alla testa le dava la nausea, e a ogni passo sentiva le spalle e il fianco su cui era caduta sempre più dolenti. L’inizio della missione si era già rivelato fallimentare. Buckmaster l’aveva incaricata di trasformare gli uomini di Gaspard in una brigata combattente, e poche ore dopo il suo arrivo in Francia li stava già abbandonando. Aveva un solo alleato conquistato al prezzo di un paracadute, e chissà per quanto tempo sarebbe stato dalla sua parte. E cos’aveva da offrire a quel Fournier che stava per incontrare? Un po’ di soldi, è vero, che però potevano anche trasformarsi in un buon movente per farla fuori. E dove diavolo era finito Denden?

Erano in marcia da un paio d’ore, quando Tardivat si fermò e si appoggiò a un muretto di pietra coperto di muschio.

«Riposiamoci un po’.»

Fermarsi fu quasi più doloroso di continuare a camminare, perché ogni muscolo del suo corpo si mise a tremare.

«Devo trovare il mio marconista» disse Nancy dopo aver ripreso fiato. «È stato paracadutato nei pressi di Montluçon e ci saremmo dovuti incontrare al campo di Gaspard.»

Dopo un minuto di riflessione Tardivat sbuffò. «Posso far arrivare un messaggio da quelle parti. Per fargli sapere dove siamo diretti.»

Nancy lo guardò di sottecchi. Riusciva a distinguerne il profilo ma non a decifrare l’espressione sul suo volto.

«Cosa intendi con ’far arrivare un messaggio’?»

«Su queste montagne i crucchi hanno pochi amici e... sì, gli uomini di Gaspard sono degli sfaccendati, ma le loro rare azioni li costringono a battere le strade principali. I messaggi viaggiano come hanno sempre viaggiato da queste parti, cioè da una fattoria all’altra grazie alle donne. Sapranno già che sei qui, e perché. Gli chiederemo di tenere gli occhi aperti e, se vedono il tuo uomo, di dirgli da che parte andare.» Sorrise, e poi aggiunse: «In questa zona anche i gendarmi gli darebbero le indicazioni giuste».

«Bene.» Nancy si alzò e vacillò. Soltanto il braccio di Tardivat le impedì di cadere.

«Per stanotte non camminiamo più» dichiarò lui in tono fermo. «Dopo quel dosso c’è una stalla. Possiamo passare lì la notte, mentre io faccio partire il messaggio.»

«Voglio arrivare da Fournier.»

«Capitano, è meglio che non incontri Fournier se quasi svieni dalla stanchezza. La prima impressione è quella che conta, dico bene?»

Nancy tese una mano, e alla fioca luce della luna si accorse che tremava. Tardivat aveva ragione.

«Va bene.»

 

 

Quando si svegliò era mattina e faceva molto freddo. Si tirò la coperta sopra le spalle in cerca di un ultimo istante di tepore. Sentì puzza di fumo e di animali. Aprì gli occhi. L’edificio che Tardivat aveva eletto a loro rifugio per la notte era una bassa stalla di pietra. Nancy si strofinò le mani e sentì il formicolio salirle lungo le braccia fino alle spalle. Pensò al suo bel letto a Marsiglia, con le lenzuola stirate e le federe di seta, il caffè con i croissant. Pensò a Claudette che scostava le tende e spalancava le imposte facendo entrare la calda luce del Mediterraneo. Mentre Nancy beveva il caffè a letto, Claudette riempiva la vasca da bagno e le chiedeva quali progetti avesse per la giornata e se avesse ordini per lei. Henri andava in ufficio prima che lei si svegliasse, ma Nancy allungava una mano verso la sua parte del materasso e gli augurava ugualmente il buongiorno.

In quel momento, invece, sdraiata per terra in una stalla, era sudicia e dolorante. Faceva talmente freddo che pur di avere un po’ di calore avrebbe accettato anche la compagnia delle mucche. Tardivat comparve sulla soglia con una fascina di rami sotto il braccio. Nancy finse di dormire finché lui non accese il fuoco. Quando le fiamme cominciarono a crepitare finse di svegliarsi, sbadigliò teatralmente e sprimacciò il cuscino di seta rossa.

Tardivat sorrise. «Buongiorno, capitano.»

«Buongiorno. C’è qualcosa da mangiare? Mi andrebbe bene anche la sbobba di montone che mangiavano da Gaspard ieri sera. Non ci vedo dalla fame.»

Tardivat si sedette a gambe incrociate davanti al fuoco e aprì la sua sacca: dentro c’erano mezza baguette e una fetta di formaggio Cantal giallo scuro che profumava di prati estivi e, visione angelica, due bottiglie di birra.

«Mi devi quaranta franchi» le disse mentre Nancy si avvicinava al fuoco.

«Scherzi?!»

Tardivat staccò un pezzo di pane e tagliò il formaggio col coltello. «Se vuoi far sapere alle persone giuste che c’è in giro un’agente inglese piena di soldi e pronta a spenderli per ottenere quello che vuole, pagare un prezzo esagerato per la colazione è un buon modo per far circolare la notizia in fretta.»

Giusto. Nancy non disse più niente fino a quando non ebbe tra le mani pane e formaggio e la bottiglia appoggiata contro una gamba.

«Ma voi maquis non vi preoccupate proprio per niente della sicurezza?»

«La gente di qui non parla con i tedeschi. Se parlassero le loro bestie si ammalerebbero all’improvviso, e morirebbero nel giro di ventiquattro ore.»

Nancy si sforzò di masticare lentamente. Era tutto ottimo e dopo la notte al gelo e la brutta accoglienza ricevuta da Gaspard, mangiare le faceva bene. Dentro l’involucro malandato del suo corpo si stava risvegliando la vecchia e agguerrita Nancy.

«Tu non hai idea di come sono veramente» disse dopo un attimo di esitazione. «Fino a oggi vi hanno lasciato in pace, ma la situazione sta peggiorando. Una volta che hanno preso il controllo di una zona, i tedeschi si scatenano. Magari oggi i contadini stanno zitti perché hanno paura di perdere qualche vacca, però se qualcuno punta una pistola alla testa dei loro figli vedrai come parlano.»

Tardivat smise di masticare e la guardò come se soppesasse le sue parole.

«Ti sto soltanto dicendo, Tardi, di essere molto, molto cauto quando parli con la gente, d’ora in poi. Se non sanno dove siamo e cosa facciamo non dovranno mentire, quando i tedeschi andranno a minacciarli.»

Rimase un po’ perplesso ma Nancy era sicura che avesse recepito il messaggio.

«Hai sempre vissuto da queste parti?» gli chiese una volta placate fame e sete.

«Quasi sempre» rispose lui. «A parte quando sono stato sotto le armi. Mio padre era di Aurillac, faceva il sarto; il mestiere l’ho imparato da lui. Nella famiglia di mia moglie erano agricoltori, e all’inizio del nostro matrimonio andavamo tutti gli anni a stare da loro per qualche settimana. Una bellissima terra. Vale proprio la pena di combattere per non perderla.»

Osservandolo mangiare, Nancy pensò che nemmeno la miglior aragosta e il miglior champagne le erano sembrati più buoni di quel pezzo di pane col formaggio. Era da parecchio tempo che non soffriva la fame. Forse poteva lottare anche per questa Francia, la Francia di Tardivat e della sua famiglia, dei contadini, delle fattorie e dei villaggi dell’Alvernia, non soltanto per la culla di civiltà e raffinatezza. Forse.

 

 

Al ronzio del motore di una motocicletta Nancy indicò l’uscita e Tardivat rispose con un cenno di assenso. Corsero fuori dalla stalla e abbassandosi in mezzo alla boscaglia arrivarono al muretto in fondo al sentiero e lo saltarono. Si accovacciarono. Nancy si spostò per poter guardare da una fessura tra le pietre. La moto passò senza vederli, ma lei si alzò in piedi e fischiò. La moto si fermò e l’uomo seduto dietro si voltò. Salutò con la mano e saltò giù.

«Denden!» gridò Nancy. «Come sono felice di vederti!»

Gli corse incontro.

«Nancy! Sei ridotta da far spavento.»

Abbracciandolo, chiuse gli occhi e lo strinse forte come se non volesse più lasciarlo andare. Denden sorrise e dopo poco la allontanò con garbo.

«E chi sarebbe quel bell’uomo appostato dietro la siepe?»

«Si chiama Tardivat e mi ha trovata su un albero.»

«Un tipo fortunato, quindi! Su, raccontami tutto. L’unica cosa che ho capito è che il livello di sicurezza da queste parti è pari a zero. Una contadina pelosa come una pecora ci ha fatto segno di fermarci, e come se niente fosse ci ha informato che l’altro agente inglese stava andando a piedi sull’altopiano per raggiungere Fournier. E io con tutte le mie parole d’ordine e le storie inventate non ho potuto che guardarla a bocca aperta come un pesce lesso.»

Nancy scoppiò a ridere. «Lo so, il colonnello Buckmaster li farebbe fucilare tutti. Dopo ti spiego. Come hai fatto ad avere il passaggio in moto?»

Il motociclista, nel frattempo, dopo aver fatto inversione gli passò accanto salutandolo con un cenno, al quale Denden rispose mandando un bacio. Il motociclista lo guardò male e si allontanò a gran velocità.

«Oh, benedetto ragazzo», disse Denden. «È diventato timido. Comunque a quanto pare sono stato più bravo di te a fare amicizia con gli uomini del posto.»

Tardivat aspettò che la moto fosse sparita oltre la collina prima di raggiungerli. Nancy fece le presentazioni.

«Molto lieto, credimi. Adesso potresti portare questo?» Denden lanciò una sacca squadrata di tela contro il petto di Tardivat che la accolse con espressione sorpresa e insieme scettica. «È la preziosissima radio, caro Tardivat, da cui dipendono le nostre vite, quindi fai il bravo e non farla cadere. Se ci vuoi precedere, prego, io e Nancy ti seguiamo e intanto ci aggiorniamo sugli ultimi eventi.»

Liberazione
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