56

 

Concentrati, Nancy, pensò. A Saint-Amand era giorno di mercato e la folla l’avrebbe un po’ protetta, però molti occhi per strada avrebbero potuto riconoscerla. Quei dannati manifesti che avevano affisso dappertutto! Inforcò gli occhiali che le aveva dato Denden; mostravano un mondo dall’aspetto leggermente sfocato, però non l’accecavano del tutto. Grazie agli occhiali e all’abito modesto, e a un cappello non proprio alla moda, gli sguardi degli uomini non si soffermavano su di lei.

I banchi del mercato non erano affollati e a ogni angolo della piazza principale i soldati tedeschi oziavano appoggiati ai muri grigi. La descrizione che Denden aveva fatto del caffè accogliente le si era impressa nella mente. Una piazzetta, aveva detto. Vicino al fiume, con un castagno in mezzo. Certo non era questa piazza, che aveva la chiesa di fronte al municipio, e si trovava nella parte alta del paese.

Si fermò a una bancarella per riempire la borsa della spesa con qualche patata e un cavolo striminzito del mercato grigio. Adesso era proprio una donna che tornava dal mercato. Andò a recuperare la bicicletta e superò i soldati a sud della piazza. Non li guardò, e non fu guardata. Ai loro occhi rimase invisibile.

La strada scendeva ripida verso il fiume, i marciapiedi stretti erano deserti, le case fredde, e con le imposte chiuse. Guardò a destra e a sinistra, cercando qualche indicazione per la piazzetta. Denden aveva forse detto qualcosa sul panorama che potesse aiutarla a decidere dove svoltare, una volta raggiunto il fiume? No, doveva tirare a indovinare. A sinistra, poi, se non l’avesse trovata, avrebbe fatto la scena di rovistare nelle tasche e agitarsi, come una casalinga in giro per compere che ha dimenticato di prendere qualcosa e deve tornare indietro.

Le piogge estive avevano fatto salire il livello del fiume, che spumeggiava sotto gli antichi archi del ponte. Nancy sorrise di quel ponte: era troppo stretto perché una jeep piena di soldati potesse attraversarlo, quindi la Resistenza non doveva farlo saltare. Magari sarebbe sopravvissuto altri cinquecento anni. Fece una pausa, come se volesse ammirare il panorama. Sull’altra sponda del fiume c’erano un’alzaia e un tratto boschivo; a destra e su quel lato l’alzaia, tra l’acqua e una vecchia cinta muraria, era stretta.

Vada per la sinistra, allora. Accidenti, com’era contenta di non dover operare in una città. Prima che i ragazzi le trovassero l’autobus, le era sembrato di marcire per l’umidità dei boschi, ma almeno non aveva dovuto passare i suoi giorni sotto gli occhi semichiusi delle case, cercando di indovinare le maldicenze, i compromessi e le collaborazioni che avevano luogo dietro quelle porte serrate.

Superò due magazzini smantellati e si girò a gettare un’occhiata furtiva verso la chiesa. Un luccichio verde tra le facciate delle case rivestite di legno in una vecchia piazza attirò la sua attenzione; imboccò il sentiero e si ritrovò nella piazzetta di Denden.

Era proprio come l’aveva descritta lui, una classica cartolina della provincia francese, gli edifici alti appoggiati uno all’altro, e un intero lato occupato dalla fiancata di un vecchio seminario. Anche l’albero in mezzo sembrava antico, con il grande tronco nodoso, e nell’aria estiva il suo fogliame fresco forniva una piacevole ombra. Guardando le foglie che tremolavano e sussurravano alla brezza Nancy pensò alle migliaia di soldati che si stavano riversando nella Francia settentrionale, le truppe da sbarco, la speranza nuova.

Appoggiò la bicicletta contro il muro di uno dei vicoletti che si diramavano dalla piazza e si appese la borsa della spesa al braccio. Il caffè era aperto, ma lei non aveva parole d’ordine né codici, e il giovane cordiale di cui gli aveva parlato Denden, Bruno, probabilmente era stato spedito in Germania a lavorare, oppure si era nascosto in montagna. Entrò.

Era un posticino niente male: qualche tavolo e il bancone di zinco; tre clienti, tutti anziani, e il barista, un tipo grande e grosso, muscoloso e con le guance rosse. Troppo ben nutrito, per essere onesto? Pensò agli uomini del mercato nero che aveva conosciuto a Marsiglia. Uno qualsiasi di loro avrebbe potuto tagliarti la gola per un centinaio di franchi, ma erano molto ideologici, e troppo indipendenti, per trafficare con i nazisti. Era degli uomini in giacca e cravatta con la ventiquattr’ore e le scarpe lucide che bisognava diffidare.

Chiese un brandy, e dopo averlo pagato lo bevve d’un fiato e posò il bicchiere sul banco.

«Bruno lavora ancora qui? Un mio vecchio amico mi ha chiesto di portargli un messaggio.»

Il barista stava lucidando un bicchiere con un asciugamano sporco. «Lo dia a me. Glielo passerò la prossima volta che lo vedo. Se lo vedo.»

Lei lo guardò negli occhi. «Aspetterò. Magari si fa vivo.»

L’uomo scrollò le spalle, poi in tono fin troppo indifferente aggiunse: «Se si tratta della bici che vuol vendere, è qui dietro. Se le interessa gliela faccio vedere».

L’ultima cosa che Nancy desiderava vedere era un’altra maledetta bici... già era tutta indolenzita ed era sicura che le sanguinasse una caviglia.

«Perfetto!» rispose in tono allegro.

 

 

In effetti, nel cortile sul retro del bar c’era una vecchia bicicletta, e lei e il barista si chinarono a esaminarla nel caso qualcuno stesse guardando dalle case vicine. Nancy armeggiò con il sedile e fece una smorfia.

«Bruno è stato preso dalla Gestapo due settimane fa» le disse l’uomo, «e non potrei giurare che uno dei vecchi nel mio bar non sia sul loro libro paga. Li conosco da vent’anni, ma chi può dirlo, di questi tempi?»

Nancy si mise a braccia conserte davanti alla bicicletta e continuò a fissarla. «Ho saputo che Bruno aveva una radio di scorta. Abbiamo perso la nostra.»

Il barista indietreggiò, alzò le mani e scosse la testa così forte da far oscillare le guance, come se rifiutasse un prezzo irragionevole. «Purtroppo no. Noi non l’abbiamo più. Ma so che ne hanno una a Châteauroux, o almeno l’avevano una settimana fa.»

«Sono ottanta chilometri da qui!»

«È la più vicina, che io sappia.» Da una catasta di legno emerse un gatto nero che gli si strofinò contro le gambe. Lui si chinò a grattargli le orecchie. «Uno dei loro marconisti ha cercato di scappare a un posto di blocco e gli hanno sparato alla schiena. L’uomo che devi cercare è Emmanuel, o almeno lo chiamano così. Un inglese.»

Nessuno le aveva mai parlato di un Emmanuel operativo vicino a Châteauroux. D’accordo... Londra non avrebbe parlato con loro di eventuali agenti operativi nelle zone limitrofe a meno che non fosse assolutamente necessario.

«Puoi darmi l’indirizzo?»

Glielo diede, allontanando il gatto dalla porta, e la fece entrare nel bar dall’ingresso principale. A voce alta e allegra, Nancy promise che avrebbe parlato con il suo amico della bicicletta di Bruno, e andò nel vicoletto dove aveva lasciato la sua.

Ottanta chilometri, e faticava già a mettere un piede davanti all’altro. Guardò la caviglia: sì, stava sanguinando. Ottanta chilometri, con un indirizzo e un nome, ma nessun lasciapassare e Gestapo dal grilletto facile ovunque. E il ritorno tutto in salita.

«Va fatto, e devi farlo.»

Cristo, stava perdendo la testa. Lo aveva detto a voce alta. Meno male che non aveva parlato in inglese. Faticosamente si rimise in sella e cominciò a pedalare.

Liberazione
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