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In seguito nessuno accennò mai a quel brutto episodio, e se qualcuno aveva da obiettare sull’arrivo di Anna all’accampamento se lo tenne per sé. Nancy ebbe a disposizione quasi tutta la giornata per preparare gli appunti per Denden, e per qualunque altro ufficiale il SOE le avesse mandato, prima che Tardi la raggiungesse.

Lui salì sull’autobus sbattendo la portiera. Nancy nascose gli appunti sotto il cuscino di raso e aspettò calma l’attacco furioso.

«Mateo pensa che non lo farai, invece lo farai, giusto?»

Non lo aveva mai visto in quello stato, rosso di rabbia, il tono di voce sempre più alto. Chinandosi verso di lei le tolse tutto l’ossigeno che c’era nello spazio ristretto dell’autobus. Lei tenne la mano sull’impugnatura della pistola.

«Il tedesco ti sta mentendo!»

«Tardi» disse lei calmissima, «devo assecondarlo. Se c’è anche una sola possibilità che Henri sia vivo, devo barattare la mia vita con la sua. Lo amo. E lui farebbe lo stesso per me.»

Tardivat colpì la fiancata dell’autobus con una violenta manata e il mondo traballò. «Sei pazza! Non sei venuta in Francia per lui, sei venuta per noi. È questo che hai detto, e lo hai giurato.»

Nancy sentì nelle ossa un flusso di rabbia fredda. «Ho fatto già abbastanza per voi. Non lasciarti prendere dal panico. Ci saranno ancora molti lanci, un sacco di paracadute. Trovati un’altra ragazza per i tuoi vestiti.» Tardivat vacillò per un attimo, come se fosse stato colpito, poi si riprese. «Abbiamo bisogno di te. Ci servi tu. Nessun uomo vale il danno che provocherà la tua perdita.»

Lei balzò in piedi di scatto, costringendolo ad arretrare. «Henri ne vale dieci di me!» disse. «Cento. Tu non lo sai, Tardi, non lo conosci. Non conosci nessuno di noi. Ti giuro che... morirei per i nostri compagni, ma morirei mille volte per lui.» Mentre lei parlava la rabbia gli svanì dal viso, lasciando soltanto dolore e sconcerto. «Tu faresti lo stesso per tua moglie, Tardi. Non negarlo.»

Nancy levò la mano dalla pistola e lui indietreggiò di un passo.

«Forse sì, mon colonel» disse in un tono carico d’amarezza, «ma pensavo che tu fossi migliore di me.»

Se ne andò. Nancy si appoggiò allo schienale, la testa tra le mani, e si rese conto per la prima volta dal suo ritorno in Francia che stava tremando.

 

 

Quando l’indomani mattina si svegliò, il giaciglio destinato ad Anna era già stato riposto con cura. Provò una breve fitta di rimorso all’idea di lasciare la ragazzina, ma Tardi e Mateo ne avrebbero avuto cura. Si appoggiò ai gomiti e guardò fuori dalla finestra. Il giorno prima non aveva rivisto Tardi e nessun altro era venuto a dirle che cosa avrebbe o non avrebbe dovuto fare. Il che significava che Mateo non aveva riferito a Fournier o Denden la sua decisione, e Tardi era stato zitto. Bene. Così sarebbe stato tutto più semplice.

Avrebbe selezionato gli uomini dividendoli in gruppi per addestrarli all’uso dei bazooka, e chiesto a René di ragguagliare i combattenti più anziani sul loro uso tattico. Poi, mentre tutti erano occupati, avrebbe informato uno dei giovani ufficiali all’oscuro della proposta di Böhm, magari Jules, che voleva trovare un punto di lancio più vicino a Montluçon e se ne sarebbe andata.

Chissà di che umore era Mateo. L’avrebbe perdonata per il massacro al caffè? Forse perdonare non era il verbo giusto. Perché la perdonasse, lei avrebbe dovuto ammettere di avere sbagliato, e lei non aveva sbagliato. Se ne sarebbe fatto una ragione. E anche Gaspard l’avrebbe tenuta d’occhio, cercando un modo di fargliela pagare per l’episodio di Denden. Quando la notizia della sua partenza si fosse diffusa nell’accampamento, lui avrebbe cantato vittoria. Comunque, non era più un suo problema. Adesso toccava a Fournier tenergli testa.

Almeno quegli scemi avrebbero avuto una ragione valida per infuriarsi. La prospettiva di un’azione importante sarebbe stata al centro dei loro pensieri. La sera prima Denden aveva ricevuto un messaggio da Londra. Volevano che il gruppo di Nancy attaccasse i soldati tedeschi che si trovavano a una sessantina di chilometri a sud, convincendoli così a spostarsi, facilitando lo sbarco degli inglesi a Marsiglia. Grazie al Cielo avevano i bazooka. Era il momento di gettare l’esca: si sarebbe consultata sulla strategia da elaborare, dato che Fournier conosceva bene quella parte del paese: Gaspard avrebbe potuto scegliere gli uomini da addestrare con i bazooka. Quanto al loro ego suscettibile, pazienza.

Si vestì in fretta e andò a fare i suoi bisogni nel bosco, poi percorse il sentiero che portava al campo principale.

 

 

Che cavolo...? Tardivat teneva Anna per il braccio. Lei era rannicchiata e lui aveva il braccio alzato.

Vedendo Nancy la lasciò andare, scaraventandola a terra.

«Mon colonel, questa stupida ha acceso un fuoco dove la potevano vedere tutti. Stava mandando segnali da ore.»

«Smettila di preoccuparti per lei e spegnilo» disse Nancy.

«Ho fatto il pane, signora» disse Anna indicando dei panini in un tovagliolo appoggiato sull’erba. «Ieri sera ho visto il forno e ho pensato di prepararle una colazione speciale, per ringraziarla.»

Che stupida. Non si consumano risorse per ringraziare gli ufficiali con qualcosa di buono da mangiare. E cos’avrebbe fatto dopo? Una torta di compleanno? Povera ragazza.

A Nancy tornarono in mente i suoi primi giorni in fuga, e le gentilezze ricevute da sconosciuti.

«D’accordo, Anna. Ma non rifarlo più.»

Anna la superò di corsa, con i panini nella sottana alzata e si andò a nascondere vicino al vecchio autobus. Tardivat spense il fuoco imprecando sonoramente.

«Visto qualche aereo?» chiese Nancy.

Tardivat scosse il capo. «Però è una giornata limpida. Potrebbero essere abbastanza lontani e abbastanza alti da vedere il fumo senza essere visti.»

Nancy si ficcò le mani in tasca. «Di’ ai ragazzi di stare particolarmente all’erta. E ho bisogno di te, e di Fournier, Mateo e Gaspard sull’autobus, più in fretta che puoi. Nuovi messaggi da Londra.»

Lui esitò. «Pensi ancora di andare?»

«Sì. Temi forse che riveli la nostra posizione?» Non aveva potuto impedirsi di parlare in tono di scherno.

Lui sembrò offeso. «No, non è questo che temo. Ho paura che Böhm abbia mentito, e che tu venga meno alla promessa fatta a noi in cambio di un bel niente.»

Lei si scostò. Non c’erano molte possibilità che Mateo volesse dimenticarsi del giorno prima, se fosse venuto a conoscenza dell’errore commesso da Anna, e alla notizia che lei se ne era andata la situazione naturalmente sarebbe peggiorata dieci volte. Basta. Era stanca di dover dare spiegazioni a questa gente. Ancora un’ora e poi il suo compito di paciere, madre, confidente e balia sarebbe finito. Potevano cavarsela da soli. Ritornò verso l’autobus.

«Signora, mi dispiace tanto.» La ragazzina sgambettava al suo fianco come un cagnolino.

Nancy guardò quella creaturina fragile. Quanti anni aveva? Non più di diciotto. Forse un anno più di quelli che aveva lei quand’era scappata da casa. E lo sa Iddio quanti errori aveva commesso, dopo, solo che era stata fortunata a non scappare durante una guerra.

«È colpa mia, Anna. Ieri sera avrei dovuto spiegarti i nostri protocolli di sicurezza. Comunque i panini sembrano buoni.» Anna sorrise. «I miei ufficiali stanno venendo qui per una riunione, forse dopo averli mangiati ti perdoneranno.»

Liberazione
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