60

 

«Nancy, svegliati!»

Non era la voce di Henri, e fu così che capì di non essere morta. Per quello, e per il dolore.

«Denden?»

«Sì, amore mio, sono io. Come stai? Riesci a muoverti?»

Lei aprì gli occhi e con prudenza si tirò su, appoggiandosi sui gomiti. Era un dolore diverso. Sordo, pulsante, non fitte strazianti. Si accorse di indossare una camicia di cotone leggero molto pulita. Aveva le cosce e le caviglie bendate ed era sdraiata su una branda di legno, sopra uno spesso strato di coperte, in una stanzetta quadrata. Pavimenti di legno, finestre senza vetri. La luce era intensa e Denden era seduto su uno sgabello vicino alla sua testa.

«Bene. Sei viva» disse con un profondo sospiro di sollievo. «Pensavo che stessi scivolando in una specie di coma e che avremmo dovuto seppellirti qui. Ho già messo giù qualche idea per un toccante elogio funebre.»

Lei sorrise. «Quanto ho dormito?»

«Un po’ più di due giorni, se ignori l’occasionale momento semilucido in cui ti sei svegliata per bere e chiedere se Henri era arrivato.»

Nancy notò sul pavimento un libro tascabile e una brocca d’acqua.

«Sei stato la mia bambinaia, Denden?»

Lui incrociò le caviglie. «Solo quando non stavo battendo freneticamente sui tasti della mia splendida radio nuova. Da quando sei tornata, Londra ha fatto due lanci nei nuovi siti con un sacco di cose buone. E anche delle creme antisettiche speciali che il dottore e io abbiamo spalmato sui resti della tua bella pelle. Che effetto ti fa?»

Lei rifletté. «Come acqua fredda in una giornata afosa. Da quando abbiamo un dottore?»

«Si chiama Tanant. È venuto per restare con noi a tempo pieno.»

Nancy annuì. Tanant era uno dei medici solidali che Gaspard aveva «sequestrato» al D-Day perché desse una mano con i feriti, un uomo di mezza età, brizzolato, che si era mosso con calma e insieme con rapidità in mezzo all’orrore. Un aiuto più che gradito.

Nancy tese la mano e Denden le tenne il polso mentre lei spostava le gambe verso la sponda del letto e si metteva seduta. Nei suoi muscoli correvano guizzi di fuoco, e quando si portò la mano al collo scoprì che le avevano bendato anche una spalla.

«E la guerra?»

«Eh, la guerra!» disse Denden passandole un bicchiere, poi vi versò un misto di acqua e vino. «Vuoi la notizia buona o quella cattiva?»

«Tutto.» Bevve un lungo sorso.

«D’accordo. I tedeschi sono in fuga e gli Alleati sono sbarcati al Sud.» Allungò una mano e gliela appoggiò sul ginocchio. «Marsiglia è stata liberata, ma prima che tu me lo chieda, no, non ho altre notizie sui prigionieri della Gestapo.» Lei bevve un altro sorso. «Perciò, le truppe del Reich stanno cercando disperatamente di tornare in Germania, prima che i russi gliela invadano e si vendichino di tutte le schifezze che hanno fatto da loro. Non sarà piacevole.»

Fece una pausa e si massaggiò la nuca, guardandola di traverso.

«Denden...»

«Be’, devi saperlo... Londra ci chiede... con una certa insistenza, in realtà, di impedire a un battaglione di SS di rientrare in Germania. Propongono di costringerli a una ’sosta permanente’ a Cosne-d’Allier. Ci danno tre giorni di tempo.»

Un battaglione? Accidenti.

«E hanno anche un paio di Panzer.»

«Suppongo che non abbiano spiegato che cosa intendono per ’sosta permanente’, giusto?»

Denden le riempì di nuovo il bicchiere. «Leggendo tra le righe, il che non è facile con un codice e il segnale pieno di interferenze, sanno perfettamente che non possiamo fare prigionieri, e ci fanno sapere che se dovessimo ucciderli tutti anche dopo che si sono arresi, nessuno si preoccuperebbe di cercare una fossa comune. Oppure possiamo trattenerli fino all’arrivo degli americani, e lasciare che gestiscano loro un’operazione di pulizia ufficiale.»

Nancy gli restituì il bicchiere e cercò di alzarsi. Una nuova scossa di dolore si propagò nel suo sistema nervoso centrale, però non cadde. Solo allora notò i suoi indumenti, i pantaloni, la giubba, appesi dietro la porta. Erano riusciti a trovare anche una lavandaia, oltre a un medico?

Si avvicinò barcollando e gettò a Denden un’occhiata che diceva, esplicitamente, posso vestirmi da sola, grazie. Chiese: «E come l’hanno presa i ragazzi, questa eccitante proposta di Londra?»

Denden tirò su con il naso. «L’unico a essere davvero contento è René, perché da tempo muore dalla voglia di provare i suoi bazooka contro un Panzer. Gli altri... non benissimo. È quasi finita. Vogliono tornare a casa. Perché rischiare di morire e non rivedere più la famiglia quando i tedeschi sono stati sconfitti? Per la verità non credo che a Tardivat importi qualcosa. A Fournier potrebbero andare bene entrambe le vie. Sapevi che suo padre gestiva un’autorimessa a Clermont? Vuole tornare, e pare che Gaspard sia stufo di prendere ordini da Londra, visto che ormai i rifornimenti li ha ottenuti. Ah, e si è autopromosso di nuovo. Adesso è generale.»

Nancy si infilò la giubba e in tasca trovò un paio di calzettoni puliti.

«Colonnello Wake! Non vorrai metterti gli scarponi?»

«È ora di radunare le truppe. E se Gaspard si è autopromosso, penso che lo farò anch’io, quindi da adesso sono il feldmaresciallo Wake.»

 

 

Gaspard non approvò il nuovo grado di Nancy, ma lei non gli lasciò il tempo per pensarci. Nel momento stesso in cui uscì dalla fattoria con l’uniforme pulita come un Cristo risorto, li tenne in pugno.

Fournier le gettò uno sguardo, poi attraversò il cortile e si mise al suo fianco. Toccò poi a Tardivat, che passandole davanti le fece l’occhiolino. Gaspard invece non si avvicinò.

«Abbiamo finito! La Francia è libera!» le urlò, quando lei annunciò il suo nuovo grado e diede gli ordini. «I tedeschi se ne stanno andando! Perché dovremmo ostacolarli? È sempre stato questo il nostro obiettivo.»

Gli uomini alle sue spalle si agitarono. Erano dibattuti tra la voglia di tornarsene a casa e quella di combattere, soprattutto adesso che avevano fra le mani armi nuove. A Nancy sembrò che la voglia di combattere fosse ancora più forte.

«Alle loro condizioni?» chiese, rivolta a Gaspard, però abbastanza forte perché tutti sentissero. «È questo che vuoi? Sono venuti qui, hanno preso il tuo Paese, ucciso la tua gente e vuoi startene a guardare mentre gli americani e gli inglesi si sbarazzano di loro al posto tuo? Lasci che se ne vadano con i loro carri armati e le truppe come se fossero in parata? Che vadano a combattere contro i russi dopo tutto quello che hanno passato? Ma che razza di uomini siete?»

Smise di fingere che stesse parlando solo con lui e allargò le braccia per concludere il suo discorso.

«Gaspard ha ragione, non posso obbligarvi a restare. Sappiate, però, che se ve ne andrete ora forse la Francia godrà un po’ di pace, per qualche tempo, ma voi non sarete mai in pace con voi stessi. Andatevene pure a casa sani e salvi, ma potrete guardare in faccia le vostre mogli, le vostre figlie, sapendo di aver permesso ai tedeschi di calpestare il vostro Paese senza reagire? Mentre gli americani e gli inglesi combattono per liberare la Francia voi andrete dalle vostre madri piagnucolando che avevate voglia di tornare? O le renderete ancora una volta orgogliose dei loro figli? Farete questo regalo alle donne francesi che hanno sofferto e combattuto al vostro fianco? Ricambiate la loro fede. Annunciate la vera liberazione!»

A quel punto scattò l’applauso.

Liberazione
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