38
Denden aveva trasmesso a Londra il messaggio stabilito e stava aiutando a curare i feriti quando Nancy rientrò alla base con la sua squadra. Mateo aveva portato sulle spalle Jules, stordito e sanguinante, per un paio di chilometri, poi il ragazzo si era rimesso in piedi e, benché con gli occhi bendati, era riuscito a camminare sostenuto da Jean-Clair che lo guidava lungo il percorso accidentato. Nancy spedì gli altri a mangiare e riposare, poi accompagnò Jules nella tenda, costruita con paletti di legno di pino e teloni impermeabili, che fungeva da ospedale da campo. Vide passare rapidamente sul viso di Denden un’espressione di shock e paura.
Lui accompagnò Jules verso una branda libera e Nancy lo seguì.
«Nessuna notizia da Fournier» le disse mentre il ragazzo si sedeva. Nancy annuì; non si aspettava che tornasse prima di notte. «Però due squadre di Tardivat sono riuscite a spaventare un convoglio con qualche granata e i Bren, bloccandolo nella strozzatura dalle parti di Paulhac-en-Margeride.»
«SS?» chiese Nancy osservandolo svolgere il bendaggio. Jules sussultò e Denden gli posò una mano sulla spalla.
«No! Perché? Voi avete incontrato le SS?» chiese.
«Mille, Denis!» rispose Jules in un tono di profonda soddisfazione. «Il capitano gli ha fatto saltare un carro armato!»
Denden sbuffò, poi gli esaminò delicatamente gli occhi. «Certo, con una limetta per le unghie e una ramanzina» ribatté. «Adesso stai buono un attimo.»
«Ho usato una Hawkins e una quercia, se ci tieni a saperlo» disse Nancy. «Dal Mont Mouchet non si sa niente?»
Denden tolse terriccio e ghiaia dagli occhi di Jules. «Ben poco. Qualsiasi cosa ti abbia detto Gaspard quando sei andata ad avvisarlo, qualche misura deve averla presa. Alla radio continuavo a sentire l’espressione ’una forte resistenza’.» Costrinse Jules ad alzare il mento. «Tornerai a posto, tranquillo. Tra poco potrai rivedere la mia bella faccia.»
Le spalle contratte di Jules si rilassarono.
«Nancy» disse Denden. «Va’ a riposare. Fino a notte fonda non sapremo niente. Penso io a Jules.»
Doveva ammettere di essere stanca morta. Diede una stretta sulla spalla a Jules. «Sei stato bravo» gli disse. «Tu e Jean-Clair, molto bravi.»
Poi andò a cercare un angolo dove sdraiarsi. Faceva già quasi buio.
Le successive ventiquattro ore furono un turbinio di rapporti, ordini, raid fulminei per ostacolare l’avanzata delle truppe tedesche. Fournier la trovò nell’autobus intorno alle due di notte, e per quaranta minuti le raccontò ininterrottamente le azioni compiute sul lato settentrionale; quindi si scolarono insieme mezza bottiglia di brandy mentre preparavano i piani per l’indomani. Con il buio i tedeschi si erano ritirati, ma all’alba riattaccarono i pendii del Mont Mouchet, rallentati soltanto dalle mine e da qualche raffica sparata dagli uomini di Nancy nascosti nel folto del bosco. Quando arrivarono in cima, ad accoglierli fra le ceneri fumanti c’erano soltanto gli uomini caduti sotto il bombardamento aereo. La luce pomeridiana cominciava ad affievolirsi quando Jean-Clair venne a riferire che Gaspard si era messo in salvo e Tardivat lo stava portando da loro.
Siccome a detta di Tardivat Gaspard aveva chiesto di poterle parlare, Nancy ordinò che lo accompagnassero all’autobus trattandolo civilmente. Poi lo tenne ad aspettare. Lo avrebbe tenuto ad aspettare in ogni caso, ma in effetti doveva ancora controllare qualche ferito e parlare con alcuni informatori. Fece in modo che gli uomini di Gaspard la vedessero andare avanti e indietro, e che i suoi maquisard raccontassero a tutti che Gaspard era stato avvisato dell’attacco tedesco da lei, che dovevano la vita alla sua Operazione «Bastardi senza gratitudine», e che il brandy e il cibo erano un suo regalo.
Era comunque evidente che gli uomini di Gaspard avevano lottato come leoni. Questo non glielo si poteva negare. Venne a sapere che dopo la sua visita in bicicletta lui aveva fatto minare le vie d’accesso, raddoppiato le sentinelle e mandato dei ricognitori nel villaggio per raccogliere notizie di prima mano. L’aviazione aveva bombardato le baracche e i depositi del campo, ma gli uomini erano già al sicuro nei boschi. L’evacuazione era stata lenta e un po’ improvvisata, però i combattenti si erano ritirati in buon ordine e avevano raggiunto le guide che li avrebbero portati al sicuro da Fournier. Erano coperti di sangue, laceri e stanchi, ma sani e salvi. Le perdite ammontavano a settanta, e c’erano cinquanta feriti gravi che per alcune settimane non avrebbero potuto combattere. I ricognitori le dissero che erano morte più di duecento SS, e che ci sarebbero voluti tutta la notte e tutto il giorno successivo per portare giù dalla montagna i caduti e i feriti.
Tardivat la stava aspettando vicino all’autobus ed entrò insieme a lei. Gaspard era seduto goffamente fra i cuscini. Tardivat gli sedette accanto, rilassato, a proprio agio, con un leggero sorriso sulle labbra: il ritratto della virile sicurezza di sé. Nancy non si sedette e non parlò; andò a prendere la spazzola per i capelli e guardandosi nello specchietto del portacipria appoggiato su uno scaffale si sistemò, poi prese il rossetto dalla tasca dei pantaloni e se lo passò con cura sulle labbra. Con quegli scarponi addosso non l’avrebbero mai fatta entrare al Café de Paris, però la sua faccia era presentabile.
Andò a prendere posto di fronte a Gaspard soltanto quando si sentì pronta.
«Tu sai qual è la vera differenza fra gli uomini e le donne, Gaspard?» Sorrise. «Non dire le tette, per favore.»
«Vaffanculo» sibilò lui.
Tardivat gli mollò un secco manrovescio sulla testa. Gaspard lo guardò con furore ma non restituì il colpo, e questo a Nancy bastò per capire tutto quello che c’era da capire.
«Vedi?» gli chiese a bassa voce. «Gli uomini risolvono i problemi con la violenza. Poiché i tedeschi sono stati violenti con te, tu sei venuto da noi. E poiché tu sei stato violento con me, i miei uomini vorrebbero appenderti all’albero più alto.»
Tardivat emise un suono che esprimeva approvazione, e Nancy vide un bagliore di dubbio attraversare il volto dell’altro.
«Ma per tua fortuna, Gaspard» continuò lei, «io ho pensato a come risolvono i problemi le donne. Le donne li risolvono parlando... noi parliamo dei nostri timori più profondi. In questo momento tu hai paura. Sei anche arrabbiato, ovviamente. E sotto il giusto orgoglio per come si sono comportati i tuoi uomini, provi vergogna. Lo conosciamo bene quel sentimento che rode lo stomaco. Tu, durante il nostro primo incontro, mi hai fatta sentire esattamente come ti senti adesso. E pensa che potevo rimanere da te, e magari finire assassinata da uno dei tuoi. Potevo morire di vergogna. Una maniera disonorevolmente stupida di morire, non trovi?»
Gaspard si passò la lingua sulle labbra e annuì.
«Bene. Perché il D-Day è vicino, e io ho bisogno di ogni uomo in grado di combattere. Ho ricevuto le istruzioni da Londra sugli obiettivi. Per compiere queste missioni ho bisogno dei tuoi partigiani. Ho bisogno di te. Insieme fermeremo i movimenti delle truppe tedesche e forniremo agli Alleati che arriveranno in Francia ogni occasione possibile per consolidare la loro posizione e avanzare. Questo è il nostro ruolo. La parte che tu e io interpreteremo nella liberazione della Francia. Nessuna clamorosa battaglia, nessun eroismo individuale. Azioni di sabotaggio intelligenti e chirurgiche. Perché qui non siamo in gioco noi due. Qui ci sono in gioco le sorti della guerra.»
Gaspard rimase in silenzio. Buon segno. Adesso bisognava dargli il colpo finale.
«Devi solo accettare che sono io l’ufficiale in comando. Siccome hai il grado di maggiore, diciamo che io divento... colonnello? Se farai come ti viene detto, avrai tutte le armi e le munizioni che vi servono. Plastico per far saltare tutti i ponti e gli snodi ferroviari nel raggio di trenta chilometri, e soldi per trattarvi come principi. Allora, siamo d’accordo?»
Gaspard la fissava, e lei si chiese che cosa vedesse. Il giorno prima, quando si era precipitata da lui per metterlo in guardia dal pericolo, l’aveva vista come quella prima notte: una ragazza, una dilettante inglese che voleva giocare alla guerra a spese del suo Paese. Ora forse si era reso conto che dopotutto non era quell’incapace che credeva lui. Da allora aveva ucciso un uomo a mani nude, conquistato la fiducia e la lealtà di una brigata di combattenti, e organizzato e condotto un’operazione che aveva salvato la pelle ai suoi uomini.
«Sì, d’accordo.»
Non la guardava in faccia, però, e questo a Nancy non piacque. Si alzò, e afferrandogli i capelli lo costrinse a piegare la testa e a guardare con l’unico occhio buono il suo volto e le sue labbra rosso fiammante.
«Ripetilo, brutto figlio di puttana. E dillo meglio.»
Gaspard aveva perso la voglia di lottare. «Sì, mon colonel.»
Lei lasciò la presa, gli ravviò i capelli, e prima di tornare a sedersi gli batté persino una pacca sulla spalla. Ripensò ai racconti di come si era battuto, un grande esempio per i suoi. Nancy pretendeva che facesse come diceva lei, però non voleva annientare del tutto il suo spirito combattivo.
«E allora dobbiamo festeggiare, che ne dici?»