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Henri era vivo. All’idea di poterlo salvare il cuore le si gonfiò fin quasi a scoppiare. Lo immaginò mentre tornava a Marsiglia, accolto dai suoi vecchi amici, dal padre e dalla sorella, e la gioia che provò la lasciò senza fiato. Non aveva capito, non aveva mai osato rendersi conto di essere disperatamente pronta a dare la vita in cambio della sua. Aveva pensato soltanto a fare di tutto per accelerare la fine della guerra, augurandosi che lui sopravvivesse fino ad allora. Invece così era molto meglio. Durante il viaggio non badò a niente; si accorse che erano arrivati solo quando il muso del camion imboccò con cautela il sentiero che portava alla base. C’era qualcosa che non andava? Forse la mancanza di un comitato di benvenuto. I loro compagni sapevano che erano andati a prendere i bazooka, e di solito l’arrivo di nuove armi li eccitava come i bambini con Babbo Natale. Non avevano nemmeno acceso i fuochi per cucinare. Vide Juan che le veniva incontro e il modo in cui si muoveva confermò le sue paure.
Scese dal camion. «Aspetta qui» disse ad Anna. «Resta a bordo. Non parlare con nessuno, a parte René e Mateo.»
Mateo era andato a salutare il fratello e adesso le vennero incontro insieme.
«Che cosa c’è?»
«Mon colonel, Gaspard ha beccato il capitano Rake con una recluta. Fournier e Tardivat sono andati al campo giù in basso. Gaspard...»
«Merda!»
Nancy salì a grandi passi la collina. Molti si mantenevano a distanza, ma una ventina di loro erano radunati intorno a un pozzo nero, ridevano e si davano di gomito. Vedendola avvicinarsi, un paio se la squagliarono, senza nemmeno avvertire i compagni del suo arrivo. Uno stava pisciando nella fossa. Finalmente la sentì arrivare e si girò a metà, la faccia unta e arrossata per le risate. Lei lo colpì forte sulla mascella e lui cadde, infradiciandosi i calzoni.
«Dov’è Gaspard?»
Gli uomini cominciarono a indietreggiare e solo allora lei guardò dentro il pozzo. Denden era in un angolo, rannicchiato sopra un mucchio di escrementi e ossa di animali. Si copriva la faccia con le mani, ma i lividi sul collo e sulla guancia si vedevano lo stesso. Prima di buttarlo giù lo avevano picchiato. Fu quasi sopraffatta dall’impulso di sparare a quei bastardi.
«Mon colonel» urlò Gaspard sbucando da sotto la fila di alberi con un mozzicone di sigaretta tra le dita tozze e l’aria di chi è uscito a fare una passeggiata.
«Tiralo su» disse lei.
Gaspard scrollò le spalle. «Quel depravato ha corrotto una recluta.»
«E alla recluta è molto piaciuto.»
Un moto di irritazione attraversò la faccia di Gaspard. «Questi uomini non sono venuti fin qui per farsi abbindolare da un pervertito.»
Nancy assunse un tono controllato e fermo. «È grazie a questo ufficiale inglese se tu hai a disposizione armi, munizioni e informazioni. Senza questo ufficiale inglese altamente qualificato, tu non saresti altro che un povero ladro di pecore, un bullo che gioca a nascondino con i collaborazionisti. Adesso alza il culo e tiralo fuori di lì.»
Gaspard la fissò senza muoversi – uno, due, tre – poi a un suo cenno un paio di uomini si sporsero sul pozzo e tesero le mani a Denden per tirarlo su.
«No» disse Nancy, sempre con grande calma, ma intanto spostò il Bren, mettendo una mano sull’impugnatura. «Tocca a te, maggiore. Ti cali giù e lo vai a prendere.»
La brezza muoveva gli alberi e le ombre si propagavano a chiazze sui loro visi. Nancy sentì che dietro di lei Mateo si schiariva la gola con discrezione.
Gaspard batté le palpebre. Si sedette sul bordo della fossa, poi saltò giù. Si sentì il tonfo dei suoi stivali che atterravano fra escrementi e ossa, sebbene lei avesse sperato in una caduta di faccia nello sterco e nel fango, invece riuscì a restare eretto. Fece tre passi irregolari e incerti nel pantano fetido e allungò una mano.
Denden l’afferrò e si sollevò in piedi senza dire una parola. Era tutto insudiciato, e perdeva sangue dal naso e da un taglio sopra l’occhio.
I compagni più vicini a lui all’esterno del pozzo si misero proni a terra, le facce contorte nello sforzo di non respirare il fetore, e tesero le braccia. Gaspard lo sollevò da sotto e una volta issato con tutto il corpo fuori dal pozzo Denden rotolò sull’erba. Si alzò in piedi e per un secondo vacillò. Un uomo gli afferrò un braccio per impedirgli di cadere, e quando ebbe recuperato l’equilibrio Denden gli diede un colpetto sulla mano perché lo lasciasse andare, poi si avviò lentamente nel bosco senza guardare nessuno.
Nancy non aspettò che tirassero fuori Gaspard. Andò dritta nella tenda di Denden, tolse dal suo zaino una maglia e dei calzoncini, afferrò un asciugamano e lo seguì.
Lui la stava aspettando alla pozza, vicino al punto dove ci si poteva immergere, e vedendola arrivare cominciò a sbottonarsi la camicia.
«Gaspard la pagherà cara» disse Nancy posando su una roccia gli indumenti puliti. Lo aiutò a liberarsi della camicia fradicia e puzzolente.
«Non è niente» disse lui.
«È un’umiliazione.»
Lui si girò per permetterle di staccargli il tessuto dalla schiena.
«Ho detto che non è niente.» Il tono di Denden risuonò minaccioso e duro. Lei cercò di insistere, poi vide che la schiena era coperta di cicatrici provocate da una grossa frusta.
«Denden...»
Lui si chinò a slacciare gli scarponi e se li levò. «Lo sapevi che non era la mia prima volta in Francia, Nancy. Ero qui nel Trentanove. Ho fatto una tournée con il circo e sono finito a Parigi a fare la staffetta per la rete locale. Per quasi tre anni. Ero già addestrato a usare la radio sul campo quando uno degli altri operatori fu ucciso. Così quando hanno decifrato i nostri codici, hanno arrestato anche me.»
«La Gestapo?»
Lui si tolse i calzoni e si avventurò esitante sulla piattaforma rocciosa per entrare in acqua. Era snello e forte come lei. Le braccia dal gomito al polso erano molto abbronzate. Nancy si sedette a gambe incrociate sulla riva, mentre lui andava sott’acqua e riemergeva liberandosi il viso dai capelli.
«E chi, sennò? Mi hanno tenuto a Parigi per sei mesi, poi mi hanno deportato, ma io mi sono lanciato dal treno con un paio di altri. Ho raggiunto la costa bretone e lì ho trovato un pescatore che mi ha aiutato.»
«Perché non me lo hai mai detto?» chiese lei, col mento appoggiato alla mano.
Tenendo le mani a coppa, Denden si versò addosso l’acqua calda. «Perché non ho bisogno di far vedere le mie cicatrici per dimostrare che non sono un frocio vigliacco.»
Nancy sospirò. Era stata lei a dire quella frase. A dirla a un uomo che era sopravvissuto tre anni nella Parigi occupata. Un uomo che sapeva esattamente che cosa gli sarebbe successo se fosse stato scoperto. A un suo amico.
«Denden, quello che ho detto... non intendevo...»
«Sì, invece.» Lui si strofinò il petto, e poi di nuovo il viso per lavare il sangue intorno al naso. «Tutti pensano che le checche siano dei vigliacchi. Ci ho quasi creduto anch’io. Forse è per questo che mi sono messo a fare la staffetta.» Inclinò la testa all’indietro, porgendo la faccia al sole, le braccia aperte. Sembrava Gesù battezzato nel Giordano. «Tu credi di essere una ragazza moderna, Nancy. Ma in fondo in fondo rimani figlia di tua madre, con tutte quelle fesserie bibliche, e sei sempre pronta a giudicare gli altri.»
Quando uscì dall’acqua, lei gli porse l’asciugamano. Lui se lo avvolse intorno alla vita e le sedette accanto.
«Forse hai ragione» disse Nancy. «Giudico anche me stessa. E a volte sono davvero crudele.»
Denden si sdraiò sulla pietra fresca e alzò lo sguardo al cielo.
«Ti hanno scoperto con Jules?»
«Non parlo mai delle mie conquiste.»
Nancy aveva trattenuto il respiro, pronta a raccontargli della milizia, di Böhm, di quello che stava succedendo, ma il secco rifiuto di Denden le bloccò la confessione in gola. Lo aveva letteralmente tirato fuori dalla merda, e aveva cercato di scusarsi. Non gli doveva altro. Sì, invece. Sapeva di dovergli qualcosa, però non poteva darglielo.