10.

Si spostarono con l’auto a un centinaio di metri dall’ingresso del luna park, in modo da poter controllare chi entrava e chi usciva. La moglie di Grimaldi arrivò circa un’ora dopo, accompagnata da una donna con i capelli corti, le spalle massicce, l’espressione decisa.

Uscirono dopo una quarantina di minuti.

– Voi due seguite le donne e cercate di capire chi è l’altra, – disse Fenoglio scendendo dalla macchina.

Nella roulotte l’odore di incenso era molto piú pungente di prima. Sul tavolo c’erano un mazzo di tarocchi, un uovo di stoffa nel quale erano infissi numerosi spilli, un libro con dei simboli esoterici, la sfera di cristallo e la civetta impagliata che prima era sullo scaffale.

– Perché la civetta? – chiese Fenoglio.

– È il simbolo della chiaroveggenza.

Rimasero in silenzio per qualche secondo. Poi Rita Urania si lasciò scappare un sorrisetto, quasi complice: – Serve a fare scena con i clienti. Fumo negli occhi. Come il resto, – aggiunse indicando gli altri oggetti sul tavolo.

– Volete un caffè?

Fenoglio stava per rifiutare, no grazie, ne ho presi già troppi, come se avessi accettato e via discorrendo. Poi pensò che rifiutare, date le circostanze, considerato come si erano intromessi nella vita della donna e come l’avevano costretta a collaborare, sarebbe stato scortese. Cosí accettò. Lei gli disse di accomodarsi, si spostò nella zona cucina della roulotte e preparò una moka.

– Com’è andata, Rita? – domandò Fenoglio dopo aver bevuto il caffè.

La maga aprí due finestrini della roulotte, si accese una Ms e aspirò con forza.

– Il bambino è morto, vero?

– È probabile.

Urania diede ancora un paio di boccate. Fenoglio aspettava.

– All’inizio non voleva dire niente. Ha portato qualcosa del bambino, – Rita fece un cenno verso il divano letto, sul quale era poggiato un completo da calcio con i colori della squadra del Bari, – e voleva che capissi dov’è, toccando le sue cose.

– E tu?

– Le ho risposto che mi serviva sapere tutto, per cercare di vedere il bambino, che toccare gli oggetti non mi bastava. Lei allora si è guardata con l’altra e quella le ha detto che avevo ragione.

– Chi era l’altra donna?

– Non lo so. Non si è presentata, nemmeno quando mi ha dato la mano.

– Va bene, vai avanti.

– Dice che stava a casa, da sola. Il bambino era andato a scuola da un’ora, piú o meno. È arrivata una telefonata e quando lei ha risposto un uomo le ha chiesto di passargli il marito, che però non c’era.

– Ha detto qualcosa sulla voce di quest’uomo? Era conosciuta, aveva qualche accento…

– Non le ho domandato niente sulla voce, poteva sembrare strano. Una cosa è chiedere…

– Hai ragione, – la interruppe Fenoglio, – hai fatto bene.

– Dice che era un amico e che li voleva aiutare a ritrovare il figlio. Lei allora si è spaventata. L’uomo ha ripetuto: sono un amico di tuo marito, è meglio che lo trovi se vuoi rivedere vivo il bambino. Ha detto che richiamava dopo un’ora e ha chiuso il telefono. Lei allora è andata in paranoia e ha chiamato il marito sul cellulare e lui si è incazzato, le ha detto che era una cretina, che invece di chiamare lui doveva andare subito alla scuola a controllare se il bambino era lí.

– E lei ci è andata.

Urania annuí e si accese un’altra sigaretta. Fenoglio si chiese quanti anni avesse. Il viso e il corpo denunciavano età diverse. Dal viso avresti detto che fosse sulla cinquantina ma il corpo sembrava quello di una donna molto piú giovane.

– È andata alla scuola e ha chiesto alla bidella di vedere il figlio. Quella è andata in classe a chiamarlo e hanno scoperto che non c’era. Cosí ha richiamato il marito e lui, che era fuori per una cosa di lavoro, è tornato a casa e ha chiamato tutti questi ragazzi che lavorano per lui, che sono dell’ambiente, come ho capito, e li ha messi in mezzo alla strada a cercare e fare domande alle persone per capire cosa era successo. Poi quelli hanno telefonato di nuovo.

– Perché dici «hanno»? Erano piú di uno? La voce della seconda telefonata era di un altro?

– No, cioè, lei non lo sapeva. Ha risposto il marito, ma lei diceva sempre «quelli che hanno preso Damiano», che è il nome del bambino.

– Va bene, è chiaro. Cos’hanno detto al marito?

– Che avevano preso il figlio e che se lo voleva indietro doveva preparare i soldi…

– Ti ha detto quanti?

Lei esitò qualche secondo, come temendo di non essere creduta.

– Duecento milioni.

Fenoglio si accorse di avere spostato la testa indietro in un involontario gesto di stupore.

– I soldi dovevano essere pronti per la sera, – proseguí Urania.

– E Grimaldi?

– Voleva parlare con il bambino e quello al telefono gli ha risposto che se lo chiedeva un’altra volta glielo faceva trovare a pezzi in una busta della spazzatura.

– Continua.

– Si sono messi a raccogliere i soldi, perché non ce li avevano i duecento milioni. Avevano parecchio, ma non cosí tanto.

– Come hanno fatto per trovare la somma che mancava?

– Si sono messi a cercare gli amici del marito e, insomma, quando quelli hanno richiamato, avevano tutto. L’uomo che telefonava ha detto che la consegna doveva farla una donna, da sola. Se vedevano qualcun altro attorno, loro sparivano e il bambino era morto. Se si comportavano bene, due ore dopo il bambino veniva restituito.

– Chi l’ha fatta, la consegna?

– L’altra donna, quella che ha accompagnato qui la moglie.

– Dove?

– Non lo so.

– Poi cosa è successo?

– Sono passate due ore, si è fatto buio e il bambino non è tornato. Il marito allora ha messo di nuovo i suoi ragazzi in giro, ma niente.

– Ti ha detto se avevano dei sospetti?

– Dice che è stato un certo Lopez con degli altri, che prima erano amici col marito ma poi lo avevano tradito –. Indugiò qualche secondo, quindi aggiunse: – Ha detto che quei pezzi di merda sarebbero morti tutti ammazzati, che quando li prendevano, li dovevano squartare vivi.

– Com’è andata? – chiese Pellecchia, in ufficio, un’ora dopo.

– Meglio di un’intercettazione ambientale. Si è fatta dire tutto e almeno adesso sappiamo cosa è successo il giorno del sequestro.

Fenoglio gli raccontò il colloquio con Urania, poi chiese: – Cos’hanno fatto la moglie e quella che era con lei? L’avete identificata?

– Sono tornate insieme a casa di Grimaldi. L’altra se n’è andata subito. L’abbiamo seguita fino al policlinico. Si chiama Maria Pia Scaringella, fa l’infermiera generica al reparto di ortopedia. Abbiamo controllato, stanotte è di turno.

– Appartiene a qualche famiglia di pregiudicati?

– No, e niente precedenti neanche lei. È solo un’amica della moglie di Grimaldi.

Fenoglio si grattò la testa. Era stanchissimo e Pellecchia aveva l’aria di esserlo ancora di piú.

– Va bene, organizza che qualcuno vada a prelevarla domattina alla fine del turno. La facciamo portare qua e speriamo di convincerla a collaborare. Magari viene fuori qualcosa di utile sulle modalità di pagamento del riscatto.

– Tanto è stato quello stronzo di Lopez con i suoi amici. Non c’è dubbio.

– È probabile. Ma quando li troveremo – se riusciamo a trovarli vivi – avremo anche bisogno di qualche prova perché paghino per quello che hanno fatto. Sapere che sono stati loro senza poterlo dimostrare non ci sarà di grande aiuto.