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Cenarono alla luce della lampada a cherosene. Camilla mangiò a malapena, ma non si tirò indietro per quanto riguardava il vino, e in due finirono la bottiglia. Si sentiva stordita fin da quando erano uscite dall’acqua, cercando di togliersi di dosso il fango, e si erano sedute tremanti e avvolte dalle ombre della sera.

Hunter l’aveva asciugata con la sua maglietta e Camilla era certa che stesse per accadere l’inevitabile. Invece Hunter aveva parlato di musica, e della sua passione per i Rolling Stones del periodo d’oro. Si erano vestite, avevano mangiato e si erano attaccate al vino, come se entrambe avessero qualcosa da dimenticare. Continuarono a chiacchierare di musica e di cinema, mentre riordinavano.

Camilla prese la lampada e Hunter il cestino, e si incamminarono per rientrare alle scuderie. Dall’esterno sarebbe potuta sembrare una passeggiata romantica, ma Camilla era nervosa, in preda a emozioni contrastanti e incontrollabili. Aspettava che Hunter sganciasse la bomba. Cosa volevano da lei? Mancavano soltanto due giorni alla partenza per Singapore, e l’attesa stava diventando insostenibile.

Ma non successe nulla. I cavalli dormivano. Camilla non sapeva che ora fosse, ma di sicuro non era presto. Tornarono all’edificio principale, passando vicino alla rastrelliera delle biciclette e Camilla ricordò la sua pedalata al Jake’s World.

Entrarono e si separarono augurandosi la buonanotte, come se tra loro non fosse successo nulla. Camilla era ancora più confusa di quanto non lo fosse stata fino a poco prima. Non riusciva ad afferrare quello che era appena accaduto, e non aveva idea di cosa sarebbe capitato in futuro.

Andò in camera, si lavò e si mise a letto. Stava leggendo un romanzo di John Le Carré, Amici assoluti, ed era affascinata sia dai personaggi sia dalla trama, per certi versi simile alla sua vicenda personale.

La stanza era buia, a parte la lampada sul comodino che illuminava il libro e le sue mani. Lesse cinque o sei pagine, poi sentì che le palpebre si abbassavano da sole, e si ritrovò a leggere più e più volte la stessa frase.

Aveva appena chiuso il libro quando qualcuno bussò, con delicatezza. Non rispose, ma la porta si aprì ed entrò Hunter.

«Ti disturbo?» bisbigliò.

Camilla non avrebbe saputo rispondere. Cosa voleva Hunter da lei, a quell’ora della notte? Voleva infilarsi nel suo letto e abbracciarla, come aveva fatto dopo l’amore, mentre il fiume scorreva intorno a loro?

«Devo parlarti» aggiunse Hunter, senza sapere come interpretare il suo silenzio. Era nell’ombra, ma i suoi occhi brillavano come quelli di un felino nella savana.

Camilla batté una mano sulla coperta. «Siediti qui, vicino a me.»

Hunter attraversò la stanza senza fare rumore. Si era avvolta in un accappatoio leggero, ma era scalza. I suoi piedi erano rosa e quasi perfetti, anche se quello sinistro aveva un dito più corto degli altri.

«Non voglio che tu parta» confessò, non appena raggiunse il letto.

Camilla era sorpresa. «Cosa?»

«Non voglio che tu vada a Singapore.» Si sedette vicino a Camilla. Il suo corpo era caldo. «Non partire.»

«Devo farlo. Mi hanno dato un incarico. Conosco i miei doveri e…»

«Chi se ne frega del dovere.» Hunter le prese la mano. «Stammi a sentire, queste persone non hanno dimostrato alcuna lealtà nei tuoi confronti. Perché tu dovresti essere leale con loro?»

«Io sono fatta così.»

«Ma se andrai a Singapore non tornerai più.»

«Non puoi esserne sicura. Forse riuscirò a trovare Bourne prima che lui trovi Bill. Io devo crederci. C’è sempre la possibilità che…»

«No, tu non capisci» la interruppe Hunter, infervorandosi. «Non tornerai perché fin dall’inizio la possibilità che tu sopravvivessi non è stata contemplata. Il dossier Black Queen, quello che ti hanno dato, è stato ideato per fallire. Tu e Bourne sarete assassinati a Singapore. Finnerman ha già inviato uno tra i migliori sniper…»

«Un cosa?»

«Un tiratore scelto.» Hunter stava perdendo la pazienza. «Cazzo, non vi insegnano niente nei servizi segreti?»

«Li chiamiamo cecchini.»

«Chiamalo come ti pare, stanno inviando un professionista dei lavori sporchi. La tua presenza al Thoroughbred Club è soltanto una finta. Non arrabbiarti, Cam.»

«Non sono arrabbiata. Semplicemente, non credo a una parola di quello che hai detto.»

«Ti ho mai mentito?»

«Come faccio a saperlo?»

Hunter sembrava davvero addolorata. «Accendi il telefonino.»

«Perché? Non c’è campo all’interno del Caseificio.»

«Dammi retta, per favore.»

Camilla sospirò, poi prese il cellulare dal cassetto del comodino e lo accese. Come previsto, apparve l’icona che indicava la mancanza di campo. Eppure, un attimo dopo ricevette un messaggio.

«Come diavolo è possibile?» Camilla si voltò per fissare Hunter.

«Aprilo» ordinò lei a voce bassa. C’era una nota di tenerezza nella sua voce. «Fidati di me.»

Fidati di me. Quelle parole rimbalzarono nella mente di Camilla e andarono a colpire le ferite ancora sanguinanti del tradimento. Era un’email, senza oggetto né testo, ma c’erano due allegati già scaricati. Aprì il primo e scoprì, con terrore, che si trattava di un documento riservato del dipartimento della Difesa: il timbro sulla prima pagina indicava che proveniva dall’ufficio di Martin Finnerman.

Camilla passò alla seconda pagina, che aveva una filigrana digitale impossibile da duplicare. Il file era autentico, e conteneva le istruzioni per un cecchino. Il tiratore era Benjamin Landis, nome in codice Kettle. Come diavolo li scelgono, questi nomi assurdi?, si chiese Camilla, una domanda stupida, come se inconsciamente volesse prendere tempo, troppo spaventata per continuare la lettura. Non poté fare a meno di guardare la fototessera allegata. Sembrava uno dei tanti parassiti del dipartimento. Una faccia come altre. E tuttavia sentì un brivido freddo percorrere il suo corpo.

Continuò a leggere: le istruzioni erano chiare e sintetiche. Di fatto, si riducevano a una sola frase: Il compito è eliminare Jason Bourne prima che lui abbia terminato i preparativi per l’assassinio del presidente degli Stati Uniti d’America.

«Adesso apri il secondo» ordinò Hunter.

L’altro allegato era un file audio e Camilla fece partire la riproduzione. Riconobbe le voci di Finnerman e Anselm. Stavano parlando di un’aggiunta alle istruzioni di Kettle. Il cecchino avrebbe dovuto eliminarla e fare in modo che sembrasse morta nell’adempimento del dovere.

Camilla lasciò cadere il telefonino come se fosse rovente. Si mise una mano davanti alla bocca, colta da una violenta ondata di nausea. Si lanciò fuori dal letto e corse in bagno, appena in tempo per vomitare quel ch’era rimasto del picnic in riva al fiume.