XXXIII

Una volta scesa dalla corriera, nel parcheggio degli autobus, Lisi attese che i pochi passeggeri si avviassero stancamente ciascuno nella propria direzione. Si trattava di studenti, impiegati e agenti di commercio, raccattati dall’automezzo lungo il tragitto in posti che lei non ha mai neppure sentito nominare. Pur avendo difficoltà a pensare a se stessa come a una turista, si era resa conto di essere l’unica della comitiva che non stava tornando a casa per Natale; anzi, a voler essere precisi, era l’unica che per Natale si stava allontanando da casa.

Il pensiero andò a sua madre e a suo zio, con una punta di rimorso. Forse Alba, rapita dalla sua meditazione, perduta in un mondo che aveva sempre meno contatto con la realtà, non si sarebbe accorta della sua assenza; ma Marco, col suo ruvido modo di dimostrarle affetto e nonostante le costanti polemiche ideologiche circa le teorie che tuttavia li accomunavano, si sarebbe preoccupato non poco. D’altra parte Rudy era stato chiarissimo: nessuno doveva sapere che era partita per raggiungerlo. Nessuno.

Pensò anche a Ingrid e a Brazo. La donna le piaceva, istintivamente ne sentiva la forza e la sincerità. Ed era sicura che piacesse anche a Marco, nonostante si comportassero come un vecchio cane diffidente e una giovane gatta aggressiva. Il ragazzo, lo sapeva, era da sempre innamorato di lei. Da quando ne seguiva gli studi, lui già assistente dello zio, portandole a casa i testi da consultare; e, con discrezione ma senza mai allontanarsi, era stato quello più vicino nei giorni dolorosi in cui si cercava il corpo di Giorgio, in mare e sulle coste, senza alcun esito. Gli voleva bene, e avrebbe forse potuto legarsi a lui, se non fosse stato così appiattito sul modo di Marco di vedere le cose. Forse, si diceva, era stata troppo dura con Brazo. Ora le avrebbe fatto piacere se fosse stato anche lui là, al suo fianco.

Invece era sola, avvolta nella giacca a vento, sul piazzale deserto di una città di provincia. Sola, e sempre meno sicura che quello che stava facendo fosse la cosa migliore.

Stancamente si strofinò gli occhi e poi accese il cellulare. Si augurò di trovare le ulteriori indicazioni di spostamento: non voleva passare la giornata in quel posto.

Il telefono cominciò a notificare messaggi su messaggi. Brazo, Marco, Brazo, ancora Brazo. Era cominciata l’agitazione per la sua assenza.

Tra gli sms trovò quello che aspettava: mittente anonimo, tutte maiuscole. Un treno, stavolta. Un interregionale.

Spense di nuovo il telefono e si guardò attorno in cerca della stazione. Non immaginava minimamente che attivando il cellulare in quel preciso istante, non un attimo prima né uno dopo, aveva salvato la vita dei suoi tre amici.