IX
«Chi è?»
«Ciao, scema. Sono io.»
«Ah, sei tu. Che vuoi?»
«Sempre affettuosa, sempre gentile. Complimenti.»
«Dài, che ho da fare. Che vuoi?»
«Che poi una volta me lo spieghi cos’hai da fare, che stai buttata sul letto tutto il giorno.»
«Senti, lo sai benissimo quello che faccio. E poi non credo di dover dar conto a te, no?»
«Veramente a stretto rigore di termini dovresti, giacché ti mantengo io.»
«Balle. Ci manteniamo da sole, io e mamma, col fitto dei tre appartamenti che ci hanno lasciato i nonni.»
«Se, vabbe’, con quelli non ci paghi nemmeno le tasse che… Comunque lasciamo stare, vado di fretta.»
«E allora perché perdi ’sto tempo? E soprattutto, perché lo fai perdere a me?»
«Perché mi serve una mano, ecco perché.»
«Ah, ecco. Ti serve una mano. E che mano ti serve? Devi andare di nuovo a una pallosissima cena di vecchi pazzi e ti scocci di far vedere che non hai una ragazza?»
«Non mi ricordare quella sera, è stato un attimo di debolezza. E poi è stato peggio portarti con me, visto come ti sei presentata.»
«Insomma, di quale aiuto avresti bisogno? Non che mi sorprenda, sia chiaro, non avendo tu le palle.»
«Oh, ma come ti permetti? Ricordati che sei mia nipote, un poco di rispetto, maledizione! Ma è mai possibile che tutti mi insultano, oggi? Che è, si è aperta la stagione della caccia all’antropologo?»
«Ti ricordo che sono antropologa pure io, e magna cum laude. Solo che io, se ho qualcosa da studiare e una ricerca da fare, opero alla luce del sole, non di nascosto fingendo di insegnare pur di mettere i soldi di un micragnoso stipendio in tasca.»
«Senti, Lisi, ne abbiamo parlato un milione di volte: io ho bisogno di mettere le mani sui libri rari, sui testi antichi che sono accessibili solo ai docenti universitari… ma credi che sia bello stare sotto a quel deficiente di Fusco?»
«Ormai sta tutto su internet, sei vecchio dentro, sei. Io e quelli come me…»
«Tu e quelli come te ve la suonate e ve la cantate da soli, un branco di nerd segaioli che vivono tappati nelle loro stanze sulle spalle dei genitori. Poi mi vieni a dire che tu lavori alla luce del sole, ma quale sole? Non esci di casa da mesi, da quando…»
«Non ti permettere di entrare nei fatti miei, hai capito? Non osare! Io… io… faccio quello che voglio, cazzarola! Non me lo devi venire a dire tu, che devo fare! Non sei mio padre!»
«Ah, quanto a questo sarebbe interessante saperlo, da chi hai preso questo carattere dolce e remissivo. Comunque non è per la tua ricerca su internet che ti chiamavo.»
«E fai male, invece. Perché sappi che sta succedendo di nuovo, proprio in questi giorni, e io lo sapevo, perché calcolando quello che tu hai scritto ma cambiando le…»
«Lisi. Lisi, basta. Basta con quella vecchia storia. Non c’è niente, capisci? Niente. Mi sono sbagliato, ecco. Ho confuso dei dati, ero ubriaco, ho scritto e consegnato senza rileggere. Forse tutte queste cose insieme. Ma non c’è niente, quindi smetti e fa’ smettere anche quei poveri cristi dei tuoi amici in giro per il mondo.»
«Che tristezza sentirti parlare così. Che malinconia. Hai perso ogni voglia, ogni…»
«Non sono io ad aver perso la voglia e l’entusiasmo, mi pare. Non sono io che a ventidue anni…»
«Guarda che ne ho ventitré.»
«… a ventitré anni vivo tappata in casa con una madre pazza che…»
«Mamma non è pazza!»
«… che passa il tempo a celebrare riti di una religione che non
è mai esistita, di cui è l’unica adepta in tutto il mondo, cercando
un senso in cose che un senso non
hanno.»
«Bravo, citi anche le canzoni adesso?»
«Che canzoni?»
«Lascia perdere. Dimmi cosa vuoi, altrimenti metto giù.»
«Senti, c’è qui una giornalista tedesca. Che hanno mandato a… Che deve vedere qualcosa, deve fare un articolo che nemmeno so che articolo deve fare, un articolo esoterico sulla città, sai, queste fesserie per i giornalacci sensazionalistici.»
«E tu che c’entri?»
«C’entro perché quel maledetto Fusco mi ricatta, ecco perché! Insomma, la devo portare un po’ in giro. Allora pensavo che… Io, lo sai, non ci so fare con le donne. Magari la porto prima in un posto qualsiasi di quelli turistici, può essere che si accontenti. Ma se vuole andare più a fondo… potresti accompagnarci anche tu. Se vede che…»
«Aspetta, fammi capire: mi vuoi mollare la tedesca per tornare a fare i fatti tuoi? Non se ne parla proprio.»
«No, no, non dicevo questo. Pensavo che potevi venire pure tu, perché io da solo…»
«E quel cretino che ti fa da scudiero non c’è?»
«Brazo Moscati, che per tua norma è un validissimo ricercatore, c’è eccome. Ma anche lui… non è un modello di abilità con le donne.»
«Be’, questo è assolutamente fuori di dubbio.»
«Allora farei così, se per te va bene. Io adesso la porto, se si decide a uscire da questo albergo, a Cappella Sansevero, e testo il suo livello di accontentabilità, diciamo. Poi se va bene, un altro paio di posti e la rimetto sul primo aereo per Francoforte, Amburgo o dove accidenti deve andare. Se invece…»
«Se invece è un po’ di più che una turista, chiami me. È questo che vuoi?»
«Sì. Ti prego. Non ti ho mai chiesto niente, e…»
«Non è affatto vero. Ma io sono un’idiota, e non so dire di no.»
«Be’, grazie, allora. Ciao, sce…»
«Quasi quasi mi rimangio la parola.»
«Ciao, Lisi. Ti faccio sapere.»