XXXI

Lisi guardava l’alba dal finestrino della corriera. Si chiedeva se avesse fatto bene a partire.

Il riferimento di Rudy a Giorgio l’aveva sconvolta. Non ricordava nulla che l’avesse fatta rabbrividire così, come una febbre, come un trauma.

Non aveva mai dato molto peso ai suoi amici di schermo; per la maggior parte, doveva ammetterlo, corrispondevano a quello che diceva Marco per prenderla in giro: una serie di ragazzini che volevano dare un brivido alla loro vita piatta, senza però correre rischi reali. Affascinati dalla teoria che esistessero ancora religioni antiche e misteriosi personaggi che, degni delle serie tv, si riunivano nei sotterranei del mondo per celebrare i loro riti; ma fondamentalmente in cerca della prova che la realtà non fosse solo quella un po’ squallida che li circondava.

Poi però c’era stata la frase di Rudy. E non solo: l’agitazione e la fretta che aveva percepito in lui; e quell’altra impressione strana, come imbarazzo, indecisione. Paura. Inutile girarci attorno, pensò Lisi mentre il panorama spoglio della campagna d’inverno cominciava a farsi più netto alla luce del sole sorgente: il ragazzo era terrorizzato da qualcosa. Ma da cosa? Che rischi poteva correre, nella sua stanzetta?

Quando il collegamento si era interrotto, si era chiesta cosa sapesse in concreto di lui, e si era resa conto che i dati a sua disposizione erano minimi. Rudy partecipava pochissimo al loro network, in pratica manteneva i contatti solo con lei, gli altri avevano sentito parlare di lui ma non erano mai entrati in comunicazione diretta. Sapeva che stava al Nord, in mezzo alle montagne; un paio di volte si era lamentato della neve e del freddo, ma non avrebbe saputo indovinare la città e nemmeno la regione.

L’aveva contattata lui un paio d’anni prima, dicendole che spulciando nella rete aveva sentito parlare di lei e che avevano gli stessi interessi. Poteva avere una ventina d’anni. Era abilissimo nelle ricerche, trovava notizie incredibili reperendole anche dal passato remoto. Era gentile, sollecito, ma, come solo adesso rilevava, avevano sempre e unicamente parlato di religioni antiche e di fatti di cronaca connessi a certi luoghi di culto. Mai notizie personali. Aveva fratelli, genitori? Era universitario o lavorava? Impossibile dirlo.

E soprattutto Lisi non aveva idea di come sapesse di Giorgio, e di come conoscesse le parole che il fidanzato le aveva detto prima di sparire nel nulla, in mezzo al mare.

Guardò il display del telefonino e si chiese se fosse il caso di accenderlo di nuovo; poi pensò che mancava un’ora all’arrivo della corriera e decise di aspettare ancora.

Le indicazioni di Rudy erano state chiare. Avrebbe ricevuto una serie di messaggi che le avrebbero indicato di volta in volta dove andare e quali mezzi prendere. Il primo era stato quello: una corriera che partiva dalla piazza della stazione verso il Molise. Un biglietto non prenotato, pagato a bordo e in contanti. Un messaggio da un numero anonimo, inviato dalla rete, tutto maiuscole. Posto, mezzo e orario di partenza: niente di più.

Una parte di lei si rammaricava per aver mollato le indagini. Per anni aveva previsto che prima o poi il collegamento tra i luoghi che aveva segnato sulla cartina sarebbe esploso. Per anni aveva immaginato una specie di sabba collettivo, un convegno tra i sacerdoti. Diana, Iside, Cerere, Dioniso, Mithra. Cristo, anche. I culti, i riti, le sovrapposizioni e le identità, le differenze e forse i conflitti. Rivide il segno rosso sulla parete, le corna e il Sole benefico; ripensò al giaciglio del vagabondo, all’ingresso segreto del tempio di Diana.

Rabbrividì, stringendosi nella giacca a vento. E se il tempo si fosse fermato? E se adesso, proprio adesso, si stesse verificando quell’evento geofisico che le teorie dello zio indicavano come possibile motivazione per il concentramento, nell’area della città, dei luoghi di culti così lontani fra loro, ma con elementi così vicini? E lei, in questo momento che poteva essere così fondamentale, sulla base di mezza frase mormorata dallo schermo di un computer chissà come e perché, era partita subito, con poche banconote in tasca e senza bagagli.

Non sapeva dove stava andando. Non sapeva perché. Non sapeva se correva rischi e, se sì, quali.

Ma non aveva paura.

Incredibilmente, non aveva alcuna paura.