69
Un’ora dopo Layla si recò al palazzo della confraternita. Si sentiva troppo leggera, come se fosse stata svuotata degli organi vitali – il che, in fondo, era vero. Ormai non restava più granché di lei.
Che sensazione strana, aver trovato se stessa e smarrito se stessa in così breve tempo.
Ma, salendo i gradini di pietra verso il maestoso portone che si apriva sul vestibolo, sapeva che era il dolore per la perdita di Xcor a parlare.
O almeno così sperava.
Se questo era ciò che l’attendeva ogni notte, per il resto della vita… era precipitata in una valle di lacrime. Nel vero senso della parola.
Aprì il portone, girò la faccia verso il monitor e attese che qualcuno la facesse entrare. Tecnicamente toccava a Qhuinn tenere i gemelli, ma lui era ancora ricoverato in clinica, quindi verso le cinque del pomeriggio Beth le aveva detto che poteva prenderli lei, se voleva.
Come se potesse dire di no.
Da quel che le avevano detto, un paio d’ore prima Cormia aveva riportato Rhamp e Lyric giù dal Santuario, perciò adesso erano su di sopra. Tutti avevano sperato che nel frattempo Qhuinn si sarebbe ripreso quasi del tutto. Ma così non era, evidentemente.
Lei non aveva chiesto se era ferito gravemente. Non erano più affari suoi, il che la rattristava. Ma cosa poteva farci?
«Oh, buonasera, Eletta» la salutò allegramente Fritz.
Non si era neanche accorta che il maggiordomo aveva aperto la porta. «Salve, Fritz. Come stai?»
«Benissimo. Sono felicissimo che tutti stiano bene.»
«Sì» disse distrattamente lei. «Anch’io.»
«Posso fare qualcosa per te?»
Be’, potresti far tornare indietro l’aeroplano su cui sta viaggiando in questo momento l’amore della mia vita e riportarlo da me. Potresti farlo stare qui con me. Fargli…
Si schiarì la gola. «No, grazie. Salgo un attimo a prendere i gemelli.»
Il maggiordomo si piegò in un profondo inchino e Layla si avviò adagio verso lo scalone. Alzando il piede per posarlo sul primo gradino le tornò in mente quando era salita dal seminterrato della casa sicura – e temette che quello fosse il suo nuovo destino.
Piangere come una fontana ogni volta che saliva una rampa di scale.
Ciononostante riuscì a proseguire.
Non si poteva fare altro, in fin dei conti: tirare avanti. Anche col cuore spezzato. Misericordia, cosa avrebbe fatto nelle notti in cui non aveva con sé Lyric e Rhamp? Non ne aveva idea, ma qualcosa doveva assolutamente escogitare. Altrimenti rischiava di soccombere alla tristezza per la perdita di Xc…
A metà della salita si bloccò, vedendo qualcuno in cima alle scale.
Era Blay. «Sono autorizzata a prenderli» disse sulla difensiva, mettendo le mani avanti. «Me l’ha detto Beth. Non sono venuta senza permesso.»
Le sembrava passato un secolo dall’ultima volta che si erano visti, e detestava quell’inevitabile distacco tra loro. Ma come altro potevano procedere? Oddio, e se Blay le avesse impedito di prendere i piccoli? Forse Qhuinn aveva sentito che lei aveva ottenuto una serata extra e dal suo letto d’ospedale aveva dato ordine di non darglieli? Quella sera, più di qualunque altra sera, aveva bisogno di qualcosa che le rammentasse perché doveva tirare avanti, un promemoria viscerale…
Prima che Blay potesse dire alcunché, il campanello dell’atrio annunciò l’arrivo di qualcun altro. Ma lei non vi fece minimamente caso. Perché avrebbe dovuto? Non viveva più lì…
Si girò di scatto.
E batté le palpebre, incredula, di fronte all’impossibile.
Dal vestibolo stava entrando Qhuinn… con al fianco Xcor.
Layla batté di nuovo le palpebre e si stropicciò gli occhi, incapace di afferrare ciò che stava guardando. Qhuinn non poteva certo… proprio lui, tra tutti… no, non poteva… non avrebbe mai…
Un momento, perché il suo amato non era su un aeroplano?
Xcor alzò gli occhi su di lei e fece un passo avanti… e poi un altro. Non vedeva altro che lei, incurante di tutta la sontuosità dell’atrio variopinto.
Al diavolo i perché e i percome, pensò Layla, scendendo di volata da lui. Se quello era un parto della sua immaginazione, tanto valeva scoprirlo subito.
E se finiva lunga distesa a faccia in giù sul pavimento a mosaico…
… non avrebbe sofferto più di quanto stava già soffrendo.
«Amore mio» disse Xcor, prendendola tra le braccia e sollevandola di peso da terra.
Scoppiando a piangere, in preda alla confusione più totale e a una sorta di cauta gioia, lei si girò verso Qhuinn.
Lui li stava guardando. Poi spostò lo sguardo bicolore su Blay, fermo in cima allo scalone – e sorrise.
Layla si liberò delicatamente dalla stretta di Xcor. Avvicinandosi al padre dei suoi figli, dovette schiarirsi la gola e asciugarsi la faccia. «Qhuinn…»
«Mi dispiace» disse lui, imbarazzato. «Mi dispiace… sinceramente.»
Lei lo guardò, scioccata.
Dopo un’altra rapida occhiata a Blay, Qhuinn fece un respiro profondo. «Senti, hai fatto del tuo meglio, ed è stata dura per tutti quanti. Mi dispiace di avere reagito in quel modo… è stato sbagliatissimo da parte mia. Ma è che… io voglio bene da morire ai nostri figli, e il pensiero che potessero essere in pericolo… mi ha fatto impazzire dal terrore. Non posso pretendere che mi perdoni subito, lo so, e…»
Lei gli saltò al collo e lo abbracciò; lo stringeva così forte che le mancava il respiro, e aveva il sospetto che mancasse anche a lui. «Dispiace anche a me… oddio, Qhuinn, mi dispiace tantissimo…»
Le scuse confuse e condite dalle lacrime sono le migliori, specie quando vengono accettate col cuore aperto da entrambe le parti.
Quando alla fine si staccarono, lei si infilò a mo’ di stampella sotto il braccio di Xcor e Qhuinn gli tese la mano.
«Come ti ho già detto in macchina venendo qui» disse, «non che ne abbiate bisogno o che lo vogliate… ma voi due avete la mia benedizione. Al cento per cento.»
Xcor sorrise e gli strinse la mano. «Grazie al tuo sostegno, stanotte mi sento onorato più che in qualunque altra notte.»
«Fantastico. Proprio fantastico.» Qhuinn si chinò verso Layla. «Alla fine non è poi così malvagio, il ragazzo. Chi l’avrebbe mai detto.»
Lei rise mentre Qhuinn dava una pacca sulla spalla al suo amato. «Allora muoviamoci, è ora di andare dai gemelli. E di capire dove andrete a stare voi due.»
Di nuovo sbalestrata, Layla guardò prima Qhuinn e poi Xcor. «Un momento, cosa… come…»
«Se volete regolarizzare la vostra unione» a quel punto il Fratello alzò l’indice, «e, vi dirò, siccome sono un tipo all’antica è quello che mi auguro per la madre dei miei figli… Xcor deve venire a vivere qui.»
In quel momento il campanello suonò di nuovo e Fritz, che si stava tamponando gli occhi con un fazzoletto bianco, si affrettò un’altra volta ad aprire il portone.
Il maggiordomo fece entrare Tohr – il che non fu una sorpresa – ma dietro di lui sfilarono anche tutti i Bastardi. Dal primo all’ultimo.
Scioccata, Layla guardò Xcor e Qhuinn. «Vengono a stare qui anche loro?»
«È una specie di pacchetto tutto compreso» disse Qhuinn con un gran sorriso. «Oltretutto ho sentito che fanno pena a biliardo, il che è un bel vantaggio. Prendete la vostra roba, ragazzi. Lui è Fritz. Imparerete a volergli bene, specialmente quando vi stira i calzini.»
Frastornata, Layla guardò i soldati che cominciavano a portare dentro borsoni d’ogni tipo. Poi venne scortata in cima allo scalone da due dei tre maschi più importanti della sua vita.
Il terzo, Blay, le sorrise, abbracciandola forte. Poi tutti e quattro si avviarono verso la Galleria delle Statue.
«E Wrath è d’accordo?» le venne da chiedere passando davanti allo studio del Re.
Qhuinn annuì. «Più soldati siamo meglio è» disse Blay. «E di sicuro lo spazio non ci manca. E poi Fritz sarà al settimo cielo: più gente per cui cucinare, più roba da pulire.»
«E accidenti se sono bravi, sul campo di battaglia.» Qhuinn la guardò. «Ieri sera sarebbe stata una tragedia epocale, senza il tuo compagno.»
Xcor accolse il complimento senza battere ciglio. Oddio, a parte il rossore che gli imporporò le guance. «Be’, si potrebbe dire lo stesso dei Fratelli.»
Giunti davanti alla suite che ospitava i gemelli, fu Qhuinn ad aprire la porta.
Blay entrò per primo e Xcor esitò… prima di spingere un piede con cautela oltre la soglia. E poi un altro. Neanche temesse di trovare un mostro sotto al letto o roba del genere.
Layla guardò Qhuinn. E poi lo prese per mano. «Grazie. Di questo.»
Qhuinn si piegò in un profondo inchino, fin quasi ad avere la schiena parallela al pavimento. Quando si raddrizzò, la baciò sulla fronte mormorando: «Grazie a te, per i nostri figli.» Lei gli strinse il braccio con forza, prima di entrare a sua volta.
Xcor si era fermato in mezzo alla stanza e guardava le culle quasi fosse terrorizzato.
«Stai tranquillo» disse lei, incoraggiandolo ad avvicinarsi. «Non mordono mica.»
Lo portò prima da Rhamp; Xcor lo guardò con soggezione e il neonato corrugò la fronte.
Xcor scoppiò a ridere. «Misericordia, qui abbiamo un guerriero.»
Qhuinn e Blay si avvicinarono, a braccetto. «Vero?» disse il primo. «È proprio quello che penso anch’io. È un tipetto bello tosto, eh, Rhamp? E al posto della cacca espelle rifiuti tossici. Te ne accorgerai.»
Xcor inarcò le sopracciglia di scatto. «Rifiuti tos…»
«È un modo di dire. Ma aspetta di sentire che puzza. Roba da far crescere i peli sul petto… anche ai vampiri, che di peli non ne hanno.»
«E questa è Lyric» disse Layla.
Xcor si apprestò a guardare dentro l’altra culla con aria disorientata… ma poi cambiò completamente espressione.
Gli occhi gli si gonfiarono e stavolta le lacrime caddero per davvero. «È… tale e quale a te» disse, guardando Layla.
Mentre Xcor cercava disperatamente di ricomporsi, Blay e Qhuinn andarono a piazzarsi alle sue spalle.
«Non è bellissima?» disse Qhuinn, commosso. «Proprio come la nostra Layla.»
Layla guardò i tre mastodontici guerrieri chini sopra la minuscola femminuccia… e venne sopraffatta da un senso d’amore e di completezza. Era stato un percorso lungo e difficile, e molte volte avevano rischiato di perdere tutto. Eppure eccoli lì, insieme, come una famiglia… di sangue… e di elezione.
In quel momento si rese conto che sulla soglia della stanza era fermo Lassiter.
Lui si mise l’indice di traverso sulle labbra in un muto quanto ostentato shhhhhhhhhh. Poi le strizzò l’occhio e, zitto zitto, scomparve, lasciandosi dietro una scia di scintille.
Layla sorrise. «Forse quell’angelo è più adatto di quanto pensi, per quel ruolo.»
«Cosa?» disse Xcor.
«Niente» mormorò lei, baciandolo.
O forse invece era tutto. Chissà.
«Vuoi prenderla in braccio?» chiese Qhuinn.
Xcor trasalì, neanche gli avessero chiesto se voleva tenere in mano un attizzatoio incandescente.
Poi si riprese, scuotendo la testa mentre si asciugava vigorosamente le lacrime neanche fossero disegnate sulle guance col pennarello indelebile.
«Non penso di essere pronto. Sembra… così delicata.»
«Però è forte. Anche lei ha il sangue della sua mahmen nelle vene.» Qhuinn guardò Blay. «E ha degli ottimi genitori. Come suo fratello. Ci siamo dentro tutti quanti, gente: tre padri, una mamma e due gemelli. Non so se mi spiego!»
«Padre… io?» mormorò Xcor. Poi rise sommessamente. «Sono passato dal non avere una famiglia ad avere una compagna e un fratello e adesso…»
Qhuinn annuì. «Un figlio e una figlia. In quanto hellren di Layla anche tu sei il loro padre.»
Xcor fece un sorriso così ampio che il suo viso si trasfigurò completamente. Layla non lo aveva mai visto così. «Un figlio e una figlia.»
«Esatto» sussurrò lei con gioia.
Subito dopo, però, Xcor cambiò espressione, serrando le labbra e aggrottando la fronte… quasi fosse pronto ad attaccare. «La piccola non dovrà mai uscire con nessuno. Non mi importa chi la invita fuori…»
«Ben detto!» esclamò Qhuinn, alzando il palmo per dargli il cinque. «Questo sì che è parlare!»
«Ehi, un momento» intervenne Blay, mentre gli altri due battevano i palmi. «Lyric ha tutto il diritto di vivere la sua vita come meglio crede.»
«Esatto» annuì Layla. «Questa doppia morale è ridicola. Lyric deve essere libera di…»
Cominciarono a discutere animatamente, lei e Blay da una parte e Qhuinn e Xcor dall’altra, spalla contro spalla, con le poderose braccia incrociate sul petto.
«Io ci so fare con una pistola in mano» disse Xcor a un certo punto, come se questo chiudesse il discorso.
«E io so come usare una pala» aggiunse Qhuinn. «Non troveranno mai il cadavere.»
Così dicendo batterono le nocche, seri da morire, tanto che Layla alzò gli occhi al cielo. Ma poi sorrise.
«Sapete una cosa?» disse a tutti e tre. «Credo proprio… che andrà tutto bene. Troveremo una soluzione, insieme, perché è così che fanno le famiglie.»
Alzandosi in punta di piedi per baciare il suo compagno, aggiunse: «L’amore fa superare tutto… perfino il fatto che tua figlia comincia a uscire con qualcuno.»
«Cosa che non succederà» ribatté Xcor. «Mai.»
«Amico mio» disse Qhuinn, dandogli man forte. «Lo sapevo che mi saresti piaciuto…»
«Oh, per l’amor del cielo» mormorò Layla mentre il dibattito si riapriva, Blay scoppiava a ridere e Qhuinn e Xcor continuavano a fare fronte comune.
Ma alla fine venne fuori che aveva ragione lei.
Tutto si risolse, proprio com’era giusto che fosse, e l’amore trionfò su ogni forma di disaccordo. E molti, moltissimi anni dopo… Lyric sarebbe effettivamente andata al suo primo appuntamento.
Ma questa è un’altra storia, da rimandare a un’altra occasione.


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