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Mentre perlustrava con lo sguardo lo studio, stanza o quello che era… della medium, Throe sentiva solo il battito martellante del proprio cuore. All’apparenza non c’era nessun altro in quel locale illuminato dalle candele e tappezzato di stoffe, ma l’istinto gli diceva il contrario. Infilò la mano dentro al cappotto e strinse il calcio della pistola ripensando al terzetto di umani che aveva messo in fuga per lo spavento, giù in strada.
Tre delinquenti e un coltello a serramanico, ecco il massimo dell’esotismo che avrebbe voluto fronteggiare.
Si guardò intorno cercando di capire cosa avesse prodotto il rumore che lo aveva messo in allarme…
Misericordia, ma cosa stava succedendo…?
Nella stanza non si muoveva niente. Niente… di niente.
Per qualche trucco… o chissà che altro… le fiamme delle candele erano assolutamente immobili, come immortalate in una fotografia, niente cera che si scioglieva, niente correnti invisibili che lambivano le dorate lingue di fuoco, niente sottili fili di fumo che si alzavano nell’aria.
Terrorizzato, Throe alzò il braccio, tirò indietro la manica e controllò l’orologio Audemars Piguet.
Anche le lancette, perfettamente funzionanti quando era uscito dalla sua attuale abitazione, avevano smesso di girare sul quadrante.
A quel punto si mosse – giusto per dimostrare a se stesso che era in grado di farlo – andò dritto a una finestra, scostò la tenda e guardò giù in strada. Non c’erano auto che andavano o venivano. Ma questo non significava nulla…
Dall’altra parte della strada, nel palazzo di fronte a quello in cui si trovava, un paio di umani in due poltrone sbrindellate guardavano la TV. Erano rivolti l’uno verso l’altro e uno dei due si stava portando alle labbra una bottiglia di birra.
Non si muovevano.
E non si muoveva neppure la pubblicità della Kentucky Fried Chicken sullo schermo.
«Beata Vergine Scriba…» Throe chiuse gli occhi rotolando indietro contro il muro. «Che razza di follia è mai questa?»
Ripensò a quanto gli aveva detto la femmina che lo aveva spedito lì. Una medium in centro. Una umana. Una strega che sapeva come entrare in contatto con l’altra parte.
La conversazione era iniziata a cena, intorno a una tavola affollata di femmine dell’alta società che non la finivano più di ciarlare dei loro “problemi” e delle soluzioni a grattacapi terribili quali pavimenti troppo chiari, troppo scuri, troppo poco lucidi, Birkin con gli angoli in basso consumati e, oh, che altro…? Amanti sconsiderati e hellren incapaci di comprendere l’imperativo morale legato alla nuova collezione primavera-estate di Chanel.
A un certo punto una di loro aveva tirato in ballo medium e lettori di tarocchi magnificando l’aiuto ricevuto dalla donna che abitava lì, sottolineando quant’era inquietante ciò che le aveva rivelato la strega e confessando che alla fine aveva smesso di andarci perché “qualcosa non la convinceva”.
Intuizione corretta quant’altre mai.
Probabilmente l’unica avuta di recente dalla cara ragazza, ma chi poteva immaginarlo…
Preparandosi a fronteggiare una qualche aggressione, Throe attese che un’apparizione spettrale si materializzasse da un angolo buio, che un pipistrello gli volasse intorno alla testa o uno zombie sbucasse dal retro trascinando una gamba. Volesse il cielo che fossero gli ultimi due, perché contro di essi forse la sua pistola avrebbe potuto rivelarsi utile.
Quando non accadde nulla di tutto ciò cominciò a sentirsi stupido. Almeno finché non guardò le candele immobili in fondo alla stanza.
«Lasciami andare» disse nell’aria immota. «Tornerò alle mie faccende e non ti importunerò più.»
Non sapeva con chi stava parlando. E quando non ottenne risposta si fece coraggio e avanzò verso il tavolino rotondo, resistendo alla tentazione di guardare dentro la sfera di cristallo e lanciandosi un’occhiata alle spalle…
Un rumore stridente, come di unghie sul legno, attirò i suoi occhi verso sinistra.
Sul pavimento c’era qualcosa.
Si avvicinò con cautela, con la pistola spianata… e solo quando gli fu quasi addosso riconobbe l’oggetto per ciò che era.
Un libro. Per terra c’era un libro, molto antico all’apparenza, con una copertina di cuoio malridotta e pagine di carta spessa dai margini ruvidi.
Throe si inginocchiò, accigliato. Il pavimento intorno al libro era tutto bruciacchiato, come se il volume sprigionasse un calore sufficiente a bruciare il legno sotto di esso.
Era quello il rumore che aveva udito? si chiese. L’arrivo del libro in questa dimensione dell’esistente era stato annunciato da quel tonfo assordante?
Tese la mano per toccare la copertina istoriata…
Subito ritrasse la mano con un sibilo di dolore e, come aveva fatto quando aveva cercato di aprire la porta, la scosse con forza nel tentativo di liberarsi di uno sgradevole formicolio…
All’improvviso la copertina si aprì da sola e lui si tirò indietro, atterrando sul fondoschiena.
Dalle pagine di pergamena si levò una nuvoletta di polvere. Throe socchiuse gli occhi. La scrittura, fitta di caratteri, era disposta in senso orizzontale, ma la lingua gli risultava incomprensibile.
Throe si protese in avanti… e soffocò un’esclamazione.
Il testo stava mutando, i simboli a inchiostro, i trattini e le lineette si spostavano di qua e di là finché… la lingua utilizzata divenne l’Antico Idioma.
Sì, era la sua lingua madre.
E i brani sembravano riguardare…
Throe alzò gli occhi. Si guardò intorno. Poi, seguendo un impulso prepotente come l’istinto di sopravvivenza, chiuse la copertina e raccolse il tomo.
Il formicolio non era più sgradevole. Il volume sembrava effettivamente vivo nella sua mano, e soddisfatto di essere stato raccolto da lui, un po’ come un gatto che s’inarca, strusciandosi intorno al braccio del padrone e facendo le fusa.
Fu allora che accadde.
D’un tratto una sirena risuonò in lontananza e, quando lui guardò verso le finestre, le fiamme delle candele negli angoli della stanza ripresero a tremolare, agitate dalle correnti d’aria.
La porta da cui era entrato emise un cigolio.
Se prima era bloccata… adesso era aperta.
Throe strinse al petto il libro e scattò verso l’uscita, correndo come se ne andasse della sua stessa vita. Non si fermò finché non fu di nuovo giù in strada, al freddo, coi piedi nella fanghiglia di neve. Per un attimo la paura lo braccò come un predatore, ma non durò a lungo.
Rinfrancato dal libro che stringeva sul cuore, quando si smaterializzò via di lì si scoprì a sorridere.