18
Layla si stese sopra al corpo nudo e freddo di
Xcor, cercando disperatamente di scaldarlo, di portarlo fuori dai
boschi, di dargli cibo e acqua. Come faceva a essere ancora vivo?
In quelle condizioni era impossibile sopravvivere anche solo per
un’ora, figurarsi un’intera giornata. Beata Vergine Scriba era così
congelato che non rabbrividiva neanche più; busto, braccia e gambe
erano rigide come quelle di una statua e il volto barbuto era
contratto dal dolore.
«Dobbiamo assolutamente andare via di qui» disse
concitata. «Puoi bere il mio sangue, e una volta in salvo possiamo…
non so, possiamo parlare con loro oppure…»
D’un
tratto ricordò quello che aveva detto Vishous, che quando era evaso
dalla Tomba Xcor aveva lasciato lì la chiave del cancello. Doveva
pur significare qualcosa, no? Se avesse voluto fare del male a
qualcuno o scatenare rappresaglie l’avrebbe portata con sé, giusto?
E i Fratelli dovevano saperlo, dovevano averlo interpretato come un
segno di pace… giusto?
«Dobbiamo…»
«Layla.» C’era una nota di urgenza nella voce di Xcor.
«Layla, guardami…»
Lei
scosse la testa, accovacciandosi davanti a lui. «Non c’è tempo!
Stai morendo assiderato…»
«Shh.»
I suoi occhi blu scuro si addolcirono. «Averti qui davanti mi
scalda il cuore. Non mi serve altro.»
«Ti
prego, bevi il mio sangue. Ti prego…»
«È un
bel modo di morire, qui, tra le tue braccia. È una morte
sicuramente migliore di quella che merito.» Contro ogni aspettativa
razionale, le sue labbra livide si distesero in un sorriso. «C’è
una cosa che devo dirti…»
«Tu non
morirai, non te lo permetterò…»
«Ti
amo.»
Layla
rimase senza fiato. «Cosa…?»
Quel
sorriso moribondo divenne come nostalgico. O forse adorante era
l’aggettivo più calzante. «Con tutto
il mio cuore nero e avvizzito io ti amo, femmina. Non merito di
calpestare la terra dove cammini né di sentire il tuo profumo e
meno che mai merito il dono del tuo sangue, ma… ma ti sono
eternamente grato per il cambiamento che hai operato su di me. Tu
mi hai salvato, e l’unica cosa più grande del mio amore per te è la
mia gratitudine.»
Parlò
in fretta nell’Antico Idioma, quasi fosse consapevole che il tempo
a sua disposizione stava per scadere.
«Sono
sereno e ti amo, Layla.» Così dicendo alzò faticosamente un
artiglio irrigidito verso il suo viso. Quando le accarezzò la
guancia lei soffocò un’esclamazione, tanto la sua pelle era
ghiacciata. «Ora posso andarmene…»
«No, ti
prego, no…»
«Posso
andarmene.»
Quel
suo sorriso l’avrebbe ossessionata per il resto della vita: Xcor
doveva essere in preda a dolori atroci eppure emanava un senso di
pace. E lei, invece? Per lei era tutto il contrario. Per lei non
c’era pace. Se Xcor sopravviveva li attendeva uno scontro
terribile. Se invece moriva… avrebbe portato via con sé, dall’Altra
Parte, una parte di lei.
«Xcor, ti
scongiuro…»
«È
meglio così.»
«No,
no, non è vero, non lasciarmi…»
«Devi
lasciarmi andare» disse lui in tono severo. «Da questo momento in
poi devi andare avanti a testa alta, sapendo che sei stata onorata
e adorata, anche se solo da uno come me. Devi lasciarmi andare e
vivere la tua vita con i tuoi figli e trovare qualcuno degno di
te.»
«Non
dire certe cose!» Layla si asciugò spazientita le guance rigate di
lacrime. «Possiamo trovare una soluzione.»
«No,
non possiamo. Devi lasciarmi andare e poi uscire da questa foresta,
purificata dal peccato che ho portato nella tua vita. La colpa è
stata – ed è – tutta mia, Layla. Tu non hai mai fatto nulla di male
e devi sapere che starai meglio e più al sicuro senza di
me.»
Lei si
chinò ancora una volta per ravviargli i capelli sporchi sulla
fronte. Ripensando alla collera di Qhuinn e ai problemi legati ai
loro figli, era difficile dargli torto. Per quanto si sentisse
morire all’idea di perderlo, era impossibile negare il caos che
Xcor aveva portato nella sua vita.
«Giurami che andrai avanti» disse perentorio lui. «Non
troverò pace finché non me lo giuri.»
Lei si
portò le mani al viso. «Mi sento come spezzata a
metà.»
«No,
no, questa è una notte gioiosa. Da tantissimo tempo desideravo
dirti la verità, ma non ci sono mai riuscito. Prima perché l’ho
negata, poi perché l’ho contrastata e ti ho allontanata da me. Ora
che sto per lasciare queste spoglie mortali, tuttavia, sono libero
– ma, cosa ancora più importante, lo sei anche tu. Non poteva
esserci lieto fine per noi, Layla, amore mio. Per te però ci sarà
un lieto fine. I Fratelli ti perdoneranno perché sono giusti e
corretti, e sanno che io sono malvagio mentre tu non lo sei. Andrai
avanti con la tua vita, sarai la mahmen che il destino ha
voluto che fossi e troverai un compagno degno di te, te lo
assicuro. Io sono solo un ostacolo nel tuo destino, un intralcio da
superare e lasciarsi alle spalle. Tu andrai avanti, amore mio, e io
veglierò su di te.»
Layla
fece per parlare, ma lui tossicchiò, gemendo, e
rabbrividì.
«Xcor?»
Lui inspirò a fondo e abbassò le palpebre. «Ti amo…»
La sua
voce si spense nel silenzio e fu come se tutta la sua forza vitale
lo avesse abbandonato di colpo; il suo corpo si sgonfiò, privo di
energia.
Lasciò
ricadere la testa nella neve – lei non si era neanche resa conto
che l’aveva sollevata – poi fu scosso da un altro di quei respiri
affannosi e la luce nei suoi occhi si smorzò ancora di
più.
Era
ancora sereno, tuttavia. Sembrava…
Lo
schiocco di un rametto spezzato proprio davanti a lei le fece
alzare la testa. Layla soffocò un’esclamazione.
Ritto
di fronte a lei, con gli stivali ben piantati per terra e una
pistola in pugno… c’era il Fratello Vishous.
Il suo
viso era così composto e impassibile che sembrava un boia con
indosso una maschera.
Sembrava di stare sott’acqua, pensò Xcor. Il suo stato
fisico, già fragile, era così compromesso dall’esposizione al
freddo e agli elementi che per rimanere aggrappato alla coscienza
era come costretto a nuotare contro una potente risacca verso una
superficie insidiosa – e non avrebbe resistito ancora a lungo. Il
messaggio per Layla rivestiva una tale importanza da infondergli
ancora un po’ di forza, ma una volta pronunciato sentiva che se ne
stava andando rapidamente.
Il bel
viso di lei, però. Oh, il suo volto incantevole.
Era
felicissimo di non avere mai fatto l’amore con lei. Sarebbe stato
egoista da parte sua, un cedimento alla passione che l’avrebbe
lordata per il resto della vita. Meglio che continuasse a vivere
immacolata per il compagno che l’avrebbe reclamata come
sua.
Anche
se, beata Vergine Scriba, al solo pensiero lui si sentiva
morire.
Ma la
amava abbastanza da lasciarla andare, ahilui, augurandole tutto il
meglio che la vita aveva da offrire – e questo era il gesto più
nobile e gentile che avesse mai compiuto.
Forse
l’unico gesto nobile e gentile.
«Ti
amo» sussurrò.
Avrebbe
voluto dirlo più forte, ma per quanto avesse ingaggiato una
battaglia per pompare ossigeno nei polmoni, la stava perdendo –
così, per conservare un minimo di forze e strappare ancora un po’
di tempo per stare con lei, rinunciò a parlare, accontentandosi di
guardarla. Buffo il modo in cui aveva fuso l’arrivo di Layla lì,
nella foresta, con quel brandello del suo passato, il suo povero
cervello confuso l’aveva inserita in veste di soccorritrice in quel
terribile ricordo.
D’altro
canto, che fosse nella vita reale o nella relativa finzione del
ricordo, lei era la sua dea e il suo miracolo… la sua salvatrice
persino, sì… persino a dispetto del fatto che non sarebbe uscito
vivo di lì. Ed era così fortunato ad avere…
Appena
la vide distogliere lo sguardo da lui e spostarlo verso qualcosa
che l’aveva dapprima sorpresa e poi spaventata, si sentì
rinvigorito, il suo corpo reagì con la prontezza tipica di ogni
vampiro innamorato, pronto a difendere e proteggere l’amata,
foss’anche solo da un innocuo cerbiatto.
Malgrado ciò, l’istinto cercava invano di muovere ciò che
ormai era condannato all’immobilità. Riuscì tuttavia a voltare
leggermente la testa e a girare gli occhi.
Tanto
da riuscire a vedere il suo carnefice – sempre che la natura non
anticipasse il Fratello Vishous. Cosa assai improbabile, vista la
pistola che il guerriero stringeva in pugno.
Con la
coda dell’occhio vide Layla mettere avanti le mani e alzarsi
lentamente in piedi. «Vishous, ti prego non…»
Xcor
ritrovò la voce. «Non davanti a lei. Non farlo davanti a lei, se
hai un minimo di decenza. Mandala via e poi
finiscimi.»
Layla
si gettò di nuovo a terra accanto a lui, spalancando le braccia per
proteggerlo. «Non è cattivo. Ti prego, ti scongiuro…»
Con uno
sforzo supremo e un dolore che quasi lo fece svenire, Xcor si torse
per incrociare gli occhi di diamante del Fratello; mentre loro due
si fissavano, Layla continuava a implorare per una vita che non
valeva la pena di salvare.
«Basta,
amore mio» le disse Xcor. «Vai, adesso. Lasciaci soli. Io sono in
pace e lui farà ciò che darà pace alla confraternita. Sono
colpevole di alto tradimento e la mia morte cancellerà dalla tua
vita e dalla loro la macchia che sono stato in vita. La mia morte
ti libererà, amore mio. Accetta il dono che ci ha fatto il
destino.»
Layla
si asciugò di nuovo le guance. «Ti prego, Vishous. Hai detto che mi
capivi. Hai detto…»
«Non
davanti a lei» ripeté imperioso Xcor. «È l’ultimo desiderio di un
condannato a morte e un’opportunità per dimostrare che sei migliore
di me.»
La voce
di Vishous risuonò forte come un tuono a paragone di quella,
debolissima, di Xcor. «So già di essere meglio di te, stronzo.» Il
Fratello guardò Layla. «Vai via di qui. Subito.»
«Vishous, ti supplico…»
«Layla.
Non te lo chiederò un’altra volta. Sai perfettamente cosa rischi di
perdere. Ti suggerisco di pensare ai tuoi figli. Hai già abbastanza
problemi per conto tuo.»
Xcor
chiuse gli occhi, affranto. «Mi dispiace così tanto, amore mio. Mi
dispiace di averti trascinato in questa situazione.»
C’erano
state solo due femmine importanti nella sua vita: la sua
mahmen, che lo
aveva abbandonato a ogni piè sospinto… e la sua Eletta, che lui
aveva fatto soffrire anche troppo.
Era
stato una sciagura per entrambe, alla fin fine.
«Vishous, ti prego» implorò Layla. «Mi hai detto che non
era cattivo. Hai detto…»
«Ho
mentito» sbottò il Fratello. «Ho mentito, cazzo. Perciò
vattene. Subito.»