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Alle quattro del mattino, come convenuto, Xcor
trasferì la sua forma corporea in cima al grattacielo della
Caldwell Insurance Company. Appena si materializzò venne investito
dalle raffiche di vento che, a quell’altezza, soffiavano
violentissime. Trasse un respiro profondo, corroborante.
E
quando si guardò alle spalle, uno dopo l’altro, comparvero i suoi
soldati: Zypher, Balthazar, Syphon e Syn. Vedendoli tutti schierati
davanti a sé provò un moto d’orgoglio poiché li aveva scelti
personalmente tra tutte le reclute del campo militare, selezionando
con cura il meglio del meglio. Quel gruppo di soldati lo aveva
seguito in innumerevoli battaglie e insieme avevano ucciso tanti di
quei lesser che sarebbe stato impossibile contarli…
Improvvisamente gli tornò in mente un’immagine di tutti i
vasi in quella grotta della confraternita. Se i due gruppi di
soldati – Fratelli e Bastardi – fossero riusciti a collaborare,
forse la guerra a quel punto sarebbe già finita.
Zypher
avanzò di qualche passo, pronto evidentemente a fare una
dichiarazione a nome di tutta la banda.
«Qualunque cosa abbiate deciso» disse Xcor nel vento,
«l’accetto e…»
Il
prode guerriero cadde in ginocchio, guardando muto il suo
capo.
Col
vento che turbinava intorno alle loro teste, scompigliando i
capelli e facendo sventolare i pesanti abiti invernali, Xcor si
scoprì a battere freneticamente le palpebre.
Poi
infilò una mano dentro il parka nero ed estrasse un coltello
precedentemente sottratto dalla cucina della casa sicura e tenuto
nascosto tra le pieghe della giacca a vento. Serrò il pugno intorno
alla lama a doppio taglio, stringendo con forza… e quando sfilò
l’arma, dal taglio sgorgò il sangue.
Offrì
il palmo sanguinante al suo soldato e Zypher si chinò a
bere.
Poi si
pulì la bocca sul dorso del braccio e si alzò in piedi. Dopo
essersi inchinato, fece un passo indietro.
Uno a
uno tutti gli altri membri della banda rinnovarono il patto di
sangue, ripetendo una cerimonia celebrata tanti, tantissimi anni
prima, in una foresta del Vecchio Continente. L’ultimo a farsi
avanti fu Syn, proprio come era accaduto in occasione del primo
giuramento di fedeltà – e dopo aver bevuto ed essersi rialzato,
tirò fuori qualcosa da dietro la schiena.
Quando
Xcor vide cos’era rimase per un attimo senza parole. Poi passò la
lingua sul palmo per rimarginare la ferita… e tese la mano per
prendere ciò che gli veniva offerto.
Era la
sua falce. Quella che lo aveva protetto dai soldati del Carnefice
in quella foresta, tanto tempo prima. Quella che aveva scelto e
utilizzato per secoli. Quella che ormai faceva parte di lui come le
sue braccia e le sue gambe.
«Dove
l’avete trovata?» sussurrò, stringendola nel pugno.
Era un
po’ come tornare a casa.
Zypher
guardò i compagni, prima di parlare. «Alla Scuola femminile
Brownswick. Era l’unica cosa che restava di te.»
Xcor
spostò indietro il peso del corpo e fece roteare la lunga lama. Era
una vecchia abitudine rinnovata con gioia e i movimenti della falce
che stava maneggiando, erano la dimostrazione che l’acqua non è
l’unico elemento in grado di assumere stati di aggregazione
diversi.
Nelle
mani giuste, anche una lama può essere sia un solido che un
liquido.
Poi
però Xcor si fermò. «Non la userò contro la confraternita. Spero
che comprendiate la mia posizione.»
Zypher
volse lo sguardo sui compagni. «Siamo pronti a seguirti» disse poi,
nel vento gelido e teso. «E se tu seguirai Wrath, allora anche noi
siamo pronti a seguire Wrath.»
«Wrath
si aspetta che giuriate fedeltà a lui, sulla vostra testa, per
poter continuare a vivere.»
«Noi
seguiamo te. Se tu segui Wrath, siamo pronti a seguire
Wrath.»
Xcor
guardò Balthazar. «Tu cosa dici?»
«Lo
stesso» rispose lui.
«E tu?»
chiese Xcor al soldato successivo. E quando anche lui annuì, passò
a quello dopo ancora.
Non era
questo l’accordo voluto dal Re cieco.
«Anche
se ciò vi costerà la vita?» chiese Xcor. «Anche se verrete braccati
per questa scelta?»
«Siamo
guerrieri» dichiarò Zypher. «Viviamo e moriamo combattendo, e siamo
già braccati. Nulla cambierà per noi, salvo l’integrità con cui
serviamo da secoli il nostro unico, vero signore. In questo modo
restiamo fedeli al nostro ruolo; in qualunque altro, lo
tradiremmo.»
Evidentemente avevano discusso a fondo la questione… ed
erano giunti a una posizione unitaria e convinta, non suscettibile
di modifiche o aperta a negoziati.
Col
cuore gonfio, Xcor seguì l’impulso di inchinarsi profondamente.
«Presenterò la vostra posizione al Re e vedremo cosa
dice.»
I suoi
soldati si inchinarono a loro volta, tutti insieme.
«Domani
a mezzanotte vi riferirò l’esito della trattativa» dichiarò
Xcor.
«E dopo
torneremo a casa» specificò Zypher. Come se quello fosse un altro
punto fermo e immodificabile.
«Sì»
confermò Xcor nel vento. «Torniamo a casa.»
Layla
aprì la vetrata scorrevole e lasciò la casa sicura, sgattaiolando
fuori al freddo e stringendosi nel cappotto che aveva preso
dall’armadio. Chiuse gli occhi per smaterializzarsi, col cuore che
batteva all’impazzata e una furia quasi empia.
Riprese
forma una trentina di chilometri più a nord, su una penisola
protesa nel fiume Hudson, sull’altra sponda rispetto al ranch dove
era andata su e giù per due ore buone. Il piccolo capanno di caccia
verso cui era diretta, modesto e robusto come una vecchia scarpa
riparata a dovere, fronteggiava la città dalla riva su cui sorgeva.
Più avanti, sulla stessa lingua di terra, una villa di vetro di
grandi dimensioni ed eleganza, simile a una esposizione museale sul
tema della ricchezza, irradiava luce su tutta la punta, allo stesso
modo in cui i raggi del sole illuminano il sistema
solare.
Quest’ultimo edificio, tuttavia, non la riguardava né le
interessava.
Aveva
già abbastanza grattacapi.
Arrancò
nella neve fino alla porta posteriore; le sue orme erano le prime a
calpestare quella coltre immacolata, ma dentro al capanno c’era
qualcuno che, senza lasciarle il tempo di bussare, le
aprì.
Il
corpo enorme del Fratello Tohrment si stagliò contro la luce alle
sue spalle. «Ciao! Che sorpresa! Scusa se ci ho messo un po’ ad
aprirti…»
«Chi è
stato dei due?» sbottò lei. «Chi dei due gli ha
sparato?»
Il
Fratello ammutolì. Senza dargli modo di rispondere, lei lo spinse
da parte ed entrò al caldo, camminando nervosamente in quello
spazio ridotto e spartano.
Mentre
Tohrment chiudeva la porta e si appoggiava contro di essa, gli
tenne gli occhi addosso.
«Ebbene?» lo incalzò. «E non azzardarti a dirmi che mi
sbaglio. Xcor all’inizio aveva incolpato un lesser… poi però mi ha detto
che non ne vedeva uno da molto prima che voialtri mostri lo
rapiste…»
«Mostri?» ripeté scandalizzato Tohr. «I mostri saremmo noi? Dopo
che quel pezzo di merda ha ficcato una pallottola in corpo al tuo
Re?»
Layla
andò a fermarsi davanti a lui e gli puntò l’indice dritto in
faccia, sottolineando via via le sue parole. «Quel “pezzo di merda”
ha rinunciato all’opportunità di mettervela nel culo, per cui bada
a come parli.»
Tohr
piegò il busto in avanti. «Non farne un eroe, Layla, non ti ha
aiutato prima e di sicuro non migliorerà la tua situazione
adesso.»
«Vedo
che non stai negando di essere stato tu. C’era anche Qhuinn con te
oppure hai deciso di dargli la caccia da solo? E prima che tu mi
dica di fare la brava bambina e pensare agli affari miei, sappi che
io c’ero quando Xcor si è inginocchiato e ha baciato l’anello del
Re. L’ho visto pronunciare il giuramento, e sono certa che Wrath ha
detto a tutti voi di non fargli del male. Ma tu non l’hai
ascoltato, vero? Pensi di essere più importante…»
«Questi
non sono affari tuoi, Layla.»
«Col
cazzo che non lo sono. Io lo amo…»
Tohr
alzò le mani. «Ah! Giusto, giusto, giusto, ti sei innamorata di un
assassino, un ladro e un traditore e all’improvviso tutte quelle
nefandezze vengono spazzate via, tutti quei simpatici particolari
svaniscono nel nulla solo perché tu ti sei presa una bella cotta!
Okay, buono a sapersi, cancellerò il fatto che Wrath è quasi
morto davanti a
me perché tu vuoi succhiare l’uccello a un…»
Lei lo
schiaffeggiò così forte che sentì male in tutto l’avambraccio. E
non provò il benché minimo rimorso.
«Ricordati con chi stai parlando» sibilò. «Che ti piaccia
o no, io sono stata un’Eletta e tu non puoi mancarmi di
rispetto. Con tutti gli anni al servizio della Vergine Scriba mi
sono guadagnata il diritto di essere trattata meglio di
così.»
Tohr
non parve neanche notare che lo aveva colpito. Si piegò di nuovo in
avanti e scoprì le zanne. «E tu
ricordati che è compito mio proteggere il Re.
La tua vita amorosa non mi interessa minimamente, ma quando entra
in conflitto con l’incarico di proteggere la vita di un guerriero
valoroso come Wrath? Calpesterò te e le tue preziose, piccole
illusioni più in fretta di quanto un’emorragia arteriosa potrebbe
fare, risolvendo il problema.»
«Sarai
tu» riprese lei, puntandogli di nuovo il dito contro, «a diventare
un assassino se lo uccidi, e così pure Qhuinn.»
Attese
che lui negasse il coinvolgimento di Qhuinn. E non si stupì quando
non lo fece. Tohr si limitò a scrollare le spalle. «C’è un ordine
esecutivo che mi autorizza a fare fuori quel
bastardo.»
«Ordine
che chiaramente è stato revocato.» Layla scosse la testa e si mise
le mani sui fianchi. «Non so cosa ti spinge, ma è chiaro che questo
accanimento non c’entra niente con Xcor…»
«C’entra eccome, invece!»
«Palle!
Wrath ha voltato pagina. È lui che è quasi morto, però sei tu
quello che resta aggrappato al passato, ecco perché dev’esserci
sotto qualcos’altro. Se il punto fosse davvero Xcor e l’attentato
al Re, sarebbe una questione chiusa per te come lo è per
Wrath.»
Tohr
scoprì le zanne. «Ascoltami, e apri bene le orecchie perché te lo
dirò una volta sola. Sarai pure un’Eletta e potrai pure andartene a
zonzo finché ti pare con la tua veste bianca e i tuoi modi da
santarellina, ma tu non
sei coinvolta in questa guerra. Non lo sei
mai stata e non lo sarai mai. Perciò vattene a casa a sederti sul
tuo sgabello del cazzo e a mangiare cagliata e siero di latte come
la Little Miss Muffet della filastrocca, perché niente di quello che dirai
mi farà cambiare minimamente idea o linea di condotta. Tu non sei
così importante per me, femmina, ma soprattutto, il rango per cui
pretendi rispetto non è poi così rilevante quando c’è in gioco la
sopravvivenza della razza.»
Una
furia selvaggia le ribolliva nelle vene. «Razza di
sbruffone sessista. Accidenti. Autumn lo sa quanto puoi essere
borioso? O glielo tieni nascosto perché altrimenti non ti
dormirebbe più accanto?»
«Di’
pure tutto quello che vuoi. Insultami quanto ti pare, ma tra noi
due soltanto uno sa di cosa sta parlando.»
Layla
batté le palpebre una volta. Poi un’altra. E infine una
terza.
Ciò che
stava per dire non era una buona idea, probabilmente, ma era stato
lui a tirare in ballo un “uccello” in quella resa dei
conti.
«So
com’era la tua prima shellan.» Tohr sbiancò in
volto, ma lei non si fermò. «Mi tratti con disprezzo per le mie
ovaie, ma forse potresti pensare, solo per un attimo, come avrebbe
reagito Wellsie se ti avesse sentito dire a una femmina quello che
hai appena detto. Sono sicura che non le avrebbe fatto
piacere.»
Man
mano che assimilava fino in fondo quelle parole, il Fratello parve
gonfiarsi davanti ai suoi occhi e diventare sempre più grosso, più
forte e massiccio fino ad assomigliare a un mostro
terrificante.
Tohr
strinse i pugni e poi li alzò, il volto una maschera di violenza
incontrollabile. «Vattene» disse, con la voce che tremava per la
rabbia. «Vattene subito. Non ho mai picchiato una femmina e non
voglio cominciare stasera.»
«Io non
ho paura di te. Non ho paura di niente» ribatté lei, alzando il
mento di scatto. «Sono pronta a dare la vita, quando si tratta di
proteggere i miei figli e il mio amato. E se mi ammazzerai di botte
per questo, tornerò dal regno dei morti e ti perseguiterò fino a
farti uscire di senno. Niente di ciò che puoi farmi mi farà
desistere. Niente.»
Per un
attimo il Fratello parve così sbigottito da non riuscire a parlare.
Era comprensibile: eccola lì, di fronte al più spaventoso esemplare
che la specie aveva da offrire, un killer esperto, armato, che
pesava almeno cento chili più di lei… e lei non tremava
nemmeno.
Già, la
femmina che si era sempre sentita un po’ smarrita aveva trovato il
coraggio e la voce. Ed erano entrambi quelli di un
leone.
Tohr
scosse la testa. «Tu sei pazza. Sei assolutamente… completamente
fuori di testa, lo sai? Sei pronta a sacrificare i tuoi figli, la
tua famiglia d’elezione, la tua casa, il tuo rapporto con Qhuinn e
Blay, il tuo Re – tutti quelli che ti sono sempre stati vicini – e
tutto per uno che ha commesso un crimine di guerra… che con ogni
probabilità è una delle cose meno gravi tra tutte quelle che ha
fatto nel corso della sua vita. Vuoi sapere cosa direbbe la mia
Wellsie? Te lo dico subito: direbbe che sei una traditrice, che sei
una rinnegata e che non dovresti mai più vedere i tuoi figli perché
la prima cosa che bisogna fare, con i piccoli, è proteggerli dal
dolore.»
Okay,
pensò lei. Ne aveva abbastanza di discutere in linea
ipotetica.
«Ti
avverto, Tohrment… chiediti cosa stai facendo veramente.» Layla
scosse di nuovo la testa. «Perché sei un cane sciolto. Vuoi parlare
di tradimento? Sono sicurissima che Wrath è tornato al palazzo e ha
detto a tutta la confraternita cosa aveva deciso in merito a Xcor e
alla Banda dei Bastardi e cosa sperava di ottenere. E tu stai
disobbedendo agli ordini, dico bene? Questo fa anche di te un
traditore? Io direi di sì. Perciò noi due non siamo poi così
diversi.»
«Vaffanculo, Layla. Goditi la vita con quel bastardo
della malora. Posso solo immaginare che, dopo tutte queste scene,
andrai nel Vecchio Continente insieme a lui, sempre che lui viva
abbastanza da mettersi in viaggio. Già, visto come sei fatta
pianterai in asso i tuoi piccoli e partirai col tuo amante. E sai
una cosa? Per la prima e unica volta in vita mia penserò che
abbandonare i propri figli sia un’ottima idea.»
«Stai
lontano da Xcor.»
«Non
sei nella posizione di dare ordini, femmina.» Tohr scoppiò in una
risata secca. «Cristo santo… tutto questo casino per uno come
quello, roba da non credere. Chi cazzo è, alla fine, quel pezzo di
merda…»
«È
tuo fratello» sbottò lei, «Ecco chi è.»