53
Alle quattro del mattino, come convenuto, Xcor trasferì la sua forma corporea in cima al grattacielo della Caldwell Insurance Company. Appena si materializzò venne investito dalle raffiche di vento che, a quell’altezza, soffiavano violentissime. Trasse un respiro profondo, corroborante.
E quando si guardò alle spalle, uno dopo l’altro, comparvero i suoi soldati: Zypher, Balthazar, Syphon e Syn. Vedendoli tutti schierati davanti a sé provò un moto d’orgoglio poiché li aveva scelti personalmente tra tutte le reclute del campo militare, selezionando con cura il meglio del meglio. Quel gruppo di soldati lo aveva seguito in innumerevoli battaglie e insieme avevano ucciso tanti di quei lesser che sarebbe stato impossibile contarli…
Improvvisamente gli tornò in mente un’immagine di tutti i vasi in quella grotta della confraternita. Se i due gruppi di soldati – Fratelli e Bastardi – fossero riusciti a collaborare, forse la guerra a quel punto sarebbe già finita.
Zypher avanzò di qualche passo, pronto evidentemente a fare una dichiarazione a nome di tutta la banda.
«Qualunque cosa abbiate deciso» disse Xcor nel vento, «l’accetto e…»
Il prode guerriero cadde in ginocchio, guardando muto il suo capo.
Col vento che turbinava intorno alle loro teste, scompigliando i capelli e facendo sventolare i pesanti abiti invernali, Xcor si scoprì a battere freneticamente le palpebre.
Poi infilò una mano dentro il parka nero ed estrasse un coltello precedentemente sottratto dalla cucina della casa sicura e tenuto nascosto tra le pieghe della giacca a vento. Serrò il pugno intorno alla lama a doppio taglio, stringendo con forza… e quando sfilò l’arma, dal taglio sgorgò il sangue.
Offrì il palmo sanguinante al suo soldato e Zypher si chinò a bere.
Poi si pulì la bocca sul dorso del braccio e si alzò in piedi. Dopo essersi inchinato, fece un passo indietro.
Uno a uno tutti gli altri membri della banda rinnovarono il patto di sangue, ripetendo una cerimonia celebrata tanti, tantissimi anni prima, in una foresta del Vecchio Continente. L’ultimo a farsi avanti fu Syn, proprio come era accaduto in occasione del primo giuramento di fedeltà – e dopo aver bevuto ed essersi rialzato, tirò fuori qualcosa da dietro la schiena.
Quando Xcor vide cos’era rimase per un attimo senza parole. Poi passò la lingua sul palmo per rimarginare la ferita… e tese la mano per prendere ciò che gli veniva offerto.
Era la sua falce. Quella che lo aveva protetto dai soldati del Carnefice in quella foresta, tanto tempo prima. Quella che aveva scelto e utilizzato per secoli. Quella che ormai faceva parte di lui come le sue braccia e le sue gambe.
«Dove l’avete trovata?» sussurrò, stringendola nel pugno.
Era un po’ come tornare a casa.
Zypher guardò i compagni, prima di parlare. «Alla Scuola femminile Brownswick. Era l’unica cosa che restava di te.»
Xcor spostò indietro il peso del corpo e fece roteare la lunga lama. Era una vecchia abitudine rinnovata con gioia e i movimenti della falce che stava maneggiando, erano la dimostrazione che l’acqua non è l’unico elemento in grado di assumere stati di aggregazione diversi.
Nelle mani giuste, anche una lama può essere sia un solido che un liquido.
Poi però Xcor si fermò. «Non la userò contro la confraternita. Spero che comprendiate la mia posizione.»
Zypher volse lo sguardo sui compagni. «Siamo pronti a seguirti» disse poi, nel vento gelido e teso. «E se tu seguirai Wrath, allora anche noi siamo pronti a seguire Wrath.»
«Wrath si aspetta che giuriate fedeltà a lui, sulla vostra testa, per poter continuare a vivere.»
«Noi seguiamo te. Se tu segui Wrath, siamo pronti a seguire Wrath.»
Xcor guardò Balthazar. «Tu cosa dici?»
«Lo stesso» rispose lui.
«E tu?» chiese Xcor al soldato successivo. E quando anche lui annuì, passò a quello dopo ancora.
Non era questo l’accordo voluto dal Re cieco.
«Anche se ciò vi costerà la vita?» chiese Xcor. «Anche se verrete braccati per questa scelta?»
«Siamo guerrieri» dichiarò Zypher. «Viviamo e moriamo combattendo, e siamo già braccati. Nulla cambierà per noi, salvo l’integrità con cui serviamo da secoli il nostro unico, vero signore. In questo modo restiamo fedeli al nostro ruolo; in qualunque altro, lo tradiremmo.»
Evidentemente avevano discusso a fondo la questione… ed erano giunti a una posizione unitaria e convinta, non suscettibile di modifiche o aperta a negoziati.
Col cuore gonfio, Xcor seguì l’impulso di inchinarsi profondamente. «Presenterò la vostra posizione al Re e vedremo cosa dice.»
I suoi soldati si inchinarono a loro volta, tutti insieme.
«Domani a mezzanotte vi riferirò l’esito della trattativa» dichiarò Xcor.
«E dopo torneremo a casa» specificò Zypher. Come se quello fosse un altro punto fermo e immodificabile.
«Sì» confermò Xcor nel vento. «Torniamo a casa.»
Layla aprì la vetrata scorrevole e lasciò la casa sicura, sgattaiolando fuori al freddo e stringendosi nel cappotto che aveva preso dall’armadio. Chiuse gli occhi per smaterializzarsi, col cuore che batteva all’impazzata e una furia quasi empia.
Riprese forma una trentina di chilometri più a nord, su una penisola protesa nel fiume Hudson, sull’altra sponda rispetto al ranch dove era andata su e giù per due ore buone. Il piccolo capanno di caccia verso cui era diretta, modesto e robusto come una vecchia scarpa riparata a dovere, fronteggiava la città dalla riva su cui sorgeva. Più avanti, sulla stessa lingua di terra, una villa di vetro di grandi dimensioni ed eleganza, simile a una esposizione museale sul tema della ricchezza, irradiava luce su tutta la punta, allo stesso modo in cui i raggi del sole illuminano il sistema solare.
Quest’ultimo edificio, tuttavia, non la riguardava né le interessava.
Aveva già abbastanza grattacapi.
Arrancò nella neve fino alla porta posteriore; le sue orme erano le prime a calpestare quella coltre immacolata, ma dentro al capanno c’era qualcuno che, senza lasciarle il tempo di bussare, le aprì.
Il corpo enorme del Fratello Tohrment si stagliò contro la luce alle sue spalle. «Ciao! Che sorpresa! Scusa se ci ho messo un po’ ad aprirti…»
«Chi è stato dei due?» sbottò lei. «Chi dei due gli ha sparato?»
Il Fratello ammutolì. Senza dargli modo di rispondere, lei lo spinse da parte ed entrò al caldo, camminando nervosamente in quello spazio ridotto e spartano.
Mentre Tohrment chiudeva la porta e si appoggiava contro di essa, gli tenne gli occhi addosso.
«Ebbene?» lo incalzò. «E non azzardarti a dirmi che mi sbaglio. Xcor all’inizio aveva incolpato un lesser… poi però mi ha detto che non ne vedeva uno da molto prima che voialtri mostri lo rapiste…»
«Mostri?» ripeté scandalizzato Tohr. «I mostri saremmo noi? Dopo che quel pezzo di merda ha ficcato una pallottola in corpo al tuo Re?»
Layla andò a fermarsi davanti a lui e gli puntò l’indice dritto in faccia, sottolineando via via le sue parole. «Quel “pezzo di merda” ha rinunciato all’opportunità di mettervela nel culo, per cui bada a come parli.»
Tohr piegò il busto in avanti. «Non farne un eroe, Layla, non ti ha aiutato prima e di sicuro non migliorerà la tua situazione adesso.»
«Vedo che non stai negando di essere stato tu. C’era anche Qhuinn con te oppure hai deciso di dargli la caccia da solo? E prima che tu mi dica di fare la brava bambina e pensare agli affari miei, sappi che io c’ero quando Xcor si è inginocchiato e ha baciato l’anello del Re. L’ho visto pronunciare il giuramento, e sono certa che Wrath ha detto a tutti voi di non fargli del male. Ma tu non l’hai ascoltato, vero? Pensi di essere più importante…»
«Questi non sono affari tuoi, Layla.»
«Col cazzo che non lo sono. Io lo amo…»
Tohr alzò le mani. «Ah! Giusto, giusto, giusto, ti sei innamorata di un assassino, un ladro e un traditore e all’improvviso tutte quelle nefandezze vengono spazzate via, tutti quei simpatici particolari svaniscono nel nulla solo perché tu ti sei presa una bella cotta! Okay, buono a sapersi, cancellerò il fatto che Wrath è quasi morto davanti a me perché tu vuoi succhiare l’uccello a un…»
Lei lo schiaffeggiò così forte che sentì male in tutto l’avambraccio. E non provò il benché minimo rimorso.
«Ricordati con chi stai parlando» sibilò. «Che ti piaccia o no, io sono stata un’Eletta e tu non puoi mancarmi di rispetto. Con tutti gli anni al servizio della Vergine Scriba mi sono guadagnata il diritto di essere trattata meglio di così.»
Tohr non parve neanche notare che lo aveva colpito. Si piegò di nuovo in avanti e scoprì le zanne. «E tu ricordati che è compito mio proteggere il Re. La tua vita amorosa non mi interessa minimamente, ma quando entra in conflitto con l’incarico di proteggere la vita di un guerriero valoroso come Wrath? Calpesterò te e le tue preziose, piccole illusioni più in fretta di quanto un’emorragia arteriosa potrebbe fare, risolvendo il problema.»
«Sarai tu» riprese lei, puntandogli di nuovo il dito contro, «a diventare un assassino se lo uccidi, e così pure Qhuinn.»
Attese che lui negasse il coinvolgimento di Qhuinn. E non si stupì quando non lo fece. Tohr si limitò a scrollare le spalle. «C’è un ordine esecutivo che mi autorizza a fare fuori quel bastardo.»
«Ordine che chiaramente è stato revocato.» Layla scosse la testa e si mise le mani sui fianchi. «Non so cosa ti spinge, ma è chiaro che questo accanimento non c’entra niente con Xcor…»
«C’entra eccome, invece!»
«Palle! Wrath ha voltato pagina. È lui che è quasi morto, però sei tu quello che resta aggrappato al passato, ecco perché dev’esserci sotto qualcos’altro. Se il punto fosse davvero Xcor e l’attentato al Re, sarebbe una questione chiusa per te come lo è per Wrath.»
Tohr scoprì le zanne. «Ascoltami, e apri bene le orecchie perché te lo dirò una volta sola. Sarai pure un’Eletta e potrai pure andartene a zonzo finché ti pare con la tua veste bianca e i tuoi modi da santarellina, ma tu non sei coinvolta in questa guerra. Non lo sei mai stata e non lo sarai mai. Perciò vattene a casa a sederti sul tuo sgabello del cazzo e a mangiare cagliata e siero di latte come la Little Miss Muffet della filastrocca, perché niente di quello che dirai mi farà cambiare minimamente idea o linea di condotta. Tu non sei così importante per me, femmina, ma soprattutto, il rango per cui pretendi rispetto non è poi così rilevante quando c’è in gioco la sopravvivenza della razza.»
Una furia selvaggia le ribolliva nelle vene. «Razza di sbruffone sessista. Accidenti. Autumn lo sa quanto puoi essere borioso? O glielo tieni nascosto perché altrimenti non ti dormirebbe più accanto?»
«Di’ pure tutto quello che vuoi. Insultami quanto ti pare, ma tra noi due soltanto uno sa di cosa sta parlando.»
Layla batté le palpebre una volta. Poi un’altra. E infine una terza.
Ciò che stava per dire non era una buona idea, probabilmente, ma era stato lui a tirare in ballo un “uccello” in quella resa dei conti.
«So com’era la tua prima shellan.» Tohr sbiancò in volto, ma lei non si fermò. «Mi tratti con disprezzo per le mie ovaie, ma forse potresti pensare, solo per un attimo, come avrebbe reagito Wellsie se ti avesse sentito dire a una femmina quello che hai appena detto. Sono sicura che non le avrebbe fatto piacere.»
Man mano che assimilava fino in fondo quelle parole, il Fratello parve gonfiarsi davanti ai suoi occhi e diventare sempre più grosso, più forte e massiccio fino ad assomigliare a un mostro terrificante.
Tohr strinse i pugni e poi li alzò, il volto una maschera di violenza incontrollabile. «Vattene» disse, con la voce che tremava per la rabbia. «Vattene subito. Non ho mai picchiato una femmina e non voglio cominciare stasera.»
«Io non ho paura di te. Non ho paura di niente» ribatté lei, alzando il mento di scatto. «Sono pronta a dare la vita, quando si tratta di proteggere i miei figli e il mio amato. E se mi ammazzerai di botte per questo, tornerò dal regno dei morti e ti perseguiterò fino a farti uscire di senno. Niente di ciò che puoi farmi mi farà desistere. Niente
Per un attimo il Fratello parve così sbigottito da non riuscire a parlare. Era comprensibile: eccola lì, di fronte al più spaventoso esemplare che la specie aveva da offrire, un killer esperto, armato, che pesava almeno cento chili più di lei… e lei non tremava nemmeno.
Già, la femmina che si era sempre sentita un po’ smarrita aveva trovato il coraggio e la voce. Ed erano entrambi quelli di un leone.
Tohr scosse la testa. «Tu sei pazza. Sei assolutamente… completamente fuori di testa, lo sai? Sei pronta a sacrificare i tuoi figli, la tua famiglia d’elezione, la tua casa, il tuo rapporto con Qhuinn e Blay, il tuo Re – tutti quelli che ti sono sempre stati vicini – e tutto per uno che ha commesso un crimine di guerra… che con ogni probabilità è una delle cose meno gravi tra tutte quelle che ha fatto nel corso della sua vita. Vuoi sapere cosa direbbe la mia Wellsie? Te lo dico subito: direbbe che sei una traditrice, che sei una rinnegata e che non dovresti mai più vedere i tuoi figli perché la prima cosa che bisogna fare, con i piccoli, è proteggerli dal dolore.»
Okay, pensò lei. Ne aveva abbastanza di discutere in linea ipotetica.
«Ti avverto, Tohrment… chiediti cosa stai facendo veramente.» Layla scosse di nuovo la testa. «Perché sei un cane sciolto. Vuoi parlare di tradimento? Sono sicurissima che Wrath è tornato al palazzo e ha detto a tutta la confraternita cosa aveva deciso in merito a Xcor e alla Banda dei Bastardi e cosa sperava di ottenere. E tu stai disobbedendo agli ordini, dico bene? Questo fa anche di te un traditore? Io direi di sì. Perciò noi due non siamo poi così diversi.»
«Vaffanculo, Layla. Goditi la vita con quel bastardo della malora. Posso solo immaginare che, dopo tutte queste scene, andrai nel Vecchio Continente insieme a lui, sempre che lui viva abbastanza da mettersi in viaggio. Già, visto come sei fatta pianterai in asso i tuoi piccoli e partirai col tuo amante. E sai una cosa? Per la prima e unica volta in vita mia penserò che abbandonare i propri figli sia un’ottima idea.»
«Stai lontano da Xcor.»
«Non sei nella posizione di dare ordini, femmina.» Tohr scoppiò in una risata secca. «Cristo santo… tutto questo casino per uno come quello, roba da non credere. Chi cazzo è, alla fine, quel pezzo di merda…»
«È tuo fratello» sbottò lei, «Ecco chi è.»